Rivista Anarchica Online
Asinara: chi rifiuta il potere rosso
di Horst Fantazzini (Asinara - Fornelli)
Isola dell'Asinara, reparto Fornelli, dicembre. Una dozzina di detenuti sono riuniti in una
stanza: hanno strappato il diritto a riunirsi tra loro per due ore, oltre all'aria "normale". Sono
tutti prigionieri politici, quasi tutti aderenti o vicini alle Brigate Rosse. Prende la parola uno dei
capi delle B.R. e propone l'immediato allontanamento dell'anarchico Horst Fantazzini. Nessuno
si oppone. Fantazzini è costretto a tornare in cella, mentre gli altri iniziano la discussione
collettiva. Il perché di quest'emarginazione di Fantazzini da parte dei dirigenti del Comitato di lotta
dell'Asinara (egemonizzato dalle B.R.) si comprende bene leggendo la lettera aperta ai compagni
ostaggi nei lager di Stato ed ai compagni del movimento rivoluzionario esterno che lo stesso
Fantazzini ha scritto prima dell'episodio appena riportato. La pubblichiamo integralmente in
queste pagine, rimandando naturalmente i compagni alla lettura dell'opuscolo "Speciale
Asinara" (Edizioni Anarchismo, Catania 1978) che è al centro della controversia e che
comunque rappresenta un interessante documento sulle lotte dei detenuti all'Asinara la scorsa
estate. La diffusione della lettera aperta di Fantazzini ha provocato l'apertura di un dibattito interno al
movimento di lotta dei detenuti, sia per il fatto specifico che l'ha originata, sia soprattutto per le
questioni di carattere generale che solleva. Siamo a conoscenza, tra l'altro, di un lungo
documento elaborato e diffuso dal Comitato di lotta di Termini Imerese, nel cui supercarcere si
trovano da mesi Renato Curcio ed altri brigatisti trasferiti a Termini Imerese proprio
dall'Asinara, dove avevano partecipato attivamente alle lotte della scorsa estate. Pur
esprimendo comprensione e solidarietà al Comitato di lotta dell'Asinara e critiche pesanti
all'indirizzo di Fantazzini, Curcio e compagni cercano di non inasprire la cosa e di
ridimensionare l'intera vicenda. A loro avviso, quelli dell'Asinara dovrebbero prestare maggiore
attenzione alle carenze loro interne che il "caso Fantazzini" avrebbe messo in luce: innanzitutto
l'insufficienza dimostrata nell'opera di pubblicizzazione delle lotte (vi è, nel documento di
Termini Imerese, l'implicito riconoscimento di quanto sottolineato da Fantazzini nella sua
lettera a questo proposito). Con continui richiami alla necessità di estendere le lotte per imporre il "potere rosso" all'interno
dei lager di Stato, Curcio e compagni dimenticano la necessità per il Comitato di lotta
dell'Asinara - e in genere per tutti gli organismi egemonizzati dalle B.R. - di seguire una linea
più duttile ed articolata nei confronti dei militanti rivoluzionari che non accettano le direttive
delle B.R. ma che nel corso delle lotte possono trovarvisi al fianco. Non immediato ostracismo,
nessuna rottura definitiva: piuttosto una continua opera di pressione e di convincimento per
riportarli nell'alveo delle direttive delle B.R.. L'obiettivo, comunque, è comune a quelli di
Termini Imerese, a quelli dell'Asinara ed a tutti i brigatisti rossi in genere: avere il controllo e
mantenere il comando delle lotte, battere le posizioni "radicali e anarchiche", sviluppare il
massimo di omogeneità all'interno e di efficienza all'esterno. Qualsiasi riconoscimento di una
possibile convivenza di differenziazioni ideologiche ed organizzative tra i prigionieri politici non
trova spazio nell'impostazione politica delle B.R.: ciò che conta è l'egemonia, presentata come la
cosa più ovvia e naturale dal momento che a se stesse, e a nessun altro, le B. R. riconoscono
(bontà loro) il diritto di rappresentare tutti i detenuti politici. È il principio della dittatura del
proletariato applicata al proletariato carcerato: è lo stalinismo (peraltro mai nascosto dalle
stesse B.R.) che, con il pugno di ferro del Comitato di lotta dell'Asinara o con il guanto di
velluto di quello di Termini Imerese, si ripresenta puntuale con il suo fardello di settarismo, di
strumentalizzazione, di volontà di imporre il suo diktat. Non tutti però sono disponibili a fare i
tappetini per l'avvento trionfale del "potere rosso".
