A metà strada tra la costa nord della Tunisia e la costa meridionale della Sardegna c’è un’isola selvaggia e affascinante posizionata sulle antiche rotte Puniche che dalla costa Africana raggiungevano la Sardegna e la Corsica e poi da lì anche l’Elba, come testimoniano
i ritrovamenti nella Valle Gnaccherina a Chiessi.
Ma la sua storia recente è strettamente legata ai Ponzo-Galitesi che circa 150 anni fa la ripopolarono dopo secoli di abbandono. Di questa comunità oggi rimangono una ventina di abitazioni malridotte, le parracine (i terrazzamenti dei vigneti) e il cimitero dove purtroppo solo poche lapidi sono rimaste leggibili, l’unica perfettamente conservata ricorda Elisabeth D’Arco.
D’Arco è un nome importante in questa storia avventurosa e romantica, fu infatti proprio Antonio D’Arco intorno al 1850 il primo Ponzese che decise di vivere qui stabilmente, affascinato da quest’Isola disabitata. Il richiamo di questa terra fece approdare qui diverse decine di pescatori Ponzesi, in particolare quelli più poveri e in poco tempo nacque una comunità senza leggi né gerarchie.
L’Isola fu visitata alla fine dell’ottocento da un “vero” anarchico francese che dalle colonne del periodico Père Peinard esaltò il puro spirito anarchico dei Ponzo-Galitesi e li prese come esempio a dimostrazione che si poteva vivere “senza governo e senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo”.
Nei primi anni trenta ci fu un secondo flusso di Ponzesi legato soprattutto a orientamenti politici che non si confacevano con la dittatura fascista. Tutto finì nei primi anni cinquanta quando la militarizzazione dell’Isola da parte dei francesi si fece intollerabile per lo spirito libero dei Ponzo-Galitesi.
Ma il fascino dell’Isola è più vivo che mai ed è legato a una natura forte e selvaggia.
Il silenzio regna sovrano e la fioritura dell’erica e del rosmarino ci regala una primavera d’autunno.
Le pareti rocciose colorate dai licheni scendono a strapiombo nel mare mentre lo sfondo è dominato dagli isolotti dei Cani.
Ci sono tanti falchi e di diverse specie, ma i più numerosi e spettacolari sono i falchi di Eleonora, piccoli rapaci insettivori che sono dei veri e propri contorsionisti del volo. Anche le tartarughe sono numerose sull’Isola, per loro è un momento eccezionale: stanno nascendo le piccole tartarughine, ce ne sono tantissime e falchi e corvi gli danno la caccia.
Un paradiso, però più in terra che in mare dove corallari e pescatori fanno razzia. “I peggiori” mi racconta Mohammed “sono i bracconieri che arrivano dalla Sardegna con i gommoni, vengono la notte pescano con bombole, torce e fucili e poi caricano a bordo e tornano a Nord”.
Attualmente La Galite è abitata da una ventina di soldati di leva e da qualche militare di carriera che è qui perché si guadagna bene, ma nessuno ama la vita dell’Isola, sono qui per obbligo o per soldi.
Sull’Isola anarchica sono arrivate “le regole” che hanno mandato via chi voleva viverci senza e hanno portato chi non ci sarebbe mai voluto venire.
All’alba del sesto giorno si parte, il permesso è scaduto, ora il viaggio continua nel continente Africano, ma le giornate a La Galite rimarranno indimenticabili.