Rivista Anarchica Online
Basco e Bombetta
di Carlos Semprun Maura
Hanno votato. Si conoscono le cifre. Il 40% di astensioni e del restante 60%, il 90% hanno votato
"sì" al progetto dell'autonomia. I moderati, sostenitori del "sì" Partito Nazionalista Basco in testa,
si dichiarano soddisfatti e propongono agli indipendentisti dell'ETA militare e alla sua sorella
legale "Herri Batasuna" (sostenitore dell'astensione) una tregua, una riconciliazione, al fine di
"ricostruire tutti insieme il paese". La procedura è la seguente: la primavera prossima i baschi
eleggeranno il loro Governo
autonomo che sarà senza dubbio presieduto da Carlos Garaicoechea, Presidente del Partito
Nazionalista basco (PNV), partito elettoralmente maggioritario. Poi bisognerà mettere in
applicazione lo statuto autonomo che conferisce a questo governo un certo potere in materia di
vita economica e finanza "locale" (o nazionale se si vuole), di educazione, di stampa, radio e
televisione anche in materia di sicurezza. Si creerà dunque una polizia basca. Ma Madrid si
riserva il diritto di intervenire in caso di "gravi disordini di ordine pubblico". Sulla stampa sono apparse foto
che mostravano la gioia dei baschi all'annuncio dell'autonomia. Io
temo che questa gioia sia prematura, temo che la vittoria elettorale del "sì" non risolva tutti i
problemi dei Paesi Baschi e pertanto della Spagna intera. Innanzitutto i risultati di queste elezioni
sono molto simili agli altri risultati delle altre elezioni, conclusione del referendum sulla nuova
Costituzione le cui astensioni hanno superato il 50%. Altrimenti c'è sempre stato il 40% di
astensioni. Come nel resto della Spagna, d'altra parte. Né le elezioni né il loro risultato sembra
abbiano avuto la minima influenza sulla linea politica dell'ETA militare e dei suoi alleati. La principale
gaffe del governo Suarez è stata di non aver proposto questo referendum
sull'autonomia due anni fa. Se non l'ha fatto è stato per paura della destra, dell'esercito, di dio, del
padre, ma anche a causa della sua concezione centralista dello stato. In Spagna la sinistra come la
destra sono giacobine. L'ostacolo legalista - bisognava prima votare la nuova costituzione - non
regge davanti a un problema così grave. Si può sempre trovare una formula, anche
transitoria. Dopo tutto, il 40% di astensioni è molto e l'ETA militare può volerlo confiscare a
suo profitto,
anche se le motivazioni per l'astensione sono infinite come sempre. E poi si può dire ciò che si
vuole dell'ETA militare, salvo che è un'organizzazione democratica: non ha mai nascosto, nei
fatti, di voler imporre la sua soluzione con la forza. Ma che cosa vuole, dunque? Conquistare l'indipendenza del
Paese Basco grazie alla lotta armata.
Per loro, tutto ciò che viene da Madrid e contaminato dalla lebbra. Non si negozia con
l'occupante, con la potenza colonizzatrice, dicono. La si caccia a colpi di mitra. Oggi essi
possono perfettamente pensare che è stata la loro lotta a obbligare il governo spagnolo, così
reticente, a concedere questa autonomia. Essi la ricusano, essi non vogliono l'autonomia ma
l'indipendenza - conquistata e non negoziata - ma questo segno di "debolezza" di Madrid può
incoraggiarli a continuare la loro lotta fino alla "vittoria finale". Logica mortifera, mi direte?
Certo, ma logica. La branca rivale è disprezzata, l'ETA politico-militare, ha accettato lo statuto
d'autonomia. Ma
con dei ragionamenti speciali. Con l'autonomia, essi dichiarano, le cose saranno più chiare. La
borghesia basca prenderà il potere e la lotta di classe, uscendo dalla nebbia nazionalista attuale,
diventerà evidente. Bisogna quindi prepararsi all'insurrezione per l'indipendenza e il socialismo.