Lettera aperta ai compagni ostaggi nei lager di Stato ed ai compagni del movimento
rivoluzionario esterno.
Compagni,
dopo la pubblicazione da parte dei compagni di "Anarchismo" dell'opuscolo "Speciale Asinara",
sono sorte polemiche nei miei confronti. Il materiale pubblicato fu da me fatto uscire
clandestinamente da questo lager e la mia iniziativa è stata qualificata come "banditesca",
"mistificatoria", "Falso politico" ed altre piacevolezze del genere.
Sembra inoltre che sono stato sottoposto ad un "processo interno" e, tramite interposta persona,
invitato ad assumermi la paternità del 2° documento pubblicato nell'opuscolo incriminato ed a fare
pubblica autocritica verso:
il "Comitato di lotta dell'Asinara"
il "Movimento dei proletari prigionieri"
il "Movimento rivoluzionario esterno".
In sintesi l'accusa che mi si muove è d'avere "dall'alto del mio piedistallo" redatta un'analisi delle
lotte verificatesi all'Asinara nel periodo 21-23 settembre facendola poi pubblicare insieme
all'analisi della "Settimana rossa di agosto", "spacciando" il tutto come opera collettiva del
movimento dei Proletari Prigionieri dell'Asinara. L'accusa sarebbe, quindi, di scorrettezza
personale e di mistificazione politica.
Verso la metà del mese, ritornato all'Asinara dopo una breve assenza per un processo, sono
venuto a conoscenza di queste accuse ed ho fatto subito pervenire ai compagni "inquisitori" la mia
versione dei fatti. Non mi fu possibile ricevere in tempo la loro risposta in quanto fui trasferito alla
diramazione Trabuccato e, tre giorni dopo, al Fornelli ove mi trovo tuttora.
I compagni "inquisitori", pur all'oscuro delle circostanze che portarono alla redazione e poi alla
pubblicazione di quel materiale, credettero opportuno informare i compagni degli altri Kampi che
la seconda parte dell'opuscolo è da considerare apocrifa. Sembra sia stata chiesta anche una
rettifica ai compagni della redazione di "Anarchismo". È comunque certo che la "polemica" sta
rimbalzando all'esterno e diversi compagni chiedono la mia versione dei fatti.
Era mia intenzione attendere la risposta dei compagni "inquisitori", certo che avrebbero
provveduto essi stessi, dopo avere letto la mia chiarificazione, alla divulgazione tra i Kampi ed
all'esterno d'una spiegazione maggiormente aderente alla realtà, alla rettificazione delle accuse
fattemi, riportando nella normalità una vicenda che sta rischiando di gonfiarsi in una polemica
assurda. Mi vedo invece costretto a prendere pubblicamente posizione scrivendo questa lettera
aperta a tutti i compagni, lettera che non è assolutamente una autocritica ma vuole solo essere una
chiarificazione ad uso di tutti quei compagni che non hanno una visione chiara e completa
dell'intera vicenda.
Com'è ormai noto le nostre lotte ebbero il loro culmine il 23 settembre, quando sfondammo le
pareti divisorie delle nostre celle "costruendo" un unico lunghissimo camerone al posto di 19
piccole celle. Nel pomeriggio inoltrato di quel giorno, dopo che alcuni compagni ritennero
d'accettare le proposte del giudice di sorveglianza Fiore, evacuammo la 2° sezione dei Fornelli
divisi in tre gruppi, ognuno dei quali fu spostato in una diversa diramazione: Campu Apertu,
Trabuccato, Centrale ("bunker" e "pollaio").
