Rivista Anarchica Online
Gli abiti nuovi dell'imperatore Breznev
di Emilio Cipriano
La nuova costituzione sovietica. La trasformazione socio-economica intervenuta in Unione Sovietica ha portato alla formulazione
di un nuovo corpo giuridico che istituzionalizza la cristallizzazione della classe dirigente e ne
determina i privilegi. La diseguaglianza sociale nata dalla rivoluzione d'ottobre. La nomenklatura
e la rigida selezione burocratica della classe dirigente.
In ottobre, sessantesimo anniversario della rivoluzione bolscevica, la nuova costituzione brezneviana
sostituirà quella promulgata da Stalin nel 1936.
Perché una nuova costituzione? Breznev, nel suo rapporto alla sessione plenaria del Comitato Centrale
del Partito Comunista, presentando il progetto di costituzione ha spiegato che "nel corso di quarant'anni
nel nostro Paese e in tutta la nostra società si sono verificati profondi mutamenti" determinati dal fatto
che "oggi nell'Unione Sovietica è stata costruita una società socialista avanzata e matura... è cambiata
in modo irriconoscibile l'economia del Paese... è diventata diversa la configurazione sociale della
società". Di conseguenza si è modificato lo stato sovietico che "nato come dittatura del proletariato,
si è trasformato in uno Stato di tutto il popolo". Quindi è sorta l'esigenza, secondo la dirigenza sovietica,
di una nuova codificazione che fissi "non soltanto i principi generali dell'ordinamento socialista" ma
anche "i principi della direzione dell'economia nazionale, il ruolo dello Stato nella vita intellettuale
della società, l'ulteriore sviluppo della democrazia socialista".
Un documento molto importante, dunque, e rivelatore delle condizioni socio-economiche e della natura
sociale dell'Unione Sovietica. Analizziamone i caratteri salienti.
La nuova costituzione
La costituzione brezneviana si compone di 173 articoli, suddivisi in XXI capitoli, il tutto preceduto da
una lunga dichiarazione di principi a carattere propagandistico.
"Il sistema politico" viene tracciato nel I capitolo. In esso, dopo le solite enunciazioni retoriche "tutto
il potere nell'U.R.S.S. appartiene al popolo" (art.2) si riafferma il principio del centralismo democratico
corretto però da un decentramento di responsabilità: "Il centralismo democratico abbina la direzione
unica con l'iniziativa e l'attività creativa locale, con la responsabilità di ciascun organo statale e
funzionario per l'incarico coperto" (art.3). A differenza della costituzione del 1936 viene data una più
dettagliata definizione del ruolo e dei compiti del partito comunista (l'intero art.6 è dedicato a questo
scopo): "Il Partito Comunista dell'Unione Sovietica è la forza direttiva e orientativa della società
sovietica, il nucleo del sistema politico di tutte le organizzazioni statali e sociali. Il PCUS esiste per
il popolo ed è al servizio del popolo. Il partito comunista forte della dottrina marxista-leninista
stabilisce la prospettiva generale di sviluppo della società, la linea della politica interna ed estera
dell'U.R.S.S., dirige la grande attività edificatrice del popolo sovietico, conferisce un carattere
pianificato e scientificamente motivato alla sua lotta per la vittoria del comunismo.".
Il rigido centralismo sovietico appare pertanto contemperato da un decentramento funzionale che si
esplica con maggiore evidenza nel capitolo II "Il sistema economico". Va subito rilevato che accanto
alla proprietà statale dei mezzi di produzione vengono istituite nuove forme di proprietà: dei colcos, delle
cooperative, dei sindacati e delle altre organizzazioni sociali (art.9); viene inoltre fissato il parametro per
la determinazione del grado occupato nella gerarchia sociale: "Il lavoro socialmente utile ed i suoi
risultati determinano la posizione dell'uomo nella società. Lo Stato, combinando gli stimoli materiali
e morali, contribuisce alla trasformazione del lavoro nella prima esigenza vitale di ogni sovietico"
(art.13).
