Rivista Anarchica Online
La rivoluzione sessuale
a cura del Centro Redazionale della provincia di Napoli
Dalla morale alla autoregolazione La morale coercitiva sviluppa tendenze antisociali, ma è funzionale al mantenimento della
struttura gregaristico-autoritaria abilmente sfruttata dalle classi al potere per mantenere i loro
privilegi con il consenso degli sfruttati - La nuova morale e l'autoregolamentazione negli scritti
di Reich e Fromm
La scienza ha provato che la repressione della vita sessuale infantile e puberale è il meccanismo per
mezzo del quale si producono le strutture caratteriali capaci di tollerare la servitù politica, ideologica
ed economica.
Così ci si spiega perché le reazioni della gente sono anormali e contrastano con i suoi stessi interessi. Ad
un esame della psicologia delle masse, queste reazioni farebbero ritenere che lo stesso popolo è malato
allorché, per esempio: si muore di fame mentre c'è sovrapproduzione senza che scoppi una rivoluzione,
si vive in baracche quando c'è spazio e materiale per costruire, si crede che ci sia una potenza divina,
con una lunga barba bianca, a governare tutto e che si sia alla mercé di questa potenza per il bene e per
il male; si assassinano con entusiasmo degli innocenti convinti di avere il dovere di conquistare un paese
sconosciuto.
Essere in cenci e sentirsi, nello stesso tempo, i rappresentanti della grandezza della nazione; dimenticare
le promesse fatte da un politicante prima di diventare capo di una nazione; delegare ad alcuni individui,
come uomini di stato, capi di partito, un potere quasi assoluto sulla propria vita e sul proprio destino;
considerare naturale picchiare i bambini nell'interesse della civiltà; negare agli adolescenti, che sono nella
primavera della vita, la felicità dell'accoppiamento sessuale. Sono solo alcune manifestazioni di queste
reazioni anormali dovute principalmente ad una energia sessuale mal diretta e insoddisfatta. Infatti è
l'energia sessuale a governare la struttura dei sentimenti e del pensiero umani.
La sessualità è l'energia vitale per sé, reprimerla significa turbare le funzioni fondamentali della vita, la
più importante espressione sociale di questo fatto è l'azione irrazionale, il misticismo, la bellicosità, ecc.
Ma qual è la ragione della repressione della vita amorosa dell'individuo?
La società forma, modifica e reprime i bisogni umani; in questo processo si forma la struttura
caratteriale. Tale struttura non è innata, ma si sviluppa in ogni individuo nella lotta tra bisogno e società.
Non esiste una struttura congenita degli impulsi; la si acquista nei primissimi anni di vita. Di congenito
c'è soltanto una maggiore o minore quantità di energia biologica. La repressione sessuale crea la
struttura del servo che obbedisce e si ribella nello stesso tempo: in una società autoritaria, il modo di
pensare della maggioranza corrisponde agli interessi di coloro che hanno il governo economico e
politico, perché sono proprio loro che, attraverso gli strumenti che hanno a disposizione, formano
l'ideologia sociale facendo credere che quello che essi dicono è condiviso dalla generalità degli individui
e corrisponde alla naturalità, mentre tutti coloro che pensano diversamente sarebbero anormali. E
logicamente i privilegiati cercheranno di far credere che è naturale che ci sia gente che possiede dei
privilegi, che decida per tutti gli altri e così via.
In una società libera, invece, dove non esistono interessi di potere di una minoranza, l'ideologia sociale
sarebbe formata da tutti i membri della società e corrisponderebbe ai loro interessi vitali.
L'ordinamento economico degli ultimi duecento anni ha trasformato notevolmente la struttura umana.
Eppure, questa trasformazione è insignificante se la confrontiamo con il vasto depauperamento umano
provocato da migliaia di anni di repressione della vita naturale, e particolarmente della sessualità
naturale. È solo la repressione di migliaia d'anni che ha creato il terreno di una psicologia di massa
paurosa dell'autorità e sottomessa ad essa, incredibilmente umile da un lato e brutalmente sadica
dall'altro, e grazie alla quale l'ordinamento capitalista è riuscito ad esistere negli ultimi duecento anni.
