Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 97
dicembre 1981 - gennaio 1982


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il ruolo delle b.r.

La campagna d'autunno annunciata come una moda dalle B.R. (Vedi "A" 95) (ma anticipata dal governo e dai partiti politici) mirerebbe ad ottenere una legalizzazione, un riconoscimento su tre piani: da parte dello Stato, da parte del Sociale e da parte della Sinistra?
Come ogni prodotto che si lancia (o rilancia), anche questo si deve presentare al pubblico come alternativo per eccellenza, in lotta con tutta la tradizione. Così anche le B.R. sono "il nemico n° 1", il "più nemico non si può" dello Stato italiano. In confronto ad esse sfuma la radicalità di qualunque altro gruppetto che si tinge di rosa in confronto al "rosso" delle B.R.. Solo Calogero sembra non saper distinguere fra rosso, rosa e rosa pallido. Gli altri giudici, con tanto di occhiami, quando colpiscono i vari gruppetti o i singoli militanti sono ben attenti: per loro sono "rossi", anche se per copertura o per infiltrazione militavano nel "rosa". La stessa cosa vale anche per le nostre polizie, in perenne caccia al "più estremista non si può": e per loro addirittura l'aclista dissidente diventa il presunto brigatista. Vale anche per i partiti politici: non essere d'accordo con loro si viene ad essere tacciati di brigatisti.
E così, mentre queste componenti dello Stato (magistratura, polizie e partiti politici, per non parlare degli industriali), si prodigano a lanciare il "rosso", le B.R., lo "Stato alternativo", chiedono il proprio riconoscimento. Lo Stato dovrebbe riconoscerle, perché loro, altrimenti, continuerebbero a disarticolarlo. Se cessasse questo presunto ricatto, cesserebbe anche questa presunta alternativa al potere, dato che questo "potere" si realizza soltanto con questo "ricatto". Mentre da parte dello stato riconoscerle significherebbe, come ha fatto notare Gabriele, abdicare e/o incorporarsi a vicenda eliminando l'alternativa al potere. E siccome questo è un assurdo (del resto un potere alternativo s'impone di fatto e non chiede una concessione) bisogna chiedersi se questo indissolubile legame di cui la morte dell'uno è la morte dell'altro non significhi nel linguaggio capovolto dello spettacolo che invece di venire disarticolato è proprio lo Stato che cerca di diffondere la pubblicità alle B.R., costringendosi a svelare (in mancanza di altra pubblicità) il suo segreto: (1°) lo smantellamento della sinistra intesa come qualunque espressione di opposizione a lui Stato e (2°) il raggiungimento del consenso totale da parte del sociale, schierandolo dalla sua parte in questa artefatta dualità (Stato-Terrorismo).
Il consenso sociale le B.R. lo otterrebbero con "una giustizia più efficiente", massimalista che incontrerebbe il favore dell'opinione pubblica? Credo proprio di no. Molte azioni di questa cosiddetta "giustizia più efficiente" o che dir si voglia "giustizia proletaria" (sempre tra virgolette) hanno trovato e trovano tuttora la più ferma e sdegnata condanna da parte del sociale (è il caso di Peci, è il caso di Rossa, come esempi fra tanti); per altre "giustizie" abbiamo trovato più che altro un'indifferenza (il sociale sa che non si cambia niente con l'eliminazione di qualche capetto e per esso, giustamente, quella soddisfazione immediata e momentanea della vendetta e del risentimento, lascia il tempo che trova). Per altre "giustizie", ancora, come è stato il caso Moro, molti hanno creduto, giustamente, che ad uccidere Moro erano stati "loro" (e per "loro" non intendevano certo le B.R.). Un altro esempio della giustizia brigatista è data dal fatto che ci sono centinaia di incarcerati e latitanti accusati di aver fatto parte della lotta armata: ora, se può essere vero che le B.R. abbiano interesse a non discolparli, è altrettanto vero che calpestano principi di giustizia.
È difficile pensare che dopo dieci anni di attività delle B.R., il sociale si domandi: "E questi cosa vogliono?"; è più facile pensare che quando non si incontra una piena indifferenza, si ottiene che questo sociale o gli si rivolta contro o, terrorizzato, si allea allo Stato, bevendo la favola di avere almeno un nemico in comune: il terrorismo (La faccia "liberale" dello Stato, benché siano passate leggi liberticide, rimane grazie alle B.R., in quanto il "consenso" dato dal sociale al potere, in questa restrizione di libertà, è stato fattibile soltanto perché convinto che, per combattere questi ministri, si debba sacrificare un po').
E veniamo al terzo riconoscimento: dalla sinistra. Per perseguire questa meta devono non soltanto conservare la vittoria raggiunta (essere considerate come forza di sinistra), ma soprattutto devono continuare a destabilizzare la sinistra, a disarticolare la sua critica nei loro riguardi. Perché è evidente che, se anche si considerassero le B.R. come forza di sinistra, non è certamente realistico pensare che possano ottenere dalla sinistra, non dico la delega, ma neppure un consenso. Per ottenere questo riconoscimento devono rimuovere qualunque critica nei loro confronti, qualunque disaccordo, qualunque altro programma o diversità: ma questo può avvenire soltanto con lo smantellamento della sinistra, e passa attraverso la sua confusione.
Vediamo ancora che, per cercare di ottenere questo scopo, le B.R. si sono trovate in un'impasse per il cui superamento (o almeno il suo tentativo) l'apparato statale e quello partitico (PCI incluso) sono corsi in loro aiuto. Nella repressione discriminata e di massa, che non era e non è certamente confermata da "una valida motivazione", miravano in realtà al consolidamento di questo disegno delle B.R.: la destabilizzazione della sinistra. In che maniera? Sbigottendo il sociale ed i militanti della sinistra con le migliaia di arresti di compagni presunti terroristi (e, quindi, accreditate, in questo modo, come movimento di massa), esse riuscivano anche a conquistare altri militanti, che tornavano ad alimentare lo stesso fuoco.
Eliminando e perseguitando i vari gruppi ottenendo con ciò molteplici frutti: l'eliminazione, pressoché indolore, di questi, l'eliminazione di lotte e di una seria, se pur limitata, critica alle B.R., che soltanto una sinistra avrebbe potuto fare.
Invogliando i repressi (i colpiti dalla repressione) e i loro vicini alla risposta "doverosa" da dare alla "Germanizzazione.
Facendo toccare alla sinistra la sua impotenza e facendole credere che questa fosse dovuta alla mancanza di azione (la cosa buffa è che sia lo Stato, sia le B.R. hanno colpito maggiormente gli scribacchini e di parolai, mentre contemporaneamente diffondevano il concetto dell'inoffensività e della sterilità delle idee e della critica... cose da pattumiera).
I fatti e la logica hanno dimostrato che questo ultimo punto è il riconoscimento delle sinistre, il solo fattibile ma solo: cioè per metà per lo smantellamento della sinistra. Mentre la seconda parte: il riconoscimento delle B.R. come potere alternativo, rimane nella logica e nella realizzazione un'utopia (o se si preferisce un assurdo). Se consideriamo che, fin subito dopo Sossi, le B.R. non hanno più avuto come interlocutrice né la "classe operaia", né la sinistra in generale, possiamo concludere che, di questo obiettivo, la parte che era realmente in cantiere era appunto la prima: lo smantellamento della sinistra, per procurare il consenso da parte degli sfruttati verso lo Stato, la parte che è ancora, e prevedibilmente anche domani, l'unica in funzione.

R. G. (Ravenna)