Rivista Anarchica Online
La rivolta di Stettino
di Vincent Albouy
All'epoca della rivolta operaia del 1970-71 in Polonia il "movimento" è di tale portata da
coinvolgere spesso le strutture di potere nell'impresa e a volte anche al suo esterno. I lavoratori si
organizzano per la lotta, nascono in tutta la Polonia comitati di sciopero. La storia di quello di
Stettino è la più interessante perché è il luogo in cui questa esperienza è stata
più completa e
perché esiste una buona documentazione sui fatti. Gli operai di Stettino, infatti, hanno applicato
spontaneamente una forma di autogestione per più di un mese, spinti dalla necessità della lotta e
dall'assenza del potere "legale" della città.
La rivolta di dicembre
Il 13 dicembre 1970, mentre la situazione economica del paese peggiora continuamente, viene
deciso un aumento dei prezzi dei generi alimentari. È questo il detonatore che fa scoppiare tutta
una serie di scioperi, sommosse e rivolte che sconvolgono la Polonia per circa due mesi. Il
movimento ha inizio a Gdansk dove il 15 dicembre si verificano violente sommosse e
combattimenti nelle strade. Subito scioperi e sommosse si estendono a tutta la costa baltica e a
gran parte della Polonia. A Stettino l'agitazione inizia il 17 dicembre: il cantiere navale di Adolf
Warski entra in sciopero, viene eletto un comitato operaio. Le sue rivendicazioni (in parte
economiche, in parte politiche) vengono respintedalle 'autorità che rifiutano di negoziare. In
risposta viene indetta una manifestazione che subito si trasforma in sommossa. Dopo una
violenta battaglia di strada gli operai sono padroni della città. Inizia così l'esperienza
autogestionaria di Stettino.
Il primo comitato di sciopero
Gli scioperi di dicembre a Stettino sono stati innescati verosimilmente da militanti attivi del
partito comunista. In Polonia, per un operaio attivo, vi è solo il partito che gli permette di
inserirsi nella vita sociale e quindi non stupisce che gli attivisti del partito abbiano avuto un ruolo
importante nei primi giorni, tenendo anche conto della loro autorità sui compagni di lavoro.
Inoltre, nel clima sociale, politico ed economico esistente allora in Polonia il partito era diviso in
due tendenze ed era prevedibile un cambiamento ai vertici in seguito a questi avvenimenti. Vi era
quindi sicuramente una componente di opportunismo nell'atteggiamento di questi attivisti che
evidentemente pensavano a possibili promozioni. E vi era anche un calcolo da parte
dell'amministrazione dei cantieri navali che durante gli stessi avvenimenti di dicembre resta in
posizione neutrale. Nei cantieri navali ciascun reparto sceglie tre rappresentanti che a loro volta eleggono il
comitato
di sciopero. Sia tra i tre "delegati", sia tra i componenti del comitato i membri del partito sono
numerosi. Ma quando il 20 dicembre Gierek sostituisce Gomulka, il partito ritrova la sua unità,
gli attivisti decidono che lo scopo è stato raggiunto e che l'agitazione non deve più continuare.
Essi cercano quindi di calmare gli operai insoddisfatti ma in questo modo riflettono sempre meno
lo spirito degli operai dei cantieri e a poco a poco si staccano da loro e agiscono solo per il
partito. Il comitato di sciopero, presieduto da Dopierala, membro del partito, resta un corpo
inerte. Ma se il partito sembra riuscire a controllare il movimento al suo inizio, la situazione cambia
rapidamente. Inizialmente, durante la battaglia di strada del 17 dicembre, la sede del partito viene
attaccata, saccheggiata e incendiata. Molti bruciano le loro tessere. Successivamente, quando la
crisi del partito sarà risolta e gli attivisti faranno di tutto per frenare il movimento, impedendo
anche al comitato di sciopero di funzionare, gli operai reagiscono. Sempre combattivi essi creano
un nuovo comitato di sciopero composto soprattutto da "senzapartito" che si sono rivelati buoni
militanti nei giorni precedenti. I due principali sono Edmund Baluka, presidente del Comitato, e
Adam Ulfik, vicepresidente e comandante della milizia operaia. Ambedue hanno precedenti
giudiziari (tentativo di passare all'ovest e percosse ad attivisti) che gli impediscono di entrare nel
partito ma che sono considerati dagli altri operai come una garanzia.
