Rivista Anarchica Online
Amore e libertà
di Mario G. Verdini
Il 28 settembre 1962 a Rouen in Francia si spegne a novant'anni, senza sofferenze
e in piena lucidità
e serenità, Emile Armand, alias Ernest-Lucien Juin. Era nato a Parigi nel 1872 ed aveva conosciuto
sessant'anni di lotte, dieci tra carcere e campo di concentramento. E' stato tra i più singolari
pensatori e precursori dell'individualismo anarchico: educatore, pacifista, poliglotta, conferenziere,
poeta e pubblicista. Dopo un periodo di attività nel movimento dell'Esercito della Salvezza, nel 1897
si avvicina agli
anarchici, per poi fondare, nel 1901, la rivista "L'Ere Nouvelle". Seguiranno altri fogli come "Les
Rèfractaires", "Hors du Tropeau", nonché "Par delà la melèe", "L'en-dehors" via
via fino al 1945,
anno in cui riprenderà le pubblicazioni della prestigiosa rivista a titolo "L'Unique". Ugo Fedeli nella
prefazione al libro di E. Armand L'Iniziazione Individualista Anarchica, (edizione
italiana del 1956), scriveva che l'obbiettivo principale dell'opera di Armand è stato sempre quello di
indurre coloro che leggono a pensare sempre più profondamente. "E' sicuro", così scriveva, "che
chiunque riflette attentamente e considera gli uomini e le cose, non può riscontrare nell'insieme
delle manifestazioni sociali sintetizzate con il nome di "società", una barriera pressoché
insuperabile, fondata su un fatto potente, innegabile: l'esercizio dell'autorità". Tutta la lunga opera di
Armand è caratterizzata da due direttrici: da un lato il tentativo di sviluppare il disgusto personale
per la dominazione dell'uomo sull'uomo o/e della collettività sul e per mezzo dell'individuo. La sua
fu un'attività di critica permanente e irriducibile verso le istituzioni che abituano alla dominazione
ed anche un tentativo di suscitare in coloro che hanno assimilato il pensiero individualista un
desiderio di vivere le fasi della loro vita al di fuori di ogni autorità esterna. In poche parole la sua
attività principale fu quella di tendere a fortificare l'individuo, affermando il principio della
reciprocità e della comprensione. "Etica questa", prosegue Fedeli, che è alla base di una vita
sociale
fondata sulla molteplicità delle famiglie di elezione, dei gruppi di affinità, delle associazioni
volontarie, concepite e funzionanti senza alcuna ingerenza esterna. Dall'altro la propaganda di una
rivoluzione sessuale individualista an-archica. "A cosa serve pensare", scriveva egli stesso, "o
produrre e consumare, a cosa esprimersi e ricrearsi liberamente, se non è possibile amarsi
"liberamente"? A nient'altro che a vivere in qualità di schiavi". Jean Mascii, che gli fu compagno
e amico, scriveva su "L'Adunata dei Refrattari" che le più aspre
battaglie che Armand dovette combattere furono quelle che avevano attinenza ai problemi sessuali. "E' nel
fondo naturale delle cose", scriveva J. Mascii, "che Armand sia stato giudicato secondo
l'intelligenza, le convinzioni, i credo dei giudicanti. E che sia stato amato, disprezzato o anche
odiato come tutti i precursori e lottatori di idee nuove, o che abbia avuto vicini coloro che avevano
riconosciuto il suo valore e il suo disinteresse, mentre altri l'abbiano ritenuto un intruso, un
guastafeste che non aveva niente a che fare con l'anarchia". Le idee che egli esponeva non erano
quelle comuniste-libertarie o quelle sindacaliste: Armand partiva da considerazioni differenti, anche
se, forse, indirizzate allo stesso scopo. Le sue opinioni sulla organizzazione, sulla violenza, sulla
rivoluzione, sulla proprietà privata, non erano quelle dell'ambiente anarco-comunista che in Francia
allora predominava. "Chi non aderiva o dissentiva da queste tesi (quelle del comunismo libertario,
n.d.a.) era ritenuto essere dannoso alla redenzione sociale e Armand fece parte di questi". Da tutta l'opera
di E. Armand emerge che è possibile percepire il significato della libertà per
approssimazione se essa viene correlata a un metodo o un mezzo attraverso il quale operare. Infatti,
per affrontare il tema della libertà sessuale egli parte dal presupposto che tutti i comportamenti e le
regole della vita sociale, quindi anche inerenti alla sessualità, sono il prodotto di determinate
condizioni ambientali, per cui mutando queste muterebbero anche quelle. Si pensi ad esempio che in
Inghilterra, ai tempi di Elisabetta I, l'età del consenso stabilita dalla legge
era di 10 anni, fu portata a 12 nel XIX° secolo e a 16 nel 1895. Tutto questo ha un preciso
significato sociologico, dice W. Reich, in rapporto con il fiorente sfruttamento della forza lavorativa
umana, soprattutto se si tiene conto dello sviluppo inverso che segue la maturità biologica dei
