Rivista Anarchica Online
Oggi mi aggrego domani... chissà
di Gabriele R.
Sui gradini freddi dell'Arena è poi rimasto il vuoto. Come nel finale di un film anni '60 sono
rimaste solo lattine vuote, cartacce, mozziconi di sigarette e di spinelli. I vuoti a rendere di
60.000 anime disperate direbbe un Ginsberg all'amatriciana. Perché 60.000 persone sono accorse
all'Arena per il concerto per Demetrio Stratos? Solo per tutti quei nomi famosi che il manifesto
annunciava? O (detto senza cinismo) solo per aiutare una persona, un musicista, che la maggior
parte conosceva praticamente solo di nome? E poi chi erano queste 60.000 persone? Tanti
psicosociologi di massa hanno dato delle risposte esaurienti, sì. Era il Movement che faceva il
suo canto del cigno. No, era il Movement che dava una risposta a chi lo dava per morto e
risorgeva dalle sue presunte ceneri come l'araba fenice. No, erano i giovani che finalmente
rifiutavano chiaramente la scelta suicida della lotta armata e riscoprivano i rapporti
interpersonali, il proprio corpo e la sua armonia con le cose. No, erano i giovani che davano una
risposta di massa all'ondata repressiva messa in atto in quei giorni dal feroce Carlo Alberto & C. Diffido
delle analisi globali, di massa. Si analizza una parte e la si attribuisce al tutto. Chi può
mettere in dubbio le loro affermazioni? Allora siamo tutti (quelli che erano nell'Arena) Movimentisti delusi o
Movimentisti che tornano
all'attacco? Non violenti mistico riappropriatori o pitrentottisti fiancheggiatori? Chi erano le
60.000 anime accorse all'Arena? Chist'è 'o busillis! Facciamo allora un salto indietro. I mass-media
proprio in quel periodo stavano elaborando la
seguente analisi (un'altra): "La carovana del Movimento è arrivata ad un bivio: o la lotta armata o
la scelta sballo mistico personal riappropriativa. Chi non fa questa scelta riffluisce. Cioè la
maggior parte. Dove rifluisce? Nelle discoteche nuovi centri di aggregazione, nuove isole di
"libertà liberatoria" (perché c'è anche la libertà incarceratoria). Non è vero
forse che
all'inaugurazione dello Studio 54 a Milano c'erano gli autonomi fuori che chiedevano di
entrare?". Tutto chiaro quindi chi cerca il Movement lo trova al sabato sera nelle discoteche con
la brillantina in testa. Poi, però, salta su qualcuno e dice: "Ma chi sta rifluendo se la gente che popola
le balere non è
mai fluita?! Noi ex-movimentisti, ex-gruppettari, ex-di qui ex-di là nelle balere non ci mettiamo
neanche il naso!". Un giornalista controlla: è vero! (quasi). Ma allora dove sono andati a finire
tutti quelli che fino ad un anno fa occupavano le case per farci dei centri sociali, scendevano in
piazza con o senza autorizzazione occupavano le scuole, picchettavano le fabbriche, facevano le
autoriduzioni nei cinema e nei supermercati? E dove sono finite tutte quelle che fino a poco
tempo fa rivendicavano la libera gestione del proprio utero, che si riunivano in gruppi di
autocoscienza, che lottavano per poter abortire liberamente, che accusavano gli uomini di destra
o di sinistra di gestire in modo autoritario e violento la loro vita pubblica e privata? Già dove
sono finiti? Rifluiti non sono rifluiti. Se avessero scelto tutti la lotta armata per i covi delle B.R.
occorrerebbero interi quartieri Gescal. Se avessero scelto la mistico-riapproprio-sballo-gang ci
sarebbero treni speciali per Poona. Vuoi vedere che zitti zitti, alla chetichella, nauseati dal "vecchio modo di
far politica", stanchi di
mille assemblee passerella, stufi dell'alternativa che non veniva mai, sconvolti per aver scoperto
di non essere poi tanto diversi dai mai troppo vituperati borghesi in quanto a maschilismo,
egoismo, fancazzismo egocentrismo e tanti altri ismo, sono rientrati nelle case, nelle aule nelle
fabbriche, negli uffici mettendosi improvvisamente a parlare di quanto è figo Peter Toch
arrossendo solo per un attimo davanti agli sguardi allibiti dei colleghi integrati sporchi borghesi?
