Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 13 nr. 107
febbraio 1983


Rivista Anarchica Online

Comiso / Continua la lotta
a cura della Redazione

Il 18 dicembre si è conclusa a Comiso, con un'affiuenza di gente molto minore del previsto (e di quanto strombazzato dai comunisti e dai loro reggicoda), la marcia partita da Milano su iniziativa di un gruppo di intellettuali in gran parte legati al PCI. Il Coordinamento delle leghe autogestite, nel quale sono molto attivi gli anarchici della zona, ha preso nei confronti della marcia una posizione netta, con un volantino in cui si riafferma che mezzi del genere non servono a niente e che l'unico sistema per impedire la costruzione della base di morte è l'occupazione pacifica dell'aeroporto «Magliocco» da parte degli sfruttati di Comiso in modo da poterne bloccare la costruzione. Davanti al cancello principale dell'aeroporto «Magliocco» alcuni compagni delle Leghe autogestite di Catania, Giarratana, Comiso, Niscemi, ecc., hanno contestato la manifestazione distribuendo un volantino e innalzando un grande striscione dove campeggiava la scritta «Occupazione pacifica subito». Nei telegiornali nazionali e locali, che pure hanno dato ampio risalto all'iniziativa patrocinata dal PCI, nessun cenno è stato fatto allo striscione.
Un'altra lotta antimilitarista attualmente in corso nella Sicilia Orientale è quella che interessa il paesino di Mistretta (in provincia di Messina) e zone limitrofe, dove l'esercito intende costruire un immenso poligono di tiro, nel quale saranno simulate vere e proprie azioni di guerra, con bombardamenti e simili delizie. E' proprio su iniziativa del Comitato coordinatore delle forze giovanili di Mistretta che si è tenuta a fine dicembre, in paese, una settimana di mobilitazione contro la militarizzazione della Sicilia e di Mistretta in particolare. Nei locali del Centro Culturale ha tenuto una conferenza, il 26 dicembre, l'anarchico Elio Marchese: si è accennato, tra l'altro, alla notizia quasi certa del potenziamento della stazione NATO di ascolto che si trova ormai da molto tempo sull'isola di Lampedusa.
Nel frattempo il pretore di Vittoria, Villari, ha emesso una serie di condanne contro militanti anarchici, delle Leghe autogestite e studenti, a vario titolo «colpevoli» di aver preso parte ad uno sciopero generale delle scuole e ad un'assemblea pubblica svoltasi nella centrale piazza Gramsci il 21 ottobre scorso. Al termine dell'assemblea i compagni del Coordinamento Leghe Autogestite ed alcuni studenti vennero identificati e fermati. Puntualmente sono giunte le condanne: a ciascuno 5 giorni di arresto (tramutati in 125.000 lire), più 200.000 lire di amenda e 17.000 lire per le spese di procedimento. I compagni hanno già fatto opposizione a tale sentenza.
Su iniziativa del MIR, della LDU e di altre forze pacifiste e non violente - con la strumentale adesione all'ultimo momento del partito radicale (con Pannella che piomba a Catania per fare una conferenza-stampa e «far propria» l'iniziativa) - si è svolta dal 25 dicembre al 3 gennaio una marcia antimilitarista che da Catania ha raggiunto Comiso e Vittoria. Vi hanno partecipato circa 400 persone, metà delle quali provenienti dall'estero (Germania, Olanda, Austria, ecc.). Da segnalare il 27 la manifestazione davanti alla base nucleare NATO di Sigonella (a 26 km. da Catania, che ospiterà la Rapid Deployment Force Usa per l'intervento rapido in Medio Oriente - fuori cioè dallo stretto ambito NATO). L'ultima manifestazione a Sigonella risale all'agosto '67, ai tempi della guerra del Vietnam. Nella successiva tappa ad Augusta, base navale italiana e punto d'appoggio per sottomarini atomici USA, da registrare un tentativo di occupazione della Capitaneria di porto.
A Comiso, infine, la marcia arriva la sera del 31 dicembre. All'indomani alcuni compagni del Coordinamento Leghe Autogestite, insieme con dei partecipanti alla marcia Catania-Comiso, penetrano nella base ma sono ricacciati fuori dalle forze dell'ordine. In un loro volantino, i compagni delle Leghe Autogestite ripropongono la strategia dell'occupazione pacifica della base. Il 3 gennaio, infine, il blocco all'entrata dell'aeroporto realizzato da un gruppo di donne che si sdraiano per terra e formano una ragnatela di fili di lana, secondo l'esempio delle donne di Greenham Common (quelle che recentemente in 30.000 hanno manifestato in Inghilterra contro la costruzione di una base militare).
Sul «campo della pace» di Comiso, portato attualmente avanti da pacifisti e nonviolenti italiani e stranieri, pubblichiamo un resoconto fattoci pervenire da Pier Luigi Starace Bertacchi, consigliere nazionale della Lega del Disarmo Unilaterale (LDU).

