Rivista Anarchica Online
Come gli indiani
della prateria
di un gruppo di antimilitaristi romagnoli
Per contrastare
la repressione che si sta estendendo contro antimilitaristi e
pacifisti, un gruppo di antimilitaristi romagnoli lancia un appello
ed avanza una proposta.
Negli ultimi tempi,
mentre sempre più gravi appaiono le minacce di guerra, assistiamo
alla recrudescenza ed all'allargamento della repressione contro
antimilitaristi e pacifisti. Una repressione che
va dal sequestro della "Cassa di solidarietà antimilitarista"
(creata per appoggiare economicamente e politicamente gli obiettori
"totali") alla denuncia del responsabile della stessa e del
redattore responsabile del giornale antimilitarista "SENZAPATRIA";
dalle perquisizioni e dalle comunicazioni giudiziarie contro i
responsabili della campagna per l'obiezione fiscale alle denunce di
vari manifesti antimilitaristi (e di coloro che li affiggono) un po'
in tutta Italia, alla sorveglianza poliziesca attuata, a scopo
intimidatorio, verso vari militanti pacifisti e molto altro ancora.
Un'offensiva repressiva che non colpisce quindi una particolare
iniziativa o lotta ma l'antimilitarismo in quanto tale,
accomunando sullo stesso "banco degli imputati" obiettori
"totali" ed obiettori "di coscienza", obiezione
fiscale ed autotrasferimenti, "Cassa di solidarietà" ed
affissione di manifesti. Assistiamo insomma
al paradosso per cui è lo Stato militarista ad unificare nella
repressione quel movimento antimilitarista che, al suo interno,
continua ad essere afflitto da incomunicabilità congenita e ad
essere, pertanto, settario e compartimentato in tanti rivoli, ognuno
dei quali (dai nonviolenti agli anarchici, dagli ecopacifisti ai
cristiani) ritiene, sotto sotto, di avere la "vera via" della
lotta antimilitarista. Ed è proprio
partendo da questa situazione e dalla necessità di difendere allo
stesso modo tutti gli antimilitaristi che vengono - o verranno -
colpiti dalla repressione che si sviluppano le nostre riflessioni e
le nostre proposte.
Molteplicità
dell'antimilitarismo
È scontato,
secondo noi, riconoscere che esistono molti modi di essere
antimilitaristi, cosicché ogni movimento o gruppo (nonviolenti,
cristiani, anarchici, verdi, ecc.) ha analisi e proposte particolari
come, molto spesso, sono particolari ad ognuno i mezzi di lotta e di
propaganda usati. Niente di male in tutto ciò (anzi!, la
molteplicità e la varietà di analisi, mezzi, proposte è garanzia
di vitalità e libertà) se non che, troppo spesso, queste
particolarità si riducono all'atteggiamento per cui, come dicevamo
più sopra, ognuno ritiene di avere la "giusta linea" e
comincia - magari senza accorgersene e senza volerlo - a disertare i
"discordi", ad isolarli da sé, a disinteressarsi ai loro
problemi e alle loro proposte. In altre parole sosteniamo che, nel
movimento antimilitarista, si è passati dalla giusta, proficua e
produttiva diversità di posizioni alla polemica settaria e da questa
all'isolamento in cui ognuno cura il proprio "orto" spesso
in "concorrenza" con gli altri. Non è, qui, nostra
intenzione entrare nel merito delle diverse pratiche attuate dai vari
movimenti antimilitaristi e delle diverse ispirazioni etiche,
politiche, filosofiche, religiose che li animano; quel che invece
vogliamo sottolineare con forza è la volontà, ed il fine comune
che stanno dietro ai diversi antimilitarismi. Una volontà ed un
fine comuni che crediamo debbano essere da tutti rivalutati e portati
in primo piano soprattutto ora che il "braccio giudiziario"
posto a difesa dell'avversario comune - il militarismo nelle sue
diverse forme - vuole duramente colpirci.
Come le tribù
della prateria
Noi pensiamo
insomma che sia giusto e possibile - se veramente ci interessa che le
pratiche e le idee antimilitariste prendano sempre più piede -
essere tutti uniti contro la repressione che ci colpisce. Quel che
proponiamo non è un'unione di "sigle" o gruppi al cui
interno potrebbero facilmente (l'esperienza insegna) scatenarsi
manovre politiche o mire egemoniche. Niente "fronti unici"
quindi (soprattutto perché pensiamo sia giusto che ogni gruppo e/o
movimento specifico continui ad attuare e propagandare ciò che
ritiene più valido) ma un'unione pratica ed operativa degli
antimilitaristi per lottare contro la repressione che colpisce,
direttamente o indirettamente, tutti. Noi proponiamo un'unione in cui
ognuno rimarrebbe se stesso senza mediazioni politiche di sorta,
rendendo nel contempo più incisiva ed ampia la difesa degli
antimilitaristi in qualsiasi modo colpiti dalla repressione. Una difesa comune
che trova la sua ragion d'essere nella difesa e nella riaffermazione
delle ragioni dell'antimilitarismo, delle sue radici
nell'amore per l'umanità e la pace. Noi proponiamo insomma di fare
come facevano (ed ancora fanno) le tribù della prateria: ognuna
autonoma nei suoi usi e costumi ma tutte unite in una sola grande
tribù - in cui le differenze vengono accantonate e le concordanze
esaltate - per difendersi dagli invasori bianchi. Se una tale unione
fu, ed è, possibile per loro, membri di tribù diversissime, perché
non dovremmo anche noi abbandonare, almeno per una volta, i nostri
"tribalismi" ed unirci nella lotta per salvare ed allargare
il diritto di tutti a lottare per la pace?
Le nostre
proposte
Eccoci infine a ciò
che, in pratica, proponiamo. Proponiamo a tutti gli antimilitaristi -
o perlomeno a coloro che riusciranno a superare grettezze e
settarismi - (ed in particolare a quelli romagnoli cui siamo
geograficamente ed umanamente vicini) di formare dei gruppi di difesa
dell'antimilitarismo che si costituiscano ed agiscano sulla base di
pochi ma chiari punti: A) Adesione
individuale e non per gruppi precostituiti. B) Attività basata
unicamente sulla difesa legale e pubblica di tutti gli
antimilitaristi in qualsiasi modo colpiti dalla repressione,
prescindendo dalla loro ideologia e religione, con l'unica condizione
che il loro antimilitarismo non si sia concretizzato in atti di
violenza organizzata secondo logiche militari e/o autoritarie. C) Totale
autofinanziamento. D) Organizzazione
basata sull'assemblea degli aderenti come organo decisionale
principale; ed in ogni caso (soprattutto se la nostra proposta
assumesse, come speriamo, un respiro nazionale) una struttura quanto
più possibile decentrata e federalista.
Un gruppo di
antimilitaristi romagnoli Rosanna Ambrogetti Carla Atlante Mirna Del Signore Giuseppe Lotti Franco Melandri Andrea Papi Jones Prati Pippo Tadolini Marco Tadolini
Settembre 1986
(per
contatti: Franco Melandri c/o Etenoha, cas. post . 7240 , 47100
Forlì 7) .
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