Rivista Anarchica Online
Punk è bello
L'articolo "Punk" di M.T. Romiti ("A" 91) mi ha dato una gran gioia: finalmente se ne parla
anche fra di noi. Eppure l'articolo non è immune da semplicismi, ambiguità, inesattezze. Sono un
punk e un anarchico, ho vissuto qualche mese in Inghilterra e conosco bene la scena punk
inglese; vorrei quindi aggiungere qualcosa in proposito. Innanzitutto un po' di storia. Già
all'epoca della Beat Generation di Ginsberg, Kerouak, Burroughs, si definivano punk alcuni
gruppi rock molto violenti e provocatori. Verso gli anni '70 fiorirono gruppi come N.Y. Doll,
Fugs, Stoogs, antesignani delle band attuali, scandalizzatori di benpensanti e parrucconi. Nel
'77 poi, con l'esplosione dei Sex Pistols, scoppiò l'incendio, che per un attimo sembrò addirittura
scrollare alle fondamenta la torbida Inghilterra. Il movimento punk '77 era però troppo
qualunquista e nihilista per approdare a qualcosa di concreto; tutto si esauriva nella
provocazione dei borghesi, nella violenza della musica, nella teatralità degli atteggiamenti.
L'industria discografica ebbe ben presto ragione di tutto ciò, recuperando al sistema chi gli si
era schierato contro. Si ebbe così la New Wave, commerciale e consumistica, tutta presa da una
parte nel revival del rock anni '50, e dall'altra dalle polluzioni pseudo avanguardistiche della
musica "cibernetica". Ma gli ultimi superstiti del punk venivano intanto riorganizzandosi,
sgombrando il campo da contraddizioni ed ambiguità ideologiche. Dichiarata guerra al
Music Business, alcuni gruppi scelsero la strada della militanza politica e
della purezza etica e morale. Se il punk prima maniera voleva dire sfogo incontrollato di
frustrazioni e senso di impotenza, il nuovo punk è diventato ben presto una strategia di lotta e di
impegno sociale e politico. Raggruppati in collettivi o in comuni autogestite, questi gruppi
rappresentano delle vere isole di cultura e civiltà anarchica e libertaria, in una Inghilterra
sempre più piagata dalla repressione, dalla violenza, dal riflusso. Tra i giovani, infatti, rivive
l'Hard Rock, un rock fracassone e reazionario, questo sì apertamente maschilista e fascistoide,
tutto a base di eroi del Valhalla, di scuri celtiche, teschi e inferni gotici. I seguaci sono definiti
Blockheads, teste di legno, epiteto che chiarisce la loro intelligenza. Oppure ci sono i Mods,
ragazzi di periferia che vogliono sembrare fighetti di college, e hanno in testa solo moto, ballo e
vestiti. Ci sono gli Skinheads, truculenti teppisti con le teste rasate, sguaiati tifosi del calcio e
picchiatori dei Punks. Ci sono i Blitz Kids, languidi pierrots da discoteca orgogliosi della loro
superiorità ariana. C'è insomma una fuga continua dalla realtà, un continuo riesumare di
cadaveri, un rifarsi incessante al passato. Solo i Punks ne sono immuni, gli ultimi puri folli che
guardano avanti, che creano, e non
riesumano. Accusarli di violenza e simpatie neonaziste è un errore. Certo la loro musica è
cartoavetro, spine, sudore e sangue, è pugno e staffille. Essi esorcizzano la violenza con la
violenza, scaricano l'aggressività nella musica e negli atteggiamenti. Ma in realtà sono
dolcissimi e gentili, amichevoli e aperti. Le svastiche le hanno buttate alle ortiche già da tempo:
adesso fioriscono ovunque le A cerchiate con il mitra spezzato. NON c'è niente di ambiguo o di
contraddittorio in loro. Boicottati dalle Istituzioni, ostacolati dalla censura, hanno pochissime
possibilità di esibirsi in pubblico. Autoproducono i loro dischi che poi vendono a prezzi
stracciati, e vivono con questi proventi. Sono animatori di attivi centri di cultura e di ritrovo,
organizzano dibattiti, convegni, manifestazioni. Molti li accusano di velleitarismo, di
demagogia; è il vecchio discorso: a canzoni non si fan rivoluzioni. Ho parlato di ciò a Penny
Rimbaud, cantante del gruppo dei Crass; ha risposto: "a canzoni non si fanno rivoluzioni, lo
sappiamo, ma si parla, si comunica, si fa pensare, si trascina. Abbiamo creato un movimento
esiguo ma vivo; abbiamo sottratto molti ragazzi dalla alienazione, e abbiamo dato loro una fede
nuova". Infine il discorso della donna: i nuovi Punk sono veramente libertari, e come tali non
esistono
fra di loro differenze razziali o sessuali. Contrari alla segregazione dei ruoli, hanno abolito
ormai qualsiasi differenza tra i sessi. Nelle loro comuni le donne hanno gli stessi incarichi e
responsabilità degli uomini, gli stessi modi di vivere. In Italia, vorrei ricordarlo, esistono i
R.A.F. (rock aganst fascism) punks bolognesi promotori di coraggiose iniziative; uno di essi,
Argento, recita assieme al Living Theatre. Allego un testo dei Crass, che può dire molto a
proposito delle loro idee.
Con questo vi saluto, ringrazio M.T. Romiti per il suo articolo, e invito tutti i compagni ad una
maggiore collaborazione con tutti i punk libertari. CIAO A TUTTI VOI.
Bela Lugosi (Asti)
Rivoluzione Sanguinosa (dedicata al terrorismo in
Italia) Voi parlate della vostra rivoluzione, e ciò è bello, ma
come diventerete quando ne arriverà l'ora? sarete anche voi sbirri col fucile? e parlerete
ancora di libertà quando scorrerà il sangue? La libertà non è tale
se il suo prezzo è la violenza non voglio una rivoluzione così, voglio anarchia e
pace. Voi parlate di rovesciare il potere con la violenza, volete la dittatura del
proletariato, ma in fondo sarete un'altra cricca di bigotti con i loro sguardi
avidi. E farete sparire i dissidenti, quando avrete il potere. Cos'è la morte di pochi per la
libertà di
tutti? è la stessa logica che ha ucciso 10 milioni di ebrei la logica di tutti gli uomini col
fucile. Partiti di destra e sinistra, sempre partiti, sempre potere, il
governo è sempre repressione. NO, non potete offrire altro che eroi o martiri. NON voglio una
rivoluzione sanguinosa, non voglio fucilare dissidenti. Volete il potere che adesso dite di odiare,
volete essere voi a tirar le file. Alzarsi e sparare, la logica di tutti i potenti alzarsi
e uccidere, perché il potere è Morte. Non voglio la vostra rivoluzione, io voglio
anarchia pace e libertà non voglio sterminare i dissidenti, io voglio anarchia pace e
libertà.
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