Rivista Anarchica Online
Cari obiettori
totali
A Marco Cerutti,
già obiettore di coscienza totale, incarcerato nella prigione
svizzera "La Stampa", per aver rifiutato l'inquadramento
nella Protezione civile elvetica. A Giuseppe
Coniglio, obiettore di coscienza totale incarcerato nella Prigione
militare di Palermo. A tutti gli
obiettori di coscienza totali.
Cari amici, con la
presente vi esprimo la mia solidarietà: rispetto la vostra
scelta di obiettori di coscienza totali, ritengo assurda la vostra
carcerazione e penso che i Paesi che l'hanno praticata non possano
essere definiti a pieno titolo democratici. Io ho fatto scelte
differenti dalle vostre: ho optato per quello che la legislazione
italiana qualifica come "servizio civile sostitutivo". A
conti fatti e dopo una esperienza diretta dubito che il servizio in
questione assuma sempre, per la forma in cui esso è
organizzato in Italia, un reale valore civile (e questo, badate bene,
lo dico non tanto per la mia situazione - anch'essa comunque
discutibile, sotto certi aspetti -, ma soprattutto tenendo conto
della maggioranza degli altri casi a me noti). Infatti anche
prescindendo da tutte le difficoltà che il Ministero della
difesa, a quindici anni dall'emanazione della legge 772/1972, crea a
chi intende avvalersene, che senso ha svolgere un servizio civile che
consiste - ed esempi come questo ce ne sono - nel pulire i bagni
delle USSL? Che senso ha rifiutare l'autoritarismo dell'esercito se
poi all'interno di alcuni enti gli obiettori si trovano ugualmente a
subire logiche autoritarie? Come può avere un valore civile il
servizio di obiettori - vedi purtroppo il caso di molti comuni -
impiegati, in un palese contrasto con la legge, in sostituzione di
personale che dovrebbe essere regolarmente assunto? Non è
forse lesivo della dignità degli obiettori inquadrarli in una
Protezione civile strutturata quasi in modo militare, come quella che
si vorrebbe creare in Italia? (Un qualcosa di molto simile alla
Protezione civile elvetica, la cui logica di fondo è militare
e non civile). Alla luce di queste
considerazioni, vi chiederete come mai io non abbia rifiutato anche
il servizio civile, optando per l'obiezione totale. Devo prescindere -
e forse su questo siamo in disaccordo - che se scegliendo il servizio
civile ci si può trovare in situazioni assurde o degradanti, è
anche vero che alcune assegnazioni (poche) sono coerenti con le
convinzioni dell'obiettore e gli danno modo di arricchirsi
interiormente oltreché di svolgere un'attività
socialmente utile. Anche se il
panorama complessivo del servizio civile in Italia è
sconsolante, io non ho perso la fiducia nella possibilità di
un suo miglioramento e credo che in questo senso margini di azione -
seppur minimi - siano aperti a tutti gli obiettori in servizio
civile. Lascio da parte il
grosso problema delle motivazioni di fondo dell'obiezione di
coscienza, al di là delle istanze antimilitariste comuni a
tutti. Mi limito a dire
che la mia è una scelta di tipo non-violento a livello
individuale, ma che onestamente non mi sento di condannare chi
difende in armi la libertà del proprio popolo (del resto in
questo caso il discorso non riguarda più l'esercito
propriamente detto, ma strutture temporanee di autodifesa con un
basso grado di gerarchizzazione e subordinazione interna). Il punto, comunque,
non è questo. Io ho scelto il servizio civile in quanto
dovrebbe essere "civile" e non in quanto è
"sostitutivo" (ahimè, com'è difficile
motivare una scelta antimilitarista con questo linguaggio che ci
viene imposto da una cultura che per secoli ha trovato nelle armi il
suo veicolo di propagazione; ma sappiamo bene, del resto, che proprio
la lingua costituisce spesso una forma di violenza). Vorrei spiegarmi
meglio: se accettassi il carattere sostitutivo del servizio civile
ammetterei l'esistenza dell'esercito, perché assegnerei al mio
servizio esclusivamente il significato di una possibilità
accanto alle altre (leva obbligatoria o servizio militare non armato)
e non quello di una reale alternativa al militarismo. Insomma, se
accettassi il carattere sostitutivo del servizio civile mi troverai a
legittimare - seppure dall'esterno - l'esercito e le sue logiche. In ogni caso, come
si può pretendere che un giovane creda nella funzione civile
del suo servizio se non lo ha scelto liberamente; e qui liberamente
vuol dire indipendentemente da ogni costrizione e non - come si sente
affermare - perché: "piuttosto del militare, meglio il
servizio civile". Credo che sia venuto il momento di
sottolineare a chiare lettere, con buona pace dell'art. 52 della
Costituzione Italiana, che nessuno ha il diritto di sottrarci un anno
della nostra vita e che se qualcuno ha intenzione di impiegare una
parte del suo tempo in attività di particolare rilevanza sul
piano sociale e civile, lo deve fare in modo pienamente volontario
(del resto se la realtà del volontariato in Italia è in
espansione non è certo per l'esistenza di obblighi giuridici).
E volontario, a mio avviso, deve essere anche l'impegno per una
eventuale Difesa Popolare Nonviolenta. Per questi motivi
ritengo che ci debba essere pieno rispetto sia per chi - come me -
sceglie il servizio civile, sia per chi - come voi - pratica
l'obiezione totale. Per l'unità
di tutti gli antimilitaristi, un saluto fraterno. Luca Manfrin (Venezia –
Mestre)
|