Rivista Anarchica Online
Perché la rivolta delle carceri
di A. B.
Documento dei detenuti di S. Vittore
Le lotte dei compagni delle "nuove" di Torino e di tutta la popolazione
detenuta nelle carceri servono a
riproporre ancora una volta la nostra drammatica condizione, i motivi che la generano, i motivi per cui
siamo detenuti. Da che cosa ha origine la cosiddetta delinquenza? Da un cromosoma in più
oppure da cause sociali come
la disuguaglianza economica, culturale, sociale? È questa società stessa che genera il
crimine e le carceri
che servono a riprodurlo e specializzarlo (la metà della popolazione carceraria è costituita
da recidivi e
si vuol farli "detenuti a vita"). CHI SONO I DETENUTI? Sono proletari e sottoproletari che per
sfuggire alla loro condizione di
disoccupazione e sottoccupazione, ecc., costretti a cercare un lavoro nelle grandi città, sottoposti
alle
spinte del "benessere", ne vengono scacciati indietro, esclusi, e non hanno altra strada, (di fronte a un
lavoro che è schiavitù, supersfruttamento, alienazione) che infrangere le leggi dei padroni
che i padroni
hanno approntato per difendere i loro beni. Detenuti sono anche gli studenti, gli operai e tutti coloro
che lottano per cambiare questo stato di cose. Perché non si cerca di risalire alle origini del
male? Perché questo significherebbe ammettere che il
colpevole non è il ladro o il rapinatore, colpevole è questa società di
disuguaglianza che crea il ladro o
il rapinatore. I giornali se la prendono sempre con la "malvagità", la "cattiveria", la "pazzia",
dell'individuo che infrange
la legge e mai si preoccupano di parlare della sua personalità, delle condizioni familiari,
dell'ambiente
sociale in cui vive. Parlare di queste cose sarebbe un atto di accusa contro la società che divide
gli uomini
tra chi è privilegiato e istruito e chi è povero e privo di istruzione. In realtà,
la stampa e i giornalisti, fedeli esecutori degli interessi delle classi privilegiate, conducendo
forsennate campagne (in particolar modo in questo periodo) contro la cosiddetta criminalità, si
propongono di allarmare, diffondere un senso di insicurezza, di panico, nell'opinione pubblica, per
spingerla a invocare il rafforzamento della polizia e del suo armamento (si parla di dotare addirittura le
pattuglie della volante di "mitragliatrici") e in definitiva di arrivare progressivamente allo stato poliziesco.
QUESTA CAMPAGNA serve anche per coprire le grosse responsabilità della classe al potere,
che in 25
anni non è riuscita a realizzare la riforma del codice e carceraria, tenendo in vigore il CODICE
FASCISTA ROCCO DEL 1929. A cosa serve il carcere? Nei fatti oggi è un brutale
strumento a carattere unicamente repressivo, esclusivo, e terroristicamente
punitivo. L'uomo nel carcere non è più tale, ridotto alle condizioni di miserevole oggetto,
completamente
plagiato, annientato, esasperato, la sua personalità annullata, ridotta a completa soggezione fisica
e
mentale. Tutto il discorso sulla "rieducazione" è una truffa: qual è allora l'effetto del
carcere sul detenuto? Il
carcere è una vera "università del delitto" mantenuta dallo stato, educa all'egoismo,
all'individualismo, ad
essere ruffiani, spie, lacchè, a tradire i propri compagni, a leccare i piedi alle autorità,
alla pratica
dell'omosessualità, all'alcolismo e all'uso della droga. Al detenuto vengono negati i diritti
fisiologici e
sessuali, che non vengono negati neppure agli animali, rendendo perciò vittime della stessa
repressione,
le mogli e le fidanzate. NOI DETENUTI DENUNCIAMO la vergogna della sopravvivenza del
codice fascista Rocco che venne
promulgato in momenti in cui Mussolini voleva consolidare il potere dittatoriale del fascismo, e costituiva
già allora un passo indietro rispetto al codice liberale Zanardelli. NOI VOGLIAMO
L'ABOLIZIONE in blocco, non un rifacimento, del codice Rocco, e lo vogliamo
tanto più pressantemente in quanto sperimentiamo quotidianamente sulla nostra pelle le
conseguenze
aberranti della sua applicazione, ne vogliamo l'abolizione anche perché è in antitesi con
