Rivista Anarchica Online
Zurigo brucia
di Marco Conforti / Mauro De Cortes
Zurigo brucia! è il titolo di un film (durata: 1 ore e mezza) interamente dedicato alle lotte del
Bewegig dalla primavera al natale dello scorso anno. Ne sono autori i cineasti/compagni della
cooperativa Video-Laden di Zurigo: attualmente il film sta girando un po' per tutta la Svizzera,
proiettato sia nei normali cinema sia nel "circuito alternativo", ovunque richiamando un
pubblico numeroso e (data la sua composizione socio/politica) generalmente entusiasta. Per
vederlo abbiamo varcato l'innaturale confine tra la Lombardia ed il Canton Ticino (da entrambi
i lati si parla brianzolo) e siamo andati a Balerna, un piccolo comune subito dopo Chiasso: qui,
da pochi mesi, è in funzione un centro polivalente libertario (l'Associazione Culturale Popolare)
che comprende una libreria, un centro di documentazione, una piccola tipografia, un buon
ristorante con prodotti integrali e prezzi decisamente modici, nonché una sala per concerti,
conferenze, ecc.. È appunto in questa sala, stracolma di gente (molti sono rimasti fuori), che due
compagni zurighesi hanno introdotto la proiezione, riferendo anche sugli ultimi sviluppi del
movimento: poi il film. Se la qualità delle immagini lascia a volte a desiderare (il che non vale,
evidentemente, per le numerose scene girate al vivo durante le manifestazioni con relative
cariche della polizia), l'impianto è decisamente buono e aiuta moltissimo a comprendere il
retroterra e le motivazioni di queste agitazioni. Colpisce la spontaneità della massiccia adesione
giovanile alle diverse iniziative di lotta e colpisce soprattutto - per spettatori inguaribilmente
"settari" come noi - la presenza martellante della nostra "A" cerchiata ovunque, sugli striscioni,
sui muri, sui cartelli stradali ed anche sui corpi nudi dei manifestanti in vena di streaking.
Gustose le scene di una trasmissione televisiva (alla TV di stato) alla quale, insieme con le
massime autorità zurighesi, erano stati invitati due rappresentanti del Bewegig: presentatisi
elegantissimi ed impeccabili, i due hanno sconcertato tutti facendosi paradossalmente portavoce
di posizioni durissime contro i giovani rivoltosi. Lamentandosi per il permissivismo delle
autorità hanno chiesto l'intervento dell'esercito; invece dei gas lacrimogeni, hanno auspicato
l'uso del napalm; ecc.. Da vedersi le facce del questore, del sindaco, e delle altre autorità, vistesi
tutte scavalcate a destra. Una piccola magistrale lezione sul contro-uso dei mass-media. Forse
riusciremo a portare Zurigo brucia! anche in Italia. Ne varrebbe davvero la pena.
