Rivista Anarchica Online
"È ora di eliminarlo"
di A. V. P.
"Suo figlio sta diventando una bandiera per la gioventù di
Vercelli, è ora di eliminarlo". Con queste parole
il Questore ha giustificato di fronte alla madre del nostro compagno Daniele Gaviglio la provocazione
poliziesca attuata nei suoi confronti. La notte del 19 giugno, mentre stava tornando verso casa con
il fratello e altri due compagni, una 128
blu gli ha sbarrato la strada e tre individui lo hanno aggredito selvaggiamente. Mentre l'aggressione si
stava svolgendo "casualmente" sono sopraggiunte tre auto del 113 (servizio di pronto intervento della
polizia) che hanno subito intuito a chi dare man forte. Dopo essere stato selvaggiamente picchiato
il nostro compagno, colpevole di essersi difeso, è stato
invitato a seguirli in questura. Il Gaviglio, giunto di fronte al portone della questura, ben sapendo che
cosa
lo aspettava, si è rifiutato di entrare senz'un avvocato. Per tutta risposta il pestaggio è
ricominciato.
Portato in una stanza gremita di agenti gli sono stati tolti i pantaloni perché non facessero la stessa
fine
delle mutande che gli sono state ridotte a brandelli a forza di calci. Dopo questo trattamento, siccome
a
loro parere dimostrava ancora di voler offendere dei pubblici ufficiali, è stato completamente
legato e
disteso su un tavolaccio e picchiato furiosamente (ancora oggi dopo 15 giorni la richiesta di perizia
medica non è stata accolta). Non a caso la provocazione poliziesca è stata architettata
pochi giorni prima
che il Tribunale decidesse se condannare il compagno alla sorveglianza speciale o al
confino. La richiesta
del Questore e del Prefetto è motivata dal fatto che il compagno è ritenuto un individuo
"socialmente
pericoloso". La richiesta di "confino" è stata, per ora, respinta dalla
magistratura. Ovviamente i notabili locali giudicano socialmente pericoloso chi tenta di turbare la
pace della città che
lo stesso Valerio Borghese in una intervista rilasciata alla "Stampa" il 12-12-1970 ha definito una delle
roccaforte del neo-fascismo nostrano. La pace in città serve ad Avanguardia Nazionale per tenere
i campi
paramilitari lungo il Sesia, organizzare il pestaggio sistematico dei compagni, e permettere al dirigente
del
MSI Roberto Allara di spacciarsi come collezionista di STEN (mitra di fabbricazione inglese) e per di
più di fabbricarne artigianalmente. Quando la pace viene minacciata dagli "estremisti di
sinistra" fascisti e polizia si ritrovano insieme a
difenderla. Anche il PCI fa del suo meglio: poche settimane fa ha denunciato il Gaviglio, che partecipava
ad una manifestazione "antifascista" con la bandiera rosso-nera, per "turbamento" della stessa. La
sera dell'aggressione a bordo della 128 blu della questura vi erano due scagnozzi dell'Ufficio Politico
e un noto picchiatore fascista locale (...) (vorremmo domandare al Questore se anche il suddetto va
ritenuto un pubblico ufficiale). La Magistratura nell'accettare le tesi della Questura si rivela sempre
fedele sostenitrice delle provocazioni
poliziesche (vedi Bombe di Milano processo per gli attentati del 25 aprile 1969, ecc.). A quanto
sembra Amati non è il solo fascista all'interno di coloro che dicono di essere al di sopra delle
parti. Polizia e Magistratura nella loro ottusità credono di poter salvare la loro "pace sociale"
con l'eliminazione
fisica di alcuni compagni: le idee di cui hanno tanta paura nascono dal sistema sociale da loro stessi
creato. È inutile che i fratelli Alessio (importatori ed esportatori di carne, fornitori
dell'esercito) finanzino
Avanguardia Nazionale per arginare il diffondersi dello spirito di rivolta. I padroni, i burocrati statali e
gli "agrari" che sono tuttora i veri padroni di Vercelli temono che città come questa, dove finora
il loro
sistema mafioso ha sempre imperato, vengano turbate dagli "estremisti". Quando non riescono
più a
mistificare la realtà con la loro tanto sbandierata "democrazia" fanno entrare in azione i loro servi
più
fedeli: polizia, magistratura e fascisti. Natale 1970: un gruppo di fascisti aggredisce
due giovanissimi simpatizzanti anarchici e li minaccia di
ripetere la lezione se continueranno a frequentare anarchici e militanti della sinistra
extra-parlamentare. 1° gennaio 1971: 4 anarchici mentre cenano al
ristorante Pesce d'Oro vengono insultati e minacciati da
una decina di fascisti; si distingue particolarmente un certo "Sasso", che si dichiara squadrista e
massacratore di partigiani. 19 gennaio 1971: alle ore 24 il compagno Daniele Gaviglio
insieme a giovane socialista viene aggredito
da una ventina di persone; tra questi viene riconosciuto un certo Vercellone, abitante in via Ugo Foscolo,
e la guardia della Chatillon, Malinverni, riconoscibile per la sua faccia butterata. Sopraggiunge la squadra
politica; gli aggrediti, portati in Questura, vengono "pregati" di non divulgare la notizia
dell'aggressione. 20 maggio 1971: il compagno Diego Fassione viene fermato da due
fascisti che, pistole alla mano, lo
invitano a ritirarsi dalla politica se ci tiene alla pelle. Questo avviene dopo che il 19 maggio sono stati
pestati lo stesso Fassione e il compagno Gaviglio e, nello stesso giorno, il giovane psiuppino G. F. Iacassi,
ricoverato in ospedale con un bicipite maciullato da un colpo di catena; in questa occasione si sono
nuovamente distinti i fratelli Malinverni - Maurizio e Giorgio - un certo Busnego, Coldesina e
Borrini. Tutto questo avviene con l'assoluto beneplacito della polizia e la completa passività
politica del PCI. Gli anarchici e gli altri giovani della sinistra extra-parlamentare decidono di
organizzarsi in squadre di
difesa per rompere il cerchio del terrorismo fascista e mantenere quello spazio politico che i mafiosi locali
vogliono eliminare a ogni costo. Come prima azione di "difesa" viene assalito il bar Cavour, noto covo
di picchiatori fascisti. Nella loro imbecillità il Questore e i Magistrati hanno forse creduto,
eliminando il
Gaviglio, da loro ritenuto il capo, di asportare per sempre dalla loro città lo spirito di rivolta.
Nella loro
macroscopica imbecillità non si rendono conto, per fortuna, che questo è il modo
migliore per attizzarlo.
A. V. P.
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