Rivista Anarchica Online
Dalla Guyana sarda
di Horst Fantazzini
Dopo l'ultima rivolta, e la sua inattivazione, l'Asinara, isola del diavolo, scaduto l'interesse a causa
dei trasferimenti dei compagni più prestigiosi che fanno cronaca, è risorta a nuova infamia.
Sicuramente noi non saremmo mai arrivati là, se Horst Fantazzini non vi fosse stato trasferito
all'improvviso e all'insaputa di tutti. Un compagni di Palmi ci avvisava della sua presunta
destinazione. Alle nostre ripetute telefonate, ai
nostra telex, la direzione o chi per essa, rispondeva col silenzio o negativamente, nel chiaro tentativo
di seppellirlo vivo. All'Asinara si arriva solo sulla motonave Campiello, che è del carcere. Da quando
si sale al ritorno, spogliati di ogni effetto personale, si è in completa balia di polizia, carabinieri,
finanza, guardie e cani poliziotto, che sono la totalità della popolazione dell'isola. L'Asinara oggi
significa per i compagni prigionieri un isolamento totale dal mondo esterno e quindi un'impossibilità
di controllo sull'operato delle istituzioni, non solo per scontati motivi logistici, ma per una chiara
volontà di annientamento dei proletari prigionieri. E altro non desideriamo né ci è possibile
descriverlo. Niente di più esplicativo nella situazione interna, che le parole di Horst. Loris
Fantazzini e Valeria Vecchi
(...) Rannicchiati sul tetto perché qui non abbiamo tavolo, né sedie né armadietti. Una
cella nuda.
Quattro brande che ci rubano tutto lo spazio. La biancheria e le poche cose che ci lasciano sistemata sul
pavimento. Desolazione e dignità calpestate. Quest'isola è famosa per gli asinelli bianchi e il vento.
E
anche per la ottusità, la brutalità gratuita, la dignità calpestata. Quest'isola non si trova
in Europa ma nel più retrogrado Sud-America. E vi scorrazzano figuri
complessati, napoleoni in miniatura, personaggi che sarebbero da operetta se non avessero lasciapassare
per nuocere (...) Ti voglio raccontare la mia giornata di oggi, uguale a quella di ieri e a quelle che si
susseguono da quasi 5 mesi per la dozzina di proletari, figli di nessuno, lasciati qui per giustificare la
necessità della militarizzazione di quest'isola, che sarebbe anche bella, se non fosse umiliata da troppo
cemento, ferro e fili spinati. Alle otto la conta, ed entrano in cella una decina di guardie con in mano manganelli,
che ostentano
senza convincere o intimidire nessuno. Un quarto d'ora dopo l'ora d'aria. Ti portano in una cella vuota
e lì, sempre circondato da guardie con manganelli, ti devi spogliare nudo. Tu sei lì nudo come un
verme
e loro palpano i tuoi indumenti. Poi ti devi girare, perché controllino che non nascondi un'arma nelle
chiappe. Ti rivesti e ti
accompagnano in un cunicolo. L'aria la fai in compagni di uno o al massimo due compagni. Passata
un'ora e mezza, ti riportano in cella, prima però ti devi rispogliare, sottostare alla stessa umiliante
cerimonia di prima. E così resti chiuso sino al mattino successivo, sino alla prossima uscita per l'aria.
Ma non mancano altri spettacoli; alle 11, alle 16, alle 20, alle 24, entrano in cella a fare la conta, con
i soliti manganelli (...) La biancheria e gli indumenti razionati. I libri negati, (ne puoi tenere al massimo
tre, ma a me non ne hanno ancora dato nessuno) (...) Né fornello e nulla per poter cucinare, né
specchio
per pettinarti, nulla per farti la barba, l'obbligo della divisa, ridicolmente larga, informe, senza bottoni. E quando
li vedo con i loro manganelli, non posso fare a meno di ricordare che un anno e mezzo fa, qui,
fummo massacrati in 70, ed io finii in coma all'ospedale... ma nessuno di noi s'intimorì. Continuammo
a lottare, conquistammo quegli spazi di vita e di socialità irrinunciabili alla nostra dignità. E per
molto
tempo ho sentito discorsi e letto proclami su ridicoli "poteri rossi" ... Ed ora si riparte da zero. L'Asinara oggi
si trova in Sud-America... E penso al salto che c'è da Palmi a qui. Là l'intelligenza
scientifica al servizio del controllo sociale, la razionalità "social-democratica", che raggiunge i suoi
scopi in modo "pulito", senza inutile spreco di brutalità... qui l'ottusità più cruda, la forza
che
sopperisce alla mancanza di razionalità. Due facce di un medesimo regime... i mille volti e i mille mezzi
che il capitale usa per salvaguardare i suoi privilegi. E guardi queste guardie con i loro manganelli e
qualcosa del mio sguardo li turba, perché c'è sempre qualcuno tra i più giovani che abbassa
gli occhi...
E penso alle giustificazioni che possono avere. La miseria, una possibilità d'uscire dal mondo dei vinti
che è quello dei loro genitori, pastori e braccianti sfruttati da generazioni... no, non mi riesce di dare
loro attenuanti. Dal momento che accettano di lavorare così, con manganelli in mano per costringerci
a vivere come bestie, in quel preciso momento - pur nella loro ignoranza - essi scelgono di stare dalla
parte dei "forti", dei padroni, di quelli che da sempre hanno sfruttato i loro genitori, le generazioni di
pastori e braccianti, la loro classe, il "mondo dei vinti", vinti con la forza, quella forza che è
simboleggiata da quel manganello che loro oggi ostentano qui... Ma noi, qui, non siamo intimoriti. Ognuno di
noi, per il solo fatto di essere qui, ha alle sue spalle una
lunga storia fatta di "NO!" gridati con coscienza, rabbia e coraggio. Ma è duro. Difficile soprattutto.
15 proletari sepolti in un angolo di Sud-America, dimenticati dai "democratici" e dai "rivoluzionari"
(...) Horst Fantazzini
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