Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 93
giugno 1981 - luglio 1981


Rivista Anarchica Online

John Olday

Cari compagni,
nel numero 91 di "A" è apparsa la traduzione di un articolo di Jaen Barrué sul movimento anarchico nella Germania dell'Est ("Oltre il muro"), senza dubbio molto interessante per le notizie che fornisce su avvenimenti e personaggi pressoché completamente ignorati fino ad oggi nel nostro paese. Leggendo l'articolo ho notato però alcune inesattezze ed evidenti difetti di informazione riguardo Jhon Olday, un militante rivoluzionario di un certo rilievo citato molto frettolosamente da Barrué, e ritenendo di fare cosa gradita ai lettori di "A", ho pensato di inviarvi maggiori e più dettagliate notizie su questo personaggio.
Ho tratto alcune delle mie informazioni dall'unica opera di Olday edita in italiano, l'opuscolo A dispetto di tutto - Anarchismo e lotta armata (Edizioni del C.D.A., Torino, 1979), che contiene come introduzione la traduzione di un profilo biografico di Olday scritto in occasione della sua morte da Gary Jewell dell'IWW di Toronto, e apparso nell'Industrial Defence Bulletin, vol.3, n.10, giugno 1977. Ho utilizzato inoltre diffusamente un ampio servizio commemorativo apparso sull'inserto-supplemento di Freedom, vol.38, n.17, 1 settembre 1977, comprendente articoli di Jewell (lo stesso, ma con alcune modifiche significative), Vernon Richards, Philip Sansom, Ted Cavanagh e altri, e corredato da alcune vignette dello stesso Olday.
Già l'ampio spazio dedicato alla scomparsa di Olday sulla stampa anarchica di lingua inglese dimostra che non ci si trova di fronte a un quasi sconosciuto, passato come una meteora nel movimento anarchico, come si potrebbe presumere dall'articolo di Barrué. In effetti John Olday, morto a Londra di cancro a 72 anni, era un personaggio quasi leggendario nel movimento anarchico anglosassone.

Il suo vero nome era Arthur William Oldag ed era nato in Germania, figlio illegittimo di madre tedesca e padre scozzese. Le sue prime prove rivoluzionarie risalgono ai moti dei marinai di Amburgo nel 1918-'19, quando a soli 13 anni fungeva da addetto alle munizioni di una mitragliatrice spartachista. Catturato e vicino ad essere giustiziato, se la cavò con una condanna.
Negli anni '20 prese parte alle espropriazioni di massa, aderì per un certo periodo alla Gioventù Comunista ma venne espulso, combattè in un'unità anarco-spartachista nella abortita insurrezione operaia del 1923, divenne un agitatore nella Ruhr occupata dai francesi. Ingegnoso e versatile, con spiccate tendenze artistiche, Oldag divenne famoso nella Germania di Weimar come artista espressionista, cimentandosi nel disegno satirico e nel cabaret. Riprese la sua attività di guerriglia per breve tempo prima che i nazisti prendessero il potere, producendo tra l'altro una serie di vigorosi disegni antinazisti e slogan su autoadesivi che, rimpiccioliti, furono distribuiti tra i fogli di francobolli in tutta la Germania.

