Rivista Anarchica Online
Il malato è lo stato
di Emilio Cipriano
Il bronzo con cui viene forgiata la faccia dei sindacalisti della F.L.O. (Federazione Lavoratori
Ospedalieri) è certamente di una lega molto particolare, non solo rame e stagno, ma anche una
particolare sostanza anti-rossore. Così, senza arrossire (segno di un pur minimo senso di
vergogna) hanno potuto dichiarare lo sciopero generale degli ospedalieri. Le accuse, gli insulti, le
calunnie gridate contro gli "autonomi irresponsabili" erano cosa passata, anche i "responsabili
confederali" hanno disertato le corsie.
Un repentino voltafaccia che non lascia sorpreso nessuno. La F.L.O., infatti, ha subito un
accentuato calo di credibilità, tanto che lo stesso Golfari, presidente della Regione Lombardia, si
domanda preoccupato: "Ma il sindacato chi rappresenta? Inutile nascondersi dietro le sigle, i
sindacati non riescono a controllare la base".
Il sindacato, dunque, visto che la base non segue le sue direttive, ha deciso di inserirsi nelle lotte
della base. È il solito vecchio gioco che però paga. O piuttosto ha sempre pagato fino ad ieri,
perché attualmente la situazione è decisamente più difficile.
Innanzitutto sarà bene soffermare la nostra attenzione su un elemento tutt'altro che trascurabile:
gli ospedalieri (ma anche tutti i gradi medio-inferiori dei dipendenti pubblici) sono coloro che,
nella schiera degli occupati, hanno pagato in modo sensibile la crisi. Infatti una maggiore rigidità
salariale unita alla diversa struttura della scala mobile hanno corroso in modo significativo il
potere d'acquisto dei salari dei pubblici dipendenti, mentre nel settore industriale la lievitazione
salariale ha in buona misura contenuto gli effetti dell'inflazione.
È indubbio che i disoccupati e i "lavoratori-neri" subiscono ancora più pesantemente gli effetti
della stretta economica, ma è altresì evidente che la loro capacità contrattuale è notevolmente
inferiore, proprio perché non inseriti nel processo produttivo (inteso in senso lato). Così la lotta
dei disoccupati, pur assumendo a tratti connotazioni molto violente, non riesce, per sua stessa
collocazione, ad inceppare la "macchina dei prodotti e dei servizi".
Per i dipendenti pubblici la situazione è divenuta veramente pesante soprattutto in considerazione
del fatto che i sindacati si trovano oggettivamente in una situazione imbarazzante poiché in questo
caso le loro controparti, governo e regioni, sono sostenute o composte da quegli stessi partiti a
cui fanno riferimento: P.C.I. e P.S.I.. essi devono, quindi, far concordare esigenze contrapposte:
difesa dei lavoratori e ottemperanza alla politica restrittiva anticongiunturale. Inoltre aumenti di
salario dei dipendenti pubblici agiscono direttamente sul disavanzo del settore pubblico allargato
che, senza tener conto di questi aumenti, nel 1978 si aggirerà sui 32.000 miliardi pari al 15-16 per
cento del prodotto interno lordo. Fenomeno questo che inverte la tendenza prodottasi nel 1977
che aveva visto il disavanzo ridursi, percentualmente, rispetto al 1976 e cioè passare dal 13,2 per
cento al 12,1 del prodotto interno lordo.
La politica anticongiunturale rischia quindi di saltare se la lotta rivendicativa si generalizza a tutto
il settore pubblico perché ne accentuerebbe il disavanzo che è l'elemento principale dell'accrescersi
dell'inflazione. La situazione per i governanti è obiettivamente difficile, tanto che il sottosegretario
Del Rio (che aveva firmato una bozza di accordo con le confederazioni sindacali) è stato
sconfessato e non tanto per il costo dell'operazione - gli aumenti degli ospedalieri avrebbero
comportato un onere di circa 120 miliardi - ma perché questo costituiva un precedente che
avrebbe legittimato le richieste degli altri settori del pubblico impiego.
Tutto questo può innescare una reazione a catena capace di creare una situazione instabile,
almeno nel breve periodo. È indubbio infatti che stante l'incapacità di recepire mezzi finanziari
tramite un più equilibrato prelievo fiscale, l'unica soluzione consisterà nell'inasprimento
dell'imposizione indiretta, vale a dire nell'aumento dei prezzi dei beni di consumo. La rigidità del
governo e delle regioni nei confronti delle rivendicazioni degli ospedalieri assume quindi una
connotazione più chiara: non si tratta solo di un atteggiamento politico nei confronti di una
controparte "irresponsabile e non qualificata" ma trova una sua logica economica soprattutto in
questo momento in cui, pur tra mille discussioni, si sta impostando un piano di medio periodo
basato essenzialmente sulla politica fiscale e sulla spesa pubblica. Il cosiddetto Piano Pandolfi.
Un plauso quindi agli ospedalieri per aver gettato, insieme ai ferrovieri, un po' di sabbia negli
ingranaggi del potere che con il nuovo "lubrificante Pandolfi" stavano per rimettersi a funzionare
a pieno regime. La portata di questa lotta è oggettivamente importante. Per di più essa si muove
in una logica extra-sindacale, arrivando a denunciare i sindacati ufficiali quale controparte alla
stregua dell'Amministrazione. Il lavoro dei mass-media si è dovuto accontentare di condanne più
velate di quelle espresse nell'autunno del 1976 proprio perché oggi l'adesione alle lotte è
notevolmente superiore e coinvolge la categoria degli ospedalieri praticamente su tutto il territorio
nazionale. Come si faceva a dire che sono tutti provocatori?
La volontà di lotta che si è creata negli ospedalieri non ci porta comunque a facili entusiasmi,
soprattutto non ci illudiamo sulla portata di queste rivendicazioni che sono nate anche perché si
era in presenza di un sindacato impossibilitato a muoversi liberamente per i vincoli sopra
accennati. Certo è già qualcosa, è molto se consideriamo le possibilità di influenza che tutto ciò
può avere presso gli altri lavoratori. Illudersi però sarebbe la cosa peggiore e soprattutto non
dobbiamo mitizzare quello che sta avvenendo: dopo la lotta seguirà il riflusso, l'importante è che
questa sia servita a far comprendere il valore dell'azione diretta, del rifiuto della delega, di un
nuovo modo di decidere. In questo senso, allora, le lotte degli ospedalieri potranno essere
considerate una lotta esemplare.
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