Era successo qualcosa, un avvenimento sconvolgente e gravido di conseguenze,
una mutazione genetica, nientemeno, per cui anche gli uomini potevano fare i
figli.
Solo maschi. Le donne, invece, solo femmine.
Nessuno parlava d’altro in quei giorni, nessuno faceva niente di niente, a parte parlare, e gli uomini, nel senso di genere maschile, erano tutti (quasi tutti ) di un parere: non c’era più motivo di vivere assieme all’altro sesso, era giunto il momento di separarsi.
Non era un segno della Natura, quasi del Destino, quell’improvvisa mutazione genetica?
Faremo anche noi i figli, saremo sicuri che saranno nostri, perché fin’ora, siamo giusti, ci abbiamo messo il marchio, cognome eccetera, ma quante volte, quanto spesso non erano sangue del nostro sangue? Un’ingiustizia a cui la Natura ha finalmente posto rimedio.
Alle radio e alle tivù arrivarono improvvise le richieste dei capiredattori, dei direttori, Mettete su un bel dibattito a più voci, sentite questo, sentite quello. Interviste lenzuolo sui settimanali e sui quotidiani, opinionisti che sdottoreggiavano con enciclopedica incompetenza su quel che era successo e sul meraviglioso avvenire riservato all’umanità unisex.
Chi potrebbe affermare con certezza che tutti i mali del mondo non derivino dalla convivenza fra donne e uomini?
Naturalmente sull’argomento era intervenuta anche la Chiesa Cattolica, Questa santa separazione la voleva Dio…, e anche se fino allora aveva predicato la famiglia basata sull’unione di un uomo e una donna, tuonato contro il disordine omosessuale, citato ad esempio le parole di un Papa all’inizio del secolo, auspicava che la separazione avvenisse al più presto.
Vivere separati, quando da sempre donne e uomini erano stati insieme, il problema non era da poco.
“Questi bastardi… e non chiedono nemmeno la nostra opinione.”
“L’hanno mai chiesta?”
Nella sala, gremita fino all’inverosimile, una ragazza seduta in prima fila si alzò, raggiunse la pedana, prese il microfono:
“L’hanno mai chiesta? Sono sempre stati maschi pontificanti, con l’indefessa volontà di non chiudere mai la bocca per far parlare le donne. Si comportano così da almeno seimila anni.”
Regolò il microfono, continuò:
“Io sono convinta che… ma di questo, ma del dopo… discuteremo dopo. Per il momento chiediamoci: come pensano i nostri maschietti di realizzare la separazione? Dubito che vorranno dividere il pianeta in parti uguali.”
– Non lo faranno, oh no!
– Figuriamoci, arrafferanno tutto o quasi!
– Questo è sicuro, conoscono bene l’arte di vincere senza aver ragione!
“Non ci sono dubbi, disse la ragazza al microfono, non divideranno niente, ci verrà assegnato un pezzo di terra, una specie di riserva, come agli Indiani d’America.”
Sedute anche sul pavimento c’erano intellettuali famose e casalinghe, giovani e anziane, e quella ragazza minuta dagli occhi verdi-azzurri teneva l’uditorio in pugno. Parlava, e improvvisamente, semplicemente, col tono più normale della voce fece una proposta:
“Partiamo, amiche, lasciamo la Terra e andiamo a vivere in un altro pianeta.”
Traiettorie di sguardi increduli nel silenzio, poi voci indignate: che buffonata è questa? E qualcuno si alzò, guadagnò l’uscita senza nemmeno voltarsi indietro.
Ma arrivarono presto ondate di voci: voci incerte, titubanti, griagiastre come una colata di cemento, e voci vivaci, pastose, dissidenti, energiche, dubbiose, prudenti, che si accavallavano e si sovrapponevano. C’era anche chi trovava strepitosa, fantastica, l’idea di una vita nuova in un pianeta nuovo, e tentava un debole applauso che moriva presto per mancanza di nutrimento. E anche chi:
“Io sarei d’accordo… le donne se la caveranno ovunque, ma come farebbero loro, i maschi? Sono così assurdi, violenti, e infantili per giunta. Come faranno da soli?”
“Oh… Come faranno! Saranno pure cazzi loro, no?”
Ma molte erano preoccupate, si trattava in fondo dei propri figli padri fratelli mariti.
Quando si decise per la partenza, non si ignorava certo che c’erano gruppi di sole donne, di soli uomini, di donne e uomini contrari e decisi a battersi. Oscurantisti, pericolosi reazionari, costretti a vivere nella clandestinità, gli innamorati per primi, che non sbandieravano principi di nessun genere ma non volevano rassegnarsi alla separazione.
