Rivista Anarchica Online
Malatesta a Tokyo
di Misato Toda
Era fine dell'aprile 1972, a Tokyo. Per la prima volta partecipavo ad un meeting
di
anarchici. Era il cosiddetto periodo della post-rivoluzione studentesca. Studenti ed
intellettuali erano alla ricerca di "come fare", ed io ero una di loro. Il giorno prima ero
stata con i miei amici ad una grande adunanza popolare al Parco Hibiya nel centro di
Tokyo, per una manifestazione contro il Patto di Sicurezza fra il Giappone e gli Stati
Uniti ("Anti Japan-U.S. Security Treaty"). Un giovane si avvicinò a noi e ci passò dei
volantini su cui si annunciava un meeting di anarchici per il giorno seguente. La cosa mi
incuriosì, perché avevo sentito dire che un mio zio (da parte di mio padre) che era morto
prima che io nascessi, era stato anarchico, ed anche perché non avevo mai visto un solo
anarchico in tutta la mia vita. Decisi così di andare ad assistere a quella riunione
anarchica. Lì, trovai un opuscolo dalla copertina nera, intitolato Fra contadini, tradotto in
giapponese nel 1929 e ristampato nel 1971. L'autore sembrava un italiano, un nome che
non avevo mai sentito. "Chi è Malatesta - mi chiesi - è ancora in vita o è già morto?". Un
uomo molto vecchio, che stava a vendere diverse opuscoli, molti dei quali erano delle
ristampe, mi diede questo opuscolo di Malatesta come regalo. Tornata a casa lo lessi. Il traduttore, Shigeru Kinoshita,
era un anarchico, attivissimo nei
movimenti contadini all'epoca, così stava scritto nell'appendice. Attraverso la traduzione,
sentivo la presenza reale di un essere umano che mi parlava in modo estremamente vivo e
mi mostrava un orizzonte vasto e nuovo. Le sue parole erano molto penetranti. Non era la
sua teoria ad affascinarmi, non erano i sui concetti che mi interessavano. Quello che mi
faceva sentire quest'uomo vicino a me era la sua personalità come ispiratore, ciò che mi
affascinava era il suo immenso sentimento di amore verso chiunque gli si avvicinasse,
come Luigi Fabbri diceva, che si sentiva sotto tutte le sue parole. Senza di questo non mi
sarei mai interessata alle sue idee. Anche soltanto a leggere quanto aveva detto, provavo
ugualmente quel sentimento che Fabbri spiegò come segue: "l'interlocutore veniva
soprattutto vinto da quel sentimento comunicativo che ne risvegliava le qualità migliori
dell'animo e vi stava una consolante fiducia in se stesso e negli uomini". (Malatesta.
L'uomo e il pensiero) Chi era dunque quest'uomo? Decisi che, se fosse stato in vita, sarei andata a trovarlo
dovunque fosse. Cercai altri suoi opuscoli. In una traduzione dell'opuscolo In tempo di
elezioni, scritto dal Malatesta, trovai in appendice un foglio staccato dal giornale "La
Dynamic" del 1° ottobre 1932, pubblicato da uno dei primi anarchici giapponesi, Sanshiro
Ishikawa. Da questo numero speciale, tutto dedicato al Malatesta che era morto alcuni
mesi prima, potei così sapere in breve, per la prima volta, della vita del Malatesta
attraverso una biografia scritta dallo stesso Ishikawa ed una seconda scritta invece da
Luigi Fabbri e tradotta in giapponese da Yuriko Mochizuki, una delle prime donne
giapponesi anarchiche. Dunque si trattava di un anarchico italiano morto ancor prima che
nascessi! Tuttavia volevo sapere di più, perché intuitivamente avevo sentito che la sua
esistenza rappresentava quello che era di importanza vitale per me stessa. I vecchi compagni anarchici tenevano le
riunioni mensili nelle loro case. Il gruppo
dell'"Anarchist Club" era piccolo ma aveva una lunga tradizione. Le riunioni si tenevano
la domenica pomeriggio dall'una alle sei, ed in una atmosfera familiare si proponevano
