Rivista Anarchica Online
Pacifisti a convegno
di Mimmo
Al 2° convegno pacifista europeo promosso dal CND sulla parola d'ordine della denuclearizzazione
dell'Europa, tenutosi a Berlino intorno alla metà di maggio, di anarchici ce ne sono andati
pochissimi. Tra questi, Domenico «Mimmo» Pucciarelli, dal '75 emigrato (per sfuggire al servizio
militare) in Francia, attivo nel movimento anarchico a Lione ed in particolare nella redazione del
periodico anarchico I.R.L.. Pubblichiamo qui il suo resoconto/impressioni del convegno, che
apparirà anche sul prossimo numero di I.R.L.
Gli anarchici vogliono la pace? Questa è la prima cosa che mi viene in mente nel trascrivere le impressioni personali che ho avuto
durante la seconda «Conferenza per la denuclearizzazione dell'Europa». La prima si era tenuta
l'anno scorso a Bruxelles, questa volta è toccato alla città di Berlino il compito di ospitare dal 9 al
14 maggio gruppi, individui, delegati ufficiali e non che hanno dibattuto per un'intera settimana
sulle diverse questioni concernenti le installazioni dei missili Pershing e Cruise, degli SS20 e della
corsa all'armamento in generale. Perchè mi sono posto quest'interrogativo? Bisogna che lo dica subito, gli anarchici non erano
rappresentati in maniera apprezzabile, e neanche gli antimilitaristi attivi: un breve elenco costituito
da qualche compagno spagnolo, da Dimitri Roussopulos, da un giovane parigino della «Federation
Anarchiste», e qualcuno che girava con la stella nera o il foulard sempre nero, «distintivo» usato a
volte dagli anarchici tedeschi, non può rappresentare l'anarchismo europeo. Ricordo comunque
anche la presenza degli amici-compagni di «Peace News», giornale di tendenza libertaria che da
anni viene pubblicato in Gran Bretagna (quasi 5.000 copie, più di mille abbonati e sei persone che
ci lavorano: redazione, composizione, montaggio, spedizione, ecc.), ed alcuni libertari della rivista
ecologica-antimilitarista tedesca «Grasswurzel Revolution», che ha una tiratura di oltre 4.000
copie. Forse la mancata partecipazione degli anarchici significa che la pace che questo «movimento»
persegue non ci interessa, forse perchè sono tutti degli irriducibili «pacifisti» nel senso di
«nonviolenti». Forse perchè siamo poco preoccupati della futura presenza dei missili delle due
superpotenze sul territorio che noi abitiamo. Forse qualcuno mi risponderà: «Ma noi siamo
antimilitaristi e antistatalisti, e non abbiamo tempo ed energia da sprecare per delle lotte parziali ...
la rivoluzione sociale ... !!!»
