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L’escalation del potere poliziesco in Italia, le manette sulla città, eia eia altolà: questi i titoli degli articoli che aprono il n. 18 (febbraio 1973) di “A”. E in copertina un compagno che traccia con la bomboletta una delle scritte più in volga allora (e non solo allora): PS = SS.
La questione della repressione poliziesca, analizzata con particolare attenzione nei suoi aspetti legislativi, è affrontata soprattutto in un lungo articolo (quasi un saggio) di Rossella Di Leo.
Un articolo di Luisito analizza “l’assurdo mito di Peron” (come recita il titolo), il dittatore populista argentino che con i suoi descamisados godeva di estese simpatie nella sinistra a livello internazionale. Viene da pensare, nelle linee generali, all’attuale presidente venezuelano Chavez, del quale parla Octavio Alberola proprio su questo stesso numero di “A”.
Come sempre numerosi e diversificati i temi affrontati sul n. 18. Segnaliamo, sinteticamente, il contratto nazionale dei chimici, la complessa storia dei kholkoz in Unione Sovietica, il consueto mini-saggio storico-yeorico di Nico Berti (nome de plume Mirko Roberti) su “anarchismo e accademia”, un interessante intervento di Claudio Venza (”L’obiettore legalizzato”) sulle prospettive della lotta antimilitarista in Italia dopo l’approvazione della legge sul servizio civile, un’approfondita analisi del potere economico dell’Europa della CEE (Comunità Economica Europea), notizie sugli anarchici in clandestinità nell’URSS, ecc. ecc..
Ma lo scritto che susciterà maggiore attenzione (e qualche polemica) è l’editoriale in seconda pagina. Titolo “Una pace sporca per una sporca guerra”. Vi si saluta la pace finalmente raggiunta nel Sud-Est asiatico, ma nel confermare la netta opposizione al governo filo-americano del Vietnam del Sud e ai suoi alleati d’oltreoceano, si prendono chiaramente le distanze anche dal governo del Nord, dal regime di Ho-Chi-Min e anche dai Vietcong. Di questi ultimi si sottolinea l’eterogeneità e comunque la distanza siderale da quell’immagine “rivoluzionaria” di cui godevano nella sinistra occidentale.
Come in altre occasioni, la redazione di “A” si trova in rotta di collisione con posizioni e parole d’ordine date per scontate a sinistra. La retorica (se non la mistica) terzomondista e antiamericana ha spesso portato ampi settori della sinistra a sposare cause vergognose, falsificando la realtà e costruendo miti senza alcuna base.
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