Rivista Anarchica Online
Se la Patria chiama
di P. D. M.
Torino: antimilitaristi a congresso
Si è svolto il 4 e 5 novembre a Torino il IV Congresso
antimilitarista, organizzato dal Partito Radicale
con la collaborazione di vari gruppi antimilitaristi italiani. La grande maggioranza dei partecipanti
aderiva a gruppi antimilitaristi nonviolenti provenienti da tutta
l'Italia (Torino, Padova, Perugia, Voghera, ecc.); hanno partecipato pure il Collettivo redazionale del
mensile antimilitarista "Se la Patria chiama..." e rappresentanti di Lotta Continua, della commissione
antimilitarista della FEDERAZIONE ANARCHICA ITALIANA e del COLLETTIVO
ANTIMILITARISTA ANARCHICO di Milano. Il primo giorno di dibattito verteva sul tema
"STATO, ESERCITO, GIUSTIZIA" e ha visto la
partecipazione di alcuni studiosi della "macchina militare" e della sua giustizia. I numerosi interventi,
se hanno da una parte dato un apporto positivo per quello che riguardava la
conoscenza dei meccanismi di funzionamento della macchina militare in tutti i suoi aspetti, hanno d'altra
parte sottolineato ancora una volta la necessità di un ulteriore approfondimento ed estensione
dell'analisi
sociologica dell'esercito e del militarismo, anche e specialmente nei rapporti intercorrenti tra l'istituzione
e il resto della società. Il secondo giorno si apriva con la discussione sulle esperienze di lotta
emerse in questi ultimi anni e sulle
prospettive concrete di intervento futuro, e per questo rappresentava senza dubbio la parte più
feconda
del Congresso. Dalle relazioni tenute sono emerse chiaramente due tendenze fondamentali: quella
espressa dai vari gruppi nonviolenti che sono sorti vedendo nel militarismo e nella guerra l'unica violenza
e contraddizione del sistema, strutturandosi sulla base di questa ristrettissima analisi come gruppi di
intervento limitato esclusivamente all'antimilitarismo; è quella che storicamente è stata
l'emanazione
diretta del movimento socialista nel suo filone antiautoritario anarchico e che intende l'antimilitarismo
non fine a se stesso ma come un momento specifico nella più generale lotta degli
sfruttati. All'interno della prima tendenza, attraverso un dibattito cominciato in questi ultimi tempi,
si sta
verificando una presa di coscienza delle altre forme di sfruttamento e di violenza esercitate dal sistema;
da ciò deriva un superamento del pacifismo fine a se stesso e una conseguente apertura alle lotte
sociali
della fabbrica, della scuola, del quartiere. L'intervento degli antimilitaristi anarchici si è
svolto in primo luogo con la presentazione di un
documento (vedi "L'antimilitarismo anarchico" A 16), che indicava le prospettive di lotta attuali, e
secondariamente sulla focalizzazione di due punti fondamentali, la cui mancata considerazione è
la fonte
dell'ambiguità e confusione ideologica, e perciò pratica, che ostacola la crescita
qualitativa e quantitativa
dell'antimilitarismo italiano. Il primo punto coincide con la discriminante essenziale rappresentata
dalla coscienza della necessità di
essere e sentirsi sempre parte integrante del movimento di emancipazione sociale degli sfruttati: non
è
concepibile, infatti, una antimilitarismo fine a se stesso, poiché ciò vorrebbe dire isolare
una porzione
della realtà, assolutizzarla e trasformarla così in un'astrazione. Il secondo si riferisce
al superamento del dogmatismo, che caratterizza certi gruppi antimilitaristi
nonviolenti, i quali a priori rifiutano o sottovalutano certe forme di lotta, come ad es. l'intervento in
caserma; questo atteggiamento naturalmente ha una funzione frenante per lo sviluppo del
movimento. Si è visto perciò che quei gruppi che hanno più o meno
compiutamente fatto una scelta di classe e
superato il dogmatismo sono gli stessi che finalmente sono approdati al ridimensionamento della o.d.c.
(concepita finora come unico metodo di lotta), ad una seria considerazione dell'efficacia delle lotte
gestite dai militari all'interno delle caserme, e infine alla necessità di collegamento fra la lotta
antimilitarista e le altre lotte sociali. In seguito a queste constatazioni è emersa la
possibilità di una seria e concreta collaborazione solo con
questi ultimi gruppi; quindi attualmente il nostro compito è quello di verificare nella teoria e
nella pratica
la fondatezza di tale possibilità.
P. D. M.
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