la costituzione
nata dalla vittoria sul fascismo nonché con la convenzione internazionale dei diritti dell'uomo,
oltre che
non rispecchiare lo spirito di maturità e progressista della realtà sociale italiana. Se da
25 anni non si è
provveduto ad abrogare il codice Rocco non è perché sia mancato il tempo necessario
ma solo per una
precisa volontà politica di mantenerlo in vigore al fine di utilizzarne gli aspetti più
repressivi, soprattutto
contro le lotte popolari. Tutti i partiti se ne sono fregati e se ne fregano, parlando di riforma del
codice solo in periodo elettorale
per opportunismo, o sotto la spinta di sanguinose rivolte. UNA VOLTA PER TUTTE VOGLIAMO
PARLARE CHIARO, QUESTE CHE SEGUONO SONO
LE ESIGENZE PIÙ ELEMENTARI, PRESSANTI, IRRIMEDIABILI: 1) ABOLIZIONE
DELLA CARCERAZIONE PREVENTIVA (a parole l'imputato è innocente fino a
che la condanna non è definitiva, nei fatti però viene sbattuto in galera e ci rimane a volte
per anni non
"a disposizione della giustizia" bensì a scontare duramente una pena che nessuno gli ancora
assegnato;
ricordiamoci che la metà dei detenuti è poi riconosciuta innocente! La carcerazione
preventiva è
patrimonio dei regimi autoritari, come il Portogallo, Spagna, Grecia). 2) LIMITAZIONE DELLA
DURATA DELL'ISTRUTTORIA (basta con le istruttorie che durano 6
mesi, un anno, 2 anni! Le scartoffie nei tribunali e i detenuti si accumulano nelle carceri, la polizia ha
tutto il tempo per inventare prove. La lunga durata dell'istruttoria serve a condannare di fatto detenuti
che
sono ancora oggetto di giudizio). 3) TRASFORMAZIONE TEMPESTIVA DEL PROCESSO DA
INQUISITORIO AD
ACCUSATORIO E ABOLIZIONE DEL SEGRETO ISTRUTTORIO con esibizione immediata delle
prove a carico e quindi parità di diritti effettivi tra accusa e difesa, come nel sistema
anglosassone. 4) ABOLIZIONE DELLA CHIAMATA DI CORREO (è il principale
strumento di ricatto nelle indagini
di polizia; spesso è più comodo per la polizia trovare un colpevole qualunque piuttosto
che il vero
colpevole. In paesi come l'Inghilterra, l'Olanda, ecc., non assume valore di prova, mentre è
adottata nei
paesi fascisti come Spagna, Portogallo, Grecia). 5) ABOLIZIONE DELLA RECIDIVA (è
sufficiente spesso a farci condannare, visto che il problema
è trovare il colpevole la cosa più comoda per la polizia e di trovarlo tra i recidivi.
È sommamente ingiusto
che uno abbia un aumento di pena perché recidivo, dal momento che ha già scontato la
pena inflittagli
per il reato commesso in precedenza). 6) ABOLIZIONE DELLE CASE DI LAVORO (è
il più tipico residuo del retaggio fascista: in realtà è
di fatto un'aggiunta arbitraria alla pena stabilita dal codice. Inoltre il reinserimento nel lavoro deve
avvenire in fabbrica e non in stato di reclusione). 7) ABOLIZIONE DEL CONFINO E DELLE
MISURE DI SORVEGLIANZA (strumento di ricatto
poliziesco e anticostituzionale perché contro le garanzie di libertà di movimento
all'interno del territorio). 8) ABOLIZIONE DEI REATI DI OLTRAGGIO E RESISTENZA A
PUBBLICO UFFICIALE (in
realtà sono sempre i poliziotti a oltraggiare e minacciare impunemente senza essere poi perseguiti,
anche
questa è una norma in vigore solo nei paesi fascisti. 9) ABOLIZIONE DEI REATI DI
STAMPA E D'OPINIONE (che contrastano con la libertà
d'espressione garantita dalla costituzione). 10) REGOLAMENTAZIONE DEGLI ARTICOLI
CONCERNENTI IL FURTO (il furto è il tipico e
più diffuso reato contro il patrimonio. Il codice non fa distinzione fra chi ruba una mela e chi
ruba un
milione, il furto semplice di fatto non viene applicato mai perché il giudice trova sempre
aggravanti). 11) DISTINZIONE FRA CONSUMO E SPACCIO DI STUPEFACENTI (non
più incarcerazioni per
i consumatori ma creazione di centri di disintossicazione). 12) DIRITTO EFFETTIVO ALLA
DIFESA GRATUITA (è ora di finirla con la funzione della "difesa
d'ufficio che serve non a difendere ma a discriminare fra ricchi e poveri). 13) ABOLIZIONE
DELLO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO NELLE CARCERI (attualmente esiste