Aspettando la rivoluzione Certo però che aspettando, o illudendoci di essere già pronti per fare i piani della futura rivoluzione
redentrice, le cose continuano a muoversi, e la gente non aspetta il giorno x. Ma lasciamo per il
momento da parte le discussioni «interne» e passiamo a parlare di quello che ho visto e sentito in
questa Conferenza. Circa 3.000 persone sono dunque venute da tutt'Europa ma anche dagli USA, dal Giappone,
dall'Indonesia, Australia ecc. La più nutrita comoponente di partecipanti non-tedeschi era composta
da 250 spagnoli, seguita dagli italiani, inglesi, ecc.: da notare la forte presenza greca. Dall'Italia, erano presenti, vistosamente, quelli dell'ARCI, del PCI, del PdUP, della FLM, un
gruppo di Comiso, mentre il Partito Radicale, almeno ufficialmente, non c'era (come mai?). L'organizzazione tecnica era quasi perfetta. Nelle numerosissime sale di questo mostro-di -cemento-e-nickel in cui era racchiuso il Congresso, c'erano per ogni dibattito le traduzioni
simultanee in diverse lingue: italiano, inglese, giapponese, tedesco, poi, vista la forte partecipazione
degli spagnoli, c'è stata anche una traduzione simultanea in castigliano. Purtroppo non c'era
traduzione in greco, basco e in varie altre lingue che parlavano i pacifisti venuti da un gran numero
di paesi ... Luciana Castellina, presente alla Conferenza, ha fatto notare questi limiti, ed ha
auspicato che il movimento per la pace prenda più forza nel sud dell'Europa... L'ha ripetuto anche
nell'allocuzione finale, fatta in inglese («sono più numerosi a capirlo in sala!»). Di che cosa si è parlato durante questa settimana? Dal lunedì al mercoledì si sono susseguiti
numerosi seminari cui hanno partecipato altrettanti numerosi «specialisti»: del disarmo, della
riconversione dell'industria bellica, economisti, politici (rappresentanti della socialdemocrazia
tedesca e del partito laburista inglese), dell'esercito (un generale della R.F.T.). Nessuno materialmente poteva seguire tutti i seminari programmati, quindi bisognava scegliere
secondo l'interesse personale o secondo un preciso mandato avuto dal gruppo di cui si era delegati.
I gruppi infatti avevano precedentemente discusso le diverse questioni che sono state affrontate nei
giorni del Congresso, ed alcuni delegati sono intervenuti per indicare le proposte fatte dai rispettivi
gruppi ai vari punti dell'ordine del giorno. E così mi sono addentrato in questo colorato mondo della pace, girando tra gli stands numerosi, ma
non tantissimi, dove l'estrema sinistra era ben rappresentata, un po' meno gli ecologisti, e quasi
niente i libertari e antimilitaristi «puro sangue». La gente non giovanissima, non uniforme, era
rappresentata da numerosissime donne, giovani e non giovani. Tutti potevano, nei limiti del tempo
che si aveva, partecipare alla discussione. C'era comunque un coordinamento che aveva previsto
chi doveva presenziare ai dibattiti. Al primo seminario cui ho assistito, si è discusso sulle capacità tecniche dei nuovi missili che si
vogliono installare in Europa. Si è parlato del costo economico della corsa agli armamenti (per
esempio, su 100 dollari di capitale civile se ne sono spesi nel 1979 negli USA, 33% per l'industria
bellica, 32% nella Gran Bretagna, 26% in Francia e probabilmente, non esistendo delle cifre
ufficiali, il 66% in URSS, mentre nel Giappone si è speso sempre nel '79, solo il 3,7%. Sempre
secondo l'americano che ci spiegava queste cose, nel 1988 in USA si spenderà l'87% di dollari del
capitale civile per la costruzione di armi!). Naturalmente le conseguenze dovute a questo forte
investimento di capitale sono prevedibili, visto che le armi non hanno mai sfamato la gente o
costruito benessere.
