Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 12 nr. 101
maggio 1982


Rivista Anarchica Online

Piano piano sono risorta

Sono troppo ignorante per ritenermi un'anarchica... nel vero significato della parola.
Il giorno di Pasqua sono rimasta folgorata da una visione... il vostro giornale in una vetrina di un'edicola: "oh... anche in questa sperduta cittadella ogni tanto succedono miracoli"... ho pensato! Inutile dire che ho subito acquistato la copia (anzi è stata mia cugina, perché non avevo una lira). Piena d'entusiasmo ho iniziato a sfogliarla, non stavo più in me " finalmente qualcuno m'avrebbe riordinato un po' nella confusione che persisteva nella mia mente" pensavo. Pochi sono propensi ad ascoltarti se speri poi che almeno uno ti capisca, sei spacciata, sarebbe un'attesa struggente, e senza fine. Capisco la vostra difficile situazione, e vi prometto di aiutarvi, non che il mio stipendio sia esorbitante, ma penso che anche un mattone aiuti a costruire la grande nostra casa. Vorrei andare un po' per gradi, vorrei parlarvi un po' di me, per conoscerci un po', almeno, e poi vorrei chiedervi qualcosa sul giornale, ecc.
Sono una diciottenne, che ha scoperto d'essere anarchica più o meno due anni fa. Sono stata sempre ritenuta, in famiglia, la ribelle, finché un giorno, in una discussione piuttosto accesa con mio padre, dove si "urlava", protestando circa l'alto grado patriarcale di colui che contribuì alla mia nascita, il tutto finì (finì per modo di dire) con un'affermazione piuttosto drastica, di mio padre, "ma finiscila, sei solo un'anarchica". Feci finta d'aver capito, borbottai qualcosa, e andai nella stanza.
Non avevo mai sentito quella parola, giuro, ma era da giustificare. Non mi sono mai interessata alla politica (ed è stata la cosa più azzeccata, di quel periodo di cecità netta sui "problemi" nazionali e non). Penso di essere stata plasmata ben bene sin dalla nascita, con tutte quelle tradizioni borghesi, con tutto quel vomitevole perbenismo, quelle distinzioni tra bene e male, e così via. Pian piano ho rotto il mio guscio, e pian piano sono risorta, vedendo la luce. "Colui che non accetta un capo..." diceva la voce del dizionario; toh, mi dissi, ho scoperto d'essere anarchica. Iniziai a documentarmi, si fa quel che si può, non ho trovato molto materiale ma mi bastavano le prime pagine per scoprire, piena d'entusiasmo una Luisa, "famosa", raccontata, sulle pagine di un libro che parla di anarchia. Ho riscoperto quell'entusiasmo scoprendo il vostro giornale. Sarebbe un po' lungo raccontare un po' tutte le mie vicissitudini.
Ho incontrato molte difficoltà, specie nella scuola, non è necessario dichiararsi anarchica per essere riconosciuta come tale, così, io mi comportavo come la mente mi suggeriva, e gli altri, i professoroni, i mendicanti della stupidità (ma mendicante è già un gran titolo per loro), mi classificavano come ribelle, disfattista, anarchica. Ma hanno, come tanti altri, un concetto molto errato di cosa voglia dire realmente anarchia. C'è chi addirittura confonde le parole fascismo con anarchismo, il massimo! E' per questo che non mi va tanto di chiamare il mio pensiero anarchismo, è un "ismo" che mi è sempre stato antipatico, perché rischia di confondersi con tanti altri ismi, la nostra è solo anarchia, senza la A maiuscola. (...)
Vi faccio i miei auguri per la centesima fatica, coraggio, nulla è impossibile, basta volerlo! Ciao!

Luisa (Lecce)