Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 9 nr. 72
febbraio 1979 - marzo 1979


Rivista Anarchica Online

Un modo diverso di essere donna
a cura della Redazione

Nata in Russia (Königsberg, 1869) da genitori israeliti, Emma Goldman emigra quindicenne negli Stati Uniti. Tre anni dopo, all'indomani dell'esecuzione dei cinque anarchici passati alla storia come "i martiri di Chicago", decide di impegnarsi nel movimento rivoluzionario. Entra dapprima in contatto con l'anarchico Johann Most e inizia ad approfondire le sue conoscenze del pensiero libertario. Incontra tra gli altri Alexander Berkman, come lei emigrato dalla Russia, ebreo ed anarchico militante: nasce tra loro un legame affettivo molto intenso che, tumultuosamente, dura per quasi tutta la loro vita.
Con la sua affascinante oratoria, Emma diventa la più conosciuta e richiesta oratrice rivoluzionaria di tutto il Nord America: i suoi comizi, le sue conferenze, i suoi famosi contraddittori con avversari di ogni tipo richiamano sempre folle numerose e spesso vengono interrotti brutalmente dall'intervento delle forze dell'ordine. Più volte arrestata, è costretta anche alla clandestinità per sfuggire ai mandati di cattura. Nel 1906 fonda con Berkman un giornale anarchico, Mother Earth (Madre terra), di cui resta per oltre un decennio l'animatrice. Nel 1907 è tra le protagoniste del congresso internazionale anarchico di Amsterdam. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale intensifica la sua attività antimilitarista, in seguito alla quale è arrestata ed espulsa dagli Stati Uniti. Con Berkman decide di tornare in Russia, prende contatto con le forze rivoluzionarie vittoriose: nonostante l'opinione decisamente contraria espressa dagli anarchici russi, decide di collaborare con il governo bolscevico - sul quale nutre infondate illusioni.
Rapidamente disillusa, viene subito emarginata e praticamente costretta ad una nuova emigrazione: nella sua terra sempre più saldamente in mano ai nuovi padroni rossi non potrà mai più rimettere piede. Emma riprende la sua peregrinazione, sempre in giro per l'Europa, sempre attiva conferenziera e propagandista. Ormai separata definitivamente da Berkman (che muore suicida a Nizza nel '36), Emma è presente in Spagna durante la rivoluzione sociale: sostiene la linea dell'intransigenza rivoluzionaria e critica duramente la partecipazione al governo di esponenti della C.N.T..
Ritorna nel Nord America e muore nel 1940, in Olanda, durante una conferenza.

Pubblichiamo in queste pagine quattro brani tradotti dalla sua autobiografia "Living my life" ("Vivendo la mia vita"), ancora inedita in italiano a quasi mezzo secolo dalla sua uscita.

troppo sesso disse Kropotkin

All'invito dei Kropotkin andai a Bromley con Mary Isaac. Questa volta la signora Kropotkin e la sua figlioletta Sasha erano in casa. Sia Pietro che Sofia Grigorevna ci ricevettero affettuosamente. Parlammo dell'America, del nostro movimento in quel paese e della situazione in Inghilterra. Pietro era stato in U.S.A. nel 1898, ma in quel periodo poiché mi trovavo sulla costa mi era stato impossibile assistere alle sue conferenze. Sapevo comunque, che il suo giro aveva avuto molto successo e che egli aveva lasciato un grande entusiasmo. Il ricavato delle sue conferenze aveva aiutato a far rivivere "Solidarity" e ad infondere nuova vita nel nostro movimento.

Pietro era particolarmente interessato ai miei giri nel Middle West e in California. Deve essere un meraviglioso campo d'azione osservò, se puoi ripercorrere lo stesso territorio per ben tre volte successive. Confermai la sua impressione e gli dissi che buona parte del mio successo in California era da attribuirsi al "Free Society". Il giornale sta facendo un ottimo lavoro convenne, ma sarebbe anche più efficace se non sprecasse tanto spazio trattando di sesso. Mostrai il mio disaccordo e ci trovammo coinvolti in una accesa discussione su come inquadrare il problema del sesso nella propaganda anarchica.

Secondo Pietro, la parità tra uomini e donne non aveva niente a che fare col sesso; era questione di cervello. Quando la donna sarà al suo livello intellettuale e parteciperà ai suoi ideali sociali, disse, sarà libera come lui.

