Rivista Anarchica Online
senza titolo 2
Cari compagni,
l'articolo apparso sull'ultimo numero "Una siringa per il potere" mi ha sorpreso, non mi aspettavo da
voi una presa di posizione così moralistica e sostanzialmente falsa. Io mi drogo, ma questo non mi
impedisce di essere un rivoluzionario e di svolgere una militanza attiva. Anzi proprio dalla liberazione
procuratami dalla droga ho cominciato a desiderare la liberazione totale che può venire solo dalla
rivoluzione sociale.
Saluti anarchici
F. C. (Milano)
Non c'è motivo di dubitare di quanto afferma il lettore, che la sua volontà di lotta non viene
compromessa dal consumo di stupefacenti. Egli converrà, però, che la qualità del suo apporto alla causa
rivoluzionaria è condizionata dalla droga, dal momento che ben scarso valore può avere la sua azione
tutte le volte che è sotto l'influsso di una fumata o di un'iniezione. E quanto maggiore sarà la frequenza
con cui si troverà in tali condizioni, tanto minore sarà la sua disponibilità per quel complesso di impegni
ed attività che vanno sotto il nome di lavoro politico. È chiaro che, qui, per lavoro politico s'intende
qualcosa di consapevole e meditato, un apporto intelligente alla lotta per l'emancipazione, non la risposta
passiva a direttive impartite dall'alto, non la pura e semplice disponibilità a lasciarsi manovrare. In altri
termini, perché le insoddisfazioni ed i conflitti che ci colpiscono generino non solo volontà di lotta, ma
capacità di lotta, di lotta libertaria, è necessario avere a cuore, prima di ogni altra cosa, la propria
lucidità. Io credo che questa considerazione dovrebbe far meditare chi, oltre a dover accettare per forza
i condizionamenti che la società gli impone, si mette "liberamente" in condizione di non essere padrone
di sé in un certo numero di occasioni della propria esistenza.
Caro lettore, perché ti droghi? Non certo perché ti piace il gusto del fumo di hashish su per le canne del
naso, o il piacere del liquido che entra in vena. Ti droghi perché cerchi quell'alterazione della sensibilità
che la droga, appunto, provoca. Cioè una fuga, periodica, dalla realtà. Se hai bisogno di questa fuga, se
serve al tuo equilibrio e alla tua sopravvivenza, non importa che, quando sei lucido, tu partecipi alle
manifestazioni o prenda la parola nelle assemblee. È come se tu fossi in libertà vigilata. Cosa succederà
se un giorno le tue "necessità di fuga" aumentassero di frequenza, se dovessi scegliere tra la droga e
l'attività politica? Io spero che tu sceglierai l'attività. Ma allora, perché non farlo fin d'ora?
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