Cercare di capire da dove nasca una realtà come quella di Zurigo che è esplosa nel giro di pochi
mesi priva di qualsiasi riferimento e contatto con altre situazioni presenti o passate, è impresa
certo molto difficile e gli stessi protagonisti, i giovani di quella che era fino ad un anno fa la
città-simbolo, quasi l'utopia, del capitalismo moderno, non sanno darne spiegazioni
convincenti. Città non molto grande (non arriva al milione di abitanti), Zurigo non è una
megalopoli
industriale ma un centro prevalentemente commerciale e l'emigrazione, pur considerevole, come
del resto in tutta la Svizzera, non ha conosciuto qui drammatiche escalation, distribuendosi
uniformemente nel corso del dopoguerra; ne consegue che la città non ha subito uno sviluppo
caotico e disarmonico come da noi Milano o Torino né ha visto la formazione di un proletariato
urbano relegato nei quartieri satellite ai margini della vita sociale. L'impressione è veramente di
benessere diffuso, anche nella comune dove abbiamo abitato, formata da giovani studenti, non
mancavano comodità di ogni tipo e nessuno manifestava grande preoccupazione per il problema
di come sbarcare il lunario. Cosa non ha funzionato dunque in questo modello di stato
assistenziale tanto auspicato e invocato da governanti e politici nostrani come l'aspirazione
massima a cui l'uomo possa mai tendere? Cosa vogliono questi giovani ribelli dai capelli lunghi
che sembrano uscire da un reportage de "l'Espresso" sul '68 e osano, estremo atto di iconoclastia,
mandare in frantumi le lussuose vetrine della Bahnhofstrasse? Cominciamo ad accorgercene la sera stessa del
nostro arrivo allorché effettuiamo un'ispezione
davanti al tanto conteso centro giovanile, oggetto-simbolo, della disputa tra i giovani e le
autorità. L'edificio è circondato da una barriera di filo spinato di un metro e mezzo d'altezza del
tipo che ricordiamo intorno alla zona contaminata di Seveso, i muri ricoperti di scritte e qualche
vetrata in frantumi testimoniano le tormentate vicende degli ultimi mesi. Questa, in breve, la
storia di questo "centro giovanile autonomo" (Autonomes Jugendzentrum) o AJZ, come i giovani
del posto sintetizzano in quella che è ormai sui muri delle case e negli slogans dei cortei la parola
d'ordine del movimento: concesso verso la fine di maggio 1980 dalle inflessibili autorità cittadine
in seguito a mobilitazioni e azioni di protesta che si protraevano ormai dall'autunno precedente,
esso fu subito teatro di numerose iniziative culturali e politiche organizzate in modo
assolutamente autonomo dai giovani zurighesi. Ma la sua storia fu drasticamente conclusa in
meno di due mesi allorché le stesse autorità, in seguito a perquisizioni della polizia che vi
rinvenne qualche grammo di hashish e una scacciacani, ne decretarono la chiusura. Questo verso
metà luglio; da allora le azioni di lotta che si sono succedute quasi ininterrottamente non hanno
ottenuto praticamente alcun risultato anche se i giovani non dimostrano di voler cedere e
appaiono fiduciosi che presto riusciranno ad ottenere la riapertura del centro. Proprio qui sta secondo noi il
punto dolente: questa contrapposizione vede schierati da una parte
un'amministrazione cittadina molto dura, assolutamente non disposta a cedere su nessun punto
della controversia e che si avvale di una polizia molto ben organizzata e potentemente dissuasiva,
mentre dall'altra troviamo un movimento giovanile certo spontaneo, vitale, creativo ma
completamente privo di organizzazione e di coordinamento, fatto che indica una tendenza
libertaria indubbiamente positiva, ma che crea nei momenti di contrapposizione più diretta non
pochi problemi di ordine tattico. Il movimento, o "Bewegig" nel dialetto del posto, non ha sedi e
non fa riferimento ad alcun gruppo politico particolare; si ritrova periodicamente in assemblee
che si tengono di solito nella "Volkshaus", un teatro che viene messo a disposizione non si sa
bene per quale divina intercessione, nelle quali vengono prese tutte le decisioni del caso; esistono
inoltre alcune testate che hanno una tiratura non indifferente, dell'ordine delle decine di migliaia
di copie. Fin qui l'organizzato, il resto è spontaneità allo stato puro, la stessa tipologia dei giovani
che si incontrano non è riconducibile neanche lontanamente alla figura del ferreo soldatino
autonomo nostrano. Si vede gente di tutti i tipi che va dal "sinistrese" impegnato (pochi) al fricchettone
spinellaro
