immigrazione
Quando il migrante non abbassa lo sguardo
Testo e foto di Paolo Poce
A Milano una comunità di circa 200 migranti composta per la maggior parte da rifugiati politici eritrei, etiopi e somali, ha occupato, uno stabile degradato e abbandonato nella periferia Nord della città dell'Expo. Uomini e donne provenienti da una situazione di estrema precarietà, oltre che da paesi martoriati dalle bombe anche delle cosiddette "missioni di pace", hanno aperto, paradossalmente con quest'azione, una finestra di visibilità.
Sono i sopravvissuti all'indifferenza, ai Lager di Stato, ai silenzi mediatici e ai rifiuti dalla politica. Chi ha lo status di rifugiato non può iscriversi nelle liste d'assegnazione delle case popolari. Non può accedere al mercato del lavoro. Non ha diritto all'assistenza sanitaria permanente, ma solo soggetta a la validità del Permesso di Soggiorno. Rivendicano i loro diritti, e i doveri di un paese ospitante che concede asilo ma poi nega ogni assistenza.
La sistemazione in alloggi provvisori, dopo le cariche di un intera giornata, è stata la sola risposta dell'amministrazione comunale, che dopo aver tentato di scaricare il problema al ministero degli interni, si rende complice di un ulteriore violenza tralasciando qualunque forma di soluzione definitiva e incapace di fornirne una politica. Tra qualche mese i richiedenti asilo saranno ancora per le strade, tra i milanesi.
Niente di nuovo, quello che è nuovo è la voglia di queste persone di non abbassare la testa.
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