temi di discussioni a cui tutti i membri partecipavano liberamente. Nel frattempo anch'io
era entrata a far parte del gruppo in cui si distinguevano le figure di Shin Furukawa e di
sua moglie Tetsu, due persone tutt'ora estremamente valide, che avevano aderito ai primi
sindacati anarchici tipografi, attivi dopo il 1919. L'idea di Shin Furukawa sull'anarchia è semplice ma
profonda: vogliamo essere liberi,
dice lui, perciò io non ti comando e tu non comandi me; se io ti comandassi, tu saresti una
schiava mentre io sarei un tiranno, e viceversa; questo non deve essere il rapporto di un
membro della società con gli altri; la base della libertà nella società capitalistica è
costituita dal sistema della proprietà privata, perciò, per tutelare quella proprietà, ci
vogliono leggi, tribunali, governi e via dicendo; mentre la nostra libertà è completamente
diversa; libertà, uguaglianza, fraternità, giustizia, aiuto reciproco e tolleranza
rappresentano tutti la stessa attività umana di vita e come tali risultano inscindibili l'uno
dall'altro; la base di tutti è l'amore per la vita di ciascun individuo nella società;
l'anarchismo è un movimento sociale e allo stesso tempo è un modo da vivere come
individuo. Senza questi validi contatti con persone che vivono in prima persona l'anarchia e nel
privato e nel sociale, io non avrei potuto capire l'anarchia e l'idea malatestiana. Nel frattempo, cominciai a studiare
l'italiano per poter leggere gli scritti del Malatesta e
studiare la storia degli anarchici italiani. Visitai biblioteche alla ricerca di libri ed
opuscoli di anarchici italiani e giapponesi. Cercavo notizie sul Malatesta in giornali
anarchici giapponesi dell'epoca. Un giorno il giovane compagno che aveva distribuito volantini nel Parco di Hibiya
mi
prestò Errico Malatesta: His Life & Ideas, di Vernon Richards (Freedom Press, 1965), e
potei così ottenere nuovissime informazioni sulla figura del Malatesta e sulle ricerche al
suo riguardo. Venni a sapere dell'esistenza di varie biografie, di Max Nettlau, di Luigi
Fabbri, di Armando Borghi, e di due speciali raccolte di opere scelte, a cura di Fabbri, e
di Zaccaria e Berneri. Queste informazioni mi incoraggiavano immensamente. Poi mi
lessi Errico Malatesta: Das Leben eines Anarchisten di Max Nettlau (Berlin 1922,
reprint: West Berlin 1973), e cominciai a pensare ad una possibilità di combinare il mio
interesse per l'anarchia malatestiana con la mia specialità accademica, cioè con la mia
ricerca sulla storia europea. A questo punto, mi pareva di aver trovato una risposta alla
mia questione esistenziale per come vivere, come fare, come studiare, come insegnare. Nel 1976-77, durante il mio
viaggio in Europa, decisi di concentrare i miei studi sulla vita
di Malatesta. Per questo visitai la Biblioteca "Max Nettlau" del dottor P.C. Masini, che
mi diede suggerimenti preziosi per il mio lavoro di ricerca e mi spinse a partecipare al
"Convegno internazionale di studi bakuniniani", tenuto a Venezia nel settembre 1976, in
occasione del centenario della morte di Bakunin, e tenere un breve resoconto sul
passaggio di Bakunin in Giappone. Così, tramite vari contatti con i compagni italiani, ho
capito che l'esistenza di Malatesta non è un fatto legato al passato, bensì viva nel tempo, e
che il Malatesta non è un fenomeno a sé stante ma il prodotto di una ben precisa realtà
storica, sociale e politica in Italia e in Europa. Ritornata a Tokyo, nell'aprile del 1978 cominciai a tenere dei corsi
universitari di storia
europea moderna e contemporanea, riprendendo i contatti con i compagni anarchici.
