Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 154
aprile 1988


Rivista Anarchica Online

Dossier pedagogia
di Antonella Jadresko / Salvo Vaccaro

Quando con un gruppo di compagni ci siamo posti il problema di un possibile intervento nel mondo della scuola teso alla realizzazione di uno spazio libertario con la duplice funzione di sperimentazione delle teorie di libertà da un lato, e di strategia politica di graduale estensione di orizzonti di libertà a partire da questa società dall'altro (cfr. Volontà, 1/87), una delle direzioni intraprese è stata quella di documentarci sia sugli aspetti teorici di pedagogia libertaria, dal passato di un Ferrer sino ai giorni nostri, sia sulle esperienze concrete, anche qua dal passato della Escuela Moderna in Spagna e USA, sino a Summerhill ed a situazioni tuttora esistenti. Dopo una serie di circolari, corrispondenze, ricerche in archivi e centri studi italiani (che qui ringraziamo), acquisizioni di libri e materiali (in parte recensiti man mano su Umanità Nova), siamo ora in grado di presentare parte del materiale documentativo di esperienze autogestionarie nelle scuole in Francia e Germania.
Le vicende teoriche della pedagogia libertaria, prima patrimonio pressoché monopolistico del movimento anarchico, hanno visto in questi ultimi anni un arricchimento, soprattutto sul piano fattivo, da parte di gruppi autogestionari svincolati sul piano della militanza attiva dal movimento anarchico. Se la teoria, cioè, ha segnato un po' il passo rispetto ai livelli di elaborazione dei decenni "aurei", la pratica è comunque andata avanti; da qui la nostra scelta di allestire un dossier su esperienze reali più che su progettualità ancora allo stadio teorico.
Ovviamente, come per qualunque prassi sperimentale, l'approccio tende più ad una conoscenza che ad un giudizio peraltro prematuro e soprattutto insufficiente se fondato solo sulla lettura di materiali scritti; nessun osanna, quindi, ma nessun pregiudizio sfavorevole se magari qualche rilievo critico emergerà nei confronti di taluni aspetti di queste esperienze. Anche perché la prassi va sottoposta alla verifica di una teoria adeguata ai livelli materiali d'esistenza delle società organizzate statualmente, e non più sul parametro tutto astratto ed ideologico dell'"educazionismo", spesso impantanato sul mito della determinabilità della propensione alla libertà dell'uomo a partire unicamente dalla sensibilizzazione di una presa di coscienza in un ambiente favorevole.
Ci sembra al limite della banalità premettere a questo dossier le avvertenze sulla limitatezza di queste esperienze, specie per chi ha il "palato fine", come suol dirsi, e che vorrebbe un progetto teorico e pratico già ben definito e allestito con buoni risultati. E invece sono gli stessi protagonisti a ricordarci difficoltà e problemi ancora irrisolti, soluzioni sperimentali ed escamotage di aggiramento, in rapporto ai problemi specifici a ciascuna esperienza, ai livelli di scolarità in parte scelti, in parte consentibili dagli ordinamenti in vigore dai quali non si può prescindere pena l'aborto di qualsiasi verifica pratica (e non a caso in Germania abbiamo esperienze sia di scolarizzazione sia di descolarizzazione al livello di bambini piccoli, mentre in Francia il livello si porta sui giovani, anagraficamente parlando).
La nostra ricerca, che peraltro continua e che vedrà magari altri esiti temporanei in ennesimi dossier sulla stampa libertaria e di sicuro su Umanità Nova, è mirata a cogliere nei variegati movimenti contemporanei una capacità propositiva del pensiero libertario in grado di sapersi muovere su un campo specifico senza lasciarsi irretire dalla specializzazione e dalla tecnicizzazione che isolerebbero le esperienze dal contesto progettuale in cui si muovono. Ciò permette di leggere contraddizioni, ambiguità, risvolti negativi, certamente, ma anche slanci utopici, capacità di permeazione sociale, entusiasmo e consenso su concrete ipotesi di vita e di organizzazione libertarie, azioni di rottura con una certa tradizione, una solida conflittualità radicata nel sociale a partire da questi spazi reali e non solo ideologici - che è poi il terreno sul quale le idee sanno trascinare la realtà.
La documentazione offerta risente sia del nostro taglio che delle dimensioni del dossier, comunque non mancheranno occasioni per ritornarvi su; abbiamo preferito far parlare le realtà piuttosto che riassumerle noi, dove possibile, come per i progetti francesi, mentre per le esperienze tedesche adottiamo un sistema misto di esposizione, che dà voce ai protagonisti e che ci consente di dare una panoramica globale. Per quanto riguarda la Francia, infine, va precisato come il contesto normativo successivo all'entusiasmo del "vento di maggio" (10/5/1981, vittoria del socialista Mitterand alle presidenziali) permette la sperimentazione di esperienze autogestionarie all'interno dello stesso Sistema Educativo Nazionale, che è misto (pubblico e privato), sotto date condizioni d'approvazione del Ministero e degli Ispettorati all'Istruzione, il che rende certamente parziale la pratica dell'autogestione, inquadrata in tale contesto, come avvertito del resto dagli stessi protagonisti, ma che pur non di meno consente dei tentativi che possono stimolare un modello per una prassi sempre più diffusa (ed in tal caso la rotta di collisione con lo Stato ed i suoi organi di governo e d'amministrazione periferici, specie in un paese accentrato come la Francia, sarebbe inevitabile).