Rivista Anarchica Online
Elezioni sindacali e C.N.T.
di Paco
Il sindacalismo "ufficiale" in Spagna in questi ultimi 40 anni ha mutato poco di fisionomia,
ma ci sono stati dei tentativi di dargli un'apparenza più "democratica" e meno dipendente
dal governo. Fino agli inizi degli anni '60 il sindacato era nelle mani della burocrazia
falangista che amministrava e attribuiva le cariche e le prebende sempre su diretta
indicazione del governo e, naturalmente, a vantaggio degli imprenditori grandi, piccoli e
medi.
All'inizio degli anni '60, di fronte al crescente deterioramento della immagine del sindacato
e alla crescita delle organizzazioni autonome dei lavoratori si tentò di integrare nel
sindacalismo corporativo spagnolo nuovi valori presi dal movimento operaio tradizionale
che manteneva un certo prestigio. Alcuni vecchi sindacalisti della C.N.T. sottoscrissero un
documento in 5 punti (per cui furono definiti cinquepuntisti) e aderirono al sindacato
fascista. Così il governo mirava a spaccare il movimento operaio e a frenare in qualche
modo la crescente influenza del PC tra i lavoratori.
Nel 1929 Salvemini dichiarava in un'intervista all'"Italia del Popolo" (Parigi, 20 luglio
1929): "Mi pare che non solo i comunisti, ma anche alcuni socialisti e repubblicani
abbiano in fondo al loro cuore una grande simpatia per il sindacalismo fascista. Ciò che
aborriscono di esso non è la mancanza di libertà, ma solamente il fatto che la libertà
venga sequestrata a vantaggio del partito fascista anziché dei loro partiti. Se si
mettessero al posto dei 20 mila segretari fascisti 20 mila segretari comunisti, socialisti e
repubblicani il sindacalismo fascista si trasformerebbe in sacro e inviolabile.
Naturalmente, solo per il partito che riuscisse a controllarlo".
La tattica del partito comunista in Spagna riguardo al sindacalismo fascista ha seguito
esattamente queste direttive. L'unico difetto che questo sindacato aveva per loro era che
non erano loro a guidarlo. Con queste prospettive si lanciarono, a partire dalla metà degli
anni '60, a raggiungere attraverso le CC.OO.(Comisiones Obreras) la maggior influenza
possibile all'interno del sindacato. Alla morte del dittatore i comunisti, che avevano già
raggiunto una grande influenza ed occupavano in qualche caso posti di una certa
responsabilità, cercarono di mantenere le strutture che erano loro favorevoli. Ma i risorti
sindacati C.N.T. e U.G.T. cominciarono una campagna contro il vecchio sindacato fascista
nel tentativo di impedire che le CC.OO. si impadronissero del controllo della classe
operaia, attraverso le cariche del vecchio sindacato.
Neppure il governo gradiva l'influenza troppo grande del P.C. e cominciò a darsi da fare
colla gestione sindacale, cercando di trovare una formula adatta che senza attribuire
troppa influenza ad una determinata organizzazione potesse tenere sotto controllo la
classe operaia in vista delle trasformazioni economiche che necessariamente dovevano
aver luogo.
Oggi il vecchio apparato sindacale è ormai praticamente scomparso (anche se in qualche
settore ne rimangono ancora alcuni resti) e nello scontro per il controllo della classe
operaia si affrontano le due grandi centrali sindacali del momento: U.G.T. e CC.OO..
Le elezioni sindacali (le prime "democratiche", secondo quanto dicono alcuni slogan) sono
a misura del Patto della Moncloa. Dopo molte discussioni tra CC.OO. e U.G.T.,
rappresentanti del governo e dei padroni, si giunse all'accordo per cui si lasciava
l'attuazione delle elezioni sindacali agli accordi che in ogni azienda avevano raggiunto i
padroni ed i "rappresentanti" dei lavoratori (soprattutto CC.OO. e U.G.T.), certamente
all'insaputa di quei lavoratori. In questo modo in ogni azienda e settore sono state fatte le
elezioni sindacali in date diverse (secondo gli accordi adottati). Così si raggiungevano
diversi obiettivi, il principale dei quali era il tentativo di dividere completamente la classe
operaia impedendo che di fronte a queste elezioni sindacali potesse presentarsi
un'alternativa unitaria, rimandando questa alternativa ridotta all'ambito in cui avvenivano le
elezioni sindacali. È stato un gioco da maestri.
La C.N.T. ha adottato una posizione decisa di boicottaggio, ma non ha potuto
rappresentare un'alternativa unitaria, ed ha avuto diverse scissioni e ampie discussioni, sia
all'interno della C.N.T. che al di fuori.
Ciò ha provocato l'espulsione di alcuni lavoratori nella C.N.T. di Valencia, nella sezione
della Ford del sindacato metallurgico, di militanti che hanno deciso di partecipare alle
elezioni, col pretesto dei mandati ricevuti nelle loro assemblee di fabbrica.
Oggi, nonostante non siano state fatte le elezioni in alcune aziende come i telefoni, ad
esempio, i risultati, nonostante la ridda di cifre che compaiono sui giornali, si presentano
nel seguente modo: le CC.OO. sono in testa nell'"elenco dei rappresentanti" eletti nella
maggior parte delle aziende e in cifre globali, seguite dalla U.G.T. e quindi dagli
indipendenti (le altre centrali U.S.O., C.S.U.T., S.U. ecc. hanno ottenuto pochi
rappresentanti a livello globale, anche se alcuni hanno un certo peso in qualche azienda).
Anche se in parte è fallita la posizione di boicottaggio con l'alternativa di eleggere
rappresentanti nelle assemblee di fabbrica o di sezione (posizione adottata sia dalla C.N.T.
che da una certa parte del movimento operaio autonomo), tuttavia davanti alla precaria
situazione economica della Spagna (qualche giorno fa si è dimesso in blocco tutto il
vecchio apparato ministeriale, sostituito da personaggi di secondo piano), con un Patto
della Moncloa sul punto di morte e una rivitalizzazione delle lotte operaie, il leader delle
CC.OO. Marcelino Camacho ha dichiarato che non è che le CC.OO. abbiano modificato la
loro tattica ma sono gli operai che si rivoltano contro il mancato adempimento degli
accordi della Moncloa da parte del governo (i prezzi continuano imperterriti ad
aumentare). In realtà accade che gli operai stanno cominciando a rendersi conto che se le
centrali sindacali negoziano contratti alle loro spalle, con cui viene imposto un tetto
salariale mentre i prezzi continuano ad aumentare, non offre loro alcun vantaggio rimanere
iscritti ad un sindacato che richiede solamente miglioramenti economici mentre questi sono
bloccati, ecc..
La situazione non è per nulla chiara e l'opposizione operaia pare non abbia ancora sfornato
i suoi attacchi in Spagna. Sarà piuttosto difficile che si possano qui costruire forti sindacati
"integrativi" sul tipo francese o italiano, così come vuole il governo e la cosiddetta
(erroneamente) "opposizione". E sta solo a noi, che siamo favorevoli a che le assemblee
svolgano un ruolo direttivo e non addomesticato, fare in modo da renderlo impossibile.
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