Rivista Anarchica Online
Una proposta alternativa
di Stefano Fabbri d'Errico
Promotore dell'Associazione
nazionale Insegnanti Diplomati (AID), Paolo Grillo rappresenta,
all'interno dei C0BAS, una voce critica rispetto alla "piattaforma
degli undici".
Paolo Grillo è stato il
promotore dell'Associazione nazionale Insegnanti Diplomati (AID),
nata nel maggio 1983 dal Coordinamento Nazionale Insegnanti
Tecnico-Pratici e di Stenodattilografia, presente dal 1978. Nel '75
la forte associazione di categoria ANITPAT si era sciolta per
confluire nei sindacati confederali ove, recita l'ultimo numero del
suo organo di allora, "la categoria continuerà ad essere
difesa". Viceversa, a distanza di 12 anni da
quella confluenza, nulla è cambiato nella situazione di
discriminazione economica (sesta qualifica, anziché la settima
degli altri docenti ed in particolare dei colleghi transitati tanti
anni fa nella scuola media inferiore) e giuridica (funzione docente
"compressa" dell'insegnante tecnico-pratico quando opera in
compresenza con un docente tecnico-teorico in laboratorio). Anzi, in
questi ultimi anni, a più riprese, molti segnali negativi
avevano fatto (e in certo senso, fanno) pensare ad un prossima
soppressione della categoria e/o ad una sua riduzione a totale
compresenza, privandola di ogni ruolo autonomo e con ciò
recando un grave danno innanzitutto alla scuola. Ma facciamo un passo indietro. Chi
sono gli insegnanti diplomati della scuola secondaria? Sono stati
assunti sulla base del solo titolo d'istruzione secondaria superiore:
45.000 persone fra insegnanti di stenodattilografia e
tecnico-pratici. Questi ultimi (IT) sono i docenti di tutte le
materie di laboratorio (sperimentali o costruttive) e come tali
svolgono una funzione molto importante nell'istruzione tecnica ed
assolutamente essenziale e centrale in quella professionale. L'AID ha
assunto questa denominazione onnicomprensiva, pur nascendo da soli
docenti diplomati della secondaria, per sottolineare, anche
provocatoriamente, il duplice taglio dato alla propria azione:
operare per raccogliere ed organizzare, in prospettiva, tutti i
docenti diplomati e non solo quelli delle superiori, cioè la
maggioranza o quasi dei docenti italiani, considerando anche i
maestri; porre alla base delle proprie richieste il riconoscimento
autentico della qualifica funzionale, quale criterio sostitutivo in
linea di principio del titolo di studio. Tale impostazione, ideata in
termini compiuti dal sindacalismo confederale agli inizi degli anni
70, è stata lasciata cadere dopo la approvazione della legge
1312/80 ed a tutt'oggi è forte la resistenza ad assumere
questo criterio come riferimento centrale dell'inquadramento dei
lavoratori. L'AID si pone come obiettivo
fondamentale proprio l'affermazione di questo criterio, cosa di per
sé sufficiente a risolvere i problemi economico-giuridici
della categoria. L'ottica, del tutto non corporativa, anche se
necessariamente specifica, con cui l'AID si muove, si esprime nella
richiesta di una piena perequazione con gli altri docenti sulla base
della parità del lavoro svolto. L'Associazione, che conta circa
2.000 aderenti, ha indetto il blocco degli scrutini a febbraio e a
giugno dello scorso anno scolastico, mobilitando con essa una larga
parte della categoria, registrando adesioni in quasi tutte le
province e segnando un'ampia convergenza con gli obiettivi generali
dei "Cobas" della scuola, nei quali Grillo è oggi
attivamente partecipe. Ecco alcuni stralci della lunga intervista che
gli ho fatto.
Come vedi il futuro dei Comitati di
Base?
Ci sono forti rischi con la linea che
alcuni portano avanti, linea che può essere intesa facilmente
come esclusivamente corporativa.
Ritieni possibile allo stato
attuale, cioè in uno stadio tutto sommato ancora
embrionale del movimento della scuola, che si possa riuscire a fare
gli interessi di tutti i settori della categoria senza
che in primo luogo ogni settore esprima, nel modo più autonomo
possibile, le proprie specificità?
Noi giungiamo a questo movimento con
una storia alle spalle, anche se ampiamente cancellata da anni ed
anni d'inerzia sindacale, che fa sì che i settori con problemi
specifici abbiano, anche se non in modo adeguato, strumenti per
considerare il proprio specifico. Viceversa il docente laureato
medio, assunto come espressione tipica del "professore" ed
in questo senso "primus inter pares" nella categoria, non
ha un proprio referente organizzativo particolare, proprio perché
non ha problemi particolari. Quindi il problema che si pone è
quello di una necessità ancora maggiore di
un'auto-organizzazione delle categorie deboli. Il rischio è
che quegli spezzoni ancora non auto-organizzatisi rimangano
compressi, o possano venire sacrificati. Ricordo che, ancora alcuni
mesi addietro, quando i colleghi insegnanti tecnico-pratici andavano
in riunioni dei Comitati di Base erano assai poco ascoltati, anzi
nessuno sapeva cosa fossero.