giovani, vale a dire la tendenza nelle ragazze ad abbassare l'età del menarca: dal 1859 ad oggi essa
è
passata da oltre i 17 anni ai poco meno di 13 anni nelle zone medie. "L'età della mestruazione",
scrivono Watson e Lowery in The Growth and Development of children, London, "tende ancora
ad
abbassarsi ad un ritmo di circa 4 mesi per decade". L'apparente contraddizione rimane tale solo agli
occhi della razionalità, non a quelli dello sfruttamento inteso anche come negazione del piacere. Il
relativo - opposto all'assoluto - è dunque la sola realtà che si può riconoscere, secondo
l'individualismo armandiano; inoltre, se il categorico è sempre una violenza, egli scrive,
un'autorità
astratta e irrispettosa, se ne deduce che il suo opposto lo sia anche in questi stessi termini e cioè che
il relativo non assume mai i connotati di una forza archica a cui si fa d'obbligo assoggettarsi. Come l'amore,
la passione sentimentale e/o erotica, anche l'idea di libertà è essenzialmente di ordine
individuale. Dice Armand. "Spetta a ciascun individuo, uomo o donna che sia, di determinare "da-se-stesso" la
sua vita sessuale a seconda di come lo incitano la sua natura, le conclusioni alle quali
lo hanno condotto le sue esperienze passate, la sua valutazione soggettiva della vita". Armand, lontano
dall'intenzione di codificare un problema così complesso e i suoi vari aspetti,
sostiene in tutti i suoi criteri di verifica che la libertà in materia di vita umana sessuale, quello che si
dice libero amore, è un tema classico ed essenziale dell'individualismo anarchico,
giacché significa,
al di là delle convenzioni sociali attuali, al di là dei pregiudizi di appartenenza esteriore, di razza
ecc. ecc., piena indipendenza di cercarsi e di concedersi come unici proprietari del proprio corpo,
consci tuttavia che per essere padroni delle proprie potenzialità di dare e/o di subire, sia amore che
sofferenza, è necessario considerare attentamente le conseguenze che spesso comporta la pratica di
tale libertà ed essere responsabili dei propri gesti non rispetto a concetti metafisici, ma solo e
fermamente di fronte alla realtà di sé ed a quella del proprio o dei propri interlocutori. Ciò
presuppone "l'educazione della volontà", vale a dire quella formazione interiore che permette a
ciascuno di capire quando cessa di essere lucido artefice del proprio impulso passionale. "Come
tutte le libertà". scrive Armand, "quelle della vita sessuale devono provocare uno sforzo non di
astinenza né di mortificazione della carne, ma di giudizio, di discernimento, di classificazione". In
altri termini in materia di libero amore non si tratta tanto della "quantità" o del "numero"
delle
esperienze e dei rapporti, quanto piuttosto dalla "qualità" dei rapporti stessi. Secondo Armand, "di
qualunque natura siano i rapporti sessuali non possono essere che il risultato
di relazioni amichevoli, di affinità elettive controllate e persistenti, onde evitare sofferenze
reciproche che possono essere evitate", e prosegue asserendo che sia in amicizia sia in amore la
pluralità degli affetti e delle relazioni è da considerarsi preferibile all'unicità, dato che
questa
pluralità assicura un arricchimento interiore dovuto all'allargamento degli orizzonti, dei confronti
ideali e delle esperienze sul piano pratico. Naturalmente la tematica pluralista comporta la capacità,
da parte dell'individuo che la sviluppa, di considerare ciascuno dei suoi "partners" sullo stesso
piano, né superiore né inferiore all'altro, seppur con le differenti particolarità. "Se non
è capace di
tenere la "bilancia uguale" tra i diversi oggetti della sua amicizia", così dice Armand, "della sua
affettività e del suo amore, non ha di individualista che il nome, poiché l'individualista alla nostra
maniera non può proporre una situazione che mette in stato di inferiorità e di svantaggio
chicchessia". Citando Han Ryner - "Vi sono tante bellezze singolari quanti sono gli individui" - Armand
conclude
riguardo l'amore plurimo e rivendica per ogni individuo la possibilità di indirizzare la sua attenzione
su molti canali di attrazione e la possibilità di amare simultaneamente più "partners" con eguale
disposizione d'animo anche se intensità e motivazioni possono non essere identiche. "L'amore", dice
Armand, "è per gli individualisti una questione di potenza, non di quantità". Si può dire,
quindi, che
secondo la tesi armandiana gli anarchici a tendenza individualista amano tutti coloro che possono
amare e in quanto lo possono, senz'altro limite che la loro capacità "egoistica" di farlo con piacere,
senza danno. La gelosia in amore e in amicizia è un aspetto strettamente legato al primo che Armand
ha trattato.