L'organizzazione della città
Dal 17 dicembre gli operai sono padroni di Stettino e il comitato di sciopero inizia ad
amministrare la città. Stettino conta 300.000 abitanti ed è situata alla frontiera tedesca, alla foce
dell'Oder. Oltre ai cantieri navali vi sono anche numerose altre aziende industriali. Il comitato di
sciopero dei cantieri navali, non si sa bene se per accettazione tacita o per il confluirvi di altri
delegati, si trasforma in comitato centrale di sciopero e si occupa di mantenere nella città
condizioni di vita pressoché normali. Il comitato chiede ai lavoratori del gas e dell'elettricità di
non scioperare ed infatti solo i quartieri
operai della città saranno forniti di luce e gas, mentre i quartieri ricchi ne saranno privati. Anche i
tram continuano a funzionare e tutti hanno una bandiera su cui è scritto: "noi non siamo dei
gialli, il comitato di sciopero dei cantieri ci chiede di funzionare". Il giornale della città, il
"Kurier" riappare per permettere una migliore diffusione delle informazioni. Il comitato assicura
anche l'approvvigionamento della città, ad esempio fa venire il pane da Zielona Gora, una città
che dista 200 chilometri. Infine ristabilisce le comunicazioni, soprattutto con Gdansk. La
situazione a Stettino è praticamente normale grazie all'intervento del comitato di sciopero. Non si
conosce la data in cui esso ha cessato di occuparsi della città, probabilmente col passare del
tempo le autorità "legali" hanno ripreso poco a poco in mano la situazione fino alla sparizione
definitiva del comitato di sciopero. Nei cantieri anche gli operai si organizzano per lo sciopero e la lotta. I
cantieri sono sotto la
sorveglianza di tutti, ma esiste anche una milizia operaia che serve ad evitare le provocazioni del
potere, e che si dimostra utile quando scopre un gruppo di uomini prezzolati incaricati di fare
saltare le installazioni del porto. In tutti i cantieri gli altoparlanti diffondono continuamente
informazioni sugli avvenimenti. Non si conoscono bene le strutture che hanno permesso ai
lavoratori di prendere in mano la città. Nei cantieri vi sono tre delegati eletti per officina e cinque
delegati eletti dai reparti di produzione che assicurano i contatti con il comitato di sciopero. A
Stettino i comitati operai nei quartieri, sotto la direzione del comitato di sciopero, organizzano la
produzione (per l'energia, l'alimentazione, le comunicazioni) e la vita collettiva.
Da dicembre a gennaio
Il 20 dicembre Kaim, nuovo vice primo ministro, viene a negoziare ai cantieri ed ottiene dal
comitato la sospensione dello sciopero. Ma nei giorni che seguono vengono fatte numerose
riunioni nei reparti e la ripresa del lavoro nei fatti non si realizza. Le rivendicazioni operaie non
sono sempre state soddisfatte e la situazione continua ad essere esplosiva a Stettino come in tutta
la Polonia. Un tentativo di manipolare una riunione fa scoppiare un nuovo sciopero. L'11 gennaio
il partito organizza un meeting nel reparto di costruzione dei tubi. Arriva all'improvviso la
televisione che filma la scena e uno striscione messo all'insaputa degli operai che proclama la
volontà di superare il piano di produzione. Ripresa dalla stampa, questa falsa informazione
provoca un nuovo periodo di agitazione.
Tre giorni di democrazia
Il 22 gennaio, durante un meeting improvvisato, viene deciso di prolungare lo sciopero e
l'occupazione fino alla venuta di Gierek per negoziare. Il comitato di sciopero, composto ora da
una maggioranza di "senzapartito" si ingrandisce con delegati provenienti da imprese esterne che
si mettono in sciopero per solidarietà con i cantieri navali. Qualche centinaio di dockers
vengono
a rafforzare il sistema di sorveglianza operaia. Così, durante questo sciopero parecchie centinaia
di operai si buttano in un'azione politica per loro senza precedenti e che gestiscono in prima
persona. La maggior parte di essi sono "senzapartito". Questo sciopero e il tipo di organizzazione che l'ha
accompagnato costituiscono un movimento
spontaneo e unico fino ad ora nella storia del proletariato polacco. Il comitato di sciopero,
composto da circa 40 membri, è permanente. Alcuni dei suoi membri hanno un mandato per
compiti precisi da svolgere. È la base che si esprime veramente: in ciascun reparto si susseguono
riunioni in cui tutti discutono sulle proposte del comitato che si vede sottoporre, tramite i
"cinque" le osservazioni delle assemblee. Durante i tre giorni in cui permane questa situazione
nei cantieri vi è una incessante circolazione di idee senza alcuna censura. È stato anche previsto
un ufficio speciale per raccogliere tutte le impressioni degli operai di tutte le imprese in sciopero.
