Rivista Anarchica Online
È molto difficile
a cura della Redazione
Quattro donne, di età e condizioni sociali diverse (una studentessa, una contadina, una
casalinga e un'impiegata) hanno risposto a queste domande:
1. Come vivi il fatto di essere donna?
2. Credi che il movimento delle donne abbia cambiato qualcosa? E se sì cosa?
3. Pensi comunque che il problema dello sfruttamento della donna sia risolvibile all'interno di
questa società? E se sì, come?
Carmen, 45 anni - impiegata
Oggi essere donna è difficile, più difficile di un tempo quando i ruoli erano fissi e non venivano
messi in discussione. La coscienza che certi atteggiamenti maschili sono inaccettabili come anche
alcune vecchie posizioni femminili, pone la donna nella necessità di doversi creare dei modelli
nuovi, contro tutto e contro tutti. Allo stesso tempo non ha ancora conquistato un'indipendenza
mentale-affettiva dal maschio (quella cioè che ogni maschio ha per tradizione culturale) non riesce
cioè a vivere la sua vita per sé stessa soltanto, ma ha ancora bisogno dello stimolo dato da un
rapporto affettivo.
Oltre a questo ci sono tutte quelle difficoltà ormai pubblicizzate in ogni giornale come: trovare
lavoro che non sia subordinato; trovare casa per una donna sola è molto più difficile; girare nelle
strade e persino essere accettate in alcune case se si è nella situazione di non accoppiate (si fa o un
po' pena o un po' paura); difficoltà nel far accettare le proprie opinioni su certi settori
tradizionalmente maschili; difficoltà, come dicevo prima, di essere coerenti con le proprie teorie.
Secondo me ha soprattutto modificato sostanzialmente l'atteggiamento passivo e spesso remissivo
di moltissime donne, che hanno acquistato forza sentendosi spalleggiate dall'opinione pubblica, e
di molti uomini che o si rendono conto dei reali problemi e cercano di crescere o non si sentono di
non essere "à la page" e hanno portato alla ribalta problemi che inevitabilmente provocano una
crescita e una maturazione nella gente.
Secondo quello che ho potuto osservare però, nonostante ciò la donna media non si identifica con
il movimento femminista, pur usufruendo delle loro conquiste.
Se non si risolve lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo che è alla base della nostra società
capitalista non vedo molte possibilità di risolvere lo sfruttamento delle donne. Credo comunque
che siano necessari sforzi su due linee: uno per quanto riguarda l'educazione permanente dei nostri
figli, figlie che ci compete personalmente a noi tutte e per questo non credo basterà una
generazione; e poi su un piano politico (oltretutto strettamente legato a quello dell'educazione)
con maggiori spazi per il lavoro alle donne, leggi che mettano sullo stesso piano maschi e femmine
nell'accudire i figli (permessi dal lavoro e così via), servizi e istituzioni basati sul concetto che
uomo e donna hanno lo stesso diritto di lavorare e di badare ai figli, spazi nella scuola per
appoggiare e mettere in pratica l'ideologia del non sfruttamento, della non competizione, della
riumanizzazione dei rapporti.
Chiaramente queste sono cose utopistiche in una società come la nostra basata appunto sulla
competizione, lo sfruttamento e la disumanizzazione dei rapporti.
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