Dopo il n. 22 (giugno-luglio) ancora un numero che copre due mesi: è il n. 23 (agosto-settembre 1973) che al centro contiene la Lettura di Kropotkin curata come tutte le altre (Bakunin, Malatesta, Proudhon) da Giampietro “Nico” Berti (pseudonimo: Mirlo Roberti). Ricordiamo che dette Letture erano tirate a parte per essere distribuite indipendentemente dalla rivista, esattamente come oggi: quei testi, reimpaginati nel nuovo formato (A4) di “A”, sono tuttora disponibili e, a nostro avviso, non hanno perso né smalto né attualità.
La scritta “Marini libero” campeggia in copertina e anche la terza pagina (quella di apertura del numero) è dedicata alle vicende dell’anarchico salernitano Giovanni Marini, al centro di una campagna di controinformazione (come si diceva allora) che coinvolgeva l’intero movimento anarchico, e non solo. Vengono pubblicati un comunicato dell’avvocato (anzi, come lui stesso precisa, “dr. proc.”, cioè non ancora Avvocato a tutti gli effetti) Giuliano Spazzali e un inquadramento generale della campagna firmato da Monica G. – articolo che segna l’inizio della collaborazione ad “A” della livornese Monica Giorgi (e meno di dieci anni dopo, come vedremo, la nostra rivista sarà tra i promotori della campagna in suo favore, e ci sarà anche una copertina per “Monica libera”). Ci fa piacere osservare che Monica non è l’unica di coloro che allora, all’inizio degli anni ’70, collaboravano con “A” e che oggi, quasi quattro decenni dopo, ancora lo fanno. Nella fattispecie, ricordiamo che Monica ha “prodotto” la scorsa estate il dossier su Simone Weil.
Con la traduzione di un articolo dal mensile anarco-sindacalista francese Solidaritè Ouvriere e soprattutto con un reportage di Mauro Marelli (“Autogestione ma”) tre pagine sono dedicate alle vicende della L.I.P., la fabbrica di Besançon che con la sua esperienza prolungata di autogestione ha focalizzato in quegli anni l’attenzione su una modalità di produzione e di lotta che proprio a partire dal 1968 ha preso piede nelle strategie e nell’immaginario del movimento operaio e dei gruppi più radicali.
Da segnalare almeno altri quattro articoli: il lungo resoconto della marcia antimilitarista Trieste-Aviano, firmato da un militante (Levis) dello “storico” gruppo anarchico di Dolo (Venezia). Luciano Lanza (Emilio Cipriano) si occupa del potere militare e la sua analisi, come sempre, arricchisce le tradizionali posizioni antimilitariste degli anarchici con riflessioni originali e stinolanti. Paolo Finzi (Camillo Levi) prosegue la sua galleria di personaggi storici del movimento anarchico, questa volta raccontando la vita e l’approccio anarchico di Luigi Bertoni, militante nato a Milano ma a tutti gli effetti “svizzero”, perché nella Confederazione Elvetica sviluppò la sua lunghissima traiettoria anarchica. Sua, soprattutto, la produzione (dalla redazione alla stampa, alla spedizione) del periodico anarchico Il Risveglio/Le Reveil, bilingue, a tratti addirittura trilingue (con l’aggiunta del titlo in tedesco Das Weckruf), una delle pubblicazioni più durature e più equilibrate dell’anarchismo internazionale.
Infine segnaliamo lo scritto conclusivo del numero (“Spagna libertaria”, un resoconto sulla riscoperta dell’anarchismo da parte dei giovani e sugli sforzi per ricostruire il movimento libertario. E ricordiamoci che a 28 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla caduta del fascismo e del nazismo, ancora a Madrid tiranneggiava il cattolicissimo (e fascistissimo) Francisco Franco (come a Lisbona, Salazar).