Sono in centinaia ad affluirvi per dire la loro sia sui dettagli del regolamento sia sui metodi per il
risanamento del sistema. Questo sciopero improvvisato è una brusca esplosione di libertà e,
contrariamente al loro
atteggiamento del mese di dicembre, sia la direzione che il partito fanno di tutto per opporvisi.
Un fedele membro del partito, utilizzato dagli scioperanti per le sue conoscenze di diritto, cerca
di far passare alla radio dei cantieri un appello per la ripresa del lavoro, senza riuscirci. La
direzione taglia i viveri e poi l'elettricità ai cantieri circondati dalla polizia. Poiché un assalto
sembra imminente gli operai minacciano di distruggere le installazioni. In questa situazione
infuocata si verifica l'impossibile: Gierek si presenta ai cantieri navali per negoziare. Arriva
all'improvviso per approfittare della sorpresa. Dopo una discussione di circa nove ore Gierek
ottiene la fine dello sciopero. L'aumento dei prezzi viene mantenuto ma gli operai ottengono
l'organizzazione di elezioni sindacali libere. Il comitato di sciopero si trasforma in comitato
operaio per sorvegliare lo svolgimento delle elezioni. A partire da ora la situazione ridiventa, poco a poco,
"normale". Il consiglio operaio perderà tutti
i suoi poteri dopo l'elezione sindacale del 12 febbraio e il potere eliminerà in diversi modi (tra cui
l'assassinio) i principali militanti di questa lotta, i più popolari nei cantieri.
La lezione di questa esperienza
Per un mese Stettino è stata amministrata, almeno parzialmente, dai lavoratori in lotta che hanno
improvvisato poiché non avevano previsto una tale situazione. C'è stata l'autogestione della
città
ma anche l'autogestione della lotta, con la pratica delle assemblee di base che eleggono dei
rappresentanti e che sorvegliano e discutono gli atti e le proposte di questi delegati. Numerose
imprese hanno seguito i cantieri navali ed hanno partecipato a questo movimento totalmente
spontaneo. Gli operai di Stettino non erano anarchici ma sotto la pressione degli avvenimenti
hanno riscoperto un tipo di azione e di organizzazione molto vicini a quelli che noi anarchici ci
proponiamo. Un altro fatto importante è l'apparizione di persone "senzapartito" che si sono rivelate nel
mese di
dicembre e che si sono forgiate nel corso della lotta. Questi militanti, usciti dalla massa degli
operai, molto popolari, sono stati presto preferiti all'"avanguardia proletaria" del partito. Alcuni si
sono gettati in questa lotta solo per l'abolizione dell'aumento dei prezzi, ma altri avevano una
visione più ampia come Ulfik che voleva una sollevazione di tutto il popolo polacco per poter
cambiare il sistema (non andava abbastanza lontano: solo un sollevamento di parecchi se non
tutti i paesi dell'Est potrebbe riuscirci). La situazione probabilmente non era solo idilliaca. Non si sa in quale
misura il comitato di
sciopero, soprattutto in dicembre, riflettesse le aspirazioni degli operai né se il vecchio potere,
durante l'amministrazione popolare, realmente non intervenisse più. Vi sono state numerose
manovre per cercare di sabotare lo sciopero, manovre teleguidate dal partito. Lo stesso comitato
di sciopero era infiltrato dal servizio di sicurezza. Durante tutta la durata della lotta esso è stato
sottoposto a continue pressioni di cui non si conoscono tutti gli effetti. Ma Stettino nel 1970-71 costituisce la
prova che il partito comunista, i burocrati, non sono
necessari alla classe operaia che può gestirsi da sola. Questo è l'aspetto più sovversivo di
questi
avvenimenti. Se n'è ben reso conto il potere che in seguito ha fatto di tutto per far sparire ogni
traccia materiale di questi pochi giorni di potere operaio e di libertà.
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