nelle carceri un sistema di sfruttamento del lavoro di tipo coloniale, con remunerazione da 10.000 a
15.000 lire al mese, insufficiente a soddisfare i bisogni più elementari ad assistere
finanziariamente i
propri familiari causa questa di veri e propri drammi. Chiediamo paghe non inferiori dei 2/3 alle tariffe
sindacali; e che il lavoro permetta al detenuto lavoratore una formazione e qualificazione
professionale. 14) FUNZIONALE SERVIZIO DI ASSISTENZA PER I FAMILIARI DEI
DETENUTI direttamente
controllato dagli interessati, ma che non sia affidato ad istituzioni religiose in quanto, di tutte le donazioni
e beneficenze, non viene mai consegnato altro che le caramelle a natale. 15) ESTENSIONE DEL
PERMESSO DI COLLOQUIO AD AMICI E CONOSCENTI e
prolungamento della durata dello stesso poiché 20 minuti sono troppo pochi specie se le famiglie
risiedono in località lontane. 16) ABOLIZIONE DELLE CELLE DI PUNIZIONE E LETTI
DI FORZA 17) ISTITUZIONE DEI CONSIGLI DI RAPPRESENTANZA dei detenuti aventi
funzione consultiva
di portavoce della volontà delle popolazioni carcerarie e di contrattazioni nei confronti delle
direzioni. 18) ABOLIZIONE DELLA CENSURA sulla corrispondenza e libera circolazione di
stampa e letteratura
varia. Il detenuto ha il diritto di accrescere il suo bagaglio culturale attingendo a qualsiasi fonte senza
alcuna limitazione. 19) POSSIBILITÀ DI AVERE PERIODICAMENTE RAPPORTI
SESSUALI (con donne, perché la
repressione forzata di queste energie vitali è una delle principali fonti di degradazione morali e
fisiche e
causa di squilibri profondi, difficilmente rimarginabili). 20) RESPONSABILIZZARE
PENALMENTE I MAGISTRATI (quando un ingegnere sbaglia i calcoli
di una progettazione viene denunciato e processato, quando un medico sbaglia un'operazione e il paziente
muore viene perseguito penalmente; perché quando un giudice sbaglia non viene processato? Noi
non
crediamo nell'infallibilità del giudice! Pertanto chiediamo che il suo operato sia vincolato come
quello di
qualsiasi professionista perché egli decide la nostra sorte. È ora di finirla con
l'intangibilità del magistrato:
d'ora in poi se sbaglia deve pagare come qualsiasi altro cittadino! 21) NEI PROCESSI CHIEDIAMO
CHE VENGANO ESAMINATI, e tenuti in debito conto nel
giudizio, non solo gli aspetti tecnici ma soprattutto le cause economiche, sociali, i fattori ambientali in
cui
l'imputato si è trovato ad agire. 22) CHIEDIAMO VENGANO ABOLITI, O RIDOTTI AL
MINIMO, I POTERI DIREZIONALI DEL
GIUDICE. Democratizzando il suo operato, in quanto tali poteri finiscono per essere applicati quasi
sempre arbitrariamente e sempre a sfavore dell'imputato. NOI NON ACCETTIAMO DI ESSERE
TOTALMENTE SEGREGATI dall'esterno, quasi si avesse
paura di far sapere cosa è il carcere e di far sapere a noi cosa succede fuori! Rivendichiamo che
vengano
autorizzati rapporti con il mondo esterno e cioè con gruppi sociali, politici, culturali e di studio
e che degli
specialisti possano tenere delle conferenze e dibattiti in carcere. Noi che siamo completamente esclusi
dalla società, noi che non interessiamo nessuno perché non votiamo, noi che veniamo
considerati alla
stregua di oggetti da manipolare e reprimere, noi che siamo considerati reietti, noi, con questa lotta contro
il famigerato codice fascista di Rocco CI PRENDIAMO IL DIRITTO di svolgere un ruolo attivo,
altamente positivo nella trasformazione della società e per una nostra dimensione di vita
più umana.
Infatti, come portava scritto il manifesto delle ACLI affisso in Torino durante la lotta dei compagni delle
"nuove": "LA LOTTA DEI DETENUTI PER LA RIFORMA DEL CODICE È UN FRONTE
DI
LOTTA AVANZATO CONTRO IL FASCISMO..." NOI SOTTOLINEIAMO ANCORA una
volta che la nostra protesta è cosciente e A CARATTERE
PACIFICO: questa è la prova che il ricorso alla violenza per rivendicare i nostri diritti non
può essere
attribuita a noi. CHIEDIAMO che copia del presente documento venga consegnato alla stampa e
ad esso venga data
ampia pubblicità. (seguono le firme di 500 detenuti)
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