Rivista Anarchica Online
I mass-media anarchici
Cari compagni, queste note vorrebbero essere un contributo, per quanto modesto, per
il dibattito (impostato da
Melandri su "A" 90) sulle pubblicazioni della coop. editrice A. Quando, da anarchico, mi trovo
a criticare il modo in cui è strutturato il processo comunicativo
nella società odierna pongo soprattutto l'accento sulla gestione centralizzata dei mezzi e degli
strumenti per far cultura, sull'ineguale (e per la maggior parte di noi inesistente) possibilità
d'accesso alle fonti di produzione del sapere sociale: come terapia pongo la necessità di dare a
tutti la reale ed uguale possibilità di esprimersi e di incidere sugli sviluppi evolutivi della
società. D'altronde non posso fare a meno di constatare come questo desiderio libertario
egualitario proiettato in un'ipotetica realtà al di là da venire, sia oggettivamente ed
inevitabilmente negato OGGI all'interno appunto dello stesso movimento che se ne fa portatore:
la disparità di mezzi economici, la possibilità di vivere ed agire in ambienti più o meno
ricchi di
stimoli e possibilità (il paesino o la metropoli) creano che lo si voglia o no una certa
diseguaglianza all'interno dello stesso movimento anarchico: una diseguale possibilità di
incidere sul corso del movimento libertario, una certa "divisione del lavoro" con la formazione
di "caste intellettuali" sia pur non esplicitamente dichiarate o coscientemente vissute. Si
potrebbe forse affermare che tali "nodi di potere" sono di fatto inesistenti perché, sviluppando
teorie e pratiche anarchiche contengono in se stessi i presupposti della propria
autodissoluzione: il rischio è però quello di creare il più mostruoso dei poteri il più
inanalizzabile e nascosto: il Potere anarchico (come perpetuarsi della diversa capacità-possibilità
di incidere influenzare, condizionare). Una possibile soluzione potrebbe essere una serie di
"giornali amorfi" di pagine bianche alla
disposizione di tutti; ma esiste già il bollettino del C.d.A. e nessuno ci scrive... e d'altronde non
si può certo negare a chi lo voglia di farsi il proprio giornale, di seguire una propria linea
redazionale... ed ecco che il problema si riduce ancora una volta alla solita disparità di mezzi
economici per cui io posso al massimo fare un ciclostilato locale e i compagni di Milano una
rivista su scala nazionale con due potenziali auditorii evidentemente differenti. D'altronde in
ultima analisi non si può negare che esistano individui con capacità intellettuali ed esperienza
maggiori di altri e quindi in grado di dare un maggior apporto costruttivo: che conseguenze
trarre da ciò? In conclusione non mi sembra di poter trovare una soluzione che non sia
quella proposta da
Melandri (la formazione del famoso cordone ombelicale) pur rivelandone le ambiguità: un
gruppo ristretto di persone che diventa l'interlocutore privilegiato dell'intero movimento
anarchico, grazie al monopolio pressoché totale della "grande stampa" anarchica. Fraterni
saluti
Marco B. (Rovellasca)
|