Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 140
ottobre 1986


Rivista Anarchica Online

Né corrida né macelli

Nel numero 138 della Rivista "A", Giorgio Betti di Como, a proposito del mio scritto sulla corrida, solleva il problema dei macelli. Lottare contro lo spettacolo "corrida" non significa essere cattolicamente ipocriti e favorevoli ai macelli. Significa, secondo me, individuare un punto fondamentale della lotta al carnivorismo e ai suoi pregiudizi. Infatti proprio nei macelli gli aspiranti "matadores" vanno a "farsi la mano" ammazzando bovini che la direttiva CEE n. 74/577 (relativa allo stordimento degli animali prima della macellazione) più o meno ipocritamente protegge. Matador, mattanza, mattatoio, hanno la stessa origine: il "mactare" latino che inizialmente indicava "onorare", "consacrare", "sacrificare", "immolare" e poi "ammazzare". Dal sacrificio di animali, la cui ritualizzazione aveva un significato decolpevolizzante (vedi anche l'arcaica corrida) siamo giunti oggi alle macellazioni consumistiche di miliardi di animali. Le macellazioni sono però solo lo stadio finale di un ciclo produttivo che infligge torture (dal concepimento, all'allevamento, dai trasporti, ai commerci) a ogni genere di animali. Mi pare che, alla base dell'uccidere, in tutte le sue forme - caccia, pesca, alimentazione, divertimento, rito -, ci sia il pregiudizio che la nostra specie, fatalmente, necessariamente, per sopravvivere, vivere e star bene, debba produrre morte, sangue, distruzione, tortura nei confronti della natura, degli animali, dei nostri simili. Costruendo su questa logica la "cultura della morte" ci stiamo accorgendo che ogni tipo di violenza, dominio, sopraffazione sull'Altro è violenza, morte e distruzione anche per coloro che la esercitano e/o la impongono. Si potrebbe invece ipotizzare che la "cultura della morte" rappresenti un momento transitorio dell'evoluzione umana, un "errore ecologico" forse. Sembra infatti che nelle sue lontanissime origini, in seguito ad una serie di eventi, tra cui la rarefazione del cibo, il maschio dell'Homo sapiens si sia dedicato alla caccia e all'uccisione di animali per mangiarli e distribuirli al gruppo umano, conquistando così possesso e potere, a cui non rinunciò con l'avvento dell'agricoltura, né tanto meno con l'avvento dell'era tecnologico-industriale. Parallelamente però l'etica nel nostro tempo tende ad estendersi verso orizzonti sempre più ampi e comportamenti sempre più attenti al RISPETT0 per la VITA, sia nei rapporti animali intraspecifici che in quelli interspecifici, anche se, di fatto, ancora, e drammaticamente, la scienza e la tecnologia, figlie di quel "potere" si appropriano della VITA e della MORTE. La posizione della Lida (Lega Italiana dei Diritti dell'Animale, via del Vignola 75, 00186 Roma) mi pare chiara e coerente: il rispetto dei diritti di tutti i viventi nell'equilibrio naturale deve essere assoluto in tutti i settori in cui l'uomo si incontra e/o si scontra con la natura e con gli animali. I due punti fondamentali, i due "momenti della verità" della lotta per la "liberazione degli animali" sono la vivisezione e il carnivorismo, in cui appare un contrasto - solo apparente - tra diritti umani e diritti non-umani. Il vegetarismo mitigato, puro, crudista, fruttariano è senza dubbio la scelta individuale e sociale più rispondente alla "cultura della vita", alla realizzazione della non violenza nei confronti della natura, dei viventi e quindi della vera pace, dell'equilibrio dei diritti. La produzione e il consumo di proteine animali è una scandalosa prevaricazione dei gruppi umani industrializzati, ricchi, armati e consumisti, nei confronti degli umani sfruttati, affamati, consumati e dei non-umani ingrassati, torturati, commerciati, ammazzati. Il risultato è: fame e morte nei paesi "poveri", rapinati delle risorse di cereali; sofferenza e morte per gli animali; patologia da benessere (malattie cancerogene e cardiocircolatorie) nei paesi industrializzati. La lotta al carnivorismo si svolge su due piani:
- uno "culturale", con l'informazione sull'alimentazione alternativa, sull'agricoltura biologica, sulla patologia derivante dall'alimentazione carnea.
- l'altro "tecnico", con l'intervento diretto sulle direttive e convenzioni europee e internazionali, sulle leggi nazionali, inoltre con controlli, denunce e simili.
Nei paesi industrializzati gli animali da proteine rappresentano, in tutte le fasi del ciclo produttivo, materia prima da lavorare e commerciare, per ottenere il massimo profitto. Si inizia con le manipolazioni genetiche, con la fecondazione artificiale, si continua con la separazione del nati dalle madri, con la loro immobilizzazione negli allevamenti intensivi dove tra le più aggiornate torture si possono segnalare le modifiche dell'illuminazione (oscurità o illuminazione intensiva, secondo le specie), uso di anabolizzanti, ormoni, antibiotici, tranquillanti, alimentazione artificiale e automatizzata, e nel caso dei vitelli, anche il blocco della ruminazione. Per il maggior guadagno dei commercianti, ovviamente, molti animali sono venduti da un paese all'altro per essere ingrassati e poi rivenduti vivi in altri paesi. I trasporti di animali vivi sono una delle più orribili torture inflitte agli animali, come avviene per i cavalli. E poi le macellazioni che dovrebbero avvenire in Europa secondo legge, ma hanno molte deroghe come per le macellazioni familiari e quelle rituali.

Laura Girardello (Roma)