Rivista Anarchica Online
La spia della scala B
di Piero Flecchia
Ogni società ha le proprie parole alla moda, mediante le quali si esplica rassicurativamente a se
stessa: nel qui e ora, emarginazione è una tra queste. Vocabolo apparentemente minaccioso
contro il potere, ma nei fatti riduzione a oggetto di consumo della "rabbia", perché se all'uomo in
rivolta gli si imprime - come oggi si tende a fare - nella testa l'idea che egli è un emarginato, tutta
la sua lotta, se accetta il concetto, diventa lotta per portarsi dai margini al centro: istituire una
nuova e a lui più vantaggiosa centralità. È questo meccanismo che bisogna mettere a nudo; il
meccanismo che trasforma la lotta contro i sistemi autoritari in lotta per un sistema autoritario
contro un altro sistema autoritario.
L'atto che instaura un rapporto di emarginazione è l'atto che introduce la divisione nella società di
amministrati e amministratori. L'emarginazione procede dal concetto di centro dirigente, e dagli
antagonismi per occupare il centro; dunque è la politica che produce e riproduce l'emarginazione.
Il tipo di lotta politica entro una certa società ci illustra le tecniche di emarginazione di quella
società. Nella nostra società i cittadini riproducono emarginazione attraverso il consenso
elettorale e l'adesione ai partiti politici. Da qui procede il meccanismo, che però consente di
leggersi come meccanismo che emargina solo nei momenti subalterni: nelle fabbriche, negli
ospedali, nella struttura dei rapporti tra ceti sociali. Queste letture parziali: letture separate dalla
comprensione del centro dal quale discendono le emarginazioni, volta a volta individuate e assurte
al centro del dibattito, sono letture interne ai meccanismi del sistema: lotte per l'occupazione del
centro, lotte che modificano le strutture dell'emarginazione ma non la cancellano.
I politici sedicenti democratici progressisti sono perfettamente coscienti del processo di
emarginazione che la loro azione riproduce nella società. Essi sanno benissimo, anche i politici
radicali, che l'azione politica è azione di emarginazione: innanzitutto della società dal potere, e poi
di una parte della società da tutta la società. Ed è proprio questo secondo aspetto che essi devono
continuamente mantenere attivo, perché se tutta la società fosse emarginata in blocco dal potere
politico, il potere politico correrebbe un rischio mortale, poiché apparirebbe qual è nella sua
natura: nemico mortale della società umana.
Il potere politico emargina prima che singoli gruppi ben precisi atteggiamenti esistenziali
criminalizzandoli nelle coscienze dei cittadini. Esaminiamo il fatto a partire da un concreto
esempio di emarginazione entro la società promosso da un gruppo politico. Lo strumento che ci
permette di seguire il processo dal suo interno è il questionario fatto distribuire dalla regione
Piemonte ai cittadini di Torino. Argomento del questionario è il terrorismo, in Torino virulento,
malgrado l'universale condanna, e gli sia stato scatenato contro tutto il marchingegno poliziesco
dello stato. Marchingegno che però deve essere ben lungi dal tremendismo della propaganda del
regime, se applicato agli evasori fiscali è passato più inosservato di un peto in una porcilaia.
Torino è gestita dal PCI: la grande forza progressista antagonista all'altro progressismo: il
cattolicardo. I cattolici, che menano il grosso gioco, non risolvono niente. I comunisti hanno
ragionato: ora gliela facciamo vedere noi, come ti staniamo il terrorista. Così è nato il
questionario, al quale però, in sede locale, hanno aderito, con il PCI anche DC, PSI, PSDI, PRI,
PLI: tutto il sistema insomma: dunque siamo davanti a una faccenda di regime.
Un bel giorno i cittadini si trovano nella buca delle lettere una busta che reca la scritta: "Città di
Torino" e il simbolo del comune, già completata del recapito, affrancatura a carico del
destinatario: che la dice lunga sul tutto. Quando mai il comune o qualunque altro aminnicolo
statale ha rinunciato a incassare la spesa dell'affrancatura? Dentro la busta c'è il questionario,
preceduto da una lunga citazione dal discorso del presidente della repubblica Sandro Pertini a
Boves il 12.11.78.