(molti), al punk con giacca di pelle e borchie metalliche, al fioruccino tipo discoteca. Fin qui
niente di male: sappiamo per esperienza che i momenti caldi attirano, anche solo per moda, gente
di tutti i tipi, e anzi una tale varietà di soggetti (sono studenti, lavoratori, disoccupati) consente di
fatto un continuo ricambio di idee e di potenziale creativo, si tratta inoltre, e ciò è tanto più
positivo in quanto bisogna tornare indietro negli anni per ritrovarne esempi simili, dell'unico
movimento libertario e antistituzionale di tali dimensioni che possiamo ritrovare oggi in Europa. Non possiamo
fare a meno però di notare due problemi fondamentali, uno potenziale ed uno
reale, che, riteniamo, il "Bewegig" dovrebbe affrontare e risolvere essendo in gioco la sua
genuinità ed ancor più la sua stessa esistenza. Il primo deriva dal fatto che la mancanza di
riferimenti ideologici e di una vera e propria cultura di movimento potrebbe consentirne
strumentalizzazioni da parte di gruppi che poco o nulla hanno a che fare con le tematiche
giovanili e avrebbero peraltro tutto l'interesse a cavalcare la tigre dello scontento generalizzato
per tentare un recupero ed un riassorbimento istituzionale della rivolta. Si sono formati infatti
alcuni nuclei moderati di intellettuali illuminati e di genitori apprensivi che cercano una
mediazione pacifica e riformistica con le autorità e che, pare, abbiano legami col partito
socialista (leggi socialdemocratico) che siede in giunta all'opposizione; costoro puntano
soprattutto sul discorso della non-violenza che ha una certa rispondenza in vasti settori del
movimento. Ben più reale e pratico è invece il problema che questo spontaneismo tout-court
provoca in quei momenti che richiederebbero una notevole capacità di coordinamento e che
dovrebbero manifestare tutta la capacità rivendicativa e di contrapposizione di un movimento e
che mettono in luce invece un punto debole del "Bewegig" zurighese. Ci riferiamo in particolare alle
manifestazioni che si risolvono quasi in un giocare a guardie e
ladri con inseguimenti per le vie del centro e che si protraggono senza soluzione di continuità
fino a tarda notte. La tecnica consiste in breve nel concentrarsi in un punto qualsiasi della città
bloccando il traffico, entro pochi minuti arriveranno le camionette della polizia con lacrimogeni e
idranti e a questo punto tutti se la daranno a gambe, ognuno per proprio conto e in ogni altro
punto dove casualmente si ritroveranno un po' di persone il giochetto potrà ricominciare. Questo
comporta innanzitutto un notevole calo di incisività e un'incredibile dispersione di forze da parte
dei dimostranti che ad ogni scontro sono sempre meno, un aumento di rischio per ogni singolo
che ad ogni carica si trova abbandonato a se stesso e facilita il compito alla polizia che
praticamente gioca una partita a scacchi senza avversario, permettendosi di accerchiarle, di
decidere da quale parte potrà fuggire e in quale luogo. Questo è probabilmente uno dei motivi per
cui ancora oggi a distanza di mesi il centro giovanile rimane chiuso né sembra intravvedersene la
riapertura. Due parole ora sulla caratterizzazione politica del "Bewegig": è un movimento indubbiamente
libertario per la sua impostazione decisamente antiautoritaria e antistituzionale, ma forse anche
qualcosa di più e non solo perché la "A" cerchiata è anche a Zurigo il simbolo più
diffuso sui
muri, sui distintivi e sui volantini, ma anche per una forma generalizzata e spontanea di rifiuto
per ogni tipo di delega e di rappresentanza anche solo carismatica, è un movimento senza leaders,
nelle stesse assemblee non ci sono moderatori o liste di iscritti a parlare, ci si mette in fila davanti
al microfono e si aspetta il proprio turno. Certo non si può parlare, per il momento almeno, di
connotazione anarchica in senso stretto: innanzitutto per l'assenza di una connotazione unitaria in
assoluto (non ci si può riferire infatti alla vena libertaria dimenticando i già citati e purtroppo
considerevoli settori moderati e "democratici") sia perché manca un dibattito ed una
teorizzazione cosciente. Possiamo parlare più che altro di una forma di prassi anarchica istintiva
senza però dimenticare che si tratta di un movimento nato da poco tempo dal nulla pressoché
totale e che, data la sua freschezza e vitalità, dovrebbe riuscire in breve tempo a conseguire una
maturità e un'esperienza che gli consentano una maggiore coerenza e incisività.
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