Non si tratta più dunque del problema di un'industria che esiste da duecento anni, ma di una struttura
umana esistente da seimila anni. Per quanto rivoluzionaria sia stata la scoperta delle leggi dell'economia,
non basta da sola a risolvere il problema della sottomissione dell'uomo all'autorità. È vero ci sono
piccoli gruppi di individui e frazioni di classi oppresse che combattono dovunque per avere 'pane e
libertà', ma la schiacciante maggioranza si tiene in disparte e prega, o crede di battersi per la libertà
stando dalla parte dei propri oppressori.
Le turbe fondamentali degli individui di una massa sono tutte le stesse: una generale inibizione sessuale;
il carattere coercitivo delle prescrizioni morali; l'incapacità di considerare compatibili la soddisfazione
sessuale e le realizzazioni del lavoro; la particolare convinzione che la sessualità dei bambini e degli
adolescenti sia un'aberrazione patologica; il non riuscire a concepire altra forma di sessualità che non
sia una monogamia destinata a durare tutta la vita; la mancanza di fiducia nelle proprie forze e nel
proprio giudizio, e quindi l'acuto bisogno di una figura di padre onnisciente che faccia da guida, ecc.
L'individuo quindi è oppresso da un conflitto tra istinto e principi morali; in condizioni di repressione
sessuale nevrotica, il conflitto diventa insolubile. Le prescrizioni morali che l'individuo - sotto una
costante pressione sociale - continua ad imporsi mantengono e alimentano la condanna dei suoi bisogni
sessuali. Le turbe della potenza genitale si fanno sempre più gravi, sempre più grande la discrepanza fra
bisogno di soddisfazione e capacità di soddisfazione. Questo a sua volta accentua la pressione morale
necessaria per tenere sotto controllo le energie condannate; e poiché il conflitto è essenzialmente
inconscio l'individuo non può essere in grado di risolverlo da solo.
Nel conflitto tra istinto e principi morali, tra ego e mondo esterno, l'organismo è costretto a corazzarsi
tanto contro l'istinto quanto contro il mondo circostante; è una rigida corazza che si risolve
inevitabilmente in una limitazione delle facoltà vitali e di cui soffre la maggioranza degli uomini; è in
questa corazza che risiede la chiave della solitudine di tanti uomini in seno alla collettività.
L'individuo sano non ha una morale coercitiva, in quanto non ha impulsi che richiedono una inibizione
morale. È facile controllare quel tanto che resta di impulsi antisociali, purché siano soddisfatti i bisogni
genitali fondamentali. Lo dimostra lampantemente il comportamento di un individuo che abbia raggiunto
la potenza orgastica: i rapporti son le prostitute diventano impossibili, scompaiono le fantasie sadiche,
diventa inconcepibile esigere l'amore come un diritto o imporre l'atto sessuale al partner o sedurre i
bambini. Scompaiono le perversioni esibizionistiche, e con esse l'angoscia sociale e il senso di colpa.
Perde ogni interesse la fissazione incestuosa su genitori e fratelli e così si rende disponibile l'energia
assorbita prima da tali fissazioni.
La reazione politica insiste sulla necessità della regolazione morale; in quanto, si dice, "se si eliminasse
la morale", gli "istinti animali" avrebbero la meglio e così si "creerebbe il caos". È chiaro che la formula
del caos che minaccerebbe la società esprime solo la paura degli istinti umani. E invece proprio perché
la regolazione morale reprime e impedisce il soddisfacimento dei bisogni biologici naturali, la repressione
si risolve in impulsi secondari, patologicamente antisociali, i quali, a loro volta devono essere
necessariamente inibiti. Dunque, la morale non deve la sua esistenza alla necessità di inibire le tendenze
antisociali: essa si sviluppa, in una società primitiva, quando una classe provvista di superiorità
economica conquista il potere; per ragioni economiche quella classe è interessata a reprimere i bisogni
naturali, anche se, per sé stessi, non turbano in alcun modo la socialità. La regolazione morale coattiva
ha ragion d'essere nel momento in cui ciò che essa stessa produce comincia realmente a mettere in
pericolo la vita sociale, Per esempio, la repressione del naturale soddisfacimento della fame porta al
furto: e questo a sua volta rende necessaria la condanna morale del furto.
Perciò per stabilire se la morale è necessaria o se la si possa abolire, se un tipo di morale può essere
sostituito da un altro, e se, infine, la regolazione morale non possa essere sostituita
dall'autoregolamentazione, si devono prima distinguere gli impulsi biologici naturali dagli impulsi
secondari nati proprio dall'esistenza di una morale coercitiva.