Ma è negli articoli successivi che troviamo rappresentata giuridicamente la nuova realtà economica
sovietica: "La direzione dell'economia si fonda sui piani statali di sviluppo economico e di edificazione
socio-culturale, tenendo conto del principio settoriale e di quello territoriale, e combinando la
direzione centralizzata con l'autonomia economica e con l'iniziativa delle aziende, dei consorzi e delle
altre organizzazioni. A tal fine si fa ottimo uso del calcolo economico, degli utili e dei costi di
produzione" (art.15). L'articolo successivo garantisce non solo l'intervento della tecnocrazia aziendale
nella formulazione dei piani economici ma anche un'autonomia delle singole imprese nelle decisioni
aziendali: "I collettivi dei lavoratori e le organizzazioni sociali partecipano alla gestione delle aziende
e dei consorzi ed alla soluzione dei problemi dell'organizzazione del lavoro e delle condizioni di vita,
dell'impiego dei fondi destinati allo sviluppo della produzione e di quello dei fondi per le necessità
socio-culturali e per gli incentivi materiali".
Accanto a queste riforme tecnocratiche, su cui ritorneremo più avanti, assistiamo ad un parziale revival
della N.E.P.; nell'art.17, infatti, si permette "... in conformità con la legge, l'attività lavorativa
individuale nella sfera dell'artigianato, dell'agricoltura e dei servizi alla popolazione, nonché altri tipi
di attività lavorativa fondati esclusivamente sul lavoro personale dei cittadini e dei loro familiari".
Per quanto concerne le condizioni sociali dei lavoratori la costituzione sancisce l'impegno dello stato alla
"cancellazione delle differenze sostanziali fra la città e la campagna e fra il lavoro fisico e
intellettuale" (art.19) nonché alla "riduzione e successivamente alla completa eliminazione del lavoro
manuale pesante" (art.21) e che "lo stato segue senza deflettere una linea di elevamento dei livelli di
retribuzione del lavoro e dei redditi reali dei lavoratori in conformità con l'incremento della
produttività del lavoro" (art.23), riconoscendo pertanto che allo stato attuale i cittadini sovietici non
hanno ancora raggiunto l'uguaglianza tant'è che l'art.34 afferma: "I cittadini sovietici sono uguali davanti
alla legge indipendentemente dall'origine, dalla condizione sociale e patrimoniale, dalla nazionalità
e dalla razza, dal sesso, dal grado di istruzione, dalla lingua, dall'atteggiamento verso la religione,
dal genere e dal carattere delle occupazioni, dalla residenza e da altre circostanze". Crediamo che
questo articolo non necessiti certo di commenti.
Dopo questa sommaria panoramica degli articoli più significativi della nuova costituzione vediamo di
incentrare la nostra attenzione sulla struttura di classe e sui rapporti di produzione nell'U.R.S.S. perché
è da questi elementi che trarremo la chiave interpretativa della costituzione.
Potere e rapporti di produzione in U.R.S.S.
Che in Unione Sovietica non sia stato realizzato il socialismo è un dato ormai acquisito da molti; persino
pensatori marxisti (quelli ovviamente non belluinamente filosovietici) ammettono che "L'Unione
Sovietica è una società di classe e di sfruttamento" (1) anche se la maggior parte di questi propende a
riconoscere nell'attuale assetto socio-economico dell'U.R.S.S. una restaurazione capitalistica, facendo
discendere meccanicamente questa affermazione dalla constatazione dell'esistenza dello sfruttamento.
Esemplare, a questo proposito, è la frase da perfetto manuale marxista di Bernard Chavance: "... da un
punto di vista marxista, il riconoscere correttamente l'esistenza dello sfruttamento nella società
sovietica di oggi implica l'ammissione del carattere capitalistico di questa società..." (2). È evidente
che la metafisica marxista è incapace per la sua logica interna e per il dogmatismo dei suoi sostenitori
di pervenire ad una formulazione sufficientemente obiettiva e reale della natura della società sovietica.
