Mancava solo il giullare. Il Partito democratico ne aveva avuto bisogno per completare la sua piena simmetria con lo schieramento avverso. E Beppe Grillo, tutto sommato, ha più esperienza e credibilità in fatto di talento comico rispetto al sultano, chansonnier e tombeur de femmes, di Palazzo Chigi.. Non capisco tutte le riserve e le resistenze che ci sono state. Se un cittadino chiede di iscriversi a un partito, raccoglie i consensi necessari e decide di concorrere per la segreteria, dove sta il problema? Non funzionano da sempre così quelle assurde macchine elettorali? Tra l’altro, il populismo grillino avrebbe dato forse qualche contenuto in più a una disfida che si annuncia incerta e aspra per ciò che riguarda la leadership, ma povera appunto di temi forti e di concreti progetti di alternativa di società.
Un’alternativa che sarebbe, invece, sempre più necessaria. Sta succedendo di tutto, ma sembra prevalere l’indifferenza o, peggio, la rassegnazione. Mentre l’altro giullare si intrattiene con una pletora di quelle singolari nuove figure che hanno fatto prepotentemente irruzione nel dibattito politico, le “escort” di corte, i nostri media, e in particolare i telegiornali, ignorano bellamente la parabola di tragico regresso che vive il nostro Paese. A Barcellona e a Marsiglia per brevi soggiorni, ho avuto modo di leggere diversi quotidiani di vario orientamento politico. L’immagine che esce dell’Italia è quella di una Repubblica delle banane. Mentre un vertice internazionale tanto spettacolare quanto inutile (due o tre ridicole dichiarazioni piene di buoni propositi per aiutare i poveri africani, che sono il nostro futuro) inondava i teleschermi italici in occasione del patetico g8 dell’Aquila, in pochi si sono accorti che la rabbia proletaria (chissà se posso ancora permettermi di utilizzare un termine così desueto...) continua a crescere ovunque.
Mi ha colpito in particolare il caso della fabbrica di Chatellerault, nella Vienne, dove centinaia di operai disperati hanno piazzato bombole di gas sul tetto dello stabilimento New Fabris prossimo alla chiusura (l’azienda, di proprietà italiana, produceva componenti auto per le grandi case francesi), minacciando di far saltare tutto per aria se non verranno riconosciuti a ciascuno dei 366 dipendenti almeno 30.000 euro di liquidazione. Gesto estremo di chi, evidentemente, sente di non avere più nulla da perdere. E il collegamento è facile con quell’ameno filmetto proveniente sempre dalla Francia, dal nobilissimo titolo di Louise Michel e dalla trama drammatica, incentrata sulla decisione di un gruppo di operaie licenziate di investire la liquidazione nell’assoldare un killer per fare giustizia dei “padroni” responsabili del collasso produttivo. Una tragicomica parabola sul futuro che ci aspetta? Del resto d’Oltralpe arrivano con regolarità notizie di sequestri di manager e assalti disperati ai simboli di un lusso che fa sempre più male a chi ha ormai abbandonato ogni speranza. Chatellerault fa scuola. Già altri due i casi di minacce di far saltare per aria le fabbriche, l’ultimo all’Jlg di Tonneins, nel Lot. E credo che non sia finita qui.
In molti, secondo me, decideranno di non crepare in silenzio. E allora usate pure le vostre telecamere, improvvisati sceriffi da quattro soldi che avete costruito le fortune politiche sulle paure delle persone comuni! Preparate le vostre ronde, giochino perfetto per gli esaltati eredi delle squadracce in camicia nera! Votate tutti i pacchetti-sicurezza che vi vengono in mente! Le classi “speciali”, il reato di clandestinità, e qualunque altra aberrazione possa partorire la vostra angusta testolina! Provate a garantirvi l’impunità con questo o quell’altro lodo anticostituzionale! Vendetevi per trenta denari al potente di turno! Firmate leggi demenziali, pur sottolineandone le varie incoerenze. Ma allora perché – perdonate l’inciso – quella stramaledettissima firma sotto al cosiddetto “pacchetto-sicurezza”, da Lei stesso definito «una legge irragionevole», caro presidente Napolitano?! Mica lo diciamo solo noi no global... Anche l’ex presidente della Consulta, Valerio Onida, ha chiaramente sentenziato che era un testo da non firmare. E il cardinale di Milano, il nostro salvatore Dionigi Tettamanzi, ha giustamente detto che la sicurezza non deve mai essere contro l’accoglienza, e che è molto meglio costruire ponti piuttosto che alzare muri! Ovviamente inascoltato. Forse è anche lui un pericoloso anarco-comunista.
Avanti i comici, per favore!
Fate tutto quello che volete. Non basterà. Non servirà a nulla! Costruite pure case, che rimarranno invendute o sfitte, mentre ovunque dilagano gli sfratti! Progettate i vostri ennesimi condoni, le sanatorie fiscali per chi rimpatria i capitali (?!). E voi, oppositori dalla lingua lunga ma attenti solo alla poltrona, scannatevi alla ricerca di persone più o meno ingenue da tesserare per un congresso che si annuncia come l’ennesimo redde rationem! Mandate a Strasburgo sindaci falliti che avevano strombazzato ai quattro venti l’intenzione di ritirarsi a vita privata per occuparsi dei figlioli. Litigate a mezzo stampa, che tanto non vi ascolta quasi più nessuno!
Nel frattempo, nelle piazze di Teheran o nelle province cinesi si continua a morire in silenzio. Quei pochi giornalisti coraggiosi in giro per il mondo che ancora cercano e raccontano la verità vengono fatti tacere a colpi di pistola. Poliziotti che freddano ragazzi per strada rimangono impuniti. Autorevoli uomini politici (ancora l’amico Walter, riuscito nell’impresa di azzerare la sinistra antagonista italiana) riabilitano gli statisti del nostro recente passato (chissà se anche i nani e le ballerine del loro codazzo?!), dimenticando la rabbia e le monetine scagliate dai delusi, le lacrime degli storici militanti socialisti e la fuga ad Hammamet.
E allora avanti i comici, per favore! Avanti i Compagni compagnoni che a Mosca hanno seppellito davanti alla statua di Lenin una bella lettera ai “comunisti dell’anno 3000”.
Già, l’anno Tremila. Chissà se e come ci arriveremo. Sembra difficile perfino immaginare di andare oltre al 2010. Ci aiuteranno forse le escort?! Per inciso, molto giustamente il politologo Michael Walzer ha detto che un capo di governo che scambia seggi con favori sessuali negli Usa sarebbe già stato demolito e dimenticato da tempo.. Ci salverà magari il giustizialismo del signor Di Pietro, che dopo essere stato poliziotto, magistrato, onorevole, ministro, ora si scopre pure amico degli operai?! O ci salverà il caro Beppe Grillo, con la sua ennesima (sterile) provocazione?!
Mi sa che non ci salverà proprio nessuno. E non sarà, temo, una risata che ci seppellirà. Il finale non sarà comico, ma inevitabilmente tragico.