Egli identifica varie modalità e diversi tipi di gelosia e li sottopone alla sua analisi per poi giungere
a ritenere che da qualsiasi punto di vista si voglia esaminare il fenomeno, la gelosia non è altro che
il risultato di tanti secoli attraverso i quali il prete e il legislatore non hanno fatto altro che predicare
e vietare (la poligamia, ad esempio, vietata; il "diritto all'amore senile", vietato; il rapporto
consanguineo, vietato; l'amore verso i giovani, vietato; ecc. ecc.), causando le tragedie e le
inibizioni che conosciamo attualmente. Dal suo punto di vista la gelosia è connessa alla apparizione
dell'idea che un essere umano possa
appartenere ad un altro. Armand si chiede, tra il serio e il faceto, di quale passione, di quale amore
si possa felicitarsi e godere se esso si protrae perché sotto una minaccia e solo per timore di essa.
Scrive: "Ai gelosi convinti del fatto che la gelosia è parte dell'amore, si ricorda che l'amore, nel suo
senso più nobile, può anche consistere nel volere al di sopra di ogni altra cosa la felicità
di chi si
ama". Insomma egli ci spiega che forse è amore più vero e disincantato quello che si fonda e che
fonda la sua gioia nel vedere l'oggetto amato realizzare la propria personalità al massimo grado. In
ogni modo, secondo Armand, il fenomeno della gelosia è certo un fenomeno contingente a certe
culture, a certe epoche, non certamente a un fatto naturale! "Teoricamente l'esperienza amorosa può
durare un'ora", scrive E. Armand, "un giorno, dieci anni.
Può durare lo spazio di un attimo o prolungarsi una vita intera. Praticamente essa cessa quando
coloro che l'hanno vissuta sono d'accordo. Imporre la rottura è compiere un atto di
autorità, lo si
voglia o no. Il fare accettare una rottura amorosa richiede un tatto raffinato, una delicatezza estrema,
sempre nuove precauzioni". Si tratta, è evidente, di applicare anche in questo caso delle soluzioni
che escludano l'obbligazione, comunque essa si possa presentare. Mi pare il caso di dover
sottolineare che la pratica del libero amore e del pluralismo affettivo portino alla scomparsa di ogni
asprezza. Mai nessuna esperienza di nessuna specie di apre e si conclude irragionevolmente,
definitivamente e irrimediabilmente: in questo modo si contribuisce all'eliminazione di stati
conflittuali dalle conseguenze sovente gravissime. Max Stirner, maestro silenzioso di Armand,
scriveva ne L'unico: "Come unico, tu non hai più nulla in comune con nessun altro e dunque
non vi
è più nulla che vi divida, nulla che vi renda ostili. Non cerchi di far valere il tuo diritto contro di
lui
di fronte a una "terza parte", non sei più su un terreno comune con lui. L'opposizione svanisce nella
completa scissione di ogni legame, nella unicità di ciascuno. Questo potrebbe essere considerato
come un nuovo punto in comune, una nuova forma di uguaglianza, ma qui uguaglianza significa
precisamente diversità".
