Rivista Anarchica Online
Noi del CAPS
di Stefano Fabbri d'Errico
La sigla
significa "Coordinamento Autogestito Precari e Supplenti". È
un organismo di lotta nato in un settore lasciato scoperto dagli
stessi COBAS. Che cosa si propongono e come vedono la situazione: ne
parliamo con alcuni di loro.
Come è
nato il CAPS?
Graziella –
Il Coordinamento Autogestito Precari e Supplenti è nato a Roma
nel novembre dello scorso anno, quando è iniziato il fermento
nel mondo della scuola e gli insegnanti hanno preso ad organizzarsi
sia nei Comitati di Base che in altre strutture sorte un po' ovunque.
La spinta iniziale è venuta dal malcontento creatosi per
l'introduzione dell'ora di religione. Proprio nei corsi gestiti dal
Vicariato è spontaneamente nata la protesta che ha dato il via
ad un momento di lotta allargato sulla condizione generale di
sfruttamento cui è sottoposta questa categoria di insegnanti.
La realtà di lavoro dei precari della scuola infatti è
molto pesante: mancano le tutele più elementari, come ad
esempio il diritto al pagamento della malattia prima di 90 giorni di
servizio, alla liquidazione che spetta invece a tutti coloro che
hanno un contratto a termine, al pagamento delle ferie estive.
Perché il
Vicariato ha organizzato tali corsi?
Anna - Per
un primo aggiornamento dei supplenti onde accordare loro
un'abilitazione (temporanea per altro) all'insegnamento della
religione cattolica nelle scuole elementari e materne. Comunque altro
non si tratta che di una farsa, perché in effetti gli
incarichi annuali per questa materia vengono assegnati solo a coloro
che risultino anche solo iscritti all'istituto religioso "Caimari",
pur se sprovvisti del titolo di studio magistrale necessario per la
scuola di base. Di conseguenza vengono scavalcate le graduatorie
statali di cui fanno parte insegnanti precari che da anni prestano la
loro opera nella scuola.
Un vero scherzo
da preti.
Anna -
L'intesa Craxi-Casaroli, oltre ad aver reso possibile l'introduzione
dell'insegnamento confessionale della religione cattolica nelle
scuole statali, ha aperto così la strada ad una manovra
clientelare in grande stile da parte del Vaticano. Basti ricordare
che per l'iscrizione al "Caimari" erano richiesti i
nominativi di almeno tre parroci di propria conoscenza. Nel pieno
della "bagarre" sull'ora di religione, questa manovra è
stata denunciata unicamente dal CAPS, nel silenzio assoluto di
partiti e sindacati.
Come è
strutturata l'organizzazione?
Angelo -
Sulla base dell'autogestione, si autofinanzia, rifiuta il concetto di
delega e stabilisce i propri programmi d'intervento nelle assemblee
generali che si tengono settimanalmente.
Dino - Le
decisioni si prendono in comune, cercando sempre di arrivare alla
massima omogeneità possibile, ma nel rispetto massimo della
pluralità delle opinioni.
Graziella
-Il Coordinamento, nelle forme che si è dato, ha risposto alla
grande richiesta di partecipazione riscontratasi poi anche nel
movimento della scuola in generale. Questo essere presenti in prima
persona nella gestione delle lotte da parte dei precari che vi
aderiscono, ha reso possibile al CAPS di interpretare correttamente
le reali esigenze della categoria.
Che estensione
ha il CAPS?
Angelo -
Grazie al capillare lavoro svolto nelle scuole siamo presenti in
decine di circoli didattici; fra l'altro abbiamo raccolto 1400 firme
a sostegno della nostra piattaforma e diffuso 10.000 volantoni
contenenti le rivendicazioni immediate. In pochi mesi abbiamo
raggiunto la somma di oltre due milioni e mezzo di sottoscrizioni. Il lavoro più
grande è stato quello di stilare un documento, poi riprodotto
in 1000 copie, frutto di una approfondita riflessione collettiva
sulla realtà della scuola, cui in effetti ognuno ha dato il
suo contributo. Questo stampato, venduto anche nelle assemblee
nazionali dei Comitati di Base, ha reso possibile la diffusione del
CAPS anche in altre parti d'Italia, ed ora siamo presenti a Napoli,
Bari, Brindisi e Lecce. Nella nostra breve storia abbiamo organizzato
partecipate assemblee cittadine in sale pubbliche, numerosi presidi
al provveditorato ed al Ministero della Pubblica Istruzione e
partecipato con i nostri striscioni alle manifestazioni dei CdB.
Che giudizio
date dei sindacati?
Graziella -
L'arma della divisione è sempre stata l'unica risposta dei
sindacati, così come dell'amministrazione, alle esigenze dei
precari, ciclicamente imposta con "leggi tampone", come la
"270" e la "326", che hanno concesso l'immissione
in ruolo solo a ristretti settori lasciando crescere a dismisura il
precariato, la cui esistenza è sempre più funzionale al
mercato del lavoro.
Quali sono le
differenze fondamentali tra il precariato delle elementari e materne
e quello delle superiori?
