Rivista Anarchica Online
Ecologia sociale
di Maria Teresa Romiti
La tematica centrale nel pensiero e nella pratica di Bookchin è indubbiamente l'ecologia sociale.
Ne ha parlato nelle due conferenze pubbliche che ha tenuto a Torino (24 aprile) e a Milano (25
aprile). Il tema è stato poi ripreso, approfondito e dibattuto nel corso del seminario su
L'ecologia della libertà promosso dal Centro Studi Libertari "G. Pinelli" di Milano il 26 aprile.
Ecco in sintesi come Bookchin ha delineato la sua concezione.
Bookchin parte da una concezione ecologica più ampia, che riveste il sociale come il biologico:
vede nella situazione del mondo oggi una crisi del rapporto uomo-natura di vasta portata, crisi
dovuta soprattutto all'atteggiamento culturale che la nostra società ha rispetto alla natura che
viene vista come puro oggetto, esteriorizzata, considerata un nemico da dominare e sfruttare.
Questo atteggiamento non è altro che la trasposizione analogica del concetto di dominio
dell'uomo sull'uomo che permea la nostra società. Quindi l'unica ecologia realmente possibile è
quella che cambia radicalmente i rapporti sociali, che si pone da un punto di vista sociale in
modo rivoluzionario poiché l'unica società ecologica è quella libertaria. La
situazione odierna con i suoi disastri planetari (Bookchin ha citato solo alcuni casi
particolarmente significativi: il disboscamento della foresta amazzonica e l'inquinamento
oceanico che diminuiscono l'ossigeno; l'aumento dell'anidride carbonica, le migliaia di casi di
abitazioni costruite su residui tossici che provocano malattie mortali e mutazioni genetiche) non
può essere risolto solo dalla tecnologia, dalle macchine o da nuovi prodotti chimici; non si
andrebbe certo alla radice del problema, anzi queste tecniche, senza dei principi libertari sono
pericolose. Il problema non è creare satelliti artificiali per l'energia solare o nuovi strumenti
sempre più complicati per risolvere i problemi dell'inquinamento, il punto è rivoltare la
situazione, creare comunità a misura d'uomo dove tutti siano in grado di capire e quindi di
decidere sui loro problemi, riprendersi in mano la vita, ricostruire uno spirito umano che non
deleghi continuamente, ma partecipi attivamente. Oggi la nostra società sta riportando
indietro l'evoluzione di milioni di anni, attraverso il
cemento, i metalli. Coprendo il suolo e irradiandolo, stiamo creando un mondo sempre più
inorganico; con un'agricoltura sempre più semplificata stiamo sostituendo ad habitat variati
ecosistemi semplici, inadatti a forme di vita superiori: stiamo insomma creando un mondo per i
microrganismi. Per Bookchin la soluzione non è tecnica, ma sociale: è solo attraverso
cambiamenti molecolari della struttura sociale, con l'instaurarsi di una società diversa, che
potremo operare un'inversione di tendenza. Questi sono i punti in cui Bookchin è più vicino a
Kropotkin, sia per l'idea dell'industria decentralizzata, legata a comunità piccole in stretta
relazione con la campagna, dove agricoltura e artigianato convivano, sia per l'idea di
interazione tra lavoro manuale e intellettuale. In effetti gli esempi citati da Bookchin (orti sui
terrazzi di alcuni ghetti, proposte di ristrutturazioni agricole) sono molto simili alle idee
espresse da Kropotkin in Campi, fabbriche e officine. Inoltre Bookchin rivaluta, attraverso le
ultime scoperte scientifiche, il mutuo appoggio di Kropotkin: l'importanza della simbiosi della
natura oggi è considerata molto più valida rispetto alla lotta per la sopravvivenza cara alla
scienza del XIX secolo. Per quanto riguarda il rapporto tra cultura e natura, Bookchin ritiene
che l'uomo e la società fanno parte della natura. Noi siamo natura pensante, non possiamo
estrarre l'umanità dalla natura: tra natura e cultura ci sarebbe un interscambio continuo che va
scoperto, perché anche se il rapporto che l'uomo ha con l'ambiente è un rapporto culturale,
questo rapporto poi produce un più alto grado di animalità. La difficoltà principale di questo
dibattito è stabilire i significati dei due termini natura e cultura, ambedue così legati ai nostri
schemi culturali. Per Bookchin la chiave di questo problema, come quello di una scienza diversa
con nuovi fondamenti, sta proprio nell'approccio ecologico. È da qui che può nascere una nuova
tecnologia. Se la tecnica è stata storicamente il dominio dell'uomo sull'uomo e dell'uomo
sulla natura,
questo non vuol dire che non possa esistere una tecnologia profondamente diversa. Anche
perché accanto alla tecnica dominante è sempre esistita una tecnica fatta di piccole macchine e
di piccoli strumenti, una tecnica con ritmi biologici e immaginazione artistica: una tecnica
libertaria che si è sempre contrapposta alla tecnica dominante. Per capire meglio questo
concetto, bisogna precisare che la tecnologia è definita in questo contesto nel modo più ampio
comprendendo, oltre alle macchine e al loro uso, l'energia e i suoi mezzi di sfruttamento, la
comunicazione, le interazioni tra le persone, l'organizzazione del lavoro e il rapporto
uomo-natura. L'ecologia deve recuperare le tecniche libertarie, riportarle nella società:
una tecnologia che
non deve più essere strumento di pochi eletti, quasi fosse un rito misterioso, ma capacità di tutti.
A dimostrare che questa è la strada giusta c'è proprio la scoperta e la critica che la borghesia fa
oggi alla sua tecnica, non più funzionale. Tentativo di recupero da parte del potere che tende
alla semplificazione e alla centralizzazione. Ma giunto alla scala mondiale deve reintrodurre la
varietà e la diversificazione se vuole sopravvivere. Uno dei compiti principali dell'ecologia è
quindi di non farsi strumentalizzare; bisogna essere coscienti e vigili perché senza una coscienza
libertaria l'ecologia decade a puro ambientalismo. La via ecologica è la via degli orti al posto
delle monoculture, dell'agricoltura organica, ma è anche la lotta contro l'espropriazione e lo
sfruttamento; la lotta per la varietà e diversità in tutti i campi, la lotta per un'educazione
diversa, perché gente controllata e mistificata può solo creare omogeneità, può solo
autodistruggersi; un problema quindi sociale ed etico.
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