Rivista Anarchica Online
Bertoli e Agca
In merito all'ampio servizio pubblicato su "Il Corriere d'Informazione" di sabato 16 maggio '81
"Due attentati troppe analogie" a firma Angelo Falvo, teniamo a precisare che non sussiste
alcuna relazione fra l'attentato di Gianfranco Bertoli alla questura di Milano nel maggio '73 e
l'attentato di Mehemet Alì Agca al Papa, se non nella fervida fantasia di alcuni pennivendoli di
regime. Al processo contro Bertoli non emerse alcuna prova di un complotto internazionale o di
destra e
neppure sui contatti con servizi segreti, ma furono dati in pasto all'opinione pubblica solo
fumosi indizi e mistificazioni giornalistiche. Già da allora Gianfranco Bertoli ebbe a dichiararsi
anarchico individualista e di aver agito, senza l'appoggio di nessuno, contro le autorità politiche
che celebravano l'anniversario di uno degli assassini di Pinelli. Vogliamo ricordare che ai tempi
dell'attentato di Piazza Fontana Rumor ricopriva la carica di ministro degli interni e come tutto
il governo di allora fosse responsabile della strage di Piazza Fontana, meglio conosciuta come
Strage di Stato. Vogliamo inoltre rammentare che la bomba lanciata verso le autorità fu deviata
sulla folla da un poliziotto, causando così delle vittime innocenti che lo stesso Bertoli non era
intenzionato a colpire. In quanto militanti anarchici ribadiamo l'identità anarchica di
Gianfranco Bertoli e vi invitiamo
a prenderne atto.
Piero Tognoli (Sondrio) - Franco Pasello (Cinisello Balsamo)
Questa lettera è stata inviata al Corriere d'informazione che, naturalmente, si è
ben guardato dal
pubblicarla. Una lettera analoga, per un analogo articolo, è stata inviata dai due compagni a Il
giorno che l'ha parzialmente pubblicata il 22 maggio con un commento del direttore. Noi della
redazione ci associamo alla loro presa di posizione, coerentemente con quella che è stata dal 17
maggio '73 ad oggi la nostra posizione. Sinteticamente, sull'attentato esprimemmo subito - in accordo con la
presa di posizione delle tre
federazioni anarchiche FAI-GIA-GAF - la nostra condanna e per il metodo (non si scherza con
gli ordigni di morte scrivemmo all'indomani dell'attentato) e per i suoi tragici effetti.
Sull'attentatore, invece, ci rifiutammo di accodarci al codazzo di accuse infondate e di calunnie
inventate in buona parte dai partiti e dai gruppi di sinistra, e ingigantite dai mass-media.
L'operazione "sbatti il mostro in prima pagina", già collaudata tre anni e mezzo prima con
Valpreda, confermò l'assoluta inattendibilità dei mass-media, pronti ad inventar qualsiasi cosa
pur di servire le tesi del potere. Bertoli, per quel che un po' alla volta si veniva a sapere, si
dichiarava anarchico e noi non avevamo alcun elemento per contraddirlo. Con il tempo, anzi, una volta
instauratosi un rapporto epistolare (che, in piccola parte, ha trovato
spazio sulla nostra rivista e, in tempi recenti, anche su altri periodici anarchici), questa
connotazione anarchica di Bertoli è emersa chiaramente, caratterizzata da una profonda
sensibilità umana ed ideale. Quella stessa sensibilità che, unita ad un coraggioso esame
autocritico della sua concezione anarchica antecedente l'attentato, ha portato Bertoli a
modificarla ed a rivedere radicalmente i presupposti stessi del suo tragico gesto. Con questo suo
comportamento, sofferto ma al contempo lineare, così come con il suo atteggiamento in questi
primi otto anni della sua condanna all'ergastolo (dei quali gli ultimi quattro nel circuito speciale
delle supercarceri) Bertoli si è collocato - a nostro avviso - distante mille anni luce dal cupo
fanatismo dei terroristi e dallo squallido spettacolo di quei "pentiti" che hanno svenduto i loro
compagni di una volta e la loro dignità per una promessa di clemenza.
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