Un modo concreto per rapportarsi alla struttura di classe dell'U.R.S.S. è l'utilizzo di un metodo analitico-deduttivo che vada ad individuare le cause costanti della disuguaglianza: l'autorità e lo sfruttamento.
Facendo ricorso all'esperienza storica e all'osservazione della realtà attuale notiamo che esse possono
essere individuate in due strutture principali: lo stato e l'organizzazione gerarchica del lavoro. Ora è
indubbio che lo Stato, in Unione Sovietica, anche se definito "di tutto il popolo" continua ad esistere anzi
a perpetuarsi in un processo di elefantiasi che non lascia prevedere alcuna "estinzione". La sua struttura
ci permette di identificare una fra le forme statali più perfezionate. Uno stato che interviene in tutti i
settori non solo economici ma anche sociali: lo stato totalitario, appunto, che opera la riunificazione in
un unico soggetto del dirigente politico con il dirigente economico, eliminando così il dualismo del
capitalismo (classe politica-classe capitalistica) in vista di un più stretto controllo sia dei mezzi di
produzione sia dei lavoratori che perdono la loro caratteristica di proletariato per divenire "servi di stato"
(3).
Lo stato è la struttura da analizzare per comprendere l'assetto sociale dell'U.R.S.S.. Il suo sviluppo, il
suo gigantismo rispondono infatti a leggi precise determinate proprio dalla concezione accentratrice di
Lenin: il trionfo della burocrazia non è un tradimento della rivoluzione, ma il necessario motore della
"dittatura del proletariato". La classe dominante sovietica non utilizza lo stato è essa stessa lo stato e
la posizione occupata nella gerarchia statale determina il grado di privilegio goduto grazie allo
sfruttamento dei lavoratori attuato attraverso un rapporto di produzione tipicamente tecnoburocratico.
La divisione gerarchica del lavoro, presente in tutti i modi di produzione delle società di sfruttamento,
viene esaltata dalla conformazione dell'apparato economico sovietico proprio perché il godimento dei
privilegi (non essendo più connesso alla proprietà privata) viene determinato dai rapporti che si
instaurano nel processo produttivo, di modo che la conoscenza, il sapere, diviene lo strumento della
riformulazione classista della società sovietica. In questo contesto la programmazione economica è il
cardine su cui poggia tutta la struttura produttivo-distributiva e il suo carattere imperativo è determinato
dalle condizioni di monopolio statale sia dei mezzi di produzione sia dell'intera forza lavoro.
Un diverso rapporto di produzione ha generato anche un diverso modo di sfruttamento che determina
in maniera sensibile la fisionomia della società sovietica. Esaminiamolo sinteticamente. Essendo la
proprietà statalizzata non avviene sfruttamento a livello individuale. È lo stato, però, che determina la
retribuzione di tutti i lavoratori e attraverso la programmazione determina la quantità di beni da produrre
per soddisfare le esigenze dei costi di lavoro. In questo modo gli stipendi elevati e i servizi in natura di
cui godono i dirigenti assumono la veste di plus-valore sottratto ai percettori dei redditi più bassi. Il
regolatore di questi flussi di ricchezza è lo stato, cioè la classe dirigente che incarna lo stato e che si
attribuisce quote elevate del reddito nazionale. Si tratta quindi di una forma di sfruttamento
qualitativamente diversa da quella capitalistica ma non per questo meno ingiusta ed è la cartina di
tornasole per indicare l'esistenza di una classe sfruttatrice.
Burocrazia e tecnocrazia
In Unione Sovietica, quindi, la classe dirigente perpetua lo sfruttamento nonostante le dichiarazioni
ampollose di Breznev: "... nell'Unione Sovietica è stato liquidato da tempo e per sempre lo sfruttamento
dell'uomo da parte dell'uomo...". Vediamo di identificare questa classe nelle sue connotazioni sociali
ed economiche: "La tecnoburocrazia si definisce in quelle attività della sfera del lavoro intellettuale
corrispondenti a funzioni direttive nella divisione gerarchica del lavoro sociale. I nuovi padroni svolgono
queste funzioni e ne derivano i relativi privilegi e poteri non in virtù di diritti privati di proprietà sui
mezzi di produzione, ma in virtù di una sorta di proprietà intellettuale dei mezzi di produzione, cioè del
possesso delle conoscenze inerenti alla direzione dei grandi aggregati economici e politici" (4).
