Rivista Anarchica Online
Zurigo s'è desta
di David e Isabella
Interminabili affollatissime assemblee all'università, ripetuti scontri in piazza con la polizia,
lancio di uova e vernice contro la Zurigo/bene alla prima dell'Opera, trenta dimostranti tutti nudi
che sfilano per la centralissima Bahnhofstrasse tra l'indignazione e lo stupore dei borghesoni:
dalla fine di maggio alla fine di luglio, con alterne vicende ed improvvisi ritorni di fiamma,
Zurigo ha vissuto un nuovo '68. Per questa ricca città, vera capitale economica e finanziaria della
Svizzera, è stato uno shock terribile, un brusco risveglio dal torpore che l'ordine apparente ed il
diffuso benessere potevano far credere eterno. È bastato invece che l'amministrazione comunale
facesse ancora una volta orecchie da mercante alle richieste provenienti dal mondo giovanile di
poter disporre di un po' di spazio ove dar vita ad iniziative politiche e culturali autogestite, per far
scoppiare una mezza rivoluzione. Per essere precisi, la scintilla delle lotte è stata la decisione
delle autorità cittadine di stanziare molti miliardi di lire italiane per la costruzione di un nuovo
Teatro dell'Opera: decisione che il movimento giovanile, da tempo frustrato nelle sue pur
modeste richieste, ha logicamente considerato alla stregua di una provocazione. Sull'onda di
questo malcontento, è letteralmente esploso un movimento di contestazione caratterizzatosi non
solo per le sue dimensioni numeriche, ma anche per lo spirito e le metodologie libertarie che
l'hanno ulteriormente avvicinato alle prime esplosioni di lotta del '68. Nel Bewegig (questo il nome
assunto dal "movimento" giovanile nel suo insieme) si trovava
naturalmente di tutto, dai militanti dei mini-partitini emme-elle ai compagni anarchici dagli
svaccati ritornati alle lotte ai cani-sciolti. Ma nelle sue espressioni di vita e di lotta, nella pratica
assembleare, nel rifiuto della delega di potere, nella comune volontà di non lasciarsi
strumentalizzare da chicchessia, la matrice libertaria delle lotte zurighesi è stata netta. Per chi
sentenzia sulla fine dell'anarchismo e sul carattere inevitabilmente elitario delle nostre pratiche di
lotta, ecco un altro boccone amaro da inghiottire.
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