Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 17 nr. 151
dicembre 1987 - gennaio 1988


Rivista Anarchica Online

Max, un refrattario
di Paolo Finzi

Mentre stiamo "chiudendo" questo numero della rivista, ci giunge dagli Stati Uniti la notizia della morte del compagno Raffaele Schiavina, noto anche con lo pseudonimo "Max Sartin".
Nato in provincia di Ferrara oltre 90 anni fa, Schiavina emigrò giovanissimo negli Stati Uniti, impegnandosi nelle lotte sociali e nelle attività di propaganda e di agitazione portate avanti dall'allora foltissima emigrazione anarchica di lingua italiana. Stretto collaboratore di Luigi Galleani (figura di punta degli anarchici italiani in Nord America - cfr. "A" 96), si occupò dell'amministrazione del periodico anarchico "La Cronaca Sovversiva".
Più volte inquisito e perseguitato, venne infine espulso nel 1919 e, insieme con altri militanti anarchici di lingua italiana (tra cui lo stesso Galleani, Sanchini, ecc.), forzatamente rimpatriato su di un piroscafo. Stabilitosi con Galleani a Torino, insieme ridettero vita alla "Cronaca Sovversiva". Anche tramite questo giornale i due assicurarono il loro contributo al movimento anarchico, in quel periodo così denso di lotte, di speranze e di illusioni.
Su temi, da sempre controversi in ambito libertario, del sindacalismo e dell'organizzazione, Galleani e Schiavina non rinunciarono ad esprimere il loro particolare punto di vista, divergente da quello della grande maggioranza del movimento. In particolare, coerenti con il loro rifiuto di strutture organizzative permanenti, rimasero fuori da quel processo di aggregazione che, stimolato da Errico Malatesta, Luigi Fabbri ed altri, portò in quegli anni alla costituzione dell'Unione Anarchica Italiana.
Costretto, dopo l'avvento del fascismo, ad emigrare in Francia, proseguì il suo impegno militante. Particolarmente significativo fu il suo contributo nella pluriennale campagna pro-Sacco e Vanzetti, che ebbe in lui uno dei più infaticabili promotori su scala internazionale.
Rientrato negli Stati Uniti clandestinamente (a causa dell'espulsione del '19), assunse nel 1928 la responsabilità de "L'Adunata dei Refrattari", che dall'inizio degli anni '20 dava voce a gran parte delle migliaia di militanti anarchici di lingua italiana sparsi in Nord America.
Da quel momento la sua vita si intrecciò indissolubilmente con la vita di questo periodico, di cui mantenne la responsabilità redazionale fino alla sua definitiva cessazione, nel 1972.
Le persecuzioni contro gli anarchici stranieri da parte delle autorità federali; le attività provocatorie e violente degli emissari fascisti all'estero; la solidarietà con le vittime della reazione mussoliniana in Italia e nel mondo (compresa la rivendicazione dei falliti attentati contro il duce, uno dei quali compiuto da un "anarchico venuto dall'America", Michele Schirru); la denuncia del bolscevismo e dello stalinismo; la solidarietà con la Spagna rivoluzionaria e libertaria; questi e tanti altri temi hanno caratterizzato le attività del movimento anarchico di lingua italiana negli USA ed in Canada, e di conseguenza "L'Adunata dei Refrattari".
È questa una storia che, in massima parte, non è mai stata scritta e, probabilmente, mai lo sarà. Non passerà alla storia, come ne è sempre rimasta ai margini. Ma c'è stata, ed è stata scritta da centinaia, migliaia di uomini, donne, militanti, che nell'"Adunata dei Refrattari" e nel suo redattore hanno ritrovato per decenni il loro punto di riferimento, il loro organo di espressione, la trama del loro movimento.
Proseguendo idealmente l'opera di Galleani (morto in Italia, al domicilio coatto, nel '31), Schiavina fu sempre sostenitore di una concezione dell'anarchismo che solo sbrigativamente si può definire "anti-organizzatrice". Uomo di pensiero e di riflessione, polemista acceso, sostenne dalle colonne de "L'Adunata dei Refrattari" numerose polemiche con esponenti di altri movimenti ed anche con anarchici.
Quindici anni fa, sulla soglia degli 80 anni, Schiavina dovette chiudere il giornale. Era la dolorosissima, ma inevitabile presa d'atto che quella grande esperienza ideale, sociale ed umana rappresentata dall'emigrazione anarchica italiana in Nord America si stava spegnendo.
Ora, a quindici anni di distanza, la notizia della sua morte rende ancora più acuta la consapevolezza della parabola vissuta da quel movimento. Noi sappiamo, però, che non è stata invano. Non lo è stata la storia sofferta e militante di quel nostro spezzone di movimento oltreoceano. Non lo è stata nemmeno la lunga traiettoria militante di Schiavina.
Nel momento in cui rendiamo l'estremo omaggio a questo compagno, vogliamo ricordare tutti quelli - e sono davvero tanti - di cui non conosciamo il nome, il cui nome forse mai ha avuto una qualche risonanza, ma che ugualmente hanno contribuito – per usare un'espressione cara a quella generazione militante - a tener accesa la fiaccola di un ideale. Il nostro.