Femminismo e pacifismo Il giorno dopo ho assistito ad un altro seminario, questa volta era organizzato dalle donne che,
come ho già detto, erano numerose e rappresentative dell'impegno che stanno assumendo in
tutt'Europa nel movimento per la pace. In questo colloquio molte cose interessanti sono state
discusse, soprattutto sul rapporto tra femminismo e pacifismo, rapporto che anche se sembra
«pacifico» non è evidente se si ascoltano le rimostranze che hanno presentato le donne che hanno
preso la parola criticando l'organizzazione fatta dagli «uomini» della Conferenza. Si è lamentata la
non-presenza delle donne nei primi seminari «di specialisti» (forse perchè non ci sono molte donne
che hanno studiato o affrontato il problema del disarmo in termini scientifici? .. attenzione, sono un
maschio!). Bisogna dire però che numerose sono state le donne che hanno preso la parola in tutti i
seminari ed i Forum internazionali che si sono tenuti per tutta la settimana. Inoltre in questa
riunione si è dimostrato più che altrove di non apprezzare il luogo scelto per la tenuta della
Conferenza. Si è chiesto a tutte le donne che parlavano inglese di sedersi in cerchio davanti al
palco, per stabilire dei rapporti contatti diversi tra il pubblico e le specialiste/oratrici ... purtroppo
non tutte le donne parlavano la stessa lingua e molte sono rimaste sedute con la cuffia incollata
sulla testa. C'erano anche degli uomini... Un altro seminario importante che voglio segnalare è quello che si è tenuto sui rapporti che
bisognerebbe sviluppare con il movimento della pace dei paesi dell'est. Anche se le posizioni erano
diverse («bisogna avere dei rapporti solo con i gruppi non ufficiali», «solo con quelli ufficiali pro-governativi», «con entrambi»), una certa unanimità sembrava esprimersi allorquando qualcuno ha
affermato che il movimento della pace non lottava solamente contro l'installazione dei missili, ma
anche per il rispetto dei diritti dell'uomo (e della donna, non dimenticarlo!). Interessante questo
seminario, perché si potevano vedere le varie posizioni dei partecipanti, tra cui vi è da segnalare un
gruppetto di «marxisti-leninisti» che non erano daccordo con la solidarietà a «Solidarnosc»
(bisogna dire che il Tageszeitung, quotidiano alternativo di Berlino, aveva proprio il giorno prima
pubblicato l'articolo di un sindacalista di «Solidarnosc» che esprimeva il suo disaccordo nei
confronti dei movimenti pacifisti che non vogliono accettare i missili americani sul suolo
europeo...). Finalmente il giovedì c'è stata l'apertura ufficiale. Le immagini, sempre macabre e tristi di
Hiroshima, hanno ricoperto la tela bianca dell'immensa sala futurista. Seguito dall'intervento di una
donna anziana venuta direttamente da Hiroshima, così come l'altra donna che pure ha salutato il
congresso dalla sua sedia a rotelle. Sono seguite le proiezioni di diapositive venute rispettivamente
da Greenham-Common e da Comiso. La prima è stata commentata dal vivo da una delle donne del
famoso campo inglese, commento sorprendentemente caloroso, femminista, umanitario, pieno di
pace e di amore anche nei confronti di una poliziotta che era ritratta mentre riceveva un pezzo di
dolce da una delle donne che sono sempre presenti al campo. Per la cronaca bisogna ricordare che
soltanto il giorno prima la polizia aveva sgomberato il campo! Ma la lotta continua! Ha seguito poi quella di Comiso, registrata in inglese, che ha rifatto la storia dell'inizio delle lotte
contro l'installazione della base americana in questo «tranquillo, laborioso e moderno paese
siciliano». Infine, l'apertura del Congresso è terminata ed i lavori veri e propri sono incominciati nei Forum
Internazionali. E' necessario ricordare che questi Congressi del movimento della pace non servono
per dare una linea politica ai diversi gruppi ed individui che si riconoscono ed agiscono nelle varie
manifestazioni di massa organizzate da questo movimento in Europa ed in America. Questo
Congresso, come quelli che seguiranno, serviranno soltanto a fare delle proposte che poi saranno
accettate o meno dai vari gruppi dei vari paesi. Questi Forum, organizzati secondo i gruppi di
affinità pragmatica: obiettori, medici, sindacalisti, professori, donne, chiese, scrittori, psicologi,
ecc., erano aperti a tutti i partecipanti/presenti. Tra i partecipanti non c'erano soltanto dei cristiani e
nonviolenti. E poi, anche tra di essi, ci sono molti che sono pronti a discutere praticamente sulle
possibilità di interventi che possono essere portati avanti insieme alle diverse tendenze coesistenti
nel movimento per la pace. Per esempio, il discorso del compagno basco che ha raccontato come a
Lemoniz, pur essendo partiti da una lotta nonviolenta e legale, hanno dovuto ricorrere alla violenza
per farsi ascoltare dai partiti e dal governo, tutti i partiti, e anche il governo «socialista». Ha
ricordato inoltre che neanche i sindacati «dei lavoratori» hanno voluto appoggiare la lotta ecologica
del popolo basco. Le persone presenti hanno ascoltato con attenzione anche il solo punk pacifista
presente. Questa riunione aveva come tema: le azioni extraparlamentari possono influire nel
parlamento? Sempre durante questa riunione è mancata la testimonianza di altri gruppi che
illustrassero i loro metodi di intervento extra-istituzionali, ed i risultati che riescono ad ottenere
nelle lotte concrete. Ed è stato abbastanza facile per una militante dei «grünen» tedeschi dire che
comunque ci sono adesso anche loro al parlamento e che sarà più facile legare le lotte
extraparlamentari a quelle parlamentari.
