Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 32
ottobre 1974


Rivista Anarchica Online

L'autunno del recupero
di A. B.

Ieri, 25 settembre, il direttivo delle tre confederazioni ha delineato per sommi capi, il "pacchetto" delle rivendicazioni per le lotte sindacali autunnali. Dopo un mesetto di surplace, "giocato" a puntate esplorative sindacali e mezze repliche d'assaggio padronali e governative, i vertici sindacali hanno fatto la prima mossa. È ufficialmente aperta la partita autunnale tra padroni e sindacati con l'arbitraggio del governo.
La mossa d'apertura di CGIL-CISL-UIL indica già grosso modo lo svolgimento e la conclusione della partita. I vertici delle confederazioni non si muovono né casualmente, né isolatamente, né sopratutto senza avere attentamente esaminato la possibilità di ottenere molto di quello che chiedono, la possibilità cioè di pervenire ad una conclusione "vittoriosa" delle lotte.
Il "pacchetto" confederale è un insieme di richieste sostanzialmente difensive nella stessa formulazione, che parla di "recupero salariale", "difesa dell'occupazione", "controllo dei prezzi" ecc.. Una analisi delle cifre conferma il giudizio "letterario". La rivendicazione monetaria principale è quella relativa alla contingenza.
La contingenza - o scala mobile - venne istituita nel 1945, per attenuare gli effetti dell'inflazione sui salari, e, riformata nel 1957, dovrebbe avere tutt'oggi la stessa funzione. Il meccanismo è abbastanza semplice. Ogni aumento percentuale del costo della vita (secondo il "paniere" di spesa di una famiglia "tipo" degli anni 50) fa aumentare proporzionalmente i salari e gli stipendi di altrettanti "punti di contingenza". Un punto di contingenza varia a seconda delle categorie, da 400 a 950 lire circa mensili. Oggi giorno, il meccanismo della contingenza rivaluta automaticamente un salario medio in misura pari a circa un terzo della svalutazione.
I sindacati chiedono di aumentare in due tappe il punto di contingenza delle categorie più basse sino all'unificazione al livello più alto (impiegati di prima). Prima tappa (dicembre 1974): 710 lire; seconda tappa (data imprecisata): 948 lire. A occhio e croce, con il primo aumento un operaio medio (od un impiegato medio-inferiore) potrebbe in futuro essere coperto per una metà circa degli effetti inflazionistici e, con il secondo aumento, di due terzi circa.
Inoltre le centrali sindacali chiedono un aumento retroattivo della contingenza dal luglio 1973 ad oggi (inizialmente si era parlato di una retroattività a partire dal '69). Questo consentirebbe di "recuperare" mediamente dalle 15 alle 20 mila lire mensili. Poiché un operaio con 200.000 lire al mese di salario ha perso negli ultimi due anni a causa del caro-vita, al netto dell'aumento della scala mobile, un 25% della paga cioè 50.000 lire, il recupero di contingenza chiesto dalle confederazioni gli lascia scoperta una perdita secca di 30.000 lire, che è per l'appunto la cifra che i sindacati chiederanno di aumento salariale per quelle categorie il cui contratto sarà rinnovato quest'anno. Ecco come, nella migliore delle ipotesi e nell'improbabile caso di accettazione integrale delle richieste sindacali, la vittoria consentirebbe per le più fortunate categorie... nel ritrovarsi nelle condizioni di due anni fa..
Richieste difensive, quelle sindacali, eppure, per livello quantitativo ed impostazione "egualitaria", probabilmente al limite di quanto l'attuale sfasciume economico nazionale può permettersi. Non vogliamo difendere i sindacati, con questo, ma spiegare che, se si accetta l'ottica riformista, non si può chiedere più del "ragionevole" e ragionevole in questo contesto è ciò che ai lavoratori il sistema capitalistico-burocratico italiano può concedere senza pregiudicare la soluzione della crisi.
La crisi attuale, in poche parole, è determinata dal fatto che, per una serie di ragioni (alcune di carattere internazionale, altre di carattere nazionale), gli "italiani" consumano più di quanto producono, alcune migliaia di miliardi di lire in più. Per tamponare la situazione, in attesa di effettuare quelle riforme di struttura che dovrebbero rimuovere le cause nazionali della crisi, per "raffreddare" l'inflazione prima che arroventi il sistema economico in misura irreversibile, la soluzione più semplice è ridurre i consumi. La stessa inflazione, del resto, è una risposta automatica del sistema che, riducendo il potere d'acquisto del denaro tende a riproporzionare ricchezza consumata e ricchezza prodotta.
Quando si parla di ridurre i consumi si parla inevitabilmente di sacrificare i consumi popolari. Checché ne dica la demagogia politica, non è pensabile una austerità capitalistico-burocratica che non sia soprattutto - se non soltanto - uno stringere la cinghia degli sfruttati. A meno di un improbabile crollo del sistema, dunque, il prezzo del superamento di questa crisi non sarà il sacrificio imposto al lusso di capitalisti, tecnocrati, professionisti, burocrati, ecc., ma il sacrificio imposto agli operai, ai pensionati, ai contadini, agli impiegati, ecc.. Non ci si può fare illusioni in merito. Ed i vertici sindacali, che certe illusioni rivoluzionarie non si fanno, si pongono come obiettivo (ragionevole dal loro punto di vista) non di "far pagare la crisi ai padroni", ma di ridurre il prezzo pagato dai proletari.
A giudicare dalle ultime cronache sindacali e dal "pacchetto" di richieste, le confederazioni hanno intenzione di svolgere con una certa decisione e durezza la loro funzione istituzionale di tutela dei lavoratori dipendenti, per non rischiare di perdere il controllo delle lotte, cioè l'altra loro funzione istituzionale. Non deve esser un compito facile, di questi tempi, quello dei vertici confederali, che devono apparire - ed essere - "ragionevoli" con padroni e governo ed apparire contemporaneamente energici e combattivi portavoce dei lavoratori. Non deve esser un compito facile conciliare una destra sindacale democristiana e social-democratica che minaccia-ricatta continuamente la scissione (ma ricatto sarà poi esercitato dalla destra sulla sinistra sindacale o da destra e sinistra sul movimento operaio?) ed una base operaia che ripresenta fermenti ribelli, esprime autonomia ed impazienza "incontrollabili", quasi come all'inizio del mitico autunno caldo.
Tutta labilità dei dirigenti sindacali è messa alla prova dalle contraddizioni suscitate, anche all'interno delle organizzazioni, dalla combattività operaia, nello sforzo delle confederazioni di assorbire le spinte di base più radicali, nel timore di essere scavalcati, nella necessità d'evitare che si generalizzino (e quindi sfuggano al controllo) forme di azione diretta come lo sciopero degli affitti e l'occupazione delle case, l'autoriduzione delle tariffe e l'occupazione autogestionaria delle fabbriche.
Tutto questo perché la partita (dura ma "leale") d'autunno deve essere giocata da sindacalisti e padroni (e governo-arbitro-venduto) e gli sfruttati devono limitarsi ad assistere, tifando per i sindacati ma senza pretendere di giocare in prima persona, senza scavalcare la rete delle istituzioni e invadere il campo...

A. B.