Rivista Anarchica Online
Brasile
di Claudio Miranda
L'attuale congiuntura politica brasiliana è caratterizzata dalla transizione, controllata dalla
dittatura militare, verso un regime democratico-borghese ristretto. Una delle principali
caratteristiche che contrassegnano tale congiuntura è la comparsa di un nuovo movimento
operaio e popolare, le cui qualità sorprendono sia le classi dominanti che la totalità della sinistra
brasiliana. In linea generale, possiamo dire che questo nuovo movimento presenta tre grandi
caratteristiche che, per ora, non si manifestano in forma completamente esplicita e articolata: 1)
Un ancora debole, ma crescente, sentimento antidittatoriale. 2) La formulazione di rivendicazioni
il cui soddisfacimento si scontra non solo contro il regime militare ma, in alcuni casi, collo stesso
ordine capitalista. 3) Una tendenza verso l'autoorganizzazione e la autogestione delle sue lotte. Questo nuovo
movimento operaio e popolare è cominciato a comparire in modo più visibile sulla
scena politica-sociale soprattutto a partire dal 1977. Questa comparsa fu preceduta da una lenta,
dura e silenziosa accumulazione di forze. Ma per poter comprendere meglio tutta la novità e la
portata di questa realtà sociale dobbiamo esaminare rapidamente le caratteristiche principali delle
fasi precedenti del movimento operaio brasiliano. Possiamo dire che la storia del movimento operaio brasiliano
è la storia della sua progressiva
perdita di indipendenza e autonomia. L'unica fase della sua storia in cui il movimento operaio
brasiliano è riuscito ad esprimersi in forme più o meno autonome fu quella in cui gli
anarcosindacalisti avevano l'incontestabile egemonia. Questa fase ebbe il suo culmine nelle lotte
del 1917, quando i lavoratori giunsero ad occupare la città di San Paolo e ottennero varie e
significative vittorie. Ma, soprattutto a partire dal disastroso tentativo di insurrezione nel 1918, il
movimento anarchico in Brasile cominciò ad entrare in una lenta e progressiva decadenza.
L'impatto della Rivoluzione Russa e in seguito la fondazione del Partito Comunista del Brasile,
nel 1922, rinsaldarono questo processo. Tuttavia, gli anarchici, anche se indeboliti dalle
carcerazioni e dalle diserzioni, continuarono ad essere la principale forza politica del movimento
operaio, seguiti dai comunisti, fino al 1935. In quell'anno, dopo il fallito tentativo insurrezionale,
mandato a monte dai comunisti, si abbattè su tutti i settori della sinistra e del movimento operaio
un'ondata repressiva generalizzata. Da allora l'anarchismo brasiliano non è stato più un
movimento di massa. Ma questo decadimento non si spiega solo colla repressione da parte dello stato. Le grandi
emigrazioni di lavoratori rurali che l'industrializzazione faceva giungere nelle città contribuirono
ad isolare ancor di più i già minoritari circoli di lavoratori rivoluzionari. Un'altra causa decisiva
fu una certa incapacità degli esponenti anarchici ad adeguare il loro linguaggio e le forme di
azione alle nuove situazioni storiche che sorgevano soprattutto ad iniziare dagli anni '30. La repressione contro
i lavoratori fu condotta dai sindacati verticali dipendenti dallo Stato.
Questo sindacalismo dipendente venne in seguito utilizzato sia dal laburismo populista che dai
comunisti del PCB, durante i governi "democratici" che si succedettero tra la fine della dittatura
di Vargas (1945) e il golpe militare del 1964. Occorre dire che anche i governi militari lasciarono
intatta la struttura sindacale di ispirazione mussoliniana creata dal dittatore Vargas. La
sistematica repressione che, dopo il golpe militare, si abbattè sui populisti, sulla sinistra e,
principalmente, sul movimento operaio e popolare (in cui alcuni settori radicalizzavano le loro
rivendicazioni e sfuggivano al controllo riformista), finì coll'abbattere le tradizionali direzioni
populiste e riformiste che, fino allora, erano egemoniche nel movimento di massa. Il successivo
crollo della sinistra militarista andò a rinsaldare la situazione di profondo vuoto politico esistente
tra i lavoratori che erano ormai delusi per gli amari frutti della politica riformista. Questo vuoto
politico sarà proprio uno dei fattori che farà sì che la classe operaia e gli altri settori popolari
trovassero nuove forme proprie di organizzazione e di lotta. È importante sottolineare che queste
forme nuove di organizzazione e di lotta non sorsero all'improvviso nel 1977. Cominciarono a
funzionare molti anni prima. Il nuovo movimento operaio e popolare di tendenza autonoma non
cominciò nemmeno esso nel
1977 e neppure nel 1976, come un'analisi affrettata ci potrebbe far supporre. In realtà, questo
nuovo movimento iniziò a sorgere nel 1968, durante le lotte operaie di Osasco e Contagem. In
queste, troviamo varie caratteristiche di organizzazione e di lotta chiaramente autonome e
libertarie: in entrambi i casi, scioperi con occupazione di fabbriche; pratiche autogestionarie
(specialmente nelle bettole); sequestro di capi (a Osasco); gruppi di autodifesa contro le irruzioni
poliziesche; commissioni elette in assemblee e indipendenti dalla direzione sindacale. Tuttavia, oltre alla
repressione specifica di quelle lotte, questo nuovo movimento di tipo
autonomo venne bruscamente interrotto dalla pubblicazione dell'"Atto Istituzionale n.5" e dalla
violenta ondata repressiva che seguì. I dieci anni successivi e in particolare i quattro del governo
Medici, furono gli anni più neri della recente storia del Brasile. Imprigionamenti, torture,
assassinii, censura, propaganda sciovinista ovunque, furono la caratteristica di quegli anni. Ma,
nonostante fosse stato duramente colpito, il movimento operaio e popolare, all'opposto di ciò che
molti ritennero, non cessò di esistere neppure negli anni più bui. Questa resistenza anonima si
manifestò in varie forme: scioperi improvvisi, scioperi bianchi, saccheggio di magazzini, assalti a
treni e ad installazioni industriali, ecc.. Il collasso delle direzioni populiste (laburiste), riformista (PCB) e
blanquiste (sinistra militarista)
non impedirono la rinascita del movimento operaio e popolare. Questa ricostituzione lenta,
dolorosa e molecolare fu frutto di un apprendistato politico ad iniziare dalle rivendicazioni più
elementari. E, in gran misura, fu espressione di una dinamica autonoma dei diversi movimenti
sociali.
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