All'inizio del 1980, i compagni che si interessavano della Rivoluzione di Spagna 1936-39
mi proposero di tenere una conferenza sulla vita e sul pensiero del Malatesta, perché,
dicevano, l'idea malatestiana aveva influenzato profondamente l'anarchismo spagnolo. Da
questo proposito è nata la nostra attività come organizzatori di una serie di conferenze da
tenersi ogni tre mesi, quale "Gruppo di Studio di Malatesta"; la prima di queste
conferenze si è tenuta il 20 marzo 1980, e fino ad oggi ne possiamo contare sette. Ogni
volta vi hanno partecipato circa venti membri, la maggior parte dei quali è rappresentata
da compagni anarchici di diverse tendenze: femministe, sindacalisti, individualisti,
esperantisti, attivisti nei vari movimenti Anti-Nucleare, Contro l'Inquinamento, Per
l'abolizione della condanna a morte, Contro un peggioramento del Codice penale, ecc.
ecc.. Fino a questo momento ho sempre tenuto io le suddette conferenze, che hanno avuto tutte
lo scopo di dimostrare la validità della vita, dell'attività e del pensiero del Malatesta anche
nella situazione attuale. Dopo una descrizione cronologica della sua vita e della sua
attività, ho trattato i temi delle tradizioni internazionali socialiste nella storia europea
dopo il 1830; del pensiero e delle azioni del Bakunin, come suo grande maestro e suo
forte ispiratore; dei movimenti anarchici italiani attuali come mi sono apparsi dalla lettura
di riviste e giornali anarchici italiani; di come il giovane Malatesta nel 1871 divenne da
repubblicano a socialista, e così via. Oltre alle opere già citate di cui ho fatto tesoro, vi
sono anche e specialmente i vari scritti di P.C. Masini sulla storia degli anarchici italiani e
di Arthur Lehning sul Bakunin e sulla solidarietà all'interno dei movimenti europei. Per noi giapponesi, che
ci troviamo a vivere in una atmosfera di progressiva preparazione
psicologica e effettiva ad un conflitto nucleare che ci viene prospettato con sempre
maggior frequenza (vedi l'insistenza con cui ci viene sollecitato un aumento di
investimenti per il riarmo della difesa), è indispensabile a questo punto prepararci ad una
resistenza per la difesa della libertà come individui. L'Idea di Malatesta può esserci di
grande aiuto, se solo siamo in grado di capire che il suo pensiero trova profonde radici
nella situazione in cui Malatesta si trovava a vivere, sentire e resistere; altrimenti la sua
idea diventerebbe un dogma. Errico Malatesta è un uomo che visse in un'epoca
completamente diversa dalla nostra. Tuttavia, quando ci troviamo a lottare contro
qualsiasi tipo di oppressione, per la difesa della libertà dell'individuo, quando siamo
impegnati nella ricerca del nostro vero io, la sua parola è sempre valida e viva. Alla nostra attività
di studio sul Malatesta partecipano anche i vecchi compagni che
avevano fatto parte dei movimenti anarchici al tempo in cui Malatesta era ancora in vita.
Le loro parole sono di grande aiuto nelle discussioni che seguono le lezioni, in particolare
l'opinione di Furukawa è essenziale per penetrare il sentimento di Malatesta. Seiichi
Miura traduce per noi gli articoli di Malatesta dal libro di Richards e li sta pubblicando
sui numeri di "Libertaire", rivista anarchica che esce mensilmente a Tokyo. Eizaburo
Oshima, il vecchio uomo che mi diede molti anni fa Fra contadini, continua a ristampare
e pubblicare le traduzioni degli opuscoli di Malatesta, ed i suoi scritti apparsi in varie
occasioni nei giornali anarchici giapponesi prima della seconda guerra mondiale.
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