Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 90
marzo 1981


Rivista Anarchica Online

Giù la testa
di Paolo Finzi

Il discreto successo che sta ottenendo la raccolta di firme promossa dal MSI per la dichiarazione dello "stato di guerra" interno contro il terrorismo e la conseguente applicazione del codice militare di guerra (pena di morte compresa) merita qualche considerazione. Sorprende innanzitutto la "sorpresa" mostrata da numerosi commentatori politici, quando già da anni i sondaggi d'opinione (che pur qualche valore ogni tanto ce l'hanno) segnalano un'adesione popolare sempre più consistente al ripristino della pena di morte e in genere all'inasprimento della politica repressiva. I missini, dunque, con la loro clamorosa iniziativa non hanno fatto altro che sfruttare politicamente un sentimento ed un'opinione sempre più diffusi tra la gente - riuscendo a raccogliere consensi ben al di là della loro area di estrema destra. Se poi si considera che molti potenziali firmatari della petizione missina hanno rinunciato a farlo solo perché avversi al MSI e alla sua incancellabile matrice neo-fascista, il discreto successo ottenuto dalla petizione missina non appare che la parte emergente di un iceberg forcaiolo di immense dimensioni.
Nonostante il loro attivismo in materia, comunque, è impossibile attribuire ai missini la responsabilità di questa ondata restauratrice: l'area di influenza dei seguaci di Almirante e degli orfani di Mussolini è tutto sommato limitata. In ambiti ben più vasti vanno ricercate le responsabilità che stanno a monte del diffuso bisogno di "legge e ordine" che si respira ormai dappertutto, in quantità sempre più asfissiante, sui tram, nelle fabbriche, negli uffici. Tra le cause che negli ultimi anni hanno drammaticamente accelerato questo riflusso conservatore - tanto più impressionante se paragonato al clima degli anni successivi al '68 - vi è certamente l'elevarsi del "livello di scontro" tra le formazioni lottarmatiste e l'apparato repressivo dello Stato. Com'era prevedibile, e come d'altra parte le Brigate Rosse esplicitamente si proponevano, le azioni dei lottarmatisti hanno provocato una progressiva restrizione degli spazi di libertà: non ci riferiamo solo agli spazi "fisici" e legali (quelli, per esempio, che si stanno chiudendo con l'arresto e la criminalizzazione degli avvocati difensori più combattivi), quanto soprattutto alla possibilità di operare con efficacia sul terreno sociale, conservando ed anzi allargando l'area di consensi e della partecipazione attiva degli sfruttati. La strategia della lotta armata, se può vantarsi (si fa per dire) di aver "costretto" lo Stato a mostrare un po' più palesemente la sua intima natura repressiva, ha contribuito in maniera decisiva al rafforzamento della sua immagine positiva presso la gente. Con un'intelligente "gestione" del fenomeno terroristico, infatti, lo Stato ha proceduto sulla via della "germanizzazione" potendo contare sul crescente consenso - o perlomeno sulla crescente acquiescenza - proprio di quegli sfruttati che, secondo il progetto iniziale dei lottarmatisti, gli si sarebbero dovuti rivoltare contro. Con una pratica strategicamente basata sulla violenza e sull'assassinio le varie organizzazioni lottarmatiste hanno infatti legittimato la martellante campagna propagandistica statale tendente ad accreditare l'immagine violenta e criminale dell'intero movimento rivoluzionario: non a caso, infatti, i mass-media hanno dato il massimo risalto possibile allo "spettacolo" della lotta armata e della sua repressione.
Con finalità solo apparentemente opposte, i lottarmatisti e lo Stato hanno enfatizzato tutti gli aspetti dello scontro spettacolare che li vede militarmente opposti, cercando entrambi di sottacere il comune interesse ad apparire gli unici protagonisti della lotta sociale. Lo Stato, presentandosi nella sua veste "etica" di garante della civile convivenza contro la barbarie, tende a presentare chiunque gli si opponga quale fiancheggiatore della lotta armata; le organizzazioni lottarmatiste, specularmente, cercano di imporre l'immagine di sé quali uniche nemiche dell'attuale stato di cose, considerando complice dello Stato chi si opponga alla loro strategia. Gli spazi per una militanza rivoluzionaria che rifiuti sia di stringersi attorno alle istituzioni sia di fungere da sostegno al folle progetto lottarmatista si sono sempre più ristretti: chi si rifiuta di tifare per gli uni o per gli altri ha la netta sensazione di esser tagliato fuori, peggio ancora di esser impotente. Un esempio significativo ci viene dalle carceri, dove più dura è la repressione statale e più massiccia l'influenza politica dei brigatisti: se partecipi ad una rivolta sei qualificato come "brigatista" dallo Stato e dai suoi mass-media, e di fatto fungi da "compagno di strada" (alias, utile idiota) per le B.R. che impongono la loro leadership; se invece non vi partecipi, i lottarmatisti ti qualificano "collaborazionista" e lo Stato ha buon gioco a contrapporti a quei "rivoluzionari" della lotta armata. Intanto la gente, "drogata" di terrorismo e di anti-terrorismo, tra i due contendenti sceglie quello che - grazie al controllo dei mass-media (e quindi dei cervelli) - riesce a presentarsi con un volto migliore, con un progetto più umano, senza proclami di morte. E, nel scegliere lo Stato, si mostra remissiva di fronte alle stangate, alle ingiustizie, allo sfruttamento: nel frattempo, placata la conflittualità sociale, si rafforzano le destre, si riparla di pena di morte.
Se Almirante può oggi rifarsi avanti, bisogna ringraziare anche le forze dell'arco costituzionale che tutte unite (salvo poi scannarsi per spartirsi la torta del potere) difendono l'attuale regime sociale, che noi anarchici consideriamo la causa prima delle ingiustizie, del disordine, della violenza e della criminalità. Ma non bisogna scordarsi di ringraziare anche i lottarmatisti, che applicando la pena di morte come arma strategica - anzi addirittura privilegiandola quale "massimo livello di scontro" - hanno contribuito a far sì che la gente la consideri una cosa tutto sommato normale. A tutti loro Almirante deve dire grazie.