Quel campo della pace

«At nome Amministrazione Comunale Comiso et "Comitato Disarmo Distensione et Solidarietà" cui aderiscono tutti partiti democratici DC PSI PSDI PLI PRI forze cattoliche et economiche città esprimo indignazione et condanna eccessivo interesse stampa et organi RAI TV verso gruppi pseudopacifisti gran parte stranieri digiunatori di professione cui non solidarizzano affatto né cittadinanza né categorie produttive et commerciali. Protesto metodo costante di disinformazione che se non incide su opinione pubblica comisana certamente turba et disorienta opinione pubblica nazionale che non conosce realtà locale. Auspico presidente Pertini con suo autorevole prestigio non avalli involontariamente manovre strumentalizzazioni politiche antioccidentali sostenute interessatamente individui organizzati filosovietici».
Questo telegramma inviato da Catalano, sindaco socialista di Comiso, al suo più illustre compagno del Quirinale è un prezioso strumento per far prendere coscienza di che cosa abbia significato e significhi lottare a Comiso, nel campo internazionale per la pace. Che cos'è il campo? Un gruppo di persone che, giunto a Comiso con l'intenzione di restar lì solo qualche settimana estiva, decideva, il 7 agosto, presso un simbolico muro di cartone, di prolungare la propria residenza a tempo indeterminato. A far che?
Sentiamo Marina.
«Il campista si alza presto la mattina, dopo una notte passata in gran parte a cantare di spiaggia in spiaggia per autofinanziarsi, comincia a scavare e a costruire le strutture necessarie al campo. Si sporca tutto e non può lavarsi perché, grazie all'ostruzionismo del Comune, l'acqua non è arrivata quando è stata richiesta... Il campista è capace, poi, di presidiare l'aeroporto «Magliocco» sotto il sole, per registrare il traffico di automezzi ed ogni movimento; resiste inerme, ma deciso, secondo la tecnica della nonviolenza, alle cariche della polizia; digiuna per protesta; gira per il paese con addosso i cartelloni che il sindaco ha proibito di affiggere; si riunisce in commissioni di studio, organizza seminari e dibattiti pubblici ... dialoga con la gente, la coinvolge, allaccia, insomma, una rete di rapporti umani. I campisti non sono più stranieri, anche se molti di loro vengono dall'estero, sia a titolo individuale, che come rappresentanti di tutte le organizzazioni pacifiste del mondo: gli americani di War Resisters, gli inglesi del CND e dell'END, i «verdi» tedeschi, gli olandesi dell'IKV».
Ai partecipanti «fissi» si aggiungono, per periodi più o meno lunghi, molti visitatori ed ospiti; tra le «colonne» del campo ricordo Enrico Euli, anarchico sardo militante nella Lega per il Disarmo Unilaterale, i cui scritti rappresentano forse quanto di meglio si possa leggere su questa esperienza di lotta. Il campo è anche un eccezionale punto di osservazione da vicino di certe realtà e dei loro intrecci (forse a ciò alludeva il telegramma del sindaco quando parlava di disinformazione).
I campisti hanno dunque fatto sapere all'opinione pubblica che il «Magliocco» non servirà praticamente per i Cruise, che dovrebbero girare in continuazione per le strade dell'isola su camioncini «insospettabili» (ecco il senso dell'espressione lagoriana «disperderemo i missili come aghi in un pagliaio»), ma per una colossale base di alloggiamento di migliaia di militari americani e deposito di armi convenzionali, dotata di centri residenziali di gran lusso con annesse piscine per gli ufficiali yankee e gentili famiglie. Singolare il fatto che un grande incendio sia divampato a luglio, distruggendo oltre tremila alberi, proprio nelle zone agricole da espropriare a questi scopi.
Che la mafia - e non solo quella siciliana - sia interessata a che la base si faccia presto, è dimostrato dal fatto che il 14 settembre tre tende del campo, faticosamente riattate dopo un nubifragio, sono tagliate di netto per tutto il loro contorno, secondo un codice di comunicazione di matrice inequivocabile. Il fatto è stato denunciato alle forze dell'ordine, peraltro molto affaccendate in genere a controllare i digiunatori (forse per farli sentire meno soli!) e addirittura in altri luoghi (è successo in Lombardia) a contare nelle stazioni ferroviarie il numero di biglietti venduti per Comiso e Vittoria.
Uno dei momenti culminanti dell'azione del campo è stato il «digiuno dei sette» dal 15 al 26 novembre, quello che ha imbufalito il proconsole di Craxi a Comiso, digiuno che si prefiggeva di richiamare l'attenzione di Pertini e della RAI TV sulla lotta, e che ha avuto un esito positivo. Tra i pochissimi partecipanti italiani a questa durissima prova - il digiuno era assoluto - il battagliere giornalista padovano Fabio Frongia, della LDU.
A lui, oltre che a Enrico Euli, devo non tanto le notizie, quanto la comunicazione direi fisica di che cosa vuol dire lottare a Comiso, di quale slancio verso la difesa della vita bisogna esser capaci per autocollocarsi, muoversi e resistere in quella primissima linea del fronte antimilitarista. Ricucire tende lacerate all'ombra di un muro di cartone: a prima vista uno spettacolo assurdo. Ma contiene tanta vivezza di amore per la vita e di fede nell'uomo da preoccupare gli organizzatori del grande spettacolo della morte planetaria, mettendo in crisi il loro odio della vita e la loro fède nell'assoggetta mento integrale dell'uomo alla loro forza bruta ed alla loro menzogna.
Che i gestori del massimo apparato di distruzione che la storia abbia visto abbiano certe preoccupazioni, perché qualcuno non li teme, è già una vittoria.

Pier Luigi Starace Bertacchi