L’ultima coppia di innamorati era stata arrestata alla Cava, una landa deserta di rocce bianche e polvere, nemmeno un puntolino in movimento o un uccello notturno in volo radente.
“Vedi amore, non c’è nessuno, nemmeno un cane randagio …”
Furono interrotti dal rumore flebile e balbuziente di un motore. Sussultarono ma rimasero immobili, seduti per terra, immaginando impossibili possibilità di fuga.
L’efficienza della polizia era nota a tutti, e gli interrogatori, in speciali uffici del Ministero per gli affari maschili, erano segreti, senza testimoni e avvocati. Si parlava di torture, ma anche l’opinione pubblica le considerava inevitabili: come scoprire altrimenti i ribelli, i sognatori, il pericoloso gruppo che minava la sicurezza e l’esistenza stessa del futuro stato di soli maschi? Uno stato ancora in gestazione che avrebbe avuto bisogno invece delle più tenere cure.
Nel buio della notte, a volte, si sentiva uno sparo, e non era un uccello che cadeva ma qualche beccaccino umano che aveva cercato di scappare.
Per la scelta della speciale squadra di poliziotti – bisognava accertarsi che non provassero più interesse per l’altro sesso – gli esaminatori più adatti apparvero subito i preti e i vescovi, abituati da sempre a rimestare nelle anime. Negli armadi polverosi degli uffici di polizia, furono trovate in seguito registrazioni di questi Colloqui-Confessioni.
“Allora, figliolo, potresti giurarlo?”
“Sì, padre, quando vedo una ragazza non provo più nulla, nemmeno se è bionda, e le bionde un po’ cicciottelle erano la mia passione. Più volte mi son messo alla prova, e niente, freddo come un ghiacciolo.”
“Sei sicuro che anche i sogni, certi sogni, che arrecano disordine e turbamento… Ricorda quel che dicevano i padri della Chiesa a proposito delle donne: cloaca multorum diabulorum. Purtroppo non li abbiamo ascoltati e l’errore più grande fu il concilio di Magonza nel 589 dove solo per un voto è stata loro concessa l’anima. Che Dio perdoni quel cardinale!”
Caccia quindi a coloro che non avevano afferrato la grande opportunità di liberarsi in un colpo solo della tentazione e del peccato.
* * * * *
Le navette erano pronte, lucenti e sottili, ricche di promesse.
“Quale sarà la cosa più innovatrice sul vostro pianeta?” chiese il giornalista del Globo.
“Non ci saranno guerre, anche la parola guerra sarà abolita. La sostituiremo con lotta.”
“Non è la stessa cosa?”
“No, pensi alle lotte per affermare idee nuove, ad esempio.”
L’inviato del Globo continuò a prendere appunti senza fare commenti mentre le donne si chiedevano perché non erano partite prima, prima della mutazione genetica. Ce n’erano di motivi, anche allora.
Perché abbiamo aspettato? Perché abbiamo perduto tanto tempo?
Perché.
C’erano milioni di perché. Perché tu speri sempre che le cose migliorino; perché c’erano dei giorni in cui loro, i maschi, erano meravigliosi; perché sapevano dire ti amo e non so vivere senza di te; perché erano così bambini, a volte, così teneri… e sapevano anche piangere. Le donne amano gli uomini che non hanno paura delle lacrime.
Ormai tutto questo era finito, la loro arroganza aveva superato ogni limite. Volevano vivere senza le donne? E le donne partivano.
La prima navetta si sganciò, si librò nello spazio, e la luce terrestre sembrò turbinare fuori dei finestrini come indecisa se restare o sparire. Poi il verde fu lasciato indietro assieme all’azzurro e la Terra apparve come un grande globo, un pallone di calcio, una pallina da biliardo. Sparì del tutto.
* * * * *
Attraverso l’O.S.U (occhio su l’universo) le donne del pianeta D (d come donna) osservavano cosa avveniva sul vecchio pianeta. La Terra sembrava la Terra di sempre con i suoi abitanti impegnati in molteplici attività.
E come se la cavavano questi abitanti solo maschi?
Magnificamente. Occhi verdi-azzurri aveva avuto ragione, Troveranno una soluzione, aveva detto, e infatti la soluzione l’avevano trovata.
Il Centro Selezioni selezionava i maschi meno aggressivi, meno prevaricatori, Tu sei più adatto a curare i bambini, a preparare una casa accogliente, qualcuno lo deve pur fare, no? Del resto, se il mercato lo richiedeva, potevano anche svolgere un lavoro esterno, non di potere, certo, non di prestigio, e poco pagato. Questo in Occidente, in paesi come l’Arabia Saudita il lavoro extra domestico ai maschi selezionati era proibito per legge.
