Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 141
novembre 1986


Rivista Anarchica Online

Come gli indiani della prateria
di un gruppo di antimilitaristi romagnoli

Per contrastare la repressione che si sta estendendo contro antimilitaristi e pacifisti, un gruppo di antimilitaristi romagnoli lancia un appello ed avanza una proposta.

Negli ultimi tempi, mentre sempre più gravi appaiono le minacce di guerra, assistiamo alla recrudescenza ed all'allargamento della repressione contro antimilitaristi e pacifisti.
Una repressione che va dal sequestro della "Cassa di solidarietà antimilitarista" (creata per appoggiare economicamente e politicamente gli obiettori "totali") alla denuncia del responsabile della stessa e del redattore responsabile del giornale antimilitarista "SENZAPATRIA"; dalle perquisizioni e dalle comunicazioni giudiziarie contro i responsabili della campagna per l'obiezione fiscale alle denunce di vari manifesti antimilitaristi (e di coloro che li affiggono) un po' in tutta Italia, alla sorveglianza poliziesca attuata, a scopo intimidatorio, verso vari militanti pacifisti e molto altro ancora. Un'offensiva repressiva che non colpisce quindi una particolare iniziativa o lotta ma l'antimilitarismo in quanto tale, accomunando sullo stesso "banco degli imputati" obiettori "totali" ed obiettori "di coscienza", obiezione fiscale ed autotrasferimenti, "Cassa di solidarietà" ed affissione di manifesti.
Assistiamo insomma al paradosso per cui è lo Stato militarista ad unificare nella repressione quel movimento antimilitarista che, al suo interno, continua ad essere afflitto da incomunicabilità congenita e ad essere, pertanto, settario e compartimentato in tanti rivoli, ognuno dei quali (dai nonviolenti agli anarchici, dagli ecopacifisti ai cristiani) ritiene, sotto sotto, di avere la "vera via" della lotta antimilitarista.
Ed è proprio partendo da questa situazione e dalla necessità di difendere allo stesso modo tutti gli antimilitaristi che vengono - o verranno - colpiti dalla repressione che si sviluppano le nostre riflessioni e le nostre proposte.

Molteplicità dell'antimilitarismo
È scontato, secondo noi, riconoscere che esistono molti modi di essere antimilitaristi, cosicché ogni movimento o gruppo (nonviolenti, cristiani, anarchici, verdi, ecc.) ha analisi e proposte particolari come, molto spesso, sono particolari ad ognuno i mezzi di lotta e di propaganda usati. Niente di male in tutto ciò (anzi!, la molteplicità e la varietà di analisi, mezzi, proposte è garanzia di vitalità e libertà) se non che, troppo spesso, queste particolarità si riducono all'atteggiamento per cui, come dicevamo più sopra, ognuno ritiene di avere la "giusta linea" e comincia - magari senza accorgersene e senza volerlo - a disertare i "discordi", ad isolarli da sé, a disinteressarsi ai loro problemi e alle loro proposte. In altre parole sosteniamo che, nel movimento antimilitarista, si è passati dalla giusta, proficua e produttiva diversità di posizioni alla polemica settaria e da questa all'isolamento in cui ognuno cura il proprio "orto" spesso in "concorrenza" con gli altri.
Non è, qui, nostra intenzione entrare nel merito delle diverse pratiche attuate dai vari movimenti antimilitaristi e delle diverse ispirazioni etiche, politiche, filosofiche, religiose che li animano; quel che invece vogliamo sottolineare con forza è la volontà, ed il fine comune che stanno dietro ai diversi antimilitarismi. Una volontà ed un fine comuni che crediamo debbano essere da tutti rivalutati e portati in primo piano soprattutto ora che il "braccio giudiziario" posto a difesa dell'avversario comune - il militarismo nelle sue diverse forme - vuole duramente colpirci.

Come le tribù della prateria
Noi pensiamo insomma che sia giusto e possibile - se veramente ci interessa che le pratiche e le idee antimilitariste prendano sempre più piede - essere tutti uniti contro la repressione che ci colpisce. Quel che proponiamo non è un'unione di "sigle" o gruppi al cui interno potrebbero facilmente (l'esperienza insegna) scatenarsi manovre politiche o mire egemoniche. Niente "fronti unici" quindi (soprattutto perché pensiamo sia giusto che ogni gruppo e/o movimento specifico continui ad attuare e propagandare ciò che ritiene più valido) ma un'unione pratica ed operativa degli antimilitaristi per lottare contro la repressione che colpisce, direttamente o indirettamente, tutti. Noi proponiamo un'unione in cui ognuno rimarrebbe se stesso senza mediazioni politiche di sorta, rendendo nel contempo più incisiva ed ampia la difesa degli antimilitaristi in qualsiasi modo colpiti dalla repressione.
Una difesa comune che trova la sua ragion d'essere nella difesa e nella riaffermazione delle ragioni dell'antimilitarismo, delle sue radici nell'amore per l'umanità e la pace. Noi proponiamo insomma di fare come facevano (ed ancora fanno) le tribù della prateria: ognuna autonoma nei suoi usi e costumi ma tutte unite in una sola grande tribù - in cui le differenze vengono accantonate e le concordanze esaltate - per difendersi dagli invasori bianchi. Se una tale unione fu, ed è, possibile per loro, membri di tribù diversissime, perché non dovremmo anche noi abbandonare, almeno per una volta, i nostri "tribalismi" ed unirci nella lotta per salvare ed allargare il diritto di tutti a lottare per la pace?

Le nostre proposte
Eccoci infine a ciò che, in pratica, proponiamo. Proponiamo a tutti gli antimilitaristi - o perlomeno a coloro che riusciranno a superare grettezze e settarismi - (ed in particolare a quelli romagnoli cui siamo geograficamente ed umanamente vicini) di formare dei gruppi di difesa dell'antimilitarismo che si costituiscano ed agiscano sulla base di pochi ma chiari punti:
A) Adesione individuale e non per gruppi precostituiti.
B) Attività basata unicamente sulla difesa legale e pubblica di tutti gli antimilitaristi in qualsiasi modo colpiti dalla repressione, prescindendo dalla loro ideologia e religione, con l'unica condizione che il loro antimilitarismo non si sia concretizzato in atti di violenza organizzata secondo logiche militari e/o autoritarie.
C) Totale autofinanziamento.
D) Organizzazione basata sull'assemblea degli aderenti come organo decisionale principale; ed in ogni caso (soprattutto se la nostra proposta assumesse, come speriamo, un respiro nazionale) una struttura quanto più possibile decentrata e federalista.

Un gruppo di antimilitaristi romagnoli
Rosanna Ambrogetti
Carla Atlante
Mirna Del Signore
Giuseppe Lotti
Franco Melandri
Andrea Papi
Jones Prati
Pippo Tadolini
Marco Tadolini


Settembre 1986


(per contatti: Franco Melandri c/o Etenoha, cas. post . 7240 , 47100 Forlì 7) .