Eravamo entrambi un po' eccitati e dal tono delle nostre voci poteva sembrare che stessimo litigando. Sofia, che stava tranquillamente cucendo un abito per sua figlia, cercò diverse volte di dirottare la nostra discussione verso argomenti più tranquilli, ma invano. Pietro ed io passeggiavamo in crescente agitazione per la stanza, ciascuno sostenendo accanitamente la propria posizione. Alla fine commentai: Bene, caro compagno, quando avrò raggiunto la tua età la questione sessuale forse non avrà più importanza per me. Ma lo è ora, e lo è per migliaia, anzi milioni di giovani. Pietro esitò, un sorriso divertito illuminava il suo viso gentile. Che strano, non ci avevo pensato, rispose forse hai ragione dopotutto. Mi sorrise con affetto, i suoi occhi luccicavano divertiti.

profanando un tempio maschilista

A Minneapolis feci una esperienza divertente. Fui invitata a fare una conferenza presso una organizzazione di professionisti nota come "Spook Club". Mi dissero che nessuna donna era mai stata ammessa prima d'ora alla sacra presenza degli spookers, ma che per me era stata fatta un'eccezione.

Non credendo ai privilegi particolari, scrissi al club che nella mia esperienza di infermiera non mi ero mai messa in agitazione quando avevo dovuto comporre i cadaveri. Ma il trovarmi di fronte cadaveri viventi riusciva a sconvolgermi. Avrei affrontato il compito di preparare gli spookers per la sepoltura se avessi potuto avere alcune robuste esponenti del mio sesso ad assistermi. Il povero Spook Club era sbalordito. L'acconsentire alla mia richiesta implicava il pericolo di un'invasione femminile. Il rifiutare, li avrebbe resi ridicoli pubblicamente.

La presunzione maschile ebbe il sopravvento sulla loro durezza. "Porta con te il tuo reggimento, Emma Goldman", risposero gli spookers, "e accetta le conseguenze di ciò". Le mie amiche ed io creammo quasi una rivoluzione nel club. Ahimè, non nelle teste, ma solo nel cuore degli spookers. Dimostrammo loro che non c'è niente di più ottuso che le riunioni di sole donne o di soli uomini quando non si è in grado di eliminare l'altro sesso dalla propria mente. In quell'occasione ciascuno si sentì sollevato da ossessioni di sesso, a proprio agio e tranquillo. La serata fu molto interessante. In effetti mi fu confermato che era stato considerato l'incontro intellettuale più stimolante nella storia del club ed inoltre il più allegro. L'atteggiamento liberale degli spookers verso di me era solo parte della trasformazione generale che era avvenuta negli ultimi sei anni nei confronti dell'anarchismo. Il tono della stampa non era più così vendicativo. I giornali a Toledo, Cincinnati, Toronto, Minneapolis e Winnipeg erano straordinariamente moderati nei loro resoconti delle mie conferenze.

In un lungo editoriale, un giornale di Winnipeg scriveva: Emma Goldman è stata accusata di abusare della libertà di parola a Winnipeg e l'anarchismo è stato denunciato come un sistema che incoraggia l'assassinio. In realtà, Emma Goldman, mentre si trovava a Winnipeg, non pronunciò nessuna invettiva pericolosa e la logica, e la saggezza delle sue dichiarazioni meritavano una critica molto moderata.

In effetti, colui che lamenta che l'anarchismo insegna a buttar bombe e la violenza, non sa di che sta parlando. L'anarchismo è una dottrina ideale, che è adesso e lo sarà sempre, assolutamente inattuabile. Alcuni degli uomini più miti e più dotati del mondo ci credono. Il solo fatto che Tolstoi è un anarchico è la prova conclusiva che l'anarchismo non insegna la violenza. Tutti abbiamo il diritto di ridere dell'anarchia come di un sogno pazzesco. Tutti abbiamo il diritto di essere d'accordo o in disaccordo con gli insegnamenti di Emma Goldman. Comunque non dovremmo renderci ridicoli criticando un conferenziere per le cose che non ha detto e neppure dichiarando violenta e sanguinaria una dottrina che predica il contrario della violenza.

Kollontaj la fredda

Alessandra Kollontaj e Angelica Balabanoff erano facilmente raggiungibili poiché abitavano al National. Mi recai dalla prima. La Kollontaj aveva un aspetto molto giovanile e radioso, nonostante i suoi cinquant'anni e il severo intervento chirurgico al quale era stata recentemente sottoposta. Una donna alta e maestosa, in ogni centimetro una "grande dame" più che un'accesa rivoluzionaria. Il suo abbigliamento e le due stanze che abitava, rivelavano il buon gusto, le rose sulla sua scrivania piuttosto sorprendenti nel grigiore russo. Erano le prime che vedevo dall'epoca della nostra deportazione. La sua stretta di mano era molle e distante, anche se disse di essere felice di incontrarmi, finalmente, nella grande, vitale Russia.