“Vuoi vedere” dicevano sul pianeta D che i maschi dominanti prima o poi imporranno il velo a una parte dell’umanità maschile?”
“Scommettiamo?”
Era scoppiata la mania delle scommesse, il totomaschi si chiamava, un gioco appassionante perché questa umanità solo maschile spesso superava ogni previsione. Ma bisognava ammettere che erano bravissimi, si era visto fin dall’inizio, del resto, e sulla Terra tutto funzionava come prima.
Solo un problema: era cresciuta la violenza. Non i conflitti internazionali che si mantenevano nella soddisfacente media di sempre, ma la piccola violenza giornaliera, quella domestica soprattutto. Prima, in un paese di media grandezza come l’Italia, ogni giorno c’era un uomo che ammazzava la moglie, la ex moglie, la fidanzata. Perché li aveva lasciati, perché voleva lasciarli, perché, perché…
Erano presi da raptus, entravano in crisi di abbandono, spiegavano gli esperti, senza chiedersi come mai alle donne non succedeva. Anche loro venivano lasciate dai fidanzati, dai mariti, ma non prendevano la pistola. Magari piangevano, da sole o sulla spalla di un’amica, poi si asciugavano le lacrime, si tiravano su: chi non mi vuole non mi merita.
Sulla terra tutta al maschile questi omicidi erano cresciuti in modo esponenziale e la cosa non prevista, che rendeva la situazione ingestibile, era il continuo aumento dell’aggressività dei maschi selezionati come poco aggressivi. Anche loro si rivelavano testardi e brutali, incredibilmente stupidi nella loro ostinazione.
Comprensibile, spiegavano gli esperti, non c’era stato abbastanza tempo, tutto troppo in fretta, con le donne funzionava perché avevano alle spalle condizionamenti millenari e forse anche perché biologicamente erano portate a risolvere i contrasti in modo diverso. Una questione di DNA insomma.
Certo è che la violenza era diventata devastante, un’idrovora che inghiottiva tutto, e nel giro di pochi decenni la popolazione si era ridotta di un terzo.
Politici e intellettuali, dapprima allarmati e allarmanti, ingranarono presto la retromarcia in simultanea manipolando i risultati dei censimenti, cercando di cancellare i fatti e la memoria dei fatti con le antiche tecniche di rimozione e aggravando così il problema.
“Tenetevi questo inferno, commentava qualche donna sul pianeta D, ve lo siete costruito voi, girone per girone”.
Solo in certe piccole isole sperdute in mezzo all’oceano la situazione era quasi buona e gli indigeni venivano osservati, studiati, come un insetto raro di una specie quasi estinta può essere studiato da un entomologo. Come fare per rubare agli abitatori degli ultimi paradisi la loro relativa pacificità?
Il nuovo termine era entrato ormai nel linguaggio comune, un soave maquillage semantico aveva trasformato molte vecchie parole, e da questa pacificità, o meglio, dalla scoperta della causa di essa, dipendeva ormai la sopravvivenza degli uomini.
Gli esperti erano fiduciosi, si sarebbe trovata una soluzione, si trovava sempre, l’avevano dimostrato in millenni di storia, no?
Delitto a Sorau
Un giovane indigeno di una piccolissima isola della Micronesia uccide l’ex compagno, lo massacra a pietrate, lo sfigura, lo seppellisce ancora vivo sulla spiaggia.
Una spiaggia bianca, scriveva l’inviato del Globo, con scaglie di pesce e reti come tele di ragno stese ad asciugare. Più lontano una baia solitaria.
Proprio in quella baia si erano dati appuntamento, “per gli ultimi chiarimenti”, aveva detto l’uomo, “una conversazione tranquilla”, aveva assicurato.
Come si era svolto il colloquio possiamo solo immaginarlo, probabilmente il giovane aveva risposto un no deciso che aveva fatto infuriare l’ex compagno. No…? Non voleva tornare con lui?
Due gabbiani si azzuffavano in aria con accanimento e stridi acutissimi, si tuffarono nell’acqua, continuarono ad azzuffarsi e a straziarsi. E lui, l’indigeno di uno degli ultimi paradisi del pianeta, si era chinato ad afferrare una pietra e con quella aveva straziato il compagno.
Quando i gabbiani smisero anche lui aveva finito.
* * * * *
Pochi decenni dal delitto di Sorau. La Terra era più bella che mai: legioni di onde sulle spiagge, campi bagnati di rugiada e inzuccherati dalla brina, nubi arricciolate di cirri, poi cupole case torri, e foreste lussureggianti con tante specie di animali. Mancava solo quella umana.
Correva l’anno 2090.