Dal tema della gelosia
in amore, Armand passa a trattare l'"oscenità" e il "pudore". "Che cos'è",
domanda, "il pudore e che cosa l'oscenità? Il dizionario definisce "oscenità" ciò che
è contrario al
pudore, e "pudore" il sentimento di "timore" o "timidezza" che fanno provare le cose relative al
sesso. Se ne deduce, secondo le considerazioni armandiane, che un libro, uno spettacolo, una
conversazione perdono ogni carattere di oscenità allorché chi legge, osserva o ascolta, non prova
un
sentimento di "timore o timidezza". Alla fine si intende che per Armand l'oscenità non consiste
nella cosa in sé, nell'oggetto che si guarda, negli abiti che si portano (o non si portano), ecc., ma,
invece, ammesso che oscenità ci sia, essa è in colui che osserva, esamina, ascolta. "Non
c'è
maggiore oscenità nel volume che descrive l'atto di amore o che si diffonde sulle raffinatezze di cui
esso è suscettibile", scrive infatti, "nell'immagine del corpo di una donna o di un uomo in talune
pose, non c'è maggiore oscenità in ciò che nello spettacolo di un pavone che fa la ruota,
di un giglio
o di un papavero che svetta da un canestro di fiori, che nella lettura di un manuale di sericoltura o di
un trattato d'algebra o dell'ascolto di un pezzo di operetta". In sostanza, secondo Armand, l'oscenità
è un sentimento puramente relativo alla psicologia
dell'individuo, ed è un sentimento che si espande sempre maggiormente in virtù dell'ipocrisia di
questo stesso individuo. Da parte di Armand vi è un lungo richiamo ad un articolo di Han Ryner che
apparve su "L'en-dehors" e che merita di essere rivisto in parte. Scriveva su quella rivista il Ryner: "Coloro che
considerano l'atto di amore come una cosa vergognosa: ah! Come li compiango! Io li vedo arrossire
vergognosi di essere al mondo e scostarsi con disgusto dal loro padre e dalla loro madre... Non arte,
né scienza, né vera vita al di fuori della libertà. Libertà assoluta, allora, per il libro
come per lo
spettacolo. Nessuno mi costringe a leggere e a guardare e con quale diritto qualcuno mi impedirà di
leggere o di guardare? Io non esigo dal mio vicino che abbia i miei stessi gusti: fuggo da ciò che mi
annoia senza disturbare coloro che si divertono. Poiché io conosco l'arte e la discrezione di non
tiranneggiare nessuno...". In merito a quelle che sono definite "devianze sessuali", la tesi armandiana
è semplice: l'attitudine
individualista anarchica, spoglia di pregiudizi e di opinioni confezionate, egli dice, è di non prestare
a tali casi nessuna attenzione morbosa. In genere si tratta di tendenze innate che, nondimeno, non
riguardano la legge e le sue sanzioni, anzi, l'ostacolare il soddisfacimento di dati piaceri sessuali
sarebbe in contraddizione con l'opera di rivendicazione di "tutte le libertà sessuali", alla condizione,
ammette l'autore, che non siano contaminate dalla violenza, dal dolo, dalla frode o dalla venalità. Per
finire Armand scrive: "Un discepolo immediato di B. Tucker, Clarence Lee Schwartz, ha scritto
da parte sua in proposito nel "What is Mutualism": la società in regime mutualista non si
immischierà in alcun modo negli affari privati degli uomini e delle donne. Gli individui avranno
totale libertà di stipulare i contratti che crederanno migliori e per i fini più svariati: sociale o
commerciale, industriale o sessuale. Fino a quando questi atti non rivestiranno un carattere
aggressivo, la società non avrà il diritto di occuparsene e il Mutualismo non tollererà
alcuna
ingerenza di sorta". In molti casi Armand ci ha dimostrato come in lui non facessero difetto quelle
convinzioni che gli
sviluppi della biologia genetica e della psicoanalisi avrebbero poi confermato. Inoltre, anche se oggi
le tesi di Armand non scandalizzano più come invece ai suoi tempi, resta il fatto che le sue
argomentazioni e le sue conclusioni sono per molti versi, anche ai nostri tempi, cinquanta e più anni
dopo, dei magistrali e potenti colpi di mazza inferti ai falsi principi, alle morali erronee. Rimangono
l'esaltazione più vigorosa di una nuova possibile vita.
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