Avevo già trovato l'alloggio e il lavoro che desideravo fare? Mi chiese. Risposi che mi sentivo ancora troppo insicura per decidere dove potevo essere più utile. Forse l'avrei saputo meglio dopo aver parlato con lei delle cose che mi turbavano, delle contraddizioni che avevo incontrato. Dovevo raccontarle tutto, disse; era sicura di potermi aiutare a superare il mio primo periodo difficile. Ogni nuovo venuto attraversa lo stesso stato d'animo, mi assicurò, ma tutti imparano presto a riconoscere la grandezza della Russia sovietica, le piccole cose non hanno importanza.

Provai a dirle che i miei problemi non erano piccole cose; essi erano di vitale importanza per me. In effetti, la mia propria esistenza dipendeva dalla loro giusta interpretazione. D'accordo, comincia, disse con noncuranza.

Si adagiò nella poltrona e io cominciai a parlare delle angherie delle quali ero venuta a conoscenza. Ascoltò attentamente senza interrompermi, ma non c'era sul suo freddo bel viso il benché minimo segno di turbamento provocato da quanto da me esposto. "Ci sono sì delle opache macchie grigie nel nostro vivace quadro rivoluzionario", disse quando ebbi terminato, "Sono inevitabili in un paese così arretrato con un popolo così cupo e un esperimento sociale di tale importanza, tanto contrastato dal mondo intero. Spariranno quando avremo liquidato il nostro fronte militare e quando avremo elevato il livello culturale delle nostre masse". Io avrei potuto esser molto d'aiuto, continuò. Avrei potuto lavorare tra le donne; ignoravano anche i più elementari principi di vita, inoltre non conoscevano le loro funzioni come madri e cittadine. Avevo fatto un così buon lavoro in America e lei mi assicurava che avrei trovato un campo molto più fertile in Russia. "Perché non collabori con me e non la smetti di rimuginare per poche opache macchie grigie?" disse concludendo; "non sono nient'altro, cara compagna, veramente nient'altro". Gente arrestata, imprigionata, fucilata per le proprie idee! Vecchi e giovani tenuti in ostaggio, ogni protesta soffocata, iniquità e favoritismo dilaganti, i migliori valori umani traditi, lo spirito rivoluzionario stesso giornalmente crocifisso, tutto questo non era altro che "opache macchie grigie"... trasalii! Mi sentivo raggelare fin nelle ossa.

a colloquio con Lenin

"Ilich (Lenin N.d.R.) non perde tempo in preliminari. Va diritto al suo scopo", mi disse una volta Zorin con evidente orgoglio. Infatti ogni passo fatto da Lenin dal 1917 lo dimostrava. Ma se avessimo avuto dei dubbi, la maniera con cui ci ricevette e lo svolgersi del nostro colloquio ci avrebbero rapidamente convinti dell'essenzialità emotiva di Ilich.

La sua rapida percezione dell'emotività altrui e la sua abilità nello sfruttarla al massimo per il suo fine erano straordinari. Non meno sorprendente era la sua ilarità per ogni cosa che considerava divertente sia in sé che nei suoi visitatori. Se poi poteva mettere uno in difficoltà, il grande Lenin si sbellicava dalle risate tanto da costringerlo a ridere con lui. Dopo averci acutamente scrutato, ci sottopose ad una raffica di domande, una dopo l'altra, come frecce: sull'America, sulla sua situazione politica ed economica, su quali erano le sue possibilità di rivoluzione nel prossimo futuro. Se la American Federation of Labour, era impregnata dell'ideologia borghese o se lo erano solo Gompers e la sua cricca, e se la base era idonea per una penetrazione dall'interno. Quale era la forza dell'I.W.W., se gli anarchici erano veramente così validi come sembrava dal nostro recente processo.

Aveva appena finito di leggere le nostre autodifese fatte in tribunale. "Gran materiale! Un'analisi ben delineata del sistema capitalista, splendida propaganda!". Peccato che non avessimo potuto rimanere negli Stati Uniti, non importa a quale prezzo. Eravamo benvenuti nella Russia Sovietica, certamente, ma l'America aveva un gran bisogno di gente capace di lottare come noi per aiutare nella rivoluzione imminente. "Così come molti dei vostri compagni migliori presero parte alla nostra. E tu, compagno Berkman, che organizzatore devi essere, come Shatoff. Ottima fibra il tuo compagno Shatoff, non si tira mai indietro e può lavorare per dodici. È in Siberia, adesso, commissario delle ferrovie della Repubblica (orientale). Molti altri anarchici occupano importanti posizioni con noi. Tutto è a loro disposizione, se sono disposti a cooperare con noi come veri anarchici idealisti. Tu compagno Berkman troverai presto il tuo posto. Un peccato, comunque, che tu sia stato strappato dall'America in questo momento portentoso. E tu, compagna Goldman che campo d'azione avevi? Avresti potuto rimanere. Perché non lo hai fatto, anche se il compagno Berkman è stato buttato fuori? Bene, siete qui. Avete pensato al lavoro che volete fare? Voi siete anarchici idealisti, lo vedo dal vostro atteggiamento nei confronti della guerra, dalla vostra difesa dell'Ottobre e la vostra lotta per noi, la vostra fede nei sovietici. Proprio come il vostro compagno Malatesta, che è completamente con la Russia Sovietica. Che cosa preferite fare?".