La maggioranza delle proposte di
piattaforma nazionale pretenderebbero di essere esaustive senza che
ci sia a monte un tentativo reale di coinvolgere direttamente al
momento della stesura tramite momenti di dibattito, queste frange di
docenti "anomali".
Gli autori partono dal presupposto di
poter scrivere un documento valido per tutti a priori. C'è
infatti quantomeno una sottovalutazione della complessità del
problema. Quelli che circolano sono documenti piuttosto scarni,
esempio principe ne è il documento degli "11",
nonostante le pretese, estremamente generico e poco articolato.
Specie se raffrontati alle piattaforme dei sindacati si nota una
povertà intrinseca: naturalmente su quelli non si è
d'accordo sui contenuti, però il livello è ben diverso.
D'altra parte mi preme anche sottolineare che fra i colleghi c'è
una fortissima esigenza di semplificazione, non di semplicismo
naturalmente, l'esigenza però di ridurre il tutto ad alcuni
parametri fondamentali entro i quali identificare delle soluzioni
immediatamente comprensibili e tali da rendere il funzionamento della
scuola e le articolazioni normative relative al personale
estremamente più lineari rispetto all'oggi. Di conseguenza quello che potrebbe
essere in una visione formale complessiva una debolezza imperdonabile
può divenire anche una forza, sempre che tali semplificazioni
vengano correttamente formulate in modo da non divenire
discriminatorie per qualcuno e parallelamente capaci di rispondere in
modo esaustivo alla necessità di proporre qualcosa di chiaro e
che valga.
Oltre che discriminatorie possono
divenire anche corporative...
Il corporativismo scaturisce appunto
dalla compressione conscia o inconscia delle necessità
peculiari dei settori deboli. La piattaforma del "gruppo
Gigliotti" evidenzia un cedimento notevole al corporativismo:
innanzitutto riguarda solo i docenti e prevede stanziamenti solamente
per loro, rimandando ad un fantomatico "altro documento" le
questioni relative alla rimanenza dei lavoratori della scuola,
documento che non è mai apparso. Per quanto riguarda gli
aumenti previsti per i docenti vi si parla di un 57% circa anche
rispetto alla stessa classe stipendiale del vecchio contratto,
secondo un meccanismo percentualmente uguale per tutti. Un meccanismo
estremamente semplicistico perché non permette
ridistribuzioni, che d'altra parte può essere recepito con
chiarezza da tutti gli insegnanti. Non è però adeguato
ad una piattaforma che deve ricomporre non soltanto altre figure
oltre ai docenti, ma anche le varie fasce in cui questi stessi sono
ripartiti. Viceversa il discorso che deve venire
ripreso è estremamente articolato e deve far perno su 3
momenti del salario: salario minimo (quello della qualifica
funzionale di base fra i lavoratori del comparto, cioè
l'ausiliario); il salario professionale che va rivisto, dal momento
che è evidente che alcuni fenomeni in questi anni ne hanno
interessato la valenza; infine il salario d'anzianità. C'è stato un depauperamento del
salario minimo dei lavoratori rispetto alla distribuzione del reddito
a vantaggio del capitale, tanto che si giunge ormai ai livelli che lo
stesso Gorrieri indicava come livelli di povertà per la
famiglia a mono-reddito. Infatti lo studio fatto in proposito 2 anni
fa dalla commissione interparlamentare sulla povertà diceva
che al di sotto delle 900.000 lire al mese si doveva parlare di
povertà in senso pieno e letterale per una famiglia a
mono-reddito con un figlio, ed oggi quando siamo a 950.000 lire
d'ingresso per un ausiliario siamo evidentemente a quei livelli.
Per tornare al momento
attuale che stanno vivendo i Comitati di Base della scuola, ove
emerge uno scontro, oltre che sulla "piattaforma"
anche sulle definizioni formali che il movimento si dà, come
consideri il problema sorto rispetto alla questione di un
collegamento sul piano della lotta ad altre categorie rifiutato dal
gruppo degli "11" ed auspicato dagli altri?
Cosa che avviene proprio mentre sindacati e forze politiche si
apprestano a sferrare un attacco bestiale ad una prerogativa
acquisita e garantita dallo stesso costituzionalismo liberal-borghese
quale il diritto di sciopero.
Questo non può essere certo
contrabbandato come un discorso segnato pesantemente dal punto di
vista ideologico. Anzi pare l'unica cosa da fare di fronte ad un
attacco portato da tutti. La preoccupazione, a rigor di logica,
potrebbe essere soltanto una: il ritenere che possa in tal modo venir
meno il sostegno di tutti quei docenti che assolutamente rifiutano di
sentirsi "politicizzati", limitando la corale
partecipazione ai CdB verificatasi nello scorso anno. Si crede forse
che il movimento potrebbe così risultare perdente permettendo
un recupero ai sindacati tradizionali o, meglio ancora, a quello
autonomo. È una preoccupazione che in astratto può
anche apparire legittima, perché si sta facendo una battaglia
per vincere e credo che vincere nel proprio settore sia il maggior
contributo che si possa dare a tutte le categorie.
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