Rivista Anarchica Online
España: "tierra del contraste"
di L. L.
España: "tierra del contraste" ripete quasi meccanicamente il mio compagno di viaggio, mentre
lasciamo alle nostre spalle Barcellona e ci avviamo verso Madrid. Ma il suo tentativo di arrivare
ad un umorismo iterativo incontra un mio debole sorriso, più di convenienza che partecipato.
Troppe le domande, le inquietudini, le cose non comprese che mi si affollano alla mente.
Quante cose sono cambiate dal precedente viaggio nel gennaio '77. Allora gli affiliati della C.N.T.
erano 15-20 mila, oggi sono quasi 400 mila. Parlare quindi del movimento libertario spagnolo
significa parlare soprattutto della C.N.T., anche perché le realtà libertarie al di fuori di essa (e ve
ne sono) hanno comunque come punto di riferimento (in negativo o in positivo) l'organizzazione
anarcosindacalista.
La C.N.T., questo sindacato che come primo obiettivo statutario (facendo proprio quello
dell'A.I.T.) si propone di organizzare e di appoggiare la lotta rivoluzionaria in tutti i paesi con il
fine di distruggere definitivamente i regimi politici ed economici attuali e instaurare il
COMUNISMO LIBERTARIO, quantitativamente si colloca al terzo posto dopo le Comisiones
Obreras e la U.G.T. che controllano, ciascuno, quasi due milioni di lavoratori. Una presenza,
quindi, tutt'altro che irrilevante e capace di giocare un ruolo condizionante.
Ma cos'è, come agisce la C.N.T.? Ecco una domanda a cui è difficile rispondere perché la C.N.T.
si caratterizza secondo modalità che variano da regione a regione, da città a città, da sezione a
sezione, da militante a militante. La C.N.T. è, in sostanza, un vero e proprio sindacato ma nel
contempo aspira a divenire una "organizzazione integrale", capace quindi di recepire istanze anche
"esterne" al mondo del lavoro.
Come pratica "quotidiana" sviluppa lotte puramente rivendicative ma nei discorsi dei militanti
ricorrono con frequenza quasi ossessiva locuzioni quali "luchar por el cambio social". Non si
comprende il nesso tra rivendicazioni del tipo "lottiamo per un salario giusto" lanciata dal
sindacato dell'Hosteleria (dipendenti dei bar, ristoranti, ecc.) e le asserite istanze rivoluzionarie tra
cui l'abolizione del lavoro salariato.
In pratica la C.N.T. si colloca all'interno della logica produttivo-rivendicativa, ma nel contempo
vorrebbe giocare un ruolo "differenziato" capace di promuovere sviluppi rivoluzionari nella
società spagnola. Di questa "ambiguità" (nell'accezione positiva del termine) tutti riconoscono
l'esistenza e tutti, sia in senso riformista sia in senso rivoluzionario, vorrebbero eliminarla. Invece
si può dire che in essa sta la forza della C.N.T.. Infatti, non essendo un puro e semplice sindacato,
è capace di mobilitare attorno alle sue tematiche anche forze sociali non direttamente impegnate
nel processo produttivo, fatto questo che permette un'estensione dell'influenza, superiore a quella
degli affiliati. Così anche il divario tra lotte rivendicative e obiettivo rivoluzionario, pur
presentando un aspetto dicotomico tra mezzi e fini, da un lato fa crescere questa forza
organizzata, dall'altro produce, quasi continuamente, fermenti nell'ala rivoluzionaria che creano
una sorta di anticorpi impedendo pericolose involuzioni.
Ciò non toglie che molti degli aspetti organizzativi della C.N.T. risultino poco "digeribili". Certo
si tratta di una grossa organizzazione, per di più libertaria e non anarchica, al cui interno agiscono
molti, moltissimi non anarchici, ma sicuramente alcuni meccanismi procedurali potrebbero essere
evitati, così come potrebbe essere evitata una struttura eccessivamente (per gli anarchici
beninteso) gerarchica.
Valga l'esempio del funzionamento di Solidaridad Obrera, l'organo della C.N.T. catalana: il
Plenum Regionale della C.N.T. nomina il direttore e questi nomina a sua volta i redattori. Il
direttore è responsabile della rivista nei confronti del Comitato Regionale. Un inutile burocratismo
che rivela una concezione centralizzata e gerarchica dell'organizzazione.
D'altro canto la C.N.T. con questa struttura si è sviluppata in modo rilevante. Noi possiamo anche
criticarne gli aspetti più manifestamente non-libertari, ma essa si è dimostrata, nei fatti, "uno
strumento capace di impedire un processo di allontanamento dal movimento operaio come è
invece accaduto in Francia o in Italia: ci fa constatare Juan Gomez Casas, segretario nazionale
uscente. Come dargli torto?