Dino - I
precari della primaria sono senz'altro i più colpiti. I tagli
apportati alle supplenze dalle varie "finanziarie" hanno
fatto sì che in breve tempo la situazione sia diventata
drammatica. A differenza delle superiori, ad esclusione del solo
personale di sostegno, per noi non esistono più gli incarichi
annuali del provveditore, in quanto le cattedre rimaste scoperte
prima dell'apertura dell'anno scolastico vengono assegnate alla
"Dotazione di Organico Aggiuntivo", cioè al
personale appena immesso in ruolo, impropriamente usato come
"tappabuchi", dequalificato e "precarizzato". Noi
il più delle volte veniamo chiamati di giorno in giorno e non
ci accordano quasi mai i festivi. I giorni di lezione sono in tutto
200 e prima dell'apertura delle mense sono i titolari a sostituire
gli assenti. A causa di questi motivi la stragrande maggioranza dei
supplenti non riesce a raggiungere il tetto di 180 giorni, richiesto
per ottenere il massimo del punteggio e la validità giuridica
dell'anno di servizio. Perciò chiediamo l'abbassamento del
monte-giorni a 150, come era prima dei "decreti delegati"
del '74.
E per quanto
riguarda l'idoneità e l'abilitazione?
Anna - Il
diploma magistrale costituisce di per sé titolo abilitante,
quindi la prassi di non esaurire le graduatorie dei vincitori di
concorso - e la biennalizzazione forzata delle prove - è una
truffa portata ai danni di tutti gli idonei. Infatti per noi, già
abilitati, lo stato non può mettere a concorso altro che il
ruolo, tanto che la stessa "270" vieta, unicamente per le
elementari, l'espletamento di concorsi a zero posti.
Graziella -
È sempre stata favorita
l'emigrazione forzata dal Centro-Sud verso il Nord dove, grazie alle
maggiori disponibilità di organico le graduatorie dei concorsi
vengono esaurite, permettendo l'assunzione di tutti coloro che hanno
superato le prove. Le summenzionate leggi "270" e "326"
- che hanno permesso l'assunzione di personale con solo servizio - non
hanno fatto che ingenerare spinte corporative soprattutto nel
precariato "d'importazione" del Nord: una logica da
"servizio militare scolastico obbligatorio"; la naja
dell'emigrazione per il lavoro esaltata dal "nonnismo" di
certi "precari". Chi non ha chiuso uno o due anni di
servizio non sarebbe un precario, bensì un "disoccupato
intellettuale". Al Sud le strutture
sono fatiscenti ed il "tempo pieno" assai poco diffuso, in
ordine ad un'altissima evasione della scuola dell'obbligo ed alle
croniche carenze dell'edilizia scolastica. Occorre porre con forza
questi problemi e tra le altre cose esigere l'immediata attuazione
dei "nuovi programmi" per le scuole elementari.
Angelo - Si
tenga in conto che nella graduatoria ad incarichi e supplenze non
esistono, unicamente per le elementari, elenchi separati fra idonei e
non; quindi l'idoneità non favorisce neanche la possibilità
di acquisire servizio. Del resto il servizio di per sé non
garantisce professionalità.
E i "Cobas"
che dicono?
Dino -
Abbiamo lavorato molto assieme ai "Cobas" e anzi, molti di
noi sono stati tra i promotori dei Comitati di Base nelle proprie
scuole. Tuttavia abbiamo sempre mantenuto la nostra autonomia
critica, ritenendo fondamentale l'esistenza di una struttura
specifica per il precariato elementare e delle materne, in quanto
solo in questa sede abbiamo avuto la possibilità di far
maturare i contenuti peculiari del nostro settore. I precari
organizzati nei CdB, in larghissima maggioranza provenienti dalle
scuole superiori, per lungo tempo non hanno saputo impostare un
intervento adatto a far passare parole d'ordine e proposte
specifiche, tanto è vero che lo sciopero del 27 aprile scorso
indetto per chiamare ad una giornata di lotta unitaria insegnanti di
ruolo e supplenti per una sanatoria del precariato, è nato da
una proposta del CAPS, discussa ed approvata a Napoli, da
un'assemblea nazionale dei "Cobas". Questo "codismo"
della "commissione precari" dei CdB ha determinato una
situazione di stallo tale che il numero dei suoi aderenti è
sempre rimasto estremamente ristretto.
Graziella -I
CdB sono nati in massima parte nelle scuole superiori e
fondamentalmente rispondono alle aspettative dell'insegnante laureato
medio. Anche tra i precari passa la stessa logica e le problematiche
di elementari e materne non sono state mai recepite sino in fondo, in
parte per una conoscenza superficiale della realtà della
scuola primaria, ma anche per un "politicantismo" d'accatto
che, sotto il pretesto di trovare un'unità a tutti i costi,
presta il fianco alle tendenze filo-sindacali che mirano proprio a
soddisfare solo esigenze corporative. Dopo mesi durante i quali non
si sono volute sentire ragioni, la "commissione precari" dei
CdB ha creduto di poter "mediare" equiparando la prima
idoneità ad un anno di servizio e riservando alle eventuali
successive idoneità solo il 50% del valore della prima. Così
non si fa invece che divaricare sempre più le differenze
tuttora esistenti tra idonei e precari con solo servizio, a solo
vantaggio di questi ultimi e continuando a discriminare invece i
primi. Quindi per l'ennesima volta la "mediazione"
passerebbe sulla pelle dei precari del Sud e di tutto il settore
della scuola primaria per i motivi accennati in precedenza.
Silvia - Le
rivendicazioni prettamente sindacali per il diritto al lavoro e per
migliorare le condizioni nelle quali si esplica, non devono comunque
far passare in secondo piano quella che è invece la questione
fondamentale. Proprio il nostro essere precari, "girovaghi"
della scuola, ci ha maggiormente fatto toccare con mano la realtà
di una didattica senza prospettive perché costruita
essenzialmente su basi autoritarie, una realtà quindi da
mettere in discussione costantemente.
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