Ikea
Mobili svedesi, stipendi cinesi
di Andrea Staid
|
A distanza di quattro mesi e mezzo dall’inizio della lotta dei lavoratori Ikea di Brescia le mobilitazioni, gli scioperi e le azioni di solidarietà ai lavoratori licenziati (vedi articolo sullo scorso numero di “A”) stanno aumentando e si stanno diffondendo anche fuori Italia.
I lavoratori dell’Ikea Brescia ci comunicano che le situazioni più pericolose che stanno vivendo sono nei reparti del deposito e del magazzino merci, dove si lavora ormai nel mancato rispetto della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nella violazione perenne delle norme antinfortunistiche sulla movimentazione dei carichi (in certi giorni c’è solo un magazziniere a dover sbrigare il lavoro, soprattutto nei turni di chiusura), e nella mancanza o inadeguatezza della strumentazione adibita alla movimentazione (stanno attendendo muletti nuovi ed efficienti da anni).
Ikea Brescia ha iniziato un processo di esternalizzazione dei servizi del negozio, affidando la gestione di alcune mansioni di servizio (come il lavaggio dei piatti e la movimentazione dei carrelli) a ditte appaltate, in maggioranza agenzie di lavoro interinali e cooperative. Si è dunque creata una situazione di sfruttamento dei dipendenti e di precariato assolutamente illegittima e intollerabile per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori addetti.
La mobilitazione permanente dei lavoratori davanti alla sede Ikea Brescia ha riscosso un buon successo anche all’interno dell’azienda, dove si è iniziato a preparare uno sciopero contro la ristrutturazione selvaggia e per condizioni dignitose di lavoro. La solidarietà dei clienti è particolarmente sentita tanto che i lavoratori hanno riscontrato una buona adesione alle motivazioni della lotta. Questo è stato evidente quando tanti automobilisti, dopo aver letto il volantino e aver parlato con i lavoratori, hanno deciso di boicottare Ikea facendo retromarcia verso altre mete....
Anche a Roma il penultimo sabato di dicembre, dalle 11 alle 17, si tenuto uno sciopero dei lavoratori nell’unità produttiva dell’Ikea Roma Anagnina.
I lavoratori scioperano perché l’azienda, al contrario dei principi etici diffusi sulle pubblicità, sta applicando invece esempi di sfruttamento del lavoro senza pari nel panorama, anche esacerbato, delle altre multinazionali di vendita al minuto ad esempio con lavoratori messi in sospensione e non retribuiti dal medico aziendale nonostante l’attestazione di idoneità dei medici Asl e lettere di contestazione disciplinare nei confronti dei dipendenti usando futili e pretestuosi motivi come un solo minuto di ritardo.
Questo iper-sfruttamento avviene in una multinazionale che vende i propri prodotti con prezzi quasi eguali nelle varie nazioni europee mentre in Italia gli stipendi dei dipendenti sono all’ ultimo posto in Europa arrivando (dato che al 70% i lavoratori rimangono part-time a 16 o 20 ore) a stipendi assurdamente bassi, malgrado l’azienda vanti profitti miliardari.
La manifestazione, è stata molto colorata e caratterizzata dalla presenza dei dipendenti tutti in divisa con sarcastici slogan tratti dalle pubblicità proprie di Ikea (‘Ikea, lavoratori italiani, mobili svedesi, stipendi cinesi’, ‘Fissati con gli stipendi bassi – mobili ad un euro, lavoratori alla neuro’...), il tutto unito da musica, animazioni e centro ristoro”.
Andrea Staid
|
|