Un movimento spontaneo e precario Bene, non continuerò a riportarvi i discorsi e le discussioni numerose che si sono avute durante
tutta la settimana, cercherò soltanto adesso di trasmettervi l'immagine che ho avuto assistendo a
questo Congresso del Movimento per la Pace. Questo movimento che per diversi aspetti resta
spontaneo e precario, anche se ci sono alcuni dirigenti dei piccoli partiti politici, i verdi in
Germania, il PSU in Francia, il PdUP in Italia, che vorrebbero farsene un fiore all'occhiello. Un
movimento che lontano dal restringere il suo campo d'azione alla lotta contro l'installazione dei
missili americani e russi in Europa, così come della presenza della forza nucleare francese, vuole
impegnarsi concretamente contro la «corsa agli armamenti e verso la pace». E le diverse proposte di lavoro, scaturite dai forum internazionali tenuti in questa settimana a
Berlino, ne danno un buon esempio. Certo, ci sono alcune cose che ci faranno ridere come l'invio di
«milioni di lettere a Reagan», i gemellaggi tra le città dell'Est e dell'Ovest, ma ci sono anche
proposte che possono essere discusse come i referendum; le città dichiarate denuclearizzate come
quella di Saarbrücken il cui sindaco era presente. Questo movimento «aperto» è per il momento gestito da un «coordinamento» non precisato, che ha
scelto gli oratori per la chiusura del Congresso alcuni dei quali, per esempio, non sono
propriamente dei pacifisti, alcuni, hanno dimostrato di essere soprattutto dei politici che venivano a
fare un discorso strumentale rivolto all'elettorato italiano ed inglese. Bastava ascoltare il
rappresentante parlamentare inglese che ricordava che i laburisti ed il loro capo pur non essendo
fisicamente presenti a causa dell'organizzazione della campagna elettorale, assicuravano di essere
vicini al movimento della pace e che ne avrebbero difeso le tesi. Basta ricordare inoltre il discorso
della Castellina che si presenterà nella lista del PCI alle prossime elezioni, che pur se espresso con
una certa convinzione, all'orecchio critico non poteva che puzzare, e mi dispiace, di esempio di
propaganda indiretta. Il discorso di Robert Hume, un vecchio pacifista tedesco, mi è sembrato sincero, così come quello
di altri/e intervenuti/e. Questi altri discorsi hanno ricordato il ruolo essenziale degli obiettori di
coscienza «i primi a demilitarizzare unilateralmente i diversi paesi dove essi esistono». Il ruolo
delle donne che sposta il terreno della lotta per la pace verso altri temi importantissimi per tutte le
società attuali: sessismo, autoritarismo, gerarchia, ecc. Discorsi e proposte che hanno ricordato che
è necessario sviluppare il movimento per la pace in tutti i paesi dell'Est e dell'Ovest:
internazionalismo. Che hanno riportato le proposte scaturite dai Forum di studiare i metodi e le
possibilità di riconversione dell'industria bellica, e questo con l'appoggio dei sindacati dei
lavoratori, nonché la resistenza attiva a Comiso, a Greenham-Common, ed in tutti i paesi e città
dove esistono dei «campi per la pace». L'organizzazione di «Walk for life», e non di «marce» così
come ha sottolineato una oratrice, che ha giustamente criticato l'uso anche da parte dei pacifisti di
termini appropriati ad un esercito e non ad un movimento per la pace. Infine, per darvi un 'idea di quello che il movimento pacifista rappresenta, voglio riportare alcuni
passaggi dell'intervento di Robert Hume. Egli ha detto che il Movimento per la Pace non deve