Ma la crescita quantitativa non può e non deve farci chiudere gli occhi di fronte ai numerosi
problemi esistenti. Dare un giudizio sulla C.N.T. è sicuramente difficile. Cercheremo di
sintetizzare gli elementi più significativi scaturiti dai colloqui avuti con i compagni della redazione
di Solidaridad Obrera, con diversi militanti dei sindacati di categoria, con i redattori di "Bicicleta",
di "El topo Avizor", con le compagne di "Mujeres Libres" e con alcuni anarchici attivi nei
quartieri.
Vediamo innanzitutto di elencare gli elementi che possono portare alla formulazione di un
giudizio. Tra gli elementi positivi va considerato l'aspetto quantitativo che, pur con tutti i
distinguo possibili, pone l'anarcosindacalismo nel contesto delle forze strategiche della società
spagnola. Una realtà insopprimibile e con cui tutti, bene o male, devono fare i conti. Una forza a
carattere nazionale (ed estremamente importante in Catalogna dove la C.N.T. raggiunge i
centomila affiliati) presente in tutti i settori produttivi e che si richiama all'anarchismo. Proprio per
questa sua "immagine ufficiale" dell'anarcosindacalismo essa ripropone le tematiche del
comunismo libertario in un ambito molto ampio, essendo gli stessi mass-media costretti ad
occuparsene. In definitiva, presso la gente comune, rappresenta "l'anarchismo in azione", "una
proposta reale", "un'utopia che si fa lotta quotidiana". All'interno della C.N.T., inoltre, si agitano
molti fermenti che sarebbe ingeneroso trascurare: soprattutto i più giovani si mostrano sensibili
alle "deviazioni" dell'organizzazione e non tralasciano occasione per contrastare le posizioni più
scopertamente riformiste. Tutto questo crea una situazione di salutare instabilità che non permette
una reciproca sclerotizzazione.
Tra gli elementi negativi, quello che subito colpisce l'osservatore esterno è il carattere unicamente
rivendicativo delle lotte. Fenomeno ancor più sensibile in alcuni sindacati (hosteleria, banca,
spectaculo, ecc.) dove l'influenza dei "settori riformisti" è più marcata. È opportuno aggiungere
però che tutto questo viene visto da molti come una necessità momentanea. Come un qualcosa
che si subisce mentre la volontà è di "andare oltre". Questa sfasatura tra attualità e volontà è
sicuramente una caratteristica fondamentale della C.N.T., ed è forse anche una connotazione
generale dell'anarcosindacalismo. Così pure il proclamato antiburocratismo si traduce nei fatti in
una accettazione più o meno partecipata di strutture gerarchiche che vengono viste come "un
male insopprimibile". Questo porta allo sviluppo di una categoria di funzionari e il problema del
funzionamento va affrontato senza nascondersi dietro le parole. Nella C.N.T., invece, si cerca di
esorcizzare il ruolo preminente esercitato dal funzionamento con la non remunerazione. Il
funzionario viene nominato tra quelli disponibili a sobbarcarsi questo "secondo lavoro" non
retribuito. Ci si ferma, quindi, agli aspetti esteriori e formali e non si spinge l'esame del problema
più in profondità. "Il funzionario della C.N.T. non è un mercenario che viene stipendiato con i
soldi dell'organizzazione" ci dichiara con toni compiaciuti un anziano militante, nella sede della
Federazione Locale di Barcellona. Ma nulla ha da dire sul ruolo che questi giocano all'interno del
sindacato e più in generale nel contesto sociale, quali membri di una categoria con caratteristiche
da nuova dirigenza della conflittualità. Questo problema si riallaccia direttamente alla carenza di
elaborazione teorica nella C.N.T. e nel movimento libertario spagnolo. Vengono quasi
completamente ignorati o minimizzati i problemi legati alla nuova dinamica sociale, alla nuova
condizione operaia, alle ripercussioni della crisi economica, ecc.. Esistono delle eccezioni, è vero,
ma si tratta di pochissimi compagni, e in una organizzazione di tali dimensioni certe carenze
possono dimostrarsi pericolosissime. Un ultimo aspetto: l'enorme divario tra affiliati e militanti.
Questi ultimi sono molto pochi rispetto ai primi. In una organizzazione libertaria questa situazione
è estremamente deleteria perché spinge su posizioni dirigistiche in buona fede e perché si accentua
la distanza tra coloro che decidono e coloro che eseguono.
Con tutte le sue carenze, le sue contraddizioni, i suoi burocratismi, la C.N.T. è comunque una
grossa occasione per l'anarchismo, e la presenza in Spagna di questa organizzazione ha creato un
ambito dove la propaganda degli anarchici può essere fruttuosa. Ha insomma coagulato quell'area
libertaria sensibile alle tematiche degli anarchici. Sta ora agli anarchici spagnoli intervenire.
Tutto questo potrà sembrare poca cosa ma se pensiamo alla situazione italiana...
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