Io, con altri 15 compagni, finii a Trabuccato. L'indomani mattina, domenica 24 settembre, 8
compagni del nostro gruppo partirono con la motivazione ufficiale d'un trasferimento in altre
carceri. C'era aria di "smobilitazione" e si pensava che saremmo stati tutti trasferiti, cosa che s'è
poi verificata nella misura del 70% di noi (alle lotte abbiamo partecipato circa in 90; attualmente
siamo una ventina di "reduci" ancora nell'isola: 8 al "bunker", 5 ai Fornelli, gli altri - circa una
decina - sparsi nelle altre diramazioni).
La stessa domenica 24 ebbi la certezza che entro un paio di giorni mi sarebbe stato possibile fare
uscire clandestinamente dei documenti (tramite una guardia compiacente? Tramite un gabbiano
viaggiatore addestrato e convinto alla causa rivoluzionaria? Non è il caso di entrare qui in
dettagli...).
Avevo con me una copia del "diario-analisi della settimana rossa d'agosto". Prima delle ultime
lotte avevo esposto ai compagni la possibilità di farlo uscire clandestinamente e di farlo pubblicare
dai compagni di "Anarchismo", trovando l'accordo dei compagni interpellati. Avevo anche copia
dei documenti prodotti e distribuiti dal "Collettivo di lotta" durante le lotte 21-23 settembre.
Queste ultime lotte erano state oggetto d'un black-out quasi totale da parte degli organi di
informazione di regime, le poche notizie trapelate erano state travisate sminuendo la portata delle
nostre lotte.
Mi consultai con gli altri compagni presenti a Trabuccato ed insieme convenimmo che bisognava
cogliere l'occasione per divulgare con tempestività le nostre ultime lotte all'esterno, ai compagni
delle altre carceri e ai compagni del "movimento" (nell'estensione più vasta di questo termine
spesso usato a sproposito). Sapevamo che con ogni probabilità i compagni "smistati" nelle altre
diramazioni avrebbero provveduto a fare una analisi corretta e dettagliata delle lotte, ma
sapevamo anche che ci sarebbe voluto tempo per redarre e divulgare una analisi del genere.
Ritenevo e tuttora ritengo che quando il potere spezza un movimento di lotta collettivo
diluendolo in vari gruppetti sparsi, quando questi gruppi si trovano nell'impossibilità di
consultarsi tra loro e quindi di concordare un comportamento unitario, ogni gruppo deve
sapersi fare carico della gestione e divulgazione delle lotte alle quali ha partecipato.
Per noi compagni di Trabuccato non si trattava di fare una analisi politica (non ne avremmo avuto
il tempo e forse neppure la capacità) ma solo una relazione di quanto era successo, "legando" i
documenti prodotti e divulgati durante quei tre giorni di lotta dal nostro "Comitato di lotta" ad
una corretta relazione sulle lotte, una spiegazione dei fatti reali, lasciando ad altri le analisi
politiche.
Il giorno stesso preparai la relazione, integrando i documenti "ufficiali" ad una spiegazione su
quanto successo in quei tre giorni. Feci leggere il tutto ai compagni presenti a Trabuccato e, avuta
la loro approvazione, provvidi a farla pervenire ai compagni di "Anarchismo" insieme al "diario-analisi della settimana rossa d'agosto".
Circa dieci giorni dopo la lotta, l'opuscolo "Speciale Asinara" era già in distribuzione! Exploit
organizzativo di noi disorganizzati anarchici....
È utile precisare com'erano composti e firmati i 2 documenti da me fatti pervenire ai compagni di
"Anarchismo": il "diario-analisi" delle lotte di agosto era numerato da pag.1 a pag.21 ed era
firmato, alla fine "I Proletari Prigionieri del campo di concentramento dell'Asinara. Settembre
'78".
La relazione da noi fatta a Trabuccato era numerato da pag.1 a pag.10 ed era firmata unicamente:
"Trabuccato, 24 settembre '78".