La classe dominante sovietica trae la legittimazione del suo potere dalla "proprietà del sapere" e quindi
dalla funzione dirigenziale svolta nelle strutture socio-economiche. La tecnoburocrazia diventa classe
dominante con la vittoria del partito bolscevico, ma non nasce con la rivoluzione o successivamente ad
essa come troppo spesso amano ripetere i critici marxisti dell'U.R.S.S.. Anzi, possiamo affermare senza
tema di smentita che il proliferare e il consolidamento della burocrazia avviene durante il dominio zarista
soprattutto a partire dalla metà del '700. Durante i quasi due secoli che precedono la rivoluzione del '17,
la burocrazia afferma le sue caratteristiche di classe e diviene l'unica componente sociale che ha le
conoscenze per amministrare e dirigere l'immenso impero zarista. Essa è comunque la classe subalterna
nella sua quasi totalità anche se i massimi livelli della burocrazia quasi sempre si identificano con settori
della nobiltà.
Il partito bolscevico è l'avanguardia cosciente e rivoluzionaria di questa classe che utilizza la forza del
proletariato per sostituirsi alla nobiltà zarista. La nazionalizzazione dei mezzi di produzione diviene
pertanto un mezzo per eliminare il parassitismo della nobiltà e per accentuare l'importanza della funzione
svolta dalla burocrazia.
Non si può spiegare solo con lle difficoltà interne o esterne (guerra civile, attacco della Germania ecc.)
la repentina centralizzazione del potere politico ed economico che di fatto svuota i soviets delle loro
caratteristiche più originali e rivoluzionarie. Si tratta di un progetto cosciente, tanto che già nel dicembre
1917 viene creato il Consiglio Superiore dell'Economia Nazionale, uno degli elementi fondamentali del
controllo della produzione e della distribuzione. Non a caso assistiamo all'entrata, nelle nuove strutture
nate dal colpo di stato dei bolscevichi, di ampi settori della burocrazia del regime appena abbattuto.
In definitiva la burocrazia con alla testa il partito bolscevico si impossessa della rivoluzione.
A sessant'anni da quegli eventi burocrazia e tecnocrazia dominano incontrastate la scena e gestiscono
in forma assoluta il potere, godendone i privilegi connessi.
In tutti questi decenni la tecnoburocrazia si è perpetuata al potere e cristallizzandosi ha subito un
processo che ha modificato alcune sue peculiarità tanto che da classe è divenuta casta. Una casta non
completamente chiusa e che presenta ancora qualche elemento di fluidità regolato scrupolosamente dalla
nomenklatura.
La nomenklatura
Il partito svolge una funzione predominante in Unione Sovietica. Esso controlla tutti gli aspetti della vita
sociale ed economica e determina le direttive verso le quali deve muoversi l'intera società. La
nomenklatura è lo strumento utilizzato per la scelta, la promozione o la rimozione dei quadri dirigenti.
La nomenklatura è cioè l'elenco delle funzioni sottoposte alla vigilanza del partito. Queste funzioni
riguardano i livelli più elevati, infatti non tutti i quadri appartengono alla nomenklatura. L'accesso alla
nomenklatura avviene per cooptazione e le funzioni da questa controllate sono numerosissime e
suddivise in 7 sezioni: quadri dirigenti del partito; industria e trasporti; agricoltura; commercio;
propaganda di partito; agitazione e stampa, scuole e istituti sovietici; attività educative e culturali. Per
dare un'idea della vastità delle funzioni poste sotto controllo si pensi che la nomenklatura della sezione
"quadri dirigenti del partito" comprende 596 cariche a livello di comitato provinciale e cittadino: 83 primi
segretari, 52 secondi segretari, 31 vicesegretari, due capi sezione quadri, 345 istruttori e 83 capi servizio
registrazione (5).