La futura evoluzione sociale non abolirà di punto in bianco la regolazione morale, cercherà di
trasformare la struttura umana in modo da mettere gli individui in grado di vivere e di lavorare nella
società senza altra autorità e pressione morale che la loro indipendenza e una disciplina veramente
spontanea, che non può essere imposta dall'esterno. La regolazione morale sarà applicata soltanto agli
impulsi antisociali. Certe misure, quali la punizione dei seduttori di minorenni, non vanno abolite finché
la struttura della maggioranza degli adulti non sarà in grado di contenere l'impulso a una tale seduzione.
In questo senso, dopo la rivoluzione esisteranno apparentemente condizioni identiche a quelle vigenti
nella società autoritaria. La differenza - e questo è l'importante - sarebbe che la società libera non
frapporrebbe alcun ostacolo al soddisfacimento dei bisogni naturali. Non solo, per esempio, non
sarebbero proibite relazioni amorose tra adolescenti, ma le si proteggerebbe e aiuterebbe; né, per
esempio si proibirebbe la masturbazione infantile. Insomma nel periodo di transizione dalla società
autoritaria alla società libera, la norma dovrebbe essere: regolazione morale per gli impulsi secondari
antisociali e autoregolamentazione sessuo-economica per i bisogni biologici naturali. Lo scopo è quello
di eliminare a poco a poco gli impulsi secondari e con essi la costrizione morale e di sostituirli
completamente con l'autoregolazione sessuo-economica.
La sessuo-economia mira non meno della regolazione morale ad un comportamento morale. Solo che
per la sessuo-economia moralità ha un significato alquanto diverso: essa non è qualcosa di
diametralmente opposto alla natura, ma è completa armonia tra la natura e la civiltà. La sessuo-economia
combatte la regolazione morale coattiva, perché essa è la causa di quello che la sessuo-economia intende
combattere: gli impulsi antisociali. La sessuo-economia non combatte una moralità che sia affermazione
della vita.
Moralità sessuo-economica
In tutto il mondo gli uomini combattono per una nuova regolazione della vita sociale. È una lotta nella
quale essi non solo sono inceppati dalle più difficili condizioni economiche e sociali, ma sono anche
inibiti, confusi e danneggiati dalla loro stessa struttura biopsichica che è fondamentalmente la medesima
di coloro contro i quali essi combattono. L'obiettivo di una rivoluzione culturale è far sì che gli uomini
acquistino una struttura caratteriale che li faccia capaci di autoregolazione. Coloro che oggi combattono
per raggiungere questa meta vivono spesso secondo principi adeguati alla meta; ma sono, appunto,
soltanto principi. Ci dev'essere ben chiaro il fatto che oggi non c'è nessuno che abbia una struttura
solidamente e pienamente affermatrice del sesso, perché tutti noi siamo passati attraverso un sistema
educativo autoritario, religioso, sessuo-negativo. Ciò nonostante, nel regolare la nostra vita, noi
acquistiamo un atteggiamento che si può chiamare sessuo-economico. Alcuni riescono meglio in questa
trasformazione strutturale, altri meno bene. Bastano pochi esempi per dire che cosa sia "moralità sessuo-economica" e in che senso essa anticipi la "moralità del futuro".
Quindici o vent'anni fa, per una ragazza non sposata era una vergogna non essere vergine. Oggi le
ragazze di tutti gli ambienti e gli strati sociali - dove più dove meno - cominciano ad entrare nell'ordine
di idee che c'è da vergognarsi di essere ancora vergini a diciotto o a venti anni.
Non molto tempo fa era considerato un crimine morale, tale da richiedere una drastica punizione, il fatto
che una coppia di fidanzati intrecciasse rapporti sessuali prima del matrimonio. Oggi con assoluta
spontaneità e nonostante l'influenza della Chiesa e della mentalità puritana, comincia a diffondersi
l'opinione che è antigenica, imprudente e magari pericolosa l'unione di due persone che non siano ben
convinte di essere fatte l'una per l'altra per quella che dovrà essere la loro vita in comune, e cioè per la
loro vita sessuale. Il rapporto sessuale extramaritale era considerato colpa fino a pochi anni fa, e dalla
legge addirittura 'turpitudine morale'; oggi (1976) è diventato naturale e di vitale necessità, per esempio,
fra i giovani operai delle classi medie in Germania. Fra qualche anno sembrerà ridicola quella che oggi
è un'opinione quasi generale: e cioè che debba essere l'uomo a sedurre la donna, mentre una donna non
deve sedurre un uomo.