La paternità di questo secondo documento era quindi implicita nel testo e nella firma: era
chiaramente opera di quei compagni che si trovavano a Trabuccato il 24 settembre, giuntivi da
Fornelli dopo le lotte là conclusesi il pomeriggio del 23 settembre.
L'opuscolo, invece, porta la dicitura "I P. P. del campo di concentramento dell'Asinara" all'inizio,
non alla fine del primo documento. Questo può indurre qualche lettore a ritenere che non si tratta
di due documenti distinti.
Probabilmente i compagni di "Anarchismo" non hanno dato importanza a questo particolare,
ritenendo che anche noi di Trabuccato eravamo "Proletari prigionieri dell'Asinara". È bene
mettere in evidenza che i compagni di "Anarchismo" si sono dissociati politicamente dal contenuto
dei due documenti con un breve intervento editoriale all'inizio dell'opuscolo. Per loro non s'è
trattato né di un'operazione "commerciale" né d'una politica, ma semplicemente di un lavoro di
controinformazione, un servizio reso al movimento ed ai compagni incarcerati tramite la
pubblicizzazione di lotte che erano e che sono tuttora da considerare in corso. A questo fine
hanno messo a nostra disposizione le loro strutture editoriali.
Comunque, se i compagni di "Anarchismo" riterranno utile fare uscire una seconda edizione di
quell'opuscolo, provvederanno sicuramente a modificare la firma del 2° documento in "un gruppo
di P. P. 'decentrati' a Trabuccato", e qui mi scuso con i compagni di "Anarchismo" per non avere
previsto che questo particolare "tecnico" avrebbe potuto essere origine di tali polemiche.
Ora, da quel poco che ho potuto comprendere, non mi sembra che le polemiche abbiano come
motivazione il contenuto del 2° documento, ma che vengano giustificate unicamente da questo
particolare "tecnico".
Se così è, voglio sperare che i compagni che hanno preparata l'analisi delle lotte 21-23 settembre,
avranno l'accortezza di firmarla: "un gruppo di P. P. della Centrale", non commettendo l'errore di
firmare a nome di tutti i P. P. (cosa che noi di Trabuccato non abbiamo fatto) venendosi poi a
trovare nella veste "d'inquisitori" inquisiti.
Questo anche perché, ben oltre due mesi da quelle lotte, la loro analisi resta ancora sconosciuta
alla quasi totalità dei proletari che parteciparono a quelle lotte, me compreso.
Dispiace scendere a queste polemiche, ma ci sono stato tirato per i capelli. I proletari dell'Asinara
che hanno partecipato a quelle lotte e che quindi mi conoscono, rideranno di queste polemiche.
Ma i compagni degli altri Kampi e quelli del movimento esterno potrebbero anche prenderle sul
serio.
Parlare di "mistificazioni", "falsificazioni", "emarginazione politica", è linguaggio estremamente
grave e quindi non posso fare a meno di invitare i compagni "inquisitori" a motivare
pubblicamente e concretamente le loro accuse. Riguardo al "processo" in corso nei miei confronti
e che, in attesa della "sentenza", ha portato ad una preventiva "emarginazione politica
dell'anarchico Fantazzini", non posso che provare tristezza per questi compagni che sublimano le
loro frustrazioni cercando di riproporre un triste passato storicamente condannato.
Questi compagni mi conoscono da anni è sanno perfettamente che non ho mai derogato da ciò che
ritengo giusto. La polemica che scaldiamo da anni non ci ha mai impedito d'essere sempre fianco a
fianco nelle lotte contro un nemico comune, nonostante le nostre divergenze politiche di fondo.
Non vi può essere reale "emarginazione politica". Il mio rapporto con il potere è di negazione
assoluta e di contrapposizione totale e continuerà ad essere così. Con o senza i compagni
"inquisitori", ma sicuramente inserito all'interno delle lotte che vede, all'interno delle carceri, il
proletariato prigioniero come protagonista.
Per la rivoluzione!
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