L'interruzione dell'attività rivoluzionaria avvenuta nel periodo dal 1925 al 1932 gli fu molto utile più tardi, permettendogli di celarsi dietro l'immagine dell'artista pazzo e omosessuale per raccogliere informazioni che passava alla clandestinità. Continuò in questo gioco pericoloso anche dopo l'ascesa al potere di Hitler, fino a quando la situazione si fece insostenibile. Nel 1938 sfuggì a una trappola della Gestapo e fuggì in Inghilterra servendosi della sua doppia nazionalità. Pubblicò allora Kingdom of Rags (Il regno degli stracci), una raccolta di impressionanti disegni antifascisti portati con sé dalla Germania.
Assunto il nome clandestino di Olday, riprese su nuove basi la lotta antinazista, sostenuto finanziariamente da una fazione parlamentare ostile a Chamberlain e alla sua politica: coordinò da Londra e dall'Olanda l'affondamento di battelli armati nazisti; uccise un ebreo rinnegato che collaborava ad Amburgo coi nazisti; prese contatti con dissidenti comunisti tedeschi esuli a Parigi; scrisse un appello - letto a Radio Strasburgo - in cui incitava al sabotaggio i lavoratori della Germania.
Per poter uscire dalla Germania aveva sposato Hilde Monte, una combattente ebrea antinazista (che V. Richards ricorda come una "tipica intellettuale comunista tedesca linea dura"), alla quale è dedicato un museo in Israele. Insieme con Olday essa ebbe una parte molto attiva nella preparazione dell'attentato contro una birreria di Monaco che nel 1939 per poco non riuscì ad eliminare Hitler. Hilde morì nel 1944 colpita dalle SS ai confini della Svizzera durante una missione operativa.
Scoppiata la guerra Olday si trovò arruolato nel Pioneer Corps (i genieri) dell'esercito inglese, ma disertò ben presto, entrando in clandestinità e collaborando al gruppo della Freedom Press, legandosi in particolare a V. Richards e a Marie Louise Berneri, impegnati nella campagna contro la guerra. Dal febbraio 1942, ancora militare, Olday cominciò a collaborare regolarmente a War Commentary, il quindicinale edito durante la guerra dalla Freedom Press, pubblicando vignette e disegni siglati XXX, e scrivendo articoli per la rubrica "From the Ranks". Questi disegni, ispirati soprattutto da M.L. Berneri, fornirono il materiale per la pubblicazione di The March to Death (La marcia verso la morte), una straordinaria raccolta di citazioni di fonti "autorevoli", illustrate nella pagina a fronte dai cartoons di Olday che svelavano l'ipocrisia che stava dietro l'impresa fratricida. Il libro, uscito nel maggio 1943, esaurì rapidamente due edizioni di 5.000 copie ciascuna. Le vignette vennero riprese regolarmente anche dall'Industrial Worker negli U.S.A.. Olday collaborava con l'IWW nell'attività antinazista, e riuscì a mantenere contatti con Amburgo durante la guerra attraverso marinai scandinavi di questa organizzazione. Contemporaneamente a queste iniziative, diffondeva lettere clandestine tra le truppe britanniche, chiamando all'antimilitarismo rivoluzionario e alla formazione di consigli di lavoratori-soldati. Queste iniziative, che cominciarono ad avere effetti nell'industria bellica e in vari teatri di guerra, attirarono la repressione governativa su molti anarchici.

Nel dicembre 1944, dopo quasi due anni di latitanza, Olday venne arrestato e condannato, riacquistando la libertà solo nel 1946 dopo aver scontato solo una parte della pena, anche per effetto delle manifestazioni in suo favore promosse dal Freedom defence Committee, di cui facevano parte Herbert Read, George Orwell, George Woodcock e Tony Gibson.
Si impegnò allora nell'organizzazione dei POW (prigionieri di guerra) tedeschi nella "Spartakusbund - Gruppe Bakunin", che si ritenevano gli eredi diretti degli anarco-spartachisti del 1918-1940. Al loro rientro in Germania questi giovani rivoluzionari fondarono 60 gruppi, principalmente nella zona orientale, ma vennero liquidati dalla polizia segreta stalinista nel tardo 1948.
Nell'immediato dopoguerra Olday collaborò a Freedom, criticando accesamente le posizioni di Rocker e Souchy, da lui ritenute collaborazioniste. In questo periodo pubblicò una raccolta di litografie The Life we Live the Death we Die. Emigrò quindi in Australia dove divenne uno dei più popolari artisti e cabarettisti degli anni '50. Tornato in Germania nel decennio successivo, lavorò con gruppi gay e studenteschi. Stabilitosi definitivamente a Londra, collaborò a Black Flag, fondando poi il proprio International Archive Team. Negli ultimi due anni di vita, infine, divenne membro del "General Defence Committee" dell'IWW, dirigendo il Mit-Teilung, un bollettino bilingue inglese-tedesco, e mantenendo contatti con carcerati e dissidenti di numerosi paesi.
Oltre a Trotz Alledem (A dispetto di tutto), edito a Toronto nel 1976, Olday ha lasciato diverse opere politiche postume e, ritengo, tuttora inedite: una autobiografia dettagliata; una dissertazione sulle "obiezioni orientali e occidentali dell'anarchismo"; un lavoro storico, Spartacus and Insurgent Anarchism, sulla rivoluzione del 1918-23 in Germania.
Politicamente Olday fu sempre sostenitore di una concezione "consiliarista" e insurrezionale dell'anarchismo, con l'esclusione recisa di ogni diversa impostazione. La simpatia per gli episodi di lotta armata, di cui in certi periodi della sua vita, come s'è detto, non si limitò ad essere un sostenitore puramente teorico, non gli impedì negli anni '70 di assumere una posizione critica nei riguardi di movimenti come la R.A.F. in Germania. Ne fa testo anche il più volte citato A dispetto di tutto, scritto peraltro in modo piuttosto confuso.
Concludendo, ritengo che si possa tranquillamente parlare di una figura eccezionale, anche se talvolta teoricamente discutibile. Rimane il rammarico di una conoscenza ancora tutto sommato limitata del movimento anarchico di altri paesi, che senza dubbio ha prodotto altri innumerevoli personaggi interessanti come John Olday, a noi completamente ignoti.
Fraterni saluti.

Giampiero Landi (Castelbolognese)