cadere nei settarismi ideologici, ma sviluppare un movimento di solidarietà. «La pace è il confronto
tra le diversità ... non dobbiamo creare una pace da cimitero ma nelle differenze». In questo
discorso sincero e caloroso, R.H. ha detto più avanti che «siamo stati pochi e molti. Pochi, perché
mancavano quelli che si trovano al di là del muro, e molti perché siamo venuti in più di tremila a
questa conferenza». «Questo incontro è comunque stato necessario, perché ha creato dei rapporti,
delle relazioni nazionali ed internazionali non politiche, ma d'amicizia, e direi, se questa parola non
facesse paura in questo palazzo/mostro, di amore». «Bisogna preoccuparsi maggiormente della
corsa agli armamenti, dei pericoli di guerra» ed ha aggiunto, «bisogna pure difendersi contro un
sistema di pensiero che ci fa credere che l'insicurezza è la sicurezza; e bisogna preoccuparsi
ugualmente della spirale dell'armamento poliziesco». «Una nuova società deve nascere e non
dobbiamo parlare soltanto di catastrofe, ma agire poichè esistono ancora delle possibilità creative».
Non ha mancato di criticare la mancanza da parte della conferenza di un interesse più profondo per
il Terzo Mondo «dove succedono più cose di quanto ci lasciano credere». Ed infine, il suo ultimo
saluto è andato alle donne che si stanno impegnando attivamente contro l'installazione dei missili
americani a Comiso e Greenham-Common ed ha terminato proponendo «che siano in testa alla manifestazione che questo pomeriggio dovrà con una catena umana unire il consolato
portoghese a quello polacco». Infatti dopo i discorsi, quindici minuti di musica classica e l'inno «We shall overcome» cantato da
una sala in piedi che si teneva per mano, si è pian piano usciti fuori dal «bunker» per realizzare la
manifestazione nonviolenta: un abbraccio simbolico che legava tutta l'Europa.
E gli anarchici che c'entrano? Io credo che noi possiamo avere la possibilità di intervenire nel movimento per la pace se sappiamo
e consideriamo importante lottare contro l'installazione dei missili in Europa e nel mondo. Se ci
impegneremo praticamente contro la corsa agli armamenti, se sviluppiamo l'antimilitarismo. I temi
e le preoccupazioni del movimento per la pace, che è un insieme di gruppi non omogenei, se non
tutti, in massima parte ci toccano da vicino. Si tratta soltanto di dimostrare che affinché un
movimento per la pace si avvii verso un mondo senza eserciti, bisogna da oggi sviluppare
l'antimilitarismo internazionale, bisogna dall'altra parte smascherare gli inganni e le promesse dei
partiti politici e delle istituzioni autoritarie/repressive. Bisognerà ricordare anche che fino a quando
ci saranno degli individui che sfruttano degli altri individui, non si potrà parlar di pace, ecc .... ecc. Ma cari compagne e compagni, non possiamo soltanto scriverle queste cose, bisogna confrontare le
nostre idee, le nostre azioni con altra gente e altri movimenti che sono suscettibili di prendere in
considerazione le nostre proposte. E se le nostre analisi e pratiche non sono che fantasia o esistono
soltanto a livello embrionale, cerchiamo di svilupparle per poter essere presenti anche in questo
movimento per la pace, non per strumentalizzarlo, né per farne un movimento anarchico, ma per
poter fare delle proposte concrete che vanno nel senso del nostro caro ideale. La prossima Conferenza si terrà l'anno prossimo in Italia.
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