Ciò che essi intendono per socialismo non lascia adito a dubbi: una dittatura statale. Si può
dunque temere un imputridimento della situazione e l'aumento delle violenze "militariste"
e poliziesche. Noi ci troveremo allora in una situazione simile a quella che conosce l'Irlanda del
Nord ormai da anni e anni, in cui la popolazione è incastrata fra due polizie, tra due eserciti, due
fantasmi che si raddoppiano e si sovrappongono per schiacciare col loro peso di orrore l'uomo
della strada. Sì, io temo che il Paese Basco vedrà il suo spazio sempre più invaso dai
fantasmi
politico-militari del Potere, dai candidati al nuovo potere, da polizie rivali e parallele, da piccoli e
grandi capi, da questa moria sanguinante di regolamenti di conto e dal culto putrido di eroi e di
martiri. L'orrore intrinseco. Ma sono questi mostri che partoriscono il nazionalismo, tutti i
nazionalismi. Vi è un altro argomento, che va nello stesso senso anche se non viene praticamente mai
utilizzato
ed è l'elemento psicologico. I ragazzi dell'ETA non sono forse gli ultimi disposti ad abbandonare
le loro immagini di "eroi", a cessare di giocare ai cow-boy per divenire che cosa? Impiegati di
banca? Niente da fare. Certo alcuni per continuare a fare joujoux con le armi potranno diventare
poliziotti. Ed è certamente quello che succederà, la nuova polizia basca integrerà degli ex
soldati
dell'ETA. Non hanno forse provato la loro abilità di tiro? Perché una cosa cambierà con
l'autonomia ed è il trasferimento alle autorità basche di una parte
senza dubbio importante di compiti repressivi. Questo sarà, in ogni caso, più facile che non la
creazione di una economia "nazionale", visto lo stretto inserimento dell'economia basca in quella
spagnola. Assisteremo così a una sorta di guerra civile larvata nel Paese Basco e il Governo
autonomo, forte della sua "legittimità", lanciare la sua polizia alla caccia dei terroristi dell'ETA?
Non è del tutto impossibile. Già ora gli scontri tra le due coalizioni rivali Euzkadiko-Ezkerra
(vicina all'ETA - politico-militare) ed Herri-batasuna (vicina all'ETA militare) divengono sempre più
violenti. Si parla
anche di assassinii. Come quello di Tomas Alba, che pare sia stato liquidato dall'ETA militare a
causa di disaccordi politici.... E non è il solo caso. Se la nuova polizia basca vorrà mettervi
ordine potremo assistere a scontri e fucilate nelle strade dell'Euzkadi. Questa situazione quasi insolubile
è, non dimentichiamolo, un'eredità nauseabonda del
franchismo. Una eredità del centralismo a oltranza del regime e dei soprusi e repressioni di ogni
sorta imposti al popolo basco. Ma è assolutamente folle domandarsi se la sola soluzione è di
impiantare piccoli stati gerarchici -
basco, catalano, ecc. - con i loro poliziotti, le loro imposte, e l'obbligo di parlare la tale lingua -
rovescio della medaglia franchista che lo impediva - a lato dello stato centrale che manterrà,
checché se ne dica, l'essenziale delle sue prerogative? Non esiste altra soluzione, in nome
dell'autonomia e della democrazia, che raddoppiare le gerarchie statali, repressive e poliziesche?
La polizia spagnola rimane e vi si aggiunge la basca, la catalana e così via. Nondimeno la lotta contro
il centralismo statale può seguire altre vie più libertarie? Invece di
raddoppiare le gerarchie statali e quindi di ridurre l'area di libertà dei cittadini, una vera
decentralizzazione dovrebbe dare loro il diritto di occuparsi dei loro affari - di tutti i loro affari -
senza intermediari burocratici, di possibilità di scelta (linguistica e altro), l'autonomia a livello
dei comuni, e così via. Si tratta di reinventare un nuovo federalismo adatto ai problemi e alle
situazioni di oggi, che romperebbe l'apparato centralizzato e burocratico dello stato, invece di
raddoppiarlo. Ciò non è forse folle, ma inutile, perché nessuno si sogna di lottare per
queste soluzioni.
Ovunque lo sguardo si posi, dovunque appaiono possibilità anche modeste di creare uno spazio
per l'autodeterminazione dei cittadini, ci si accorge che il terreno della lotta è deserto. Al delirio
nazionalista risponde il delirio centralista. All'odio dei baschi per Madrid risponde l'odio
crescente degli spagnoli per i baschi. Invece di aprire le frontiere se ne creano delle nuove. Lo so: i baschi
vogliono "recuperare la loro identità". E se si trattasse semplicemente di un
passaporto?
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