Ma si è ancora lontani dal considerare normale non imporre il rapporto sessuale e un partner non
disposto. Il concetto di "dovere coniugale" è sostenuto dal diritto e ha applicazione legale. Eppure
secondo l'igiene sessuale, l'uomo, nonostante l'opinione della società e della legge, non deve avere
rapporti con la sua compagna se essa non vuole, e ancor più se essa non è pronta genitalmente. Tuttavia
si considera ancora 'naturale' che la donna subisca l'atto sessuale senza alcuna partecipazione intime.
Fa parte della morale naturale evitare il rapporto sessuale se non si è ambedue pronti: questo elimina
l'idea maschile di violenza e l'atteggiamento della donna che si aspetta di essere sedotta o di subire una
'dolce violenza'.
È ancora diffusa la mentalità secondo la quale occorre vegliare gelosamente sulla fedeltà del proprio
partner; la cronaca e le statistiche dei suicidi e degli omicidi, soprattutto di donne, dimostrano
eloquentemente come sia marcia sotto questo aspetto la nostra società. Ciò nonostante si fa lentamente
strada il convincimento che non si ha il diritto di proibire al proprio partner un'altra temporanea o
durevole relazione sessuale; si ha soltanto il diritto di ritirarsi o di 'riconquistarselo'.
La regolazione sessuo-economica consiste essenzialmente nell'evitare qualsiasi norma o precetto assoluti
e nel riconoscere nella volontà e nel piacere di vivere le norme regolatrici della vita sociale. E il fatto che
oggi, per il disordine che regna nella struttura umana, questo riconoscimento si riduce al minimo non
depone contro il principio di autoregolazione; al contrario, depone contro la regolazione morale che ha
creato questa struttura patologica.
C'è chi sostiene che una vita basata sui principi della sessuo-economia distruggerà la famiglia.
Farneticano di un 'caos sessuale' che risulterebbe da una vita erotica sana, e le masse si impressionano
perché a parlare così sono professori e autori di libri diffusissimi. Ma bisogna parlare con cognizione di
causa: prima di tutto si tratta di eliminare l'asservimento economico delle donne e dei bambini. E il loro
asservimento autoritario. Solo allora il marito amerà la moglie, la moglie il marito, i genitori i figli e
viceversa. Per loro non ci sarà più ragione di odiarsi. Ciò che vogliamo distruggere non è la famiglia, ma
l'odio che la famiglia crea, la coercizione, anche se essa assume l'apparenza dell'amore. Se l'amore
familiare è quel grande bene che si vuole che sia, esso ne deve dar la prova. Un cane incatenato non può
fuggire ma non per questo lo si può chiamare un compagno fedele. Nessuna persona sensibile definirà
amore la coabitazione di un uomo e una donna legati mani e piedi. Nessun uomo provvisto di un po' di
dignità andrà orgoglioso dell'amore tributatogli da una donna solo perché egli la mantiene o la domina,
né accetterà un amore che non gli sia dato liberamente. La morale coercitiva, esemplificata nel dovere
coniugale e nell'autorità familiare, è la morale dei vigliacchi e di coloro che sono incapaci di ottenere con
l'amore ciò che essi cercano invano di ottenere con l'aiuto della polizia e della legislazione morale.
Costoro vorrebbero far indossare a tutta l'umanità la loro stessa camicia di forza perché sono incapaci
di sopportare la sessualità naturale altrui. Molestano gli altri, pieni d'invidia perché vorrebbero anch'essi
vivere così e non possono. Lungi da noi l'intenzione di costringere a liberarsi della vita familiare chi
quella vita desidera; e però non intendiamo neanche permettere ad alcuno di costringere alla vita
familiare coloro che non vogliono. Chi può vivere tutta la vita nella monogamia lo faccia pure; ma chi
non vi riesce, chi potrebbe esserne rovinato, deve avere l'opportunità di regolare differentemente la
propria esistenza. Se si vuole instaurare una "nuova vita" bisogna rendersi conto delle contraddizioni
inerenti all'antica.
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