Se ci attardiamo sul questionario è perché è un piccolo e prezioso gioiello di tartufismo politico a
cominciare dalla citazione del nostro caro Pertini, nella demagogia dello stato assurto a Giovanni
XXIII della repubblica. Insomma, lo stato è sempre in ritardo di una battuta sulla chiesa: una
battuta lunga 20 anni, e non si dica, per favore, che dopo un Leone ci vuole un coglione. Pertini è
tanto una brava persona, nèe!?: diceva Cochi, sogguardandosi intorno perplessamente. Pertini fa
tanto Giovanni XXIII, fa tanto brava persona presso la gente che paga i conti dei Leone. Pertini è
uno che ha preso l'aereo per Genova e si è pagato il biglietto, che è un modo come un altro per
dire che in Italia che si paghi il biglietto "tra loro" ce n'è proprio solo uno: e lo hanno fatto
presidente: se non è giovanneismo postconciliare questo! Infatti proprio come il Giovanni
bergamasco, il Sandro di Liguria; che ha fatto anche il muratore - che cosa ci sia di strano a fare il
muratore non lo capisco, personalmente trovo umanamente molto più strano che una brava
persona accetti di fare il presidente della repubblica: e il nostro è tanto una brava persona -
dunque il Sandro te lo trovi strategicamente piazzato, piazzato alla Giovanni XXIII, anche ad
apertura del questionario sul terrorismo, a dire alla gente: "Ecco che cosa ne pensa lui: che paga il
biglietto come voi!, lui del terrorismo ne pensa... ergo se tu paghi il biglietto, tu la devi pensare
come lui". Sulla volta, dopo il messaggio presidenziale c'è la preghiera da recitare tutte le sere per
almeno trenta sere, e poi: "vi saranno condannati 300 anni di esazione fiscale...". No, questa parte
è stata omessa, lo stato è sempre meno generoso della chiesa, dallo stato più che un risparmio
sull'affrancatura postale non ti puoi aspettare.
Questo proclama, firmato "Gli uffici di presidenza dei consigli regionali" è stilato in modo tale che
ti viene un sospetto: l'apertura dei manicomi non è il risultato di una lotta democratica
progressista, ma una grande trovata di qualche pezzo da 90 del sistema che, guardandosi attorno,
ha dedotto: "Qui, se arriva Basaglia me li interna tutti". Il documento è oltre la schizofrenia
poiché si arriva a mettere in un fascio i morti di piazza Fontana e l'on. Moro. I morti di piazza
Fontana li ha anche ammazzati Moro, perché Moro era con Andreotti e Andreotti con Maletti, e
Maletti con La Bruna, e La Bruna con Giannettini, e Giannettini con Freddaandato
allabuonaventura. Moro era la chiave di volta il gran nocchiero il sommo architetto della congrega
che ha studiato la macabra pensata che si chiama piazza Fontana. Che poi Moro sia stato
ammazzato, è perché gli è capitato come a quel nappista che regolò male il detonatore. Moro è
uno dei fabbricanti di quest'ordigno abbietto che si chiama terrorismo, e che incomincia proprio da
piazza Fontana e che quindi incomincia, sentenza di Catanzaro alla mano, proprio da questa
gente: lo tengano bene a mente questo fatto i simpatizzanti dell'area del terrorismo di sinistra.
Dopo la citazione dal Giovanni laico, dopo il delirio manicomiale degli uffici della presidenza del
consiglio: manicomiale in quanto la sedicente sinistra accetta la chiamata a correo per le vittime:
quelle sole innocenti, di piazza Fontana, uno si aspetterebbe che incominciasse il questionario: e
incomincia, ma preceduto dal cesello fino della congrega dei tartufi che l'hanno pensato.
- Un breve inciso che mi ha molto consolato sulla salute della città: il capo dei comitati che hanno
cagato il questionario è stato recentemente visitato dalla polizia, su segnalazione anonima che
indicava l'abitazione del nostro, covo di pericolose trame criminali. - Ma veniamo alla perla. Il
questionario attacca con un "A tutte le famiglie del quartiere", e non con un generico cittadini, a
far subito chiaro che si tratta di una faccenda che ci riguarda da vicino. Che cosa si suggerisce a
tutte le famiglie del quartiere? Di riunirsi e discutere? Certamente, ma non nel quartiere: nel
quartiere a discutere ci vanno i politici. Le famiglie devono discutere in famiglia il questionario,
poi scrivere le risposte a ogni domanda, e poi, ben chiaro detto, in grassetto, spedire "SENZA
FIRMARE" proprio come ha capito al volo quello che ha mandato la polizia alla testa forte della
congregazione. Perché senza firmare? Perché i parlamentarini sanno che il cittadino si fida meno
di loro che di un brigatista rosso? Anche, ma è ancora un giudizio benevolo. Se io compilo il
questionario e lo firmo, mi assumo tutte le mie responsabilità. Meglio che nessuno impari a
rispondere delle proprie azioni: se la moda si diffonde, finisce la politica. La richiesta di anonimato
è la richiesta di consenso al sistema della cultura della viltà.
