Crisi governativa - Moro, lira e sindacati
di L. L.
I socialisti dopo lunghi tentennamenti hanno aperto la crisi governativa. La mancata risposta alle loro
proposte sia politiche che economiche non lasciava molte scelte e il PSI si è trovato, controvoglia, in una
situazione estremamente precaria: o continuare ad avallare una gestione che minacciava di alienargli
molte delle simpatie riconquistate il 15 giugno (favorendo ancora una volta il PCI) o chiedere un nuovo
impegno alla DC che prevedesse l'inserimento a livello governativo dei comunisti, per responsabilizzarli
nella gestione dei provvedimenti economici di questo difficile momento.
Per i socialisti si tratta, quindi, di riequilibrare la portata del "compromesso storico" e di indirizzarlo
verso un rapporto privilegiato DC-PSI, che con l'appoggio del PCI, risolva almeno in parte le difficoltà
congiunturali. Per attuare questo progetto i socialisti auspicano un governo sul modello della regione
Lombardia. La soluzione prospettata dal PSI è l'unica in grado di dare un governo stabile che riscuota
un ampio (purtroppo) consenso sia nei settori più avanzati degli imprenditori sia nelle masse lavoratrici.
Siamo stati facili profeti quando sul n.41 (cfr. "Cogestione all'italiana") avevamo individuato in "un
governo sul modello della regione lombarda" l'unica soluzione stabile alla ormai cronica crisi del centro-sinistra.
La soluzione della crisi governativa (tuttora in corso mentre scriviamo) se non si risolverà con il ricorso
alle elezioni anticipate è anche possibile che non sfoci nella formula richiesta dei socialisti, questo perché
è indubbio che nel breve periodo riescono ad avere buon gioco molti fattori contingenti.
La svalutazione della lira, da mesi strisciante, ma resa di drammatica attualità solo durante la crisi
governativa è un chiaro segno della volontà della Democrazia Cristiana di buttare sul piatto della bilancia
tutte le risorse rimastele pur di sfuggire all'abbraccio, per lei mortale, con il PCI. Con l'aiuto degli U.S.A.
i governanti democristiani hanno montato un'enorme speculazione sulla lira per ridurre a più miti consigli
i socialisti. È ormai accertato che i principali agenti di questa crisi monetaria sono state soprattutto le
banche statunitensi, teleguidate in questa operazione dalla Casa Bianca, desiderosa anch'essa di ritardare
quanto più possibile l'ingresso del PCI al governo.
Lo scopo politico di questa operazione dovrebbe essere quello di far apparire agli occhi dell'opinione
pubblica i socialisti responsabili diretti della svalutazione e dell'acuirsi della crisi economica per aver
privato di una guida il paese in un momento così delicato. La manovra è riuscita solo in parte.
Ciononostante qualche effetto è stato conseguito tant'è che i socialisti hanno abbandonato la loro
posizione rigida dei primi giorni della crisi governativa e oggi dichiarano una maggiore disponibilità
verso un "nuovo" governo guidato da Aldo Moro e hanno promesso la loro astensione (non in voto
contrario) in cambio di lievi ritocchi al programma governativo.
In questo labirinto politico i sindacati stanno giocando le loro carte per non pregiudicare la loro
egemonia sulla "base operaia" e per non inferire colpi troppo gravi al sistema che potrebbero
pregiudicarne la continuità. Così di fronte al massiccio attacco attuato dalla classe padronale
all'occupazione e ai livelli reali di salario (già gravemente intaccati sia dagli aumenti dei prezzi nei mesi
scorsi sia dalla recente svalutazione) essi puntano su "lotte esemplari" che con il loro clamore coprano
i vergognosi cedimenti ai quali sono costretti dalla loro linea "ragionevole e responsabile".
È il caso dell'Innocenti. Un cedimento a Milano e in una fabbrica di oltre 4.500 dipendenti avrebbe
assunto un significato politico troppo negativo.
In questa prospettiva l'Innocenti è divenuta il caso esemplare dei sindacati; la loro linea dura è così
servita a far capire alla classe imprenditoriale - italiana e straniera - che essi non sono disposti a subire
sconfitte clamorose e che in caso di necessità sono in grado di mobilitare le masse operaie per non
permettere ristrutturazioni e soluzioni che non siano preventivamente stabilite di comune accordo.
Inoltre questa "lotte esemplare" serve ai sindacati per potersi presentare di fronte alle masse operaie
come i loro più validi difensori nel momento in cui l'attacco è grave, come l'unica forza in grado di
trovare soluzioni valide e capaci di condizionare il governo e le forze padronali. In questo modo la lotta
all'Innocenti rafforza in modo spettacolare l'egemonia dei vertici sindacali sulla classe operaia e nel
contempo permette agli stessi di far passare in secondo piano i licenziamenti e le chiusure delle aziende
minori. Un uso strumentale, quindi, che sta dando i suoi frutti. Duri se il caso lo richiede, ma ragionevoli
nella contrattazione complessiva i sindacati si preparano a far accettare nuovi sacrifici agli sfruttati per
salvare la barca dei padroni e per conquistare un loro posto alla barra del timone.
E così il gioco politico continua, sviluppandosi in un intreccio sempre più inestricabile cadenzato dai
bizantinismi di una classe dirigente che non è nemmeno in grado di dirigere. Ma l'elemento ancor più
grave è rappresentato dal fatto che il "nuovo modello di sviluppo" che verrà attuato con la prevedibile
svolta a sinistra dell'asse politico, si realizzerà a spese dei lavoratori che un'altra volta saranno chiamati
(e purtroppo la maggioranza di essi risponderà all'appello) a sostenere il costo della ristrutturazione.
L. L.
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