La nomenklatura serve pertanto a identificare la dirigenza all'interno della classe dominante, ciò che
italianamente potremmo definire: i superburocrati. Essa si presenta come la forma di selezione in un
sistema burocratico che include nuovi membri unicamente per cooptazione, contribuendo in tal modo
alla formazione di un corpo sociale chiuso che fruisce di enormi privilegi. "In altri termini, la
nomenklatura è un corpo cristallizzato, uno dei cui compiti ed obiettivi principali - se non il principale
in senso assoluto - è l'autoconservazione, che risulterebbe direttamente e gravemente minacciata da una
ampliamento dei ranghi considerato eccessivo". (6)
Costituzione e società
Come abbiamo accennato prima la nuova costituzione recepisce le modifiche intervenute nell'assetto
socio-economico. Viene quindi abbandonato il rigido centralismo che aveva caratterizzato il primo
cinquantennio per riconoscere l'influenza acquisita dalla tecnocrazia aziendale e periferica. È noto che
da oltre un decennio si era sviluppato in Unione Sovietica un ampio dibattito per uscire da un tipo di
pianificazione che aveva prodotto situazioni disastrose da un punto di vista economico. Questa svolta
segna anche il ridimensionamento di una visione quasi esclusivamente politica della formulazione del
piano nazionale, riconoscendo l'importanza dell'elemento tecnico nel processo decisionale. Fenomeno
questo già ipotizzato da Lenin nell'VIII congresso dei Soviets, in cui auspicava "la felice età in cui gli
uomini politici si faranno meno numerosi... e tecnici industriali ed agronomi faranno tutte le
discussioni necessarie".
Le due componenti della classe dirigente sovietica sono oggi su un piano di maggiore parità. Dopo il
dominio della burocrazia centrale, oggi, la tecnocrazia è riuscita a conquistarsi una zona rilevante del
potere e a gestirlo sulla base dei "principi della razionalità scientifica".
A prima vista tutto questo potrebbe sembrare poca cosa, non essendo niente altro che una lotta tutta
interna alla classe dominante. Crediamo invece che questo sia un altro significativo passo verso quella
società disumana regolata dai dettami della "scienza di stato" che è ancora più tirannica della "dittatura
politica" perché pretende di governare in base a una supposta, ma indiscutibile, razionalità scientifica
confermando in ciò le profetiche intuizioni di Bakunin: "Il cosiddetto stato popolare non sarà niente
altro che il governo dispotico della massa del popolo da parte di una aristocrazia nuova e molto
ristretta di veri o pseudo-scienziati. Il popolo, dato che non è istruito sarà completamente esonerato
dalle preoccupazioni del governo e sarà incluso in blocco nella mandria dei governanti... (essi
concentreranno)... nelle proprie mani tutto il commercio e l'industria, l'agricoltura e anche la
produzione scientifica e divideranno la massa del popolo in due eserciti: uno industriale e l'altro
agricolo sotto il comando degli ingegneri di stato che formeranno una nuova casta privilegiata
politico-scientifica". (7)
(1) Cfr. Paul Swezzy, in Monthy Review, n.6 - giugno 1977 - pag. 5
(2) Cfr. B. Chavance in Monthy Review, idem, pag. 1
(3) Cfr. Bruno Rizzi, Il collettivismo burocratico, Sugar, Milano, 1977
(4) Da "Che cosa sono i G.A.F.", Ed. del CDA, Torino 1976, pag. 16
(5) Cfr. Dario Staffa, Nomenklatura: il reclutamento dei dirigenti, in biblioteca della libertà, n.60,
gennaio - marzo 1976, pag. 54
(6) Cfr. D. Staffa, Idem, pag. 58
(7) Da M. Bakunin, Stato e anarchia e altri scritti. Feltrinelli, Milano, 1968, pag. 191-193.
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