Dalla perla veniamo alle domande, dove si evidenzia tutta la mai dimenticata lezione della retorica
fascista.
Che cosa credete si chieda in primis al signor Pautasso o Rossi o Andreotti, dopo che ha ben
ponzato l'argomento con la moglie la suocera i figli? Gli si chiede di mettere giù: spazio 4 righe 4,
le cause del terrorismo. Cioè di fare quella cosa che non è ancora riuscita neanche ai professionisti
dell'informazione che ci lavorano da anni: se non è demagogia questa?! Ora che il signor Pautasso
ha ponzato; dopo il dibattito familiare che ovviamente si è svolto a partire dal messaggio del
nostro Sandrochepagailbiglietto quindi è cugino elettivo di Pautassochepagasempreilbiglietto, e il
problema degli uffici della presidenza della regione, dopo il dibattito e la risposta che salverà la
nazione, al Pautasso si chiede ancora: "Ancora dell'altro?!". Sì, mio lettore, perché la classe
politica è abituata a chiedere. La sola differenza tra il mendicante e l'uomo politico è il pudore nel
chiedere del primo. L'uomo politico è un mendicante che ha perduto il pudore. Ora che sac che il
Pautasso sa, gli chiede di brutto: "Quali sono gli ostacoli da rimuovere e le cose da fare per
ottenere non solo l'isolamento morale, ma la scomparsa del terrorismo?".
Altre 4 righe 4 per rispondere, e poiché anche loro lo capiscono che in 4 righe Pautasso proprio
tutto non può dire, 3a domanda: "Che cosa dovrebbero fare le istituzioni?". Ma per cosa li pagano
a fare, con i soldi di Pautasso i dipendenti delle istituzioni, scrupolosamente elencate che, stando
al questionario, pendono dalla testa di Pautasso: governo nazionale, regioni, province, comuni,
consigli circoscrizionali, cioè proprio tutti? Brava gente, se Pautasso si mette a pensare, la prima
cosa che pensa è proprio questa, dunque a sviarlo, seguono le domande pratiche: dove si chiede a
Pautasso di fare il delatore. La parte che ha moralmente indignato la stampa "democratica".
Per la stampa democratica solo la seconda parte colpisce negativamente; a noi non interessa:
neanche l'ottava domanda, dove i tartufi invitano tartufescamente Pautasso a fare la spia: "Avete
delle valide proposte da fare per migliorare la situazione nel vostro quartiere?" Domanda che non
può risolversi in richiesta di verde o scuole o pulizia, perché queste sono domande non pertinenti
all'argomento. Questa seconda parte preoccupa la libera stampa perché se Pautasso diventa un
delatore, gli ruba il mestiere.
Sul questionario ci sarebbero ancora molte altre osservazioni, ma a noi interessa solo come un
caso pratico del meccanismo di riproduzione del processo di emarginazione che il potere politico
introduce: dove il sedicente terrorismo di sinistra è oggi una cospicua componente: che fa il gioco
del sistema.
Ma il concetto di emarginazione, torniamo a ribadirlo è un concetto del sistema: Malatesta non fu
mai un emarginato, perché egli aveva nettissima la coscienza della necessità di condurre la lotta
contro il concetto stesso di centro. Per i libertari l'emarginazione non ha alcun valore. A
comprenderlo chiaramente può aiutarci la fortuna del concetto: che cosa viene a sostituire nel
vocabolario del sistema. Prima che fosse di moda il termine emarginazione, andavano forte i
concetti di reificazione e alienazione.
Termini introdotti nella speculazione filosofica da quel sublime teologo con hobby filosofici che fu
Hegel. L'hegeliano di sinistra con l'hobby dell'economia Karl Marx riprese e approfondì i concetti
del maestro. Entro l'hegelismo e il marxismo i due concetti sono uno strumento di analisi per
descrivere il processo di separazione dell'uomo dalla sua dimensione umana per effetto del sistema
capitalista, per cui l'individuo, aderendo alle strutture del potere si allontana da se stesso.
Concetto ambiguo, ma ancora troppo pericoloso per i marxisti del nostro tempo, necessitosi di
farsi tutto-sistema. Essi hanno messo in ombra reificazione e alienazione, per sostituirli con il più
fruibile, dal punto di vista del potere, concetto di emarginazione.
Là dove l'emarginazione entra nel dibattito, là il sistema dell'oppressione politica celebra già la sua
vittoria, sotto le spoglie di una falsa coscienza critica.
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