Rivista Anarchica Online
Dossier pedagogia
di Antonella Jadresko / Salvo Vaccaro
Quando con un gruppo di compagni ci
siamo posti il problema di un possibile intervento nel mondo della
scuola teso alla realizzazione di uno spazio libertario con la
duplice funzione di sperimentazione delle teorie di libertà da
un lato, e di strategia politica di graduale estensione di orizzonti
di libertà a partire da questa società dall'altro (cfr.
Volontà, 1/87), una delle direzioni intraprese è
stata quella di documentarci sia sugli aspetti teorici di pedagogia
libertaria, dal passato di un Ferrer sino ai giorni nostri, sia sulle
esperienze concrete, anche qua dal passato della Escuela Moderna in
Spagna e USA, sino a Summerhill ed a situazioni tuttora esistenti.
Dopo una serie di circolari, corrispondenze, ricerche in archivi e
centri studi italiani (che qui ringraziamo), acquisizioni di libri e
materiali (in parte recensiti man mano su Umanità Nova), siamo
ora in grado di presentare parte del materiale documentativo di
esperienze autogestionarie nelle scuole in Francia e Germania. Le vicende teoriche della pedagogia
libertaria, prima patrimonio pressoché monopolistico del
movimento anarchico, hanno visto in questi ultimi anni un
arricchimento, soprattutto sul piano fattivo, da parte di gruppi
autogestionari svincolati sul piano della militanza attiva dal
movimento anarchico. Se la teoria, cioè, ha segnato un po' il
passo rispetto ai livelli di elaborazione dei decenni "aurei",
la pratica è comunque andata avanti; da qui la nostra scelta
di allestire un dossier su esperienze reali più che su
progettualità ancora allo stadio teorico. Ovviamente, come per qualunque prassi
sperimentale, l'approccio tende più ad una conoscenza che ad
un giudizio peraltro prematuro e soprattutto insufficiente se fondato
solo sulla lettura di materiali scritti; nessun osanna, quindi, ma
nessun pregiudizio sfavorevole se magari qualche rilievo critico
emergerà nei confronti di taluni aspetti di queste esperienze.
Anche perché la prassi va sottoposta alla verifica di una
teoria adeguata ai livelli materiali d'esistenza delle società
organizzate statualmente, e non più sul parametro tutto
astratto ed ideologico dell'"educazionismo", spesso
impantanato sul mito della determinabilità della propensione
alla libertà dell'uomo a partire unicamente dalla
sensibilizzazione di una presa di coscienza in un ambiente
favorevole. Ci sembra al limite della banalità
premettere a questo dossier le avvertenze sulla limitatezza di queste
esperienze, specie per chi ha il "palato fine", come suol
dirsi, e che vorrebbe un progetto teorico e pratico già ben
definito e allestito con buoni risultati. E invece sono gli stessi
protagonisti a ricordarci difficoltà e problemi ancora
irrisolti, soluzioni sperimentali ed escamotage di aggiramento, in
rapporto ai problemi specifici a ciascuna esperienza, ai livelli di
scolarità in parte scelti, in parte consentibili dagli
ordinamenti in vigore dai quali non si può prescindere pena
l'aborto di qualsiasi verifica pratica (e non a caso in Germania
abbiamo esperienze sia di scolarizzazione sia di descolarizzazione al
livello di bambini piccoli, mentre in Francia il livello si porta sui
giovani, anagraficamente parlando). La nostra ricerca, che peraltro
continua e che vedrà magari altri esiti temporanei in ennesimi
dossier sulla stampa libertaria e di sicuro su Umanità
Nova, è mirata a cogliere nei variegati movimenti
contemporanei una capacità propositiva del pensiero libertario
in grado di sapersi muovere su un campo specifico senza lasciarsi
irretire dalla specializzazione e dalla tecnicizzazione che
isolerebbero le esperienze dal contesto progettuale in cui si
muovono. Ciò permette di leggere contraddizioni, ambiguità,
risvolti negativi, certamente, ma anche slanci utopici, capacità
di permeazione sociale, entusiasmo e consenso su concrete ipotesi di
vita e di organizzazione libertarie, azioni di rottura con una certa
tradizione, una solida conflittualità radicata nel sociale a
partire da questi spazi reali e non solo ideologici - che è
poi il terreno sul quale le idee sanno trascinare la realtà. La documentazione offerta risente sia
del nostro taglio che delle dimensioni del dossier, comunque non
mancheranno occasioni per ritornarvi su; abbiamo preferito far
parlare le realtà piuttosto che riassumerle noi, dove
possibile, come per i progetti francesi, mentre per le esperienze
tedesche adottiamo un sistema misto di esposizione, che dà
voce ai protagonisti e che ci consente di dare una panoramica
globale. Per quanto riguarda la Francia, infine, va precisato come il
contesto normativo successivo all'entusiasmo del "vento di
maggio" (10/5/1981, vittoria del socialista Mitterand alle
presidenziali) permette la sperimentazione di esperienze
autogestionarie all'interno dello stesso Sistema Educativo Nazionale,
che è misto (pubblico e privato), sotto date condizioni
d'approvazione del Ministero e degli Ispettorati all'Istruzione, il
che rende certamente parziale la pratica dell'autogestione,
inquadrata in tale contesto, come avvertito del resto dagli stessi
protagonisti, ma che pur non di meno consente dei tentativi che
possono stimolare un modello per una prassi sempre più diffusa
(ed in tal caso la rotta di collisione con lo Stato ed i suoi organi
di governo e d'amministrazione periferici, specie in un paese
accentrato come la Francia, sarebbe inevitabile).
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