Rivista Anarchica Online
LETTURE
a cura della Redazione
Mazurka blu (La strage del Diana), di Vincenzo Mantovani, Rusconi editore, Milano
1979, pagg. 585, lire 12.500.
Milano, 23 marzo 1921. Tre anarchici sono in carcere da cinque mesi in attesa che venga fissata
la data del processo; le accuse contro di loro sono estremamente generiche e, se permettono al
potere di prolungare il loro sequestro, mettono in luce al contempo l'aspetto chiaramente
repressivo ed intimidatorio dell'operazione giudiziaria. Da cinque giorni i tre stanno attuando
uno sciopero della fame illimitato, per ottenere appunto che venga fissata la data del processo:
tra di loro vi è Errico Malatesta, quasi settantenne, le cui condizioni di salute sembrano
peggiorare di ora in ora. Quel giorno il quotidiano anarchico Umanità Nova esce con un titolo
a
tutta pagina "Compagni! Malatesta muore!" che dà il tono della tensione vissuta in quei giorni
dal movimento rivoluzionario e soprattutto dagli anarchici. Alla sera una terribile esplosione
squarcia il teatro Diana, dove si stava dando "Mazurka blu": oltre una ventina i morti,
moltissimi i feriti. Autori del tragico gesto di protesta tre anarchici, Giuseppe Mariani, Giuseppe
Boldrini ed Ettore Aguggini, che saranno poi condannati all'ergastolo. Ma la repressione statale
e lo squadrismo fascista, nella primavera del '21 già felicemente cooperanti, non persero certo
l'occasione per accentuare la loro azione controrivoluzionaria. E l'attentato del Diana, già
tragico in sé per il suo carico di morte, di sofferenze e di lutti, controproducente come pochi
altri fatti per l'anarchismo, costituì subito un momento cruciale per il nostro movimento, che già
viveva momenti difficili soprattutto dopo la sconfitta dell'occupazione delle fabbriche nel
settembre dell'anno prima. Indagando, oltre mezzo secolo dopo, su quell'attentato, ma ancor
più ricostruendo con
minuziosità ed intelligenza il contesto nel quale esso maturò e si collocò, Vincenzo
Mantovani ha
scritto un libro che, se non fosse per l'accentuato interesse per la vicenda del Diana, potrebbe
essere considerato una storia dell'anarchismo milanese (e, nelle linee generali, italiano) dalla
fine della prima guerra mondiale al '21. Seguendo le biografie di molti "personaggi" in varia
misura attivi all'epoca del Diana, poi, Mantovani ricostruisce anche fette di storia a noi più
vicine, evitando dunque di considerare l'attentato del Diana come "un fatto a sé". Leggendo il
libro si ha la conferma di questa impostazione che fin dall'inizio Mantovani si era proposto,
come risulta dal colloquio che avemmo con lui quattro anni fa quando il libro era ancora in
gestazione ("A" 42, Mazurka blu). Il dato che ci sembra più positivo, e che
giustifica ampiamente la lettura delle quasi 600 pagine
(anche se il prezzo resta sempre eccessivo), è la capacità dimostrata da Mantovani nel far
rivivere con vivacità e freschezza le lotte sociali, gli scioperi, i contrasti politici, le vicende
rivoluzionarie, gli intrighi della polizia e della magistratura, insomma tutta la vita sociale di
quegli anni che videro il massimo sviluppo del movimento anarchico in Italia.
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