Rivista Anarchica Online
Gli alieni... anarchici
di Gabriele P.
"Loro" erano là. Immobili con i loro elmi lucidi, le loro armi micidiali. Dietro a loro c'era il loro
mondo. Schierato al completo dietro a loro. Perché loro stavano difendendolo dall'attacco degli
alieni, cioè noi. Era cominciato tutto tanto tempo fa quando i loro scienziati scoprirono i primi
casi di anomalia. A prima vista potevamo sembrare uguali, almeno fisicamente. Ma il nostro
mondo era completamente diverso dal loro e loro lo stavano distruggendo, e noi stavamo o
volevamo distruggere il loro. Ciò che per noi era vitale per loro era mortale, ciò che per loro era
vitale per noi era letale. Era inevitabile che si giungesse a questo scontro. Ora eravamo gli uni
davanti agli altri, ognuno con le proprie armi, ognuno con le proprie speranze di vittoria. Tre
squilli di tromba segnarono l'inizio della battaglia: era l'epilogo della rivoluzione.
Fantascienza o utopia? Fino a qualche tempo fa era una realtà dietro l'angolo. Oggi qualcuno si
accontenta di leggerla in una forma più spettacolare su qualcuno dei tanti libri di fantascienza che
vanno per la maggiore. Ma è forse sbagliato liquidare la fantascienza confrontandola con uno dei
tanti "modi di fuggire o sfuggire la realtà". Ma la realtà qual è? Il sottomarino di Verne ora ha una
testata nucleare e la bandiera degli Stati Uniti. Tuttalpiù vien da chiedersi perché sia più comodo
proporre un'utopia attraverso improbabili pianeti e guerre cosmiche, anziché presentarla
seriamente come qualcosa di realizzabile. Il fatto è che nessuno crede più all'utopia se non come
fantascienza. Ebbene l'anarchia è un'utopia, cosa c'è di fantascientifico nell'anarchia? O meglio
cosa c'è di fantascientifico negli anarchici?
Gli anarchici questi "alieni", questi extraterrestri fuori posto sulla terra. Dispersi come reietti,
senza "orgoglio" di razza e di religione, con l'unico vanto nascosto della loro anarchia. Perduti in
soffitte di dolore operaio, così cattivi e incazzati da togliere il cibo al grande ospedale, così
disperati e soli, così ingenui ed abbandonati da credere a rabbie improvvise con tragici capolinea,
inevitabili nei loro destini segnati. Così cavillosamente intellettuali da attirare odio ed antipatie,
seriamente antipatici nelle loro utopie formali, così diversi tra loro da non riconoscersi nei loro
sperduti meetings di speranza in scatola, e parole, miliardi di parole che rincorrono ancora le
comete su cavalli sofistici. Anonimi Jekill e Hide, vittime uniche di se stessi, combattuti tra amore
istintivo per se stessi e l'amore limpido per il mondo, senza sapere che l'uno è l'altro. E sono là
vaganti come stelle senza la voce di un loro simile a spedire messaggi di amore-odio-tenerezza-rabbia, senza la speranza di ottenere risposta poiché sono di anni-luce le distanze tra di noi.
Retti da orgogli individuali e amore cosmico, spinti alla ferocia da un amore quasi infantile per il
mondo. Missionarizzandosi su per gli specchi del pensiero, perdendosi tra i suoi meandri, sconfitti
o vincitori ogni volta che si inoltrano nel labirinto di un libro, con la fede incrollabile della libertà e
la spada di legno della propria cultura, paladini che affrontano in notti di interminabili veglie i libri
mostro del "sapere" inconsapevoli della libertà-amore che hanno dentro. Perduti per sempre su
questa terra con nomi di angelo e visi di folli ereditano da pazzi antenati la follia terribile di chi
soffre claustrofobia anche nel deserto per il motivo tragico di essere fuori posto. Cani sciolti con
ritrovi annuali, dove ciascuno porta frammenti di pensieri senza capirsi, tanto diverso è il loro
ululare alla luna libertaria e fredda. Gli anarchici che vengono crocifissi ogni giorno da massaie
feroci e chiodate, gli anarchici che le radio a vapore linciano sputando fiele, che lasciano anima e
corpo sul selciato o nelle segrete dei guardiani del regno di turno, che sono derisi, senza voler
essere cristi in croce, con l'unico desiderio di essere se stessi in un mondo sfrigolante di vita. Che
sognano nella sera, lontani dai soliti fuochi da boy-scout degli altri falsi cani che elevano guaiti
sottovuoto da ogni costa del regno, abbronzati, carini carini (la rivoluzione in agosto è in ferie!).
Loro no, impavidi Donchisciotte sempre in servizio tramano mondi d'idillio per soddisfare la fame
mentale di chi agogna libertà.
Esprimono le angosce di chi non ha che se stesso da porre sulla bilancia del potere cosicché tutto
finisce puntualmente in sangue, ad ogni ora. Così soli e appunto per questo così uniti, sono
ovunque a puntare il dito, impavidi rompiballe, certi solo della propria insicurezza, dell'insicurezza
di tutto, pronti ad accanirsi contro chiunque preferisca altri dogmi che non siano quelli della
libertà e dell'uguaglianza. Così retorici e ridicoli nella loro sete di giustizia e proprio per questo
così umani, così quotidiani, ogni giorno straziati dalla scoperta giornaliera di non riuscire ad
essere perfetti dopo aver intuito la perfezione della libertà. Senza misticismo nella sua ricerca.
Rosi dal non riuscire a comunicare agli altri questa verità semplice come l'aria. Non è
fantascienza? Chiedetelo agli anarchici, perché essi sono convinti di essere degli umani e non
esseri di un altro pianeta.
L'anarchia è un'utopia "reale". Proprio in questo contrasto sta la sua vitalità. È pericolo voler
cercare od identificare una letteratura o una cultura anarchica, fantascientifica o meno, perché
sarebbe come dire che gli anarchici e l'anarchismo sono un elemento del sistema sociale, mentre
non è vero, il sistema sociale che gli anarchici progettano e perseguono non esiste ancora.
Diciamo che non c'è riflesso nella fantascienza dell'anarchia a meno che non sia un riflesso
espresso da un singolo individuo come è del resto. La mia paura è che qualcuno creda che ci sia
riflesso della fantascienza nell'anarchia.
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