Sasha fu il primo a prendere la parola. Cominciò in inglese, ma Lenin lo interruppe subito con un'allegra risata. "Pensi che capisca l'inglese? Nemmeno una parola. Neppure di altre lingue straniere. Non ci sono portato. Nonostante abbia vissuto all'estero molti anni. Curioso vero?" e scoppiò in una risata. Sasha continuò in russo. Era orgoglioso di sentire tanto elogiati i suoi compagni. Domandò: "perché ci sono degli anarchici nelle prigioni sovietiche?". "Anarchici?". Ilich interruppe: "sciocchezze! Chi ti ha raccontato queste storie e come hai potuto crederle? Nelle prigioni ci sono criminali e machnovisti, ma non anarchici idealisti". "Pensa" interruppi "che anche l'America capitalista divide gli anarchici in due categorie: filosofi e criminali. I primi sono bene accetti nei circoli più importanti, uno di loro si è sistemato anche più in alto nei ranghi dell'amministrazione Wilson. La seconda categoria, alla quale noi abbiamo l'onore di appartenere, è perseguitata e spesso imprigionata. La tua sembra essere la stessa distinzione, non pensi?".

"Cattiva logica" rispose Lenin "un modo confuso di trarre le stesse conclusioni da premesse differenti. La libertà di parola è un pregiudizio borghese, una facciata per occultare problemi sociali. Nella Repubblica dei Lavoratori il benessere economico è più eloquente delle parole e la libertà da lui procurate molto più sicura. La dittatura del proletariato sta ottenendo risultati in questo senso. Attualmente deve affrontare molti grandi ostacoli, il più grande dei quali è l'opposizione dei contadini. Essi hanno bisogno di chiodi, sale, tessuti, trattori, elettricità. Quando potremo darglieli saranno con noi e nessun potere controrivoluzionario sarà capace di farli tornare indietro. Nella situazione attuale della Russia tutte le chiacchiere di libertà sono solamente cibo per i reazionari che cercano di abbattere la Russia. Solo i criminali sono colpevoli di questo, e devono essere imprigionati".

Sasha consegnò a Lenin le delibere della conferenza anarchica e sottolineò con enfasi la dichiarazione dei compagni di Mosca la quale affermava che i compagni imprigionati erano idealisti e non criminali.

"Il fatto che la nostra gente chiede di essere legalizzata, è la prova che essi sono con la Rivoluzione e con i sovietici" sostenemmo. Lenin prese il documento promettendo di sottoporlo alla prossima sessione dell'esecutivo del partito. Saremmo stati messi al corrente della sua decisione, disse, ma in ogni caso era una sciocchezza, non valeva la pena di disturbare nessun vero rivoluzionario. C'era altro?

Avevamo lottato in America per i diritti politici, anche dei nostri oppositori, gli dissi; il rifiuto dei diritti dei nostri compagni non era pertanto una sciocchezza. Io, dal mio canto sentivo, gli dissi, che non potevo cooperare con un regime che perseguiva gli anarchici ed altri per reati d'opinione.

Inoltre c'erano dei mali anche più spaventosi. Come potevamo conciliarli con il grande obiettivo al quale egli mirava? Ne citai alcuni. La sua risposta fu che il mio atteggiamento era borghese e sentimentale. La dittatura del proletariato era occupata in una lotta per la vita e la morte, non si poteva permettere a piccole considerazioni di bloccarne l'ascesa. La Russia stava facendo passi da gigante in casa e all'estero. Stava accadendo la rivoluzione mondiale ed io mi stavo lamentando per un piccolo spargimento di sangue. Era assurdo, e dovevo superarlo. "Fai qualcosa" suggerì "questo sarà il modo migliore per recuperare il tuo equilibrio rivoluzionario".

non è proprio necessario che le donne tengano sempre la bocca chiusa e la vagina aperta

Emma Goldman