Ho detto prima che una parte non è attribuibile al tutto ma questo mi sembra un episodio
perlomeno significativo, dunque. Ho assistito sere fa ad uno di quei cenacoli che avrebbe fatto sbavare la
Bretcher (quella dei
frustrati di Linus) a casa di un mio amico un altro amico spiegava come era riuscito a scindere
perfettamente la sua vita. Cioè come in ufficio desse a vedere di essere un perfetto garantito
integrato e magari anche un pizzico razzista (Q.B.) e come fuori ridiventasse se stesso,
ricominciasse a vivere tra i compagni (leggi gli amici, la fidanzata, ecc.) la sua vera vita
alternativa fatta di succulente discussioni sullo Yoga, sulla macrobiotica, sulla musica, sui
rapporti col suo corpo è quello degli altri e perché no, con un pizzico di snobbismo, di politica,
va. Alla mia domanda se per caso quella vita da Jekill e Hide non si poteva definire come
schizofrenia la risposta è stata: "No, caro, è autodifesa". Altra domanda: "Personale o politica?"
risposta (dopo vari conati di vomito come dire ancora con sta roba salti fuori) "Tante autodifese
individuali portano a una rivolta sotterranea collettiva che sfocerà al momento giusto in una
rivolta di massa, non ripetiamo più gli errori del '68". Dubbio (ma non lo esprimo ad alta voce):
"Ma come fanno a conoscersi tra di loro se nella vita pubblica fingono tutti di essere dei perfetti
integrati? Magari il giorno della rivoluzione il ragioniere del mio ufficio sparerà alla centralinista
che è una fascista e quella prima di morire dirà: "Cazzo ma io ero trotzkyista!". Vuoi vedere
allora che il concerto per Demetrio Stratos era una scusa per contarsi, per guardarsi
in faccia, come un'enorme riunione di una setta segreta? Ma no, roba da fantascienza. Allora azzardo anch'io
un'analisi, tanto l'han fatta tutti. Dunque: che esista questa massa
disorientata e orfana è fuori di dubbio, che più o meno il concerto per Stratos sia stata
un'occasione, un momento di riaggregazione più o meno disperata di tale massa è molto
probabile anche se non credo che ci si sia andati con il preciso intento di ritrovarsi per sapere
"che fare", se vogliamo può esser una buona motivazione anche il richiamo della foresta (leggi il
ritorno al branco) che se è stato irresistibile per Zanna Bianca figuriamoci per un ex-militonto
abituato fino a qualche tempo fa a cibarsi di brani nel senso carnale e cartario dei vari Marx
Lenin Mao Bakunin e via dicendo. Ma perché è così disorientata e scoraggiata questa massa
di
ex-tutto? Forse perché il carrozzone del Movement ha perso i cavalli o perché i cavalli erano
talmente tanti e tiravano in tutte le direzioni che alla fine non si andava da nessuna parte in parole
povere non si approdava proprio a nulla? Qui secondo me sta il punto: senza o con troppi cavalli
il carrozzone non si muove. Senza i leaders, i capi, gli ideologi, i messia con i loro testi sacri il
carrozzone movement non si muove. E chi ci era salito è magari sceso per cercarsi qualche altro
carrozzone che si muova, che importa dove va, basta che si muova. Oppure s'è fermato da
qualche parte in attesa che ne passi uno, magari fiammeggiante, rivoluzionario, avvolto in un
garrire di bandiere, dirette verso il sole dell'avvenir. O peggio è sceso credendo di aver capito
dove bisognava andare e si è messo lui a fare il cavallo, magari pistolettando chi non voleva
salire sul suo carrozzone. Una storia bassamente equina insomma. Una cosa secondo me è certa: che
non c'è differenza tra la mentalità di garantito di un impiegato
bancario perfettamente integrato con moglie e figli e televisore da ottocento canali e la mentalità
da garantito di chi ha delegato quasi sempre le sue scelte ai cavalli - di razza o ronzini che siano -
che si è attaccato davanti al cervello. Purtroppo pochi hanno capito che una carrozza per comoda
che sia ha sempre seduto a cassetta un vetturino quasi sempre feroce con la sua bella frusta in
mano. Ce n'è tanti per il mondo di vetturini feroci. Allora a questo punto sorge un dubbio che
può passare per intellettualismo moralista, per
cinismo, per presunzione, ma che secondo me è legittimo: quanti veramente hanno creduto e
credono in ciò che professano? Forse il mio è solo disperato pessimismo, e sì, anche
un po' di presuntuoso moralismo. Ma
quante occasioni sprecate, quanti sforzi buttati via, quante energie risolte in sberleffi o bastonate.
In fondo il gioco si è rivelato un po' troppo masochista, meglio smettere. E poi è la solita storia
di quello che ha peccato e che quindi non ha mai diritto di scagliare
neanche un sassolino. Comunque non si può fare un'analisi generalizzante non si può dire che
tutti son così è ovvio, certo è che pochi non sono così. Ma ha certamente ragione
Murray
Bookchin quando dice: "Quando mai la storia ha detto che nei periodi non rivoluzionari, i
rivoluzionari devono abdicare dalla funzione di contribuire allo sviluppo delle coscienze